martedì 31 dicembre 2019

Addio 2019...benvenuto 2020!

Siamo alla fine, voltiamo pagina per l'ultima volta e poi ti stacchiamo dal muro, tiriamo le somme e ci grattiamo la testa in cerca di buoni propositi da mettere in cantiere, mentre appendiamo allo stesso chiodo il tuo sostituto: per parte mia non avrò nostalgia di te, 2019, perchè ti sei portato via un bel po' di gente che mi stava a cuore lasciando indenni e intatti i rompiballe e gli scassatori di zebedei professionisti. Non ti agitare, adesso: non mi dimentico i momenti in cui ho scoperto di avere tanti amici e tanti lettori che, ciascuno a modo suo, sono stati piacevolmente toccati dalle mie parole. Sono stati pochi ma mi hanno permesso di vedere la luce in fondo al tunnel e il cielo ancora azzurro sopra la testa, mi hanno permesso di concedermi il lusso di farlo in piedi e a testa alta, nonostante le tasche vuote e gli stessi vestiti un po' più vecchi: è a loro e a me che auguro un 2020 migliore!

©2019 testo di Claudio Montini
©2019 immagine di Orazio Nullo "Chief of last railway station" 

domenica 22 dicembre 2019

LETTERA DI NATALE da "Motel proxima centauri" (2019) di Claudio Montini - StreetLib Selfpublishing

di Claudio Montini
Caro Babbo Natale,
sono passati tanti anni dall'ultima volta che ti ho scritto, perciò capisco lo stupore che ti si è dipinto sul viso; non che avessi mai creduto che potesse arrivarti alcunché, dal momento che nessuno sapeva l'indirizzo completo oppure era tanto vago da parere inverosimile. Finlandia o Circolo Polare Artico, con tutta quella neve e quel ghiaccio, era un posto impossibile anche per il postino più temerario come il signor Pietro che, in bicicletta con ogni tempo, non fece mai mancare a me una copia di TOPOLINO, a mio padre IL SOLE-24 ORE e a mia madre le bollette. Però, a quell'epoca le elementari erano ancora una scuola seria, con il loro crocifisso appeso al muro, il grembiulino uguale per tutti e una maestra cui si poteva dare solo del lei: la "letterina a Babbo Natale (o a Gesù Bambino)" era un'attività scolastica come le altre, sebbene il voto sarebbe confluito in quella voce indefinita detta condotta.
Ad essere sincero, non abbiamo mai avuto bisogno di mandarti messaggi perchè abbiamo avuto la fortuna (Dio solo sa quanto duri poco quella degli uomini) di avere una mamma e un papà che sapevano leggerci dentro come fossimo libri aperti: non ci è mai mancato nulla e, spesso a sorpresa, ricevevamo anche un... "giontino"! Ma sì, il "giontino" ovvero quel guizzo di genio aggiunto al dono, ciò che lo rendeva indimenticabile. Bastava che facessimo il nostro dovere con coraggio e con entusiasmo, come facevano loro, e andare bene a scuola tanto quanto non cacciarci nei guai nel tempo libero era il nostro lavoro e la nostra missione. Quando dico "noi" non lo faccio per darmi delle arie con il plurale maiestatis, come certi scellerati buffoni catodici: è più semplice di così: siamo tanti fratelli e, siccome io sono il poeta di famiglia, tocca a me prendere i loro reconditi moti dell'anima e forgiarli in parole da affidare al vento, affinchè volino lassù da te e poi oltre le stelle.
Quest'anno portaci pure un bel niente, ma portati via questa malinconia che è peggio della malattia che vinse, troppi anni fa, la sua battaglia e li riconsegnò al cielo; quando arrivano questi giorni, da queste parti fa freddo perchè siamo d'inverno: ma in casa nostra e nei nostri cuori fa un po' più freddo e la lacrimuccia è sempre dietro l'angolo delle ciglia, pronta a tuffarsi giù.
Ecco, allora, dovresti dirgli, a loro e a Colui che lassù risiede, che, se il destino ha vino una battaglia, la guerra l'abbiamo vinta noi: perchè non se ne sono più andati dai nostri cuori, dai nostri pensieri, dai nostri passi in questo piccolo e pazzo mondo. Hanno solo cambiato casa: prima, c'erano per tutti e ora sono dappertutto; apparecchieremo la tavola e la imbandiremo come si deve, arricchendola di cose buone da bere e da mangiare: o a Natale o a Santo Stefano, troveremo il modo di esserci tutti e saremo tanti, proprio come una volta; coi bicchieri pieni e levati faremo festa e parleremo e guarderemo le vecchie fotografie. Non ci saranno sedie vuote perchè l'amore, capace di dilatarsi oltre i confini del tempo e vincere la morte, con i nostri ricordi occuperà anche quelle vuote. Quando sarai tornato dal giro, quando avrai vuotato i sacchi di regali e staccato le renne, prima di andare a riposare, ecco, ci piacerebbe che portassi loro un nostro messaggio, perchè siamo convinti che ci veglino ancora.
Ciascuno suo tempo e ognuno a suo modo, ritroveremo la strada per la casa del Padre: non abbiamo dubbi che sarete sulla soglia pronti ad accoglierci, sereni , belli e sorridenti come non mai. Allora, basterà un'occhiata a capire se abbiamo speso bene i nostri talenti, grazie ai vostri insegnamenti.
L'avevo scritto su un biglietto a parte, ma non ti devi affannare a consegnarlo: penso che lo abbiano già sentito mentre noi dobbiamo ancora scrivere i pensieri per riuscire a ricordare. Però, facci questo piacere perchè il regalo vero non è mai nell'oggetto che si dona, ma nel pensiero e nell'affetto di cui esso è testimone.
Grazie, Babbo Natale!

