domenica 22 dicembre 2024

Letti & Piaciuti: RITRATTI DI LOMELLINA di Alba Mor Stabilini con le poesie di Marco Feccia

UNA SALUTARE INIEZIONE DI SOGNI E UMANITA'

di Claudio Montini

Ci sono libri utili e libri necessari: i primi sono manuali e ricettari, saggi storici e rendiconti di viaggi in terre lontane o guide turistiche sotto mentite spoglie, autobiografie non richieste e celebrazioni non autorizzate, cataloghi vari ed enciclopedie.
Vagliati questi, restano e avanzano i secondi, gli altri, quelli che non si inquadrano nelle categorie già citate, quelli che decollano dalla realtà o dalla cronaca per mezzo della finzione per volare sopra e attraverso le miserie e le gioie umane grazie alle ali della fantasia per registrare, per fissare, per fotografare dettagli e pose e dati che, altrimenti, si perderebbero nel corso dell'evoluzione della coscienza collettiva di un popolo e dei territori in cui esso risiede e vive. 
RITRATTI DI LOMELLINA (Lomellibro editore, 2024), scritto e composto da Alba Mor Stabilini con il contributo affatto trascurabile delle intense poesie di Marco Feccia, è un libro necessario senza “se” e senza “ma” perché, come chiosa Davide Zardo (giornalista de L'Araldo lomellino e poeta nonché narratore a sua volta) nella prefazione, è un viaggio dell'anima in una galleria di ritratti in stile impressionista dove pennellate di luce rendono irrilevante la meta in favore delle persone che si incontrano lungo il cammino: infatti gronda di umanità vera, vissuta, riscontrabile, percepibile e plausibile e apprezzabile anche in un lembo di Lombardia e d'Italia considerato, da sempre, marginale, secondario, periferico e irrimediabilmente rustico.
Si tratta, a dire il vero, di un'antologia di racconti e poesie ambientate nella parte occidentale della provincia di Pavia, la Lomellina appunto, in cui, questa è la cosa nuova e notevole e meritevole di attenzione, le une convivono e collaborano e cooperano armoniosamente con gli altri nel rendere necessaria tanto l'esistenza quanto la missione di RITRATTI DI LOMELLINA: le tredici narrazioni di Alba Mor Stabilini sono efficacemente contrappuntate e arricchite dai componimenti di Marco Feccia i quali, fondendo naturalismo e spiritualità in modo essenziale ma potentemente evocativo, riverberano e sottolineano la cura e l'intensità, la scorrevolezza e la chiarezza che rendono assai godibile l'intero testo a qualsiasi tipo di lettore.
Nulla è fuori posto, nulla è eccessivo o troppo cerebrale, da specialisti per così dire, nulla è lasciato al caso: infatti, tanto Alba Mor Stabilini quanto Marco Feccia , danno prova di sapere perfettamente che il racconto così come la poesia sono strumenti letterari e divulgativi assai delicati e potenti, solo in apparenza semplici da maneggiare, eppure implacabili e complessi quanto un romanzo.
Sono affascinanti macchine per produrre qualcosa di bello per gli altri, per sé stessi, per essere riconosciuti e ricordati non come numeri da mettere in colonna ma come molecole composte di sogni e di umanità, uniche e indispensabili al buon funzionamento del mondo. 
RITRATTI DI LOMELLINA (Lomellibro editore, 2024) di Alba Mor Stabilini, con le poesie di Marco Feccia e la prefazione di Davide Zardo, è una iniezione di umanità necessaria a liberarsi dalle scorie neorealiste e ideologiche, essendo composta della stessa materia di cui sono fatti i sogni poiché capace di portare il lettore tra cielo e terra, dove allignano tutte quelle cose che nessuna filosofia sarà mai in grado di comprendere ma che rendono la vita degna di essere vissuta.

©2024 Testo e immagine di Claudio Montini 

giovedì 12 dicembre 2024

Il carretto fiorito e il proverbio finito - episodio 4

Ne vado fiero e non mi maledico
di Claudio Montini

Nei tuoi occhi innocenti passano ombre e lampi di luce colorata di cui vorrai sapere di più, un giorno molto lontano da ora.
Ne so troppo poco del mondo per spiegartelo in questo momento, per insegnartelo strada facendo, per lasciarti la convinzione che, nonostante tutto il male possibile, esso possa essere un bel posto dove vivere e prosperare quando vedrò le tue spalle allontanarsi dalla polvere in cui mi confonderò, annullerò e dissolverò.
Sei una donna indipendente, consapevole e sensibile: ricordalo sempre a chiunque provi a cingerti le spalle sussurrando frasi d'amore, le più infide e pericolose.
Difendi, con le unghie e coi denti, la tua libertà e la tua dignità e la tua intelligenza: non basta mai amare e poi fare ciò che si vuole, lo sapeva bene anche Agostino vescovo e santo.
Come lui, sono stato un uomo fortunato per avere incrociato la tua rotta ed aver navigato insieme o accanto a te, per qualche istante luce, lungo le direttrici del tempo e dello spazio descrivendo una curva o un qualsiasi altro insieme di punti coerenti e coordinati di cui, probabilmente, non resterà traccia nel tessuto dello spazio-tempo.
Ho imparato molto da te e ti ho insegnato pochissimo: sono in debito e posso soltanto ringraziarti per la calorosa, profonda, ricca e saporita umanità che mi hai donato senza voler altro in cambio che non fosse affetto, rispetto, qualche dolcetto e nessuno scherzetto.
Infine, ho scelto te, non una donna qualsiasi, per amico e giammai me ne sono pentito: è il solo meraviglioso, splendido e clamoroso disastro di cui vado fiero e non mi maledico.
Altre e diverse stelle veglieranno sui nostri passi o sui nostri inciampi, altre lacrime e sudori e gocce di sangue bagneranno il carretto fiorito che passa quando il proverbio è finito.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo "Wizards of Oz" by Atelier Des Pixels Gallery

giovedì 5 dicembre 2024

Da questa finestra sul mare (feat. Gauzzi Fabio) di Marco Alexander Gardella (2024)