©2015-2019 Testo di Claudio Montini 
©2016 Immagine di Orazio Nullo "Miracles and desires night"

venerdì 22 novembre 2019

Una poesia...unica e differente

Unico e differente



Il mio dio è differente
se ne sta in disparte
ascolta e non dice niente.

Il mio dio è indifferente
all'incenso che profuma ardente,
alle candele accese sugli altari,
ai sacrifici, alle offerte, ai fiori.

Il mio dio non si vede ma si sente,
sembra lontano e impotente,
come chi sbaglia e non si pente:
eppure piange e ride con la gente.

Non fermerà il tempo né il destino
ma, a modo suo, ti sarà vicino;
poco gli importa se l'hai dimenticato:
non rinnegherà mai d'averti amato.

Il mio dio è differente
se ne sta in disparte
ascolta e non dice niente

Ti lascia vivere, correre, cadere
affinchè tu possa sempre imparare
che l'oblio soffia via la polvere
in cui ci dovremo trasformare.

Le mie parole contano poco o niente,
nemmeno il mio dio ne ha lasciate tante.
Un solo monito, ha detto, è importante:
amarsi gli uni gli altri generosamente.

Il mio dio è differente
se ne sta in disparte,
ascolta e non dice niente.

Ma io lo cerco tra le carte,
lo inseguo ogni istante,
lo interrogo con voce forte,
lo imito maldestramente:
mi credo unico e differente.


©2019 Testo di Claudio Montini
©2016 Immagine di Orazio Nullo "Cathedral on the sea"

venerdì 15 novembre 2019

Letti & piaciuti: LA STRATEGIA DEL CONIGLIO di Maurizio Blini - Fratelli Frilli Editori- 2019