Un sogno!! Una meravigliosa esperienza d'ascolto!! Finalmente si torna a cantare come si deve: si respira la vita e la vita sei tu Marco Alexander Gardella!!! Non me ne vogliano i nostri comuni amici musicisti, Matteo Melzi e Andrea Stefanet, ma erano anni che aspettavo un brano così elegante, come un valzer inglese o un foxtrot, insomma un lentone di quelli da fare innamorare anche i cubetti di ghiaccio nel whisky on the rocks, bevuto con una bella signora su una rotonda sul mare. Una scrittura elegante e mai sopra le righe, con un bel portato della voce piena, di gola e diaframma, infilata in un bell'abito da sera e pienamente a suo agio, tanto da trasmettere tranquillità, serenità, emozione pura e genuina senza eccessiva malinconia per la bella stagione passata. Insomma, un bel camino acceso, una bella poltrona comoda, una calda coperta che riscalda il cuore e l'anima accanto a una persona importante, nelle cose piccole e quelle grandi, nella buona e nella cattiva sorte, generosa e leale ma non necessariamente specchio della nostra faccia perchè, dopo tutto, è per questo che l'amiamo. Finalmente, un sogno musicale per sognare così come mi ha fatto sognare per anni Neil Diamond con "September morn": evviva la bella musica leggera che i ragazzotti nuovi dovrebbero, se non imparare, almeno ascoltare senza pregiudizi per scoprire che queste piccole opere rimangono più a lungo nella memoria delle loro cacofonie diatoniche sincopate e parossistiche.

©2024 Testo di Claudio Montini ©2024 Musica e immagini di Marco Alexander Gardella condivisi dai profili Facebook e YouTube

martedì 3 dicembre 2024

Per dire, finalmente, "Mai più vite recise"

Tinte forti per dire: "basta!"

Il vento di scirocco
di Claudio Montini


Il vento di scirocco
agita il mio ciuffo,
mescola vano e sciocco
con la voglia di un tuffo
in un mare di tinte
forti, squillanti e decise
per dire, finalmente,
“Mai più vite recise!”

Usciremo dall'emergenza,
sì, un giorno, prima o poi:
devi avere pazienza.
Oltre il ponte degli eroi,
c'è il viale dei ciliegi
perennemente in fiore:
lì non hai privilegi,
se non hai dato amore
chiedendo in cambio nulla
se non la stessa uguale
evanescente bolla
che vola e non fa male.

Chiamami col mio nome:
saprò farmi notare,
senza pensare al come.
Basterà fischiettare
quella vecchia canzone
che ha aperto gli occhi
all'intera nazione
piegata sui ginocchi,
stremata dalla guerra.
Con le ciglia asciutte,
i piedi piantati a terra,
canterò per tutti e tutte.

Il vento di scirocco
agita il mio ciuffo,
mescola vano e sciocco
con la voglia di un tuffo
in un mare di tinte
forti, squillanti e decise
per dire, finalmente,
“Mai più vite recise!”

Io sillabo a matita,
su bianchi dorsi intonsi
già usati e a fine vita,
sogni ma non responsi
di oracoli o versi criptici,
soltanto per diletto,
senza scopi pratici
se non donare affetto.

Il vento di scirocco
agita il mio ciuffo,
mescola vano e sciocco
con la voglia di un tuffo
in un mare di tinte
forti, squillanti e decise
per dire, finalmente,
“Mai più vite recise!”

©2024 Testo di Claudio Montini (inedito)
©2024 Immagine di Rosalba Conte condivisa dal suo profilo Facebook, per gentile concessione


venerdì 8 novembre 2024

Il carretto fiorito e il proverbio finito - episodio 3

PROPRIO A DESTRA DELL'ULTIMA PAROLA

di Claudio Montini

Chi ha tempo, non aspetti tempo: quello giusto non arriva mai sebbene anche un orologio rotto e fermo da un'eternità, almeno due volte al giorno, sappia indicare l'ora esatta.
Un vecchio saggio mi disse che, per comandare, bisogna essere capaci di fare mentre l'altro, con una tazzina di caffè fredda e vuota, seduto in balcone mi ammonì che doveva passare la nottata poiché ogni cosa ha il suo tempo per maturare, cuocere e farsi consumare.
Li ho ascoltati per pura cortesia, per rispetto all'anzianità ma non li ho seguiti: sono bravissimo a sbagliare facendo di testa mia!
Ho poche idee ma ben confuse e nemmeno il becco d'un quattrino per procurare loro un biglietto per viaggiare dalla fantasia alla realtà.
Ho scarpe grosse che hanno fatto troppi passi falsi verso sirene e falsi miti.
Ho un cervello per un terzo bacato, per un'altro terzo suonato dagli schiaffi del passato mentre l'ultimo terzo è ingolfato di sogni mostruosamente proibiti.
Se mi dessero un soldino di rame o di ottone per ogni sorriso che ho suscitato, non sarei certo più ricco di adesso che ho una matita in mano e un pezzo di carta bianca pieno di me, delle mie parole e dei miei pensieri che i tuoi occhi hanno intuito, avvertito e seguito fino a questo punto: sì, quello posto immediatamente a destra dell'ultima parola.
Infatti, è passato un carretto fiorito e il proverbio è così finito.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo "Into diamonds ocean" - Atelier Des Pixels Gallery

Il carretto fiorito e il proverbio finito - episodio 2

PORTERANNO VIA QUALCOSA RIDENDO

di Claudio Montini

Nella stagione dei disinganni, troppe galline cantano senza aver mai fatto un uovo in tutta la vita che si sono lasciate alle spalle.
Se sei a terra sdraiati e dormici sopra perchè avrai bisogno di tutte le tue forze per alzarti di nuovo: mettiti al riparo, piuttosto nasconditi se è il caso, ma non dare al nemico la soddisfazione di vederti piangere o sanguinare o di lamentarti in qualunque altro modo.
La userà per colpirti e ferirti senza toccarti, per piegarti e annientarti soffocandoti, prima nel tuo orgoglio e poi nel tuo sangue.
Nessuno verrà a salvarti o a medicarti senza ricompensa, così come nessuno scenderà dal carro del vincitore per farlo.
L'hai fatto anche tu, a suo tempo: sai benissimo come funziona il meccanismo perverso secondo cui agiscono i lupi travestiti da agnelli.
Poi ci sono gli squali, le piovre, le sanguisughe, le serpi in seno, iene e sciacalli che ti chiamano amico piuttosto che parenti e presunti amanti, civette incipriate e corvi del malaugurio pronti a ghermire la tua pelle, ogni singola libbra della tua carne, i tuoi occhi e le parole, persino il tuo ricordo, per giocarsi tutto questo tirando dadi come i legionari ai piedi delle croci del Golgota: senza pietà per l'altrui sorte, ognuno si porterà via qualcosa ridendo.
Ma anche per loro, passerà il carretto fiorito e il proverbio sarà finito.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo "Not in my name" - Atelier Des Pixels Gallery

Il carretto fiorito e il proverbio finito - episodio 1

LO SPECCHIO DEL BAGNO 
 di Claudio Montini

«Ti sembro pazzo, forse? O mi preferisci malato? Oppure sciocco e ottuso e pauroso di ogni cosa che non conosco, che non capisco, che non ho visto mai prima d'ora?
Potrei essere tutte queste cose e, nel mio intimo, nessuna di esse: reciterei benissimo tutte le parti, improvvisando battute di facile presa non trascritte sul copione pur di apparire credibile, pur di fare bella figura, pur di creare aspettative destinate ad essere deluse.»
L'acqua, finalmente, scendeva calda dal rubinetto: allora, lui tacque e altrettanto fece il mezzo busto di là dal vetro che, come lui, iniziò a nascondere metà del volto sotto la schiuma bianca portata dal pennello rotondo.
Il rasoio, rigorosamente con due lame per non fare prigionieri e lasciare nulla al caso, aspettava il suo turno disteso sulla ceramica: avrebbe fatto il suo dovere e, una volta sciacquato, si sarebbe senza dubbio guadagnato un'altra settimana di servizio, prima di diventare membro della raccolta differenziata di plastica e affini poiché da lì veniva e, probabilmente, sarebbe tornato sotto forma di stampella per camicie o sacchetto per l'immondizia.
Lo specchio, dopo il pasticcio combinato con la strega matrigna e la bella addormentata nel bosco, non parlava più da tempo: si limitava a riflettere, con la luna o con il sole, lasciando l'errore altrui là dove si trova equanimemente, senza far torto a nessuno.
Un giorno, forse, si sarebbe lasciato andare in pezzi senza avvisare né scusarsi come tutte le cose stanche, esaurite, logore e vetuste: succede anche agli esseri umani più di quanto si riesca a immaginare e, ogni volta, è una sorpresa che lascia allibiti, afoni e attoniti.
D'altra parte, è una ruota che gira come quelle del carretto fiorito che chiude ogni proverbio finito: proprio come questo.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2027 Immagine di Orazio Nullo "Wood puppet" Atelier Des Pixels gallery

domenica 3 novembre 2024

Nord chiama sud - Notturno, seconda stagione - puntata 19


Chiamata interurbana

di Claudio Montini

Pronto, Orazio?

Sono nato pronto, Claudio!

Ah, sei il solito simpaticone: c'è tempo tempo tinto sul canale di Sicilia?

No, no, ma quando mai: serena notte di luna.

Le lampare se sono uscite a mare colle lampade astutate, pensa un po', tanta è la luce.

Dicono che li pesci se ne vengono a galla per conto loro e li raccattano a secchiate.

Invece a mia, per colpa del plenilunio, crescono peli per ogni dove e mi si ingrossano i canini.

Magari s'ingrossasse pure qualcos'altro, come ai vecchi tempi, quando non avevo nemmeno un capello bianco e...

Niente! Niente da fare: niente di niente!!

Isso se ne è andato in pensione prima di me e senza darsi la pena di venire a salutare!

Esse, esse, pi, pi: serve solo per...

Ho capito, ho capito benissimo a che ti serve: cosa vuoi mai? Non tutti i mali vengono per suocere... D'altronde, gli anni passano e non si viene più giovani... 

Siccome te ne hai qualcuno più di me sulle spalle, avevo giusto bisogno di un consiglio spassionato, da uomo di mondo quale sei e sei stato, circa una cosa che mi accade.

Sono tutt'orecchi: vuota il sacco e non ti mangiare le parole.
Ti ho mai detto di Gennaro? Te l'ho mai nominato?

Fai mente locale e vedrai che ti ricordi di quel tale, del paese mio ma oriundo di un'Italia meno bassa della tua, sposato con  quella pertica dei fagioli vestita a festa col rossetto che si dava arie da regina di Svezia...

Bionda, certo, era bionda e uno finiva addirittura per crederci che fosse svedese finché non apriva bocca e ci dava fiato.

Me li avevi pure presentati, qualche anno fa, quando mi ero messo in testa di vedere il tuo mare a quadretti: lui si sarebbe fatto zerbino, mentre lei aveva un'aria da vergine delle rocce al bagno penale. 