UNA FAVOLA NERA
 CHE FINISCE BENE

di Claudio Montini


Se esistesse un confine tra la realtà e l'immaginazione, non esisterebbero il male e tanto meno la follia: la ragione, di cui il genere umano si fa vanto da almeno tre secoli, insieme alla logica e al buon senso avrebbero avuto la meglio sulla paura e sulle aberrazioni della prepotenza. Potremmo essere tutti diversi e tutti uguali e tutti liberi allo stesso modo, evitando di calpestare l'altrui felicità per conquistare o costruire la nostra personale. Forse anche i narratori e i poeti non troverebbero opportunità di stendere, intrecciare e annodare certi fili della trama di cui è fatta la realtà, svincolati e sparsi, per farci riflettere e considerare e temere l'incombenza e l'avvento e l'epifania di tutto ciò che è contrario al bene, all'ordine, alla giustizia, al diritto di amare e di essere amati, di essere felici e non vessati o calpestati o sfruttati. Maurizio Blini sa benissimo che non viviamo nel migliore dei mondi possibili e nella nuova indagine tra Torino e Asti di Meucci e Vivaldi, LA STRATEGIA DEL CONIGLIO (Fratelli Frilli Editori, 2019), offre i lettori un ottimo esempio della banalità del male e della sua capacità mimetica, ovvero di quanto sia possibile che esso viva accanto a noi nutrendosi di indifferenza e quieto vivere. D'altra parte, dimostra con lucidità e grazia poetica e precisa analisi psicologica dei personaggi quanto il vero miracolo italiano, quello che ancora consente a questo disgraziato Paese allungato nel Mediterraneo di sopravvivere, sia quello per cui la testa non serve solo a portare il cappello e il cuore la zona del vestito dove alloggiare il portafoglio, quando ci si è chiusi alle spalle il cancello del proprio giardino o la porta di casa.
Infatti, se Antonio Fregapane è un contadino schivo che vive solo e si fa i fatti suoi in una delle tante cascine isolate dell'astigiano, orfano di entrambi i genitori e con due fratelli emigrati in Australia con cui non ha rapporti, che cosa ci fanno quattro ragazzine di età variabile nel suo cortile in una calda mattina di luglio? Due addetti del comune, impegnati in rilevazioni per il nuovo piano regolatore di Tigliole d'Asti con un drone dotato di telecamera, registrano quella scena e sono alquanto perplessi; insospettiti dalla cosa, ne parlano col nuovo comandante della stazione dei Carabinieri che suggerisce di interpellare Maurizio Vivaldi, per via del suo passato di brillante investigatore e poliziotto acuto nonostante buie e dolorose vicissitudini. Coincidenza vuole che Alessandro Meucci, suo amico da sempre e sua spalla naturale, venga messo al corrente della faccenda ed entrambi finiscano per entrare con mani e piedi nel dipanare la matassa, finendo col trovarne il bandolo attraverso l'uso sagace del mestiere, dell'intuito, della legge e dei suoi bracci armati e no. Fin qui, eccellente lavoro di squadra e diplomazia con i soggetti istituzionali dei “buoni”; tuttavia, in parallelo, assistiamo anche agli sviluppi della vicenda del “cattivo” e delle sue vittime che vengono ritratti con una equidistanza e una lucidità e una precisione, allo stesso tempo, poetica e chirurgica: non sono comparse né maschere stereotipate, ma diventano protagonisti ed elementi portanti e salienti della narrazione perchè genuini e scevri dai luoghi comuni che, in molti casi, appesantiscono il genere letterario ispirato dalla cronaca nera.
Questi due piani narrativi, gestiti con accorgimenti stilistici e semantici da grande scrittore, ci accolgono lungo tutto lo sviluppo de LA STRATEGIA DEL CONIGLIO affascinandoci con lo stile diretto, semplice, asciutto e misurato di una scrittura allineabile a quella di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, guarda caso, figli di quelle terre e attenti alla chiarezza e alla limpidezza tanto del messaggio quanto della lingua italiana che ne diventa il veicolo. C'è un grande lavoro di analisi psicologica dei personaggi senza scadere nella didascalia e nemmeno nella caratterizzazione neorealista, che sembra il male endemico di molti prodotti di intrattenimento italiano: è un buon romanzo, pulito cioè privo di scabrosità o morbosità, teso al punto giusto perchè la tensione stessa sale gradualmente avvolgendo in morbide spire il lettore, scritto in un italiano bello da leggere a qualunque età, con personaggi che reggono ottimamente la scena tanto da non aver bisogno di ulteriori interventi del regista.
Maurizio Blini si affranca definitivamente dai maestri e dagli stereotipi del genere letterario che più ama (tanto da essere cofondatore dell'associazione giallisti subalpini TORINOIR), pur maneggiando con geniale e magistrale abilità tutti i codici espressivi: LA STRATEGIA DEL CONIGLIO (Fratelli Frilli Editore, 2019), a mio parere, rappresenta la migliore espressione del suo stile letterario perchè la tessitura complessiva di questa favola nera è composta di linee e punti che si allineano e si stratificano, incantandoci fino a che anche nella nostra mente prende corpo il quadro della situazione. Una riga dopo l'altra, vediamo crescere e particolareggiarsi il disegno, il mosaico di umanità e di dolore e di sentimenti e di felicità e di vita vissuta, bene o male; una riga dopo l'altra, impariamo che sarà il gioco di squadra e non il protagonismo sfrenato a salvarci dalla perdita dell'innocenza, dalle brutture della vita, dai suoi guai; una riga dopo l'altra apriamo gli occhi su questo mondo che, è vero, non sarà il migliore tra quelli possibili, ma può diventarlo a patto che tutti facciano il proprio mestiere con la testa e col cuore.
Esattamente come hanno fatto, fanno e faranno Maurizio Blini e Carlo Frilli che lo annovera nella schiera degli autori che pubblica nella collana Super Noir Bross.