Nemmeno le zanzare, di cui non mi avevi detto nulla, se la filavano volentieri: preferivano me, mannaggia alla miseria.

Anche se son passati un bel po' di anni e ne ho un'immagine un tantinello sbiadita, ricordo che ti dissi che quei due lì non sarebbero durati un gran che a lungo accoppiati.

Indovinasti, amico mio, indovinasti come sempre...

Avresti mica un terno da giocare al Lotto?

Se anche fosse, credi davvero che lo lascerei a te?

Manco per niente: robba mia, vientene con me!

Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga, suppongo...

Sì, la supposta è giusta.

Ma davvero quei due non stanno più insieme?

Dopo qualche anno che li incontrasti, si sono separati per il tempo di legge fino alla sentenza di divorzio, facendo ciascuno la  propria vita, in paesi differenti, vedendosi solo una volta dal giudice e poi ognuno per la sua strada.

C'erano di mezzo creature?

No, fortunatamente non ne avevano messi in cantiere, no...

Lei è stata abile a far saltare il banco quando lui ha ultimato la casa, forse dietro consiglio del proprio avvocato.

Ci puoi scommettere!

L'unico a rimetterci è stato lui, insomma, perché lui di fatto ha messo le sue cose in una borsa e se ne è andato...

Tutto sommato ha fatto bene: è rinato, è rifiorito, è persino diventato più umano, più simpatico, addirittura felice.

Ma va là, esagerato! Vorresti farmi credere che il matrimonio sia la tomba dell'amore mentre il divorzio è la resurrezione dai peccati della camera da letto?

Non sarà mica che sei invidioso e ci vorresti provare pure tu?

No, no, per carità di Dio!

Per sposarsi, ci vogliono borse e borse di soldi ma per dividersi ce ne vogliono ancora di più, come diceva un vecchio saggio che pagava il mio stipendio da ragazzo.

Adesso, sono pelato come la mano e con le tasche vuote ma, ringraziando Iddio, non ho debiti in giro.

Inoltre, ormai sono più da rottamare che da accasare...

Hai appeso le velleità al chiodo?

Per le mie velleità, basta una puntina da disegno: un chiodo è già persino troppo.

Credimi: è meglio così, poiché i miei treni sono passati tutti e li ho perduti risparmiando, almeno, brutte figure.

No, caro amico, non sono d'accordo: parli da uomo ferito.

Non esistono leggi in amore...

Basta essere quello che sei.

Lascia aperta la porta del cuore...

Vedrai che qualcuna è già in cerca di te...

Senza l'amore un uomo che cos'è? 

Su questo sarai d'accordo con me...

Altro che, se lo sono! Anche stavolta la storia si è ripetuta, precisa precisa, una stampa e una figura.

Senti, senti... Niente di meno!

Infatti Gennaro ha conosciuto una tizia, una donna non più ragazza, più o meno come noi, pure lei divorziata...

Ma non mi chiedere il come, il dove e il quando perché la portinaia che è in me ancora non ci è arrivata a saperlo...

Si vede che non sono fatti vostri...

“Vostri” di chi, Orazio, scusa?

Tuoi e della portinaia: di chi sennò, bedda matri?

Amoninni, cumpà che il telefonino “pesa”! 

Ah, questi anziani che manco più le bocce vogliono reggere e pure le carte da briscola li fanno sudare e sbuffare.

Ebbene, se proprio lo vuoi sapere, Gennaro l'è ricascato nella ribollita, mani e piedi legati con una foglia di rosmarino: a maggio, si sposa con codesta nuova fiamma...

Ma, dico io: si po l'esse più grulli di così?

Un ti sei già scottato e scorticato a sufficienza la volta scorsa?
Ecco svelato l'arcano, qui sta il busillis: bravo, bravo!

Hai fatto bene a chiamare zio Orazio, perché lui ha proprio la soluzione che fa al caso tuo.

Davvero? Ma che scherzi? Dimmi, dimmi...

Trova un buon esorcista, anzi no, uno bravo ma bravo sul serio: poi mandaceli tutti e due perché sbagliare è umano ma perseverare è diabolico!



© 2017 – 2024 Testo di Claudio Montini

© 2024 Immagine di Orazio Nullo "Green trick" per Atelier Des Pixels gallery

domenica 20 ottobre 2024

Ascoltati e piaciuti: " Lucciole e Coriandoli " di Andrea Stefanet (2024)


Il frutto è maturo, sodo, lucido e appetitoso! Lo si era capito fin da "Aviatori" quale fosse la strada, quale fosse il percorso, quale fosse la stoffa di alta qualità che aveva tutto il gruppo che ruota intorno ad Andrea Stefanet, ben spronato e spinto da Matteo Melzi a cavare fuori l'energia che non sapeva di avere. Aveva ragione il Maestro Ezio Bosso, quando sosteneva che la musica è una cosa meravigliosa perchè si può fare solo insieme agli altri esseri umani: così esce il meglio di noi e si superano barriere e silenzi. La notte è finita, anche per le stelle che apparentemente non ce la fanno: adesso sono lucciole discrete e diventeranno fiamme contro vento e, finalmente, provando e di nuovo provando ancora, diventeranno stelle che ce la fanno. Chi vivrà, ascolterà e gioirà insieme a tutti voi. Evviva!!

©2024 Testo di Claudio Montini

domenica 6 ottobre 2024

Ascoltati e piaciuti: O'scià - di Andrea Stefanet - 2024

Un lavoro ben fatto, anche se fatto solo per passione: e quella si sente tutta!!
di Claudio Montini

Caro Andrea Stefanet, bravo!
A voler ascoltare, ma ascoltare bene, si capiscono tante cose di noi, di te, di chi è nato lì e se ne è dovuto andare per continuare a vivere, di chi ci arriva sperando in un domani migliore, in più fortuna per tutti e poi sia fatta la volontà di Chi Lassù Risiede e pizzica le corde delle nostre vite traendone note e accordi che non riusciamo mai a immaginare del tutto.
Dirti soltanto che è bella e ringraziarti per la meraviglia che sai creare, sia pure insieme a tutto il gruppo che ti aiuta e ti sostiene, in un brutto neologismo, ti supporta...
Beh, tutto questo sarebbe riduttivo e troppo poco: rispetto all'immondizia musicale che siamo costretti a sentire diffusa da radio e televisioni, anche locali, è un salto di qualità verso l'alto che non ti aspetti mai da chi non fa questo di professione, da chi non lo fa per mestiere ma solo per passione.
Non c'è niente di nuovo e invece c'è tutto di nuovo perchè ci sono gli strumenti suonati come si deve, miscelati e armonizzati come si deve, nel solco di una tradizione che affonda le sue salde radici nel più genuino country-folk ma svetta con la sua chioma nel cielo contemporaneo e, vivaddio, italiano fremendo di passione e amore caldi e veri per le cose ben fatte, per la bellezza che ricrea lo spirito.
In siciliano, "arricrearisi" non è solo ristorarsi o riposarsi ma ricostruire le forze fisiche e spirituali: anche "O' scià", lo sciauro a passiata di mare che schiarisce le idee al commissario Montalbano di Andrea Camilleri, non è solo il fiato, il respiro (vitale per ogni essere umano) ma anche il profumo di cose buone e sane che si legano ai ricordi e agli stati d'animo e ai valori che uno si porta dentro e mette in tutto ciò che fa. Hai fatto un'opera d'arte, con questa ballata gradevolmente malinconica ma piacevolmente intensa e coinvolgente, una dichiarazione d'amore a una terra, a un'isola che sono molto più grandi e ricchi e belli di quanto non appaiono o non passino nell'immaginario collettivo.
Evviva! 
Ascoltare e vedere per credere!!
©2024 testo di Claudio Montini
©2024 video e musica di Andrea Stefanet condiviso dal profilo YouTube dell'autore 

Nuovo arrivo nella "Bottega del Parolaio"!

FUORI TEMPO MASSIMO
Romanzo di Claudio Montini
independently published  

di Claudio Montini

Dopo "LA TOVAGLIA A QUADRI", nel febbraio 2024, mi sono di nuovo sforzato e ho prodotto, dopo una infinità di dubbi e ripensamenti di cui vi racconterò, un nuovo titolo per la collana FUORI CONTESTO.
Questa volta si tratta di un romanzo che contiene in sé un altro romanzo e il desiderio di una persona, realmente esistita, la quale si fa personaggio di finzione e trova, finalmente, soddisfazione a quello. E' il mio personalissimo omaggio ad un amico da cui ho imparato, se non altro, a credere nei miei sogni e nella loro bellezza. E' una storia d'amore e di amicizia e relazioni umane che durano a dispetto del tempo.
Lo trovate, in elettronico e in cartaceo, su amazon.it e su streetlib.com come su altri store elettronici.
streetlib.store.com : ISBN 9791223072165 (epub)
amazon.it : ASIN B0DHYLR2HH (mobi), cartaceo ISBN 9798341021860 (Independently published, 222 pagine)
La copertina è stata realizzata da Orazio Nullo per Atelier des pixels.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo per Atelier Des Pixels

mercoledì 11 settembre 2024

Buonanotte, terrestri!


L'orologio della vita è un cerchio senza tempo, dove tutte le energie dei minuti secondi convergono in un punto solo. Poi, si intersecano, si sfiorano, si incrociano senza toccarsi o vedersi per diffondersi, in tutte le direzioni, in tutte le dimensioni, con tutte le geometrie dell'universo quantistico. Come andrà a finire o come è andata? Chi lo sa è bravo, davvero! Prima, però , bisogna intendersi sul significato di quella paroletta di cinque lettere, cui diamo tanta importanza da rischiare la vita e la salute: se non lo facciamo rischiamo di essere il peggior nemico di noi stessi.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo "Into diamonds ocean" - Atelier Des Pixels gallery

sabato 31 agosto 2024

Un suonatore

L'uomo coi capelli da ragazzo
protegge la sua saggezza, 
cela la disincantata pazienza 
dietro una fitta e folta barba
che invecchia al posto suo e loro.
Mentre gli occhi cercano il cielo,
con le mani afferra la musica e il vento, 
li intreccia e ricama e cuce con le dita,
senza sudore né apparente fatica,
come chi sa cosa fare da tutta la vita. 
Nel suo sguardo non cercare risposte,
non sa dare ciò che non possiede: 
ascolta la voce che hai dentro e canta 
perché ti sarà accanto sul tappeto sonoro 
che avrà steso sotto ai piedi del sogno 
affinché esso corra su per la montagna, 
balzando a cambiare la luna matrigna 
in quella più dolce e prodiga e benigna 
che regala, ad amori amati e amanti, 
speranze e fortuna e, spesso, illusioni. 