©2019 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di Claudio Montini

sabato 5 ottobre 2019

Una bella serata, a parlare di libri, con tanti ottimi amici

di Claudio Montini
Io sono un povero ragazzo di campagna, lo sapete bene, ma ieri sera mi è accaduto un piccolo miracolo che solo due Amici (sì, con la "A" maiuscola) potevano realizzare: mi sono sentito uno scrittore, di quelli veri, di quelli che la gente che lo ha ascoltato raccontare del suo libro poi gli chiede quando e dove potranno trovarlo, di quelli che anche i "colleghi" si interessano del tuo lavoro e ti invitano a dare loro del "tu". Io voglio ringraziare, dunque, Massimo Nascimbene e Andrea Borghi per la meravigliosa serata che hanno ideato, allestito, condotto da eccellenti padroni di casa così come voglio ringraziare Dio per avermi concesso l'opportunità di incontrare e conoscere Paola Mizar Paini, Valter Vai, Paolo Calvi, Stefano Calvi, Paolo Bargiggia. Siamo entrati in quella sala da perfetti estranei e, davanti alla sessantina scarsa di spettatori attenti, una bella energia ci ha attraversati e ci ha fatti sentire una "famiglia" o anche una squadra di amici uniti e soddisfatti del tempo speso insieme: ne siamo usciti quasi amici, con uno spirito solidale che non saprei descrivere altrimenti. Ho avuto la fortuna di poter ammirare otto splendidi esempi (compreso il pubblico nella sua totalità) di umanità, di passione, di intelligenza di stile garbato ed elegante (merce rarissima di questi tempi) nei miei compagni di serata e nel pubblico che ci ha ascoltato; dal canto mio, ho cercato di fare il possibile per illustrare la mia passione, la mia arte e ciò che vorrei che fosse la mia professione.
©2019 Testo di Claudio Montini foto Massimo Nascimbene/Andrea Borghi da facebook