©2024 Testo di Claudio Montini

mercoledì 28 agosto 2024

L'artista puro - Notturno, seconda stagione - puntata 18

Oltre la selva e il bosco eterni
di Claudio Montini


I poeti ascoltano l'inudibile, vedono l'invisibile e vestono di parole entrambe le cose dando loro, così, corpo e colore e vita.
Sono cercatori instancabili di di bellezza e armonia, portatori sani di speranze e generosi creatori di sogni: li regalano, infatti, al mondo distratto e indifferente in cambio di un non nulla di visibilità, un applauso, un complimento, un cenno benevolo ma evanescente quanto un sorriso.
Se ne conoscete uno, non lasciatelo solo ma gratificatelo di una occhiata benevola alle sue parole: ne trarrete beneficio e rinfrancherete la sua anima, meglio di un balsamo profumato.
Ho letto testi in cerca di editore e in quelli, più che nei miei, ho visto l'esistenza che avrei voluto vivere narrata, sceneggiata, ripresa e montata e dipinta con le mie stesse parole quotidiane, genuine e fragranti come il pane fatto in casa, ordinate e composte nel mosaico di un sogno che avevo da sempre nel cuore mentre la mente lo andava cercando altrove.
L'artista puro non pensa al domani o alla materia con cui crea le sue opere d'ingegno, perché ritrova sé stesso ogni volta in cui coglie l'attimo fuggente, l'idea urgente che illumina la mente e fa sbocciare il progetto al quale si aggrapperà, nutrendolo e costruendolo, incurante del fatto che potrebbe compiersi fuori del tempo massimo a lui concesso come creatura vivente.
Lo fa per tutti quegli sconosciuti che ammirano e non invidiano la bellezza, rallegrandosi e dimenticando i propri peculiari guai ogni volta che la incontrano, sia essa fatta di parole o colori o pietra o metallo prezioso.
Se accade anche per un solo individuo, di procurare benessere con la propria opera, egli sarà l'uomo più ricco del mondo anche se non apparterrà più ad esso, anche se sarà già passato altrove, sull'altra riva del fiume, oltre la selva e il bosco eterni.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni
 

sabato 17 agosto 2024

Preghiera laica per tempi bui

Supplica a Santa Fantasia
di Claudio Montini

O santa fantasia aiutaci a sognare!
Non lasciare che ci rubino i pensieri,
che ci impongano mode e ambizioni,
che ci ubriachino, di nuovo, di bugie.
O beata gioventù bruciata col tabacco,
annegata in un bicchiere da Bacco,
mentre in uno spasmo di piacere o di dolore,
Venere soffiava via tutta la cenere,
non tornare mai più e rimani dove sei:
questo non è uno spettacolo per te.
Siamo obbligati a ricominciare
dai lividi , dalle remore e dai rimpianti,
come spettatori di cantieri e macerie.
Teatri, vie e piazze, vicoli e palazzi
dove abbiamo consumato suole e fiato,
sono alle nostre spalle ma senza di noi:
aspettano la fine di ogni giorno
come la fine di una pena accessoria.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo "Games without frontiers" - Atelier Des Pixels gallery

Sembra ieri che era Ferragosto 2024....

Buone vacanze!

Fanno bene ad andare
quelli che vanno via
perché tornano ricchi
nella mente e negli occhi,
nonostante le tasche vuote
come noi che restiamo,
che ci accontentiamo
di togliere ragnatele,
accendere candele,
spolverare acquasantiere
sperando in un nuovo avvenire
senza cambiare mai orizzonte,
se non per poche rare ore,
come cani al guinzaglio
che annusano vecchi afrori
convinti, ogni volta, che sian nuovi.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo "By the river of Babylon" - Atelier Des Pixels gallery

venerdì 2 agosto 2024

Loro sono lassù a tifare per noi

A un'amica che non sa farsene una ragione
di Claudio Montini

Tua madre se ne è andata nel sonno eterno e non te ne capaciti ancora, non riesci ad accettare che sia accaduto.
Ci sono passato anche io, per ben due volte, prima col babbo e poi con mamma, per quella strettoia della vita. 
Sei ancora fresca di botta e non è un livido o un graffio che si nasconde con un cerotto.
Ci vuole tempo, tanto tempo: l'ho imparato sulla mia pelle e, a volte, brucia ancora il rammarico di non poter dire una parola o chiarire un pensiero con un abbraccio vero.
Ogni giorno che passa è una goccia di veleno che assumiamo per non morire schiacciati dall'assenza, dall'ingiustizia della vita e dall'incredulità delle sue giravolte.
Diventa medicina solo se ricordiamo le cose belle, le risate, le facce buffe e i gesti semplici, eroici a modo loro, che ci hanno fatto diventare gli uomini e le donne che siamo: anche quando guardiamo le loro foto, lì al campo santo, senza trattenere le lacrime o il malessere che ci teniamo dentro.
Ognuno di noi, in fondo, reagisce come può e come meglio crede: il resto della partita è sempre ancora tutto da giocare, è lì davanti a noi e loro sono lassù a tifare per la nostra vittoria.
©2024 Testo di Claudio Montini ©1910 Umberto Boccioni "Tre donne" - Google Images database

domenica 21 luglio 2024

Eppur si muove - Notturno, seconda stagione - puntata 17

Sono solamente immaginati

di Claudio Montini

I morti vanno lasciati riposare in pace: non possono più sbagliare, non possono più fare del male, non possono più tradire ma anche difendersi, giustificarsi, spiegare.
Più che la giustizia o l'onore e il rispetto per i loro resti, farebbe assai più comodo a loro un'affettuoso e indulgente e onesto ricordo di ciò che sono stati piuttosto che lacrime e lamentazioni e interpretazioni da parte dei loro eredi, cronisti, interpreti e filologi delle idee che li animarono mentre attraversavano la medesima valle di lacrime: costoro, piaccia o meno ammetterlo, agiscono soltanto in nome della vanità propria dei viventi e del correlato edonismo narcisista.
La storia è scritta dai vincitori, anche per queste ragioni: quella dei vinti non interessa ad anima viva poiché nessuno tifa per i perdenti, né li consola o li sostiene o si mette nei loro panni dal momento che essi hanno scommesso contro il destino, sfidandolo e peccando di presunzione ritenendo di essere dalla parte giusta contro ogni ragionevole dubbio.
Gli eventi che essa registra e raccoglie non si susseguono ma accadono contemporaneamente, sovente impercettibilmente, ma ineluttabilmente fino a farla somigliare a un bizzarro cimitero descritto come un mosaico e dettagliato nelle sue parti, o tessere, da montagne di documenti e reperti atti a nascondere una discarica di macerie, cadaveri e altri effetti collaterali.
Che sia questo il prezzo da pagare per evitare l'estinzione, l'oblio, la fine?
Intanto il mondo continua a girare, nel cosmo senza fine e in continua espansione, tra amori appena nati e altri già finiti mentre alcuni sono solamente immaginati.

© 2024 Testo di Claudio Montini
© 2015 Immagine di Augusta Belloni

giovedì 18 luglio 2024

Un'azzardo o un'anteprima? I fiori, dopo tutto, crescono in silenzio...


 Sarà un buon lavoro?


di Claudio Montini

In un mondo di legno e di gesso, sassi e sabbia e schegge di specchio, muschio e cartapesta, coriandoli e orizzonti dipinti coi colori a tempera e ad acqua, un uomo e una donna si amano spesso con tenacia e ostinazione facendosi beffe delle convenzioni e della religione.
Il tempo darà loro ragione?
Lo scopriranno solo vivendo ogni momento, bacio o schiaffo che sia, ogni evento, orgasmo o pianto che sia, ogni circostanza, insomma, con gli occhi negli occhi e le mani dell'uno in quelle dell'altra come se tutti questi fossero unici e irripetibili: esattamente come sono loro due quando diventano uno spirito e un corpo e un'anima sola.
Allora e soltanto allora, la morte non avrà più alcun senso di esistere, avrà perso lo scettro della paura e tronerà ad essere l'altra faccia della medaglia, una tappa del percorso e non la fine del viaggio lungo il sentiero che corre dall'infinito passato all'infinito futuro.

A grandi linee, molto grandi a dire il vero, questa è la trama del mio nuovo romanzo: quello che ancora sto scrivendo, pardòn, ricamando intorno a un omaggio a un amico poeta che ci ha lasciato troppo presto.
L'idea, in fondo, è stata sua e io ci ho messo le parole, ho costruito la sceneggiatura arrivando però troppo tardi rispetto alla fretta del cancro che l'ha spedito di là dal fiume, tra gli alberi e il giardino che accoglie tutte le anime belle e buone.
Spero di terminarlo per l'autunno e pubblicarlo per Natale 2024: ma sperò, altresì, di rivedere l'amico mio a tempo debito per domandargli, faccia a faccia finalmente, se io abbia fatto un buon lavoro...

©2024 testo di Claudio  Montini 
©2013 di Claudio Montini

venerdì 5 luglio 2024

Il rumore del vento - di Andrea Stefanet


Favoloso, meraviglioso e tonificante per lo spirito: c'è ancora vita nell'universo e non soltanto pagliacci senza arte né parte che si gitano come tarantolati, biascicando parole incomprensibili. "IL RUMORE DEL VENTO" è cuore e memoria e malinconia e dolcezza e consapevolezza dei nostri limiti, ma anche dei nostri tempi, ma anche dei nostri sogni e il disvelamento di quanta forza abbiamo a disposizione per realizzarli. E' un ottimo prodotto musicale, un'abito fatto di note e di parole mai banali e scelte con cura, di suoni precisi ed eleganti che avvolgono anche le anime più scafate, più scaltre e provate e le rivestono di luce invitandole a seguire il ritmo di questa ballata country che fa, letteralmente, prendere il volo adagiandoci su un tappeto di suoni mai invadenti o chiassosi. La scelta di una esecuzione, praticamente, acustica nonostante tutte le opzioni elettroniche che oggigiorno si hanno a disposizione premia, a mio parere, tanto il testo quanto la prova dell'ensemble (tecnici in consolle compresi) che attorniano Andrea Stefanet in questa nuova produzione. E' un toccasana per le anime, prima ancora che per le orecchie: siamo dalle parti di John Denver, Johnny Carson o Dolly Parton, dei primi lavori di Crosby, Stills, Nash & Young, quando la musica era ancora una roba seria anche tra quelli che suonavano in cantina perchè ci mettevano il cuore. Ascoltatela e riascoltatela e poi mi saprete dire... Evviva!!

©2024 testo di Claudio Montini

mercoledì 3 luglio 2024

Maturità, t'avessi preso prima...

 Il sale dei cinque continenti

di Claudio Montini

Hanno finito gli esercizi obbligatori
e ora sono entrati nel corpo libero
dei flussi disordinati e aleatori
in cui li abbiamo, a dire il vero,
inconsapevolmente concepiti e partoriti
svezzati, instradati e, da remoto, accuditi
giurando a noi stessi di evitare gli errori,
a torto o a ragione, dei nostri genitori.

Non ce ne siamo resi del tutto conto
che sono cresciuti in un momento,
seguendo le nostre tracce,
osservando le nostre facce,
studiando le nostre vecchie rughe,
escogitando nuovi mondi e altre fughe,
mentre calpestavano le nostre orme,
liberandosi via via delle nostre mani,
forti dei loro sogni e di altre forme
ma con la nostra stessa incoscienza,
per correre incontro al domani
senza una briciola di pazienza.
Il futuro è un treno che viaggia a fari spenti
nella notte che cambia l'oggi in ieri,
spettinando sogni e ambizioni e pensieri:
i nostri figli sono il sale dei cinque continenti.

©2024 testo di Claudio Montini -diritti riservati all'autore-
©2023 Immagine di Orazio Nullo "Celebration day" - Atelier Des Pixels gallery


sabato 29 giugno 2024

All'Ovest niente di nuovo...