martedì 1 ottobre 2019

La voce, il vento e i poeti

La voce dei poeti
di Claudio Montini & Augusta Belloni
La voce chiese al vento: «Da dove vieni? Dove vai?» Ma quello rispose consonanti incomprensibili, seguitando imperterrito a spettinare gli alberi e a trascinare polvere, carta straccia e foglie morte in un valzer senza musica. Invece la musica c’era, c’è sempre stata e ci sarà finché il pendolo non smetterà di oscillare dettando il ritmo alle cuspidi e ai conseguenti antipodi: pochi la intendono e quei pochi sono impazziti o sono fuggiti là dove si rifugiano le risposte inaudibili e inaudite, i segreti maledetti e quelli mai detti, tutti i veli pietosi e penosi che coprono la nuda verità. Ora muggiva, ora fischiava, ora ringhiava irridendo lamenti e preghiere e timori di quel mondo in cui si sentiva prigioniero ma di cui sembrava avere raccolto la disperazione, servendosene per spezzare le catene della gravità e tornarsene al cielo, finalmente libero. Affascinata e atterrita da tanta forza, forse più dalla prospettiva in cui intravedeva una via di fuga, di nuovo la voce lo supplicò. «Portami con te, ovunque sia l’altrove cui tendi!» Ugualmente a prima, il vento non si curò di lei e, così come era venuto, se ne andò lasciandola sedotta da un’idea di libertà e abbandonata ai dubbi e alle incertezze quotidiane. La testa era vuota, gli occhi non sapevano più dove guardare, la bocca era immobile e chiusa come una maschera desueta e dimenticata; eppure le orecchie captarono un suono, forse soltanto una sequenza anomala di consonanti nello strascico vento in fuga, un falso rumore di fondo che consola e confonde i cuori in allarme e in attesa, il silenzio imperfetto che si espande e avvolge lo spazio e il tempo e il volume e la massa, annichilendo tutto. Poco più di una vibrazione e molto meno di una presenza, entità metafisica quant’altre mai labile e riconoscibile solo dai riverberi e dai riflessi indotti, la poesia si offrì alla voce recando con sé armonia e bellezza, sue ancelle e compagne sin dalla notte dei tempi. «Vieni con me e portami per le vie del mondo o lungo le linee del tempo che intersecano miliardi e miliardi di vite, spesso ignote le une alle altre eppure reciprocamente indispensabili, come gli ingranaggi di un meccanismo complesso nel quale anche il più insignificante e minuscolo di loro contribuisce al movimento di tutti gli altri, garantendo precisione e correttezza al funzionamento di tutto il sistema. Tu sei la sola che possa attraversare il buio vestendolo di colori e profumandolo di sapori; tu sei la sola che possa modellare il silenzio senza distruggerlo, anzi, danzando con lui per disegnare su di esso arabeschi e graffiti delicati e potenti; tu sei la sola che possa penetrare corazze e segrete stanze dove si nascondono le corde dell’anima da suonare per illuminare i più reconditi angoli del cuore. Con te e soltanto con te le parole, le idee e i sogni di cui sono fatta potranno volare superando barriere e confini, paesi e palazzi, mari e montagne e, forse, anche le stelle per abitare in mezzo alla gente che ascolterà, farà proprie e vivrà ad occhi aperti senza fastidio o timore a dispetto del vento troppo propenso alla fretta, allo scompiglio e alla dispersione.» La voce si smarrì, si ritrovò e si sorprese nello stesso tempo e allo stesso modo di colui il quale, avendo cercato invano conforto e soddisfazione lontano e altrove, al termine di uno sconsolato sentiero di ritorno si accorga e realizzi di avere avuto a portata di mano la soluzione ai suoi guai, insieme a mezzi e materiali a lui più congeniali, ma di averli colpevolmente sottovalutati e ignorati. Meglio tardi che mai: del resto, vi è una spiegazione plausibile per molte delle cose che stanno tra cielo e terra, fuorché per la stupidità pervicace e per l’orgoglio superbo, cieco e sordo. Almeno è questo quanto sostengono quelli che gridano nel deserto, stando fuori dal coro. Se l’istinto le aveva già preparato le valigie e messo un piede sullo zerbino oltre la soglia di casa, perché fosse pronta a scattare come un bersagliere all’assalto e a correre incontro alla gloria, la ragione tirava freni e remi in barca predicando cautela, riflessione e discernimento affinché il passo che si stava compiendo non fosse solo figlio del capriccio di un momento. Era una scelta radicale, incauta e improvvida tanto era priva di prospettive di soddisfazione o di rendita: in altre parole, era una cantonata di proporzioni colossali! Già un saggio antico aveva affidato una sentenza, valida in tutto l’universo, alle procellose e inarrestabili volute fluttuanti del Tempo, “Carmina non dant panem” ovvero i poemi non danno il pane, più ricca di conferme che di eccezioni preposte al medesimo scopo. Ma la voce aveva già gettato i suoi dadi e intrapreso il cammino lungo il ponte steso sopra acque inquiete: da troppo tempo era sola, senza anima viva a cui regalare un’idea, un progetto, un sogno, una suggestione con cui elevarsi e distinguersi dalla massa silenziosa sebbene vociante, uniforme e anestetizzata, vincolata ad invisibili burattinai ma convinta d’essere senza fili e senza catene. Era consapevole di non potere cambiare il mondo, ma aveva bandito il rimorso per non aver provato ad essere come la voce dei poeti che quei due amici, separati sul piano fisico ma tanto vicini e simili su quello spirituale, avevano così bene descritto in una delle prime composizioni che crearono per diletto personale.