Un nome da torero
di Claudio Montini

«Sono salito a bordo di un tram chiamato desiderio che mi ha condotto in una città ideale che non era la città di luce o la città della gioia: era il castello dei destini incrociati. 
Lì, ha preso il via la mia odissea nello spazio alla ricerca del tempo perduto: era finito il viaggio nella paura. 
Lontano dalle allegre comari di Windsor e dalle loro baruffe chiozzotte, dal mercante di Venezia e dalla fattoria degli animali non temevo il mastino dei Baskerville o il fantasma dell'Opera. 
Avevo smesso di cogliere fiori del male: quella era l'ennesima mia metamorfosi.» 
Così parlò Zarathustra ai capitani coraggiosi e raccontò di una questione privata tra il vecchio e il mare, di promessi sposi in un piccolo mondo vittima di orgoglio e pregiudizio, di uno stupido errore che condannò il signore delle mosche, vent'anni dopo, alla solitudine dei numeri primi. 
Intanto, sulla montagna incantata salirono sei personaggi in cerca d'autore, inoltrandosi lungo il sentiero dei nidi di ragno per organizzare la cena delle beffe e uccidere un uccello finto. 
Invece, gente di Dublino si perse per un anno sull'altopiano protetto e guardato da cime tempestose, cercando di recuperare le ultime lettere di Jacopo Ortis scambiate, dal barone rampante e dal cavaliere inesistente, con un cappello di ciliegie e una chiave a stella con cui riavvicinare, forse saldare e, dunque, riparare il visconte dimezzato. 
L'amica geniale intuì la forma dell'acqua con la mossa del cavallo e la donna della domenica liberò la ragazza di Bube da una vita agra, mentre canne al vento vibrarono sussurrando un nome da torero.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2018 Immagine di Orazio Nullo "Bitter goblet" - Atelier Des Pixels collection

venerdì 21 giugno 2024

Il fiume invisibile - Notturno, seconda stagione - puntata 16

Una sterile erudizione

di Claudio Montini

Non ho ragioni per non credere, ma mille motivi per diffidare delle istituzioni religiose.
Temo e rifuggo gli esseri umani che si sostituiscono a Dio, o qualunque altro nome vogliate attribuire a un'entità spirituale e superiore alle meschinità umane o contingenti, pretendendo di interpretarne la volontà o i disegni e di riferirne le parole come se fossero i soli terminali tra incognito e realtà, giungendo al punto di governare e opprimere e regolare la vita altrui in nome Suo.
Uno spirito, una forza non altrimenti descrivibile con le categorie umane, una entità talmente intelligente e abile da creare l'universo, l'amore, la luce, il tempo, la forza di gravità e il bosone di Higgs, le stelle e i pianeti e le creature che li popolano non credo che abbia affatto bisogno di stuoli di complici e di servi sciocchi tanto meschini quanto malvagi.
Si diverte a lasciarcelo credere per punirci con calma, quando meno ce lo aspettiamo: infatti, di tutti coloro che sono passati oltre il fiume invisibile, quello che scorre dall'infinito passato all'infinito futuro, nessuno è mai tornato indietro a raccontare come sia né se abbia mai visto passare il cadavere del proprio nemico, portato dai flutti e dal flusso di quello.
Più d'una volta ho smesso di avere fede e, puntualmente, ho percepito dentro e fuori e tutto intorno a me un vuoto straziante, mortificante, avvilente, ingombrante e inutile perchè toglieva sapore a ogni istante, a ogni aspetto della vita, anche il più ordinario e minuto.
Dunque, nemmeno io ho bisogno della prosopopea di mentecatti in cerca di un palcoscenico sul quale mettere in mostra una sterile erudizione.

© 2024 Testo di Claudio Montini
© 2015 Immagine di Augusta Belloni


sabato 1 giugno 2024

Tanto rumore per nulla...

 

La fiera della vanità

di Claudio Montini

Aspettando Godot, passeggiando a piedi nudi nel parco tra una casa di bambola e il giardino dei ciliegi, tendo l'orecchio e mi domando per chi suona la campana, questa volta.
Tra la luna e i falò, corrono dieci piccoli indiani impegnati a fare il giro del mondo in ottanta giorni mentre un milione di stelle stanno a guardare.
Il piccolo principe, dal terrazzo della casa in collina, dice addio alle armi e apre le braccia andandosene via col vento, di la dal fiume e tra gli alberi, nel buio oltre la siepe.
Sogna di trovare i sette pilastri della saggezza per edificare, su di essi, la Gerusalemme finalmente liberata dagli indifferenti e dai miserabili, incapaci di andare al di la del bene e del male senza procurarsi pessime scuse per un massacro.
Allora inganno il tempo, disegnando un ritratto dell'artista da giovane, per rendere omaggio alla Catalogna mentre la figlia di Iorio accende una fiaccola sotto il moggio, svelando un piccolo mondo antico dove il piacere è una trappola per topi.
Sulla strada, alzerò lo sguardo dalla Terra alla Luna quando avrò doppiato l'isola di Arturo e quella misteriosa, dopo essere stato coinvolto in estenuanti conversazioni in Sicilia con uomini e no, dopo mille e una notte spese a sfuggire alla morte a Venezia sospesa tra un mondo nuovo e un mondo perduto.
Le sabbie di Marte ricopriranno i miei ossi di seppia insieme al nome della rosa e alle opinioni di un clown.
Il giocatore, che idiota sono stato a pensare il contrario, non si farà vivo poiché fuggito con madame Bovary alla ricerca del tempo perduto, dopo averle strappato dal petto, una volta per tutte, la lettera scarlatta e averla gettata sul falò delle vanità.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2020 Immagine di Orazio Nullo "Vanity fair" - Atelier Des Pixels collection