LA VOCE DEI POETI

Geometrie non euclidee seguono i poeti
per disegnare orizzonti invisibili,
dando vita a poesie nuove senza rime
lasciando di stucco ascoltatori e passanti
e coloro che non accettano i cambiamenti.
Chi conosce il vento,
non teme sbarre o barriere!
Chi conosce il vento,
non ama le frontiere
La voce dei poeti si affida, cieca,
al vento che sa dove andare:
esce da un cuore e si lascia trascinare
con gli occhi chiusi perchè non vuol vedere.
Supera tremila ostacoli,
si fa beffe dei divieti,
infine trova un’anima in cui riposare,
da riparare perchè possa di nuovo volare:
ma se quest’anima è ostile e non ha cuore
la voce del poeta, nel silenzio, muore.

Era uno dei primi passi, un metro sopra e in disparte dalla disordinata folla di avventori della piazza virtuale, che Augusta e Claudio mossero fuori dalle rispettive prigioni senza sbarre finalmente liberi di regalarsi parole e di percorrere i sentieri che esse avrebbero, di volta in volta, indicato alle loro anime assetate di armonia e di bellezza. Ora la sua missione era scritta di fronte a lei e, in virtù di tale natura, destinata a non disperdersi come polvere e petali strappati nel vento che non l’aveva voluta con sé: non poteva più ignorarla e, dunque, l’avrebbe portata a termine con la certezza di smentire il finale concepito dalle sinapsi dei due poeti, poiché avrebbe fatto proprie queste altre parole nuove che Augusta dedicò a Claudio per suggellare e celebrare l’avvio del sodalizio artistico.

LE PAROLE NUOVE

Digito per te parole nuove,
parole che mi vengono dal cuore:
son frasi che tu non puoi vedere,
rimangono nell’aria a galleggiare.
Ma il vento cosmico
che carezza le stelle,
le spinge fino alla mia finestra
aperta sulla valle:
ascolto il muto canto,
senza tempo,
che ricomincia
a svegliare la radice
e getta un fiore,
un trillo, un volo.
Ecco, amico,
il miracolo cercato:
non sei più solo.

La voce aveva intuito e compreso che la poesia è un flusso di energia che scorre come un fiume in un’altra peculiare dimensione, una delle molte di cui è composto l’universo e che sono comunque attraversate dalla luce così come coordinate dal tempo e dalle interazioni gravitazionali ed elettromagnetiche, tuttavia capace di affiorare ed affacciarsi in ciascuna di tutte le altre a suo piacimento a dispetto dei vincoli della materia.
Accettare l’invito della poesia a viaggiare insieme e spingersi, sull’onda dell’entusiasmo, a mettersi al suo servizio era stato più che logico, più che inevitabile, più che naturale: era stato come trovare ali adatte per volare oltre le stelle e oltre l’infinito ignoto senza perdersi d’animo, senza bruciarsi invano, senza spegnersi nell’oblio; era stato come indossarle e, con tre passi di rincorsa, abbracciare il vuoto per stupirsi di decollare e non di precipitare; era stato come tornare a respirare aria vergine e fresca perché libera è la voce nell’universo, anche dalle leggi che lo regolano allo stesso modo dei sogni e delle idee e dei pensieri.

Libera è la voce nell’universo:
la vedi, la senti, la tocchi, la gusti
non è uguale mai eppure è sempre la stessa
è suono e colore,
è gioia e dolore,
è idea e sentimento,
azione e riposo, cammino a ritroso,
fuga in avanti e i paragoni son tanti.
Forse troppi o troppo pochi
come gli istanti,
gli attimi fuggenti
della sua inspiegabile epifania,
quando sembra che non ci sia,
quando l’ansia di prosa e di poesia,
quando la luce che insegue l’ombra,
accendono la fantasia.

© 2018 Testi in prosa di Claudio Montini; "Libera è la voce" è di Claudio Montini (inedita)
© 2016 “La voce dei poeti” e “Le parole nuove” sono di Augusta Belloni e Claudio Montini per il progetto “SINAPSI: due poeti, una poesia”  
©2019 Diritti riservati agli autori  ©2014 Immagine di Augusta Belloni "Tempesta scampata"

sabato 28 settembre 2019

GLI ATOMI micro-romanzi per chi va di fretta

Leggere per credere, per pensare e vivere meglio!
di Claudio Montini
Da più di un anno, è in circolazione sugli store elettronici di tutto il mondo la serie di romanzi, anzi, micro romanzi GLI ATOMI prodotti da me pensando a coloro che vanno di fretta e sono restii ad affrontare la lettura di un romanzo che superi le duecento pagine, dalle trame complicate e dai numerosi personaggi spesso in contrasto o in competizione o in combutta tra loro. Sono storie semplici e fragranti come il pane appena sfornato dal panettiere sotto casa, che scorrono come un racconto e hanno la struttura in capitoli come un romanzo a puntate, per non perdere mai il filo del discorso e durano poco più di una sigaretta o di una fetta di torta, stordiscono meno di un prosecco corretto col Campari e rinfrescano la mente più di una bibita ghiacciata. Aiutano anche ad aspettare che il treno arrivi a destinazione, il medico o il dentista si occupino di noi, rasserenano una giornata nata storta e finita...non del tutto bene! Non hanno controindicazioni, nemmeno per le donne in gravidanza; creano dipendenza, questo devo ammetterlo (oltre che sperarlo), ma solo per la voglia di tornare a usare la massa gelatinosa contenuta nella scatola cranica e di aprire la bocca soltanto dopo aver verificato la connessione tra i due organi. Insomma: leggere per credere, pensare, vivere!
Le copertine sono state realizzate da Orazio Nullo e la pubblicazione in selfpublishing è a cura di StreetLib.com (https://store.streetlib.com/it/)

©2019 Testo di Claudio Montini e immagine creata da Orazio Nullo

venerdì 27 settembre 2019

Benvenuti!

La bottega del parolaio

di Claudio Montini

Ricomincio da qui, da Blogger, la mia presenza nel mondo virtuale: mi sono reso conto che i social networks (intendo Facebook e twitter) sono utili solo per fare pubblicità, promozione, chiasso per farsi vedere dal resto del mondo che, imperterrito da almeno quattro miliardi di anni, continua a girare senza preoccuparsi minimamente del fatto che gli umanoidi possano fare la stessa fine dei dinosauri o dei vegetali o dei protozoi unicellulari. Per chi non lo sapesse, io scrivo racconti e invento storie e personaggi che le animano per diletto personale, in prima istanza, sperando di cavarne qualche soldino per campare la vita, in seconda istanza. In esse, troverete riflessi alcuni angoli di me e delle vite che avrei voluto vivere al posto di questa che si è rivelata, posso dirlo con certezza dal momento che ho valicato quota cinquanta primavere, essere quella serie di eventi che ti assalgono, ti franano addosso, ti vengono incontro proprio quando sei a un crocicchio di vie e non sai quale imboccare per costruire un radioso avvenire, ricco di felicità amore e benessere economico (che non guasta mai: si sogna meglio a stomaco pieno e con un tetto sulla testa, una coperta e scarpe comode.). Sono stato anche su altre piattaforme informatiche, ma il risultato è stato molto deludente: per questo sono tornato qui e mi auguro di non pentirmene. Come ho già detto, io scrivo storie, combino parole e idee, immagino scenari e propongo riflessioni personali su ciò che mi accade intorno: io scrivo perchè mi piace raccontare e mi fa bene all'anima e, dunque, ho deciso di fare solo ciò che mi fa bene perchè ho deciso di tornare ad amarmi, a guardarmi dentro, a parlare da solo a voce alta come un'attore che recita un monologo in un teatro. Non illudetevi: lui non lo fa per quelli, pochi o tanti, che siedono in platea ma lo fa per sé medesimo per volare via da un mondo che non gli piace in un mondo che non esiste. 
Io sono qui, nella mia piccola bottega, intento a mescolare parole e idee e pensieri da mettere in mostra: sarete sempre benvenuti anche se passerete soltanto per un rapido saluto o una occhiata frettolosa. 

©2019 Testo di Claudio Montini - Immagine di Orazio Nullo