venerdì 22 novembre 2019

Una poesia...unica e differente

Unico e differente



Il mio dio è differente
se ne sta in disparte
ascolta e non dice niente.

Il mio dio è indifferente
all'incenso che profuma ardente,
alle candele accese sugli altari,
ai sacrifici, alle offerte, ai fiori.

Il mio dio non si vede ma si sente,
sembra lontano e impotente,
come chi sbaglia e non si pente:
eppure piange e ride con la gente.

Non fermerà il tempo né il destino
ma, a modo suo, ti sarà vicino;
poco gli importa se l'hai dimenticato:
non rinnegherà mai d'averti amato.

Il mio dio è differente
se ne sta in disparte
ascolta e non dice niente

Ti lascia vivere, correre, cadere
affinchè tu possa sempre imparare
che l'oblio soffia via la polvere
in cui ci dovremo trasformare.

Le mie parole contano poco o niente,
nemmeno il mio dio ne ha lasciate tante.
Un solo monito, ha detto, è importante:
amarsi gli uni gli altri generosamente.

Il mio dio è differente
se ne sta in disparte,
ascolta e non dice niente.

Ma io lo cerco tra le carte,
lo inseguo ogni istante,
lo interrogo con voce forte,
lo imito maldestramente:
mi credo unico e differente.


©2019 Testo di Claudio Montini
©2016 Immagine di Orazio Nullo "Cathedral on the sea"

venerdì 15 novembre 2019

Letti & piaciuti: LA STRATEGIA DEL CONIGLIO di Maurizio Blini - Fratelli Frilli Editori- 2019



UNA FAVOLA NERA
 CHE FINISCE BENE

di Claudio Montini


Se esistesse un confine tra la realtà e l'immaginazione, non esisterebbero il male e tanto meno la follia: la ragione, di cui il genere umano si fa vanto da almeno tre secoli, insieme alla logica e al buon senso avrebbero avuto la meglio sulla paura e sulle aberrazioni della prepotenza. Potremmo essere tutti diversi e tutti uguali e tutti liberi allo stesso modo, evitando di calpestare l'altrui felicità per conquistare o costruire la nostra personale. Forse anche i narratori e i poeti non troverebbero opportunità di stendere, intrecciare e annodare certi fili della trama di cui è fatta la realtà, svincolati e sparsi, per farci riflettere e considerare e temere l'incombenza e l'avvento e l'epifania di tutto ciò che è contrario al bene, all'ordine, alla giustizia, al diritto di amare e di essere amati, di essere felici e non vessati o calpestati o sfruttati. Maurizio Blini sa benissimo che non viviamo nel migliore dei mondi possibili e nella nuova indagine tra Torino e Asti di Meucci e Vivaldi, LA STRATEGIA DEL CONIGLIO (Fratelli Frilli Editori, 2019), offre i lettori un ottimo esempio della banalità del male e della sua capacità mimetica, ovvero di quanto sia possibile che esso viva accanto a noi nutrendosi di indifferenza e quieto vivere. D'altra parte, dimostra con lucidità e grazia poetica e precisa analisi psicologica dei personaggi quanto il vero miracolo italiano, quello che ancora consente a questo disgraziato Paese allungato nel Mediterraneo di sopravvivere, sia quello per cui la testa non serve solo a portare il cappello e il cuore la zona del vestito dove alloggiare il portafoglio, quando ci si è chiusi alle spalle il cancello del proprio giardino o la porta di casa.
Infatti, se Antonio Fregapane è un contadino schivo che vive solo e si fa i fatti suoi in una delle tante cascine isolate dell'astigiano, orfano di entrambi i genitori e con due fratelli emigrati in Australia con cui non ha rapporti, che cosa ci fanno quattro ragazzine di età variabile nel suo cortile in una calda mattina di luglio? Due addetti del comune, impegnati in rilevazioni per il nuovo piano regolatore di Tigliole d'Asti con un drone dotato di telecamera, registrano quella scena e sono alquanto perplessi; insospettiti dalla cosa, ne parlano col nuovo comandante della stazione dei Carabinieri che suggerisce di interpellare Maurizio Vivaldi, per via del suo passato di brillante investigatore e poliziotto acuto nonostante buie e dolorose vicissitudini. Coincidenza vuole che Alessandro Meucci, suo amico da sempre e sua spalla naturale, venga messo al corrente della faccenda ed entrambi finiscano per entrare con mani e piedi nel dipanare la matassa, finendo col trovarne il bandolo attraverso l'uso sagace del mestiere, dell'intuito, della legge e dei suoi bracci armati e no. Fin qui, eccellente lavoro di squadra e diplomazia con i soggetti istituzionali dei “buoni”; tuttavia, in parallelo, assistiamo anche agli sviluppi della vicenda del “cattivo” e delle sue vittime che vengono ritratti con una equidistanza e una lucidità e una precisione, allo stesso tempo, poetica e chirurgica: non sono comparse né maschere stereotipate, ma diventano protagonisti ed elementi portanti e salienti della narrazione perchè genuini e scevri dai luoghi comuni che, in molti casi, appesantiscono il genere letterario ispirato dalla cronaca nera.
Questi due piani narrativi, gestiti con accorgimenti stilistici e semantici da grande scrittore, ci accolgono lungo tutto lo sviluppo de LA STRATEGIA DEL CONIGLIO affascinandoci con lo stile diretto, semplice, asciutto e misurato di una scrittura allineabile a quella di Cesare Pavese e Beppe Fenoglio, guarda caso, figli di quelle terre e attenti alla chiarezza e alla limpidezza tanto del messaggio quanto della lingua italiana che ne diventa il veicolo. C'è un grande lavoro di analisi psicologica dei personaggi senza scadere nella didascalia e nemmeno nella caratterizzazione neorealista, che sembra il male endemico di molti prodotti di intrattenimento italiano: è un buon romanzo, pulito cioè privo di scabrosità o morbosità, teso al punto giusto perchè la tensione stessa sale gradualmente avvolgendo in morbide spire il lettore, scritto in un italiano bello da leggere a qualunque età, con personaggi che reggono ottimamente la scena tanto da non aver bisogno di ulteriori interventi del regista.
Maurizio Blini si affranca definitivamente dai maestri e dagli stereotipi del genere letterario che più ama (tanto da essere cofondatore dell'associazione giallisti subalpini TORINOIR), pur maneggiando con geniale e magistrale abilità tutti i codici espressivi: LA STRATEGIA DEL CONIGLIO (Fratelli Frilli Editore, 2019), a mio parere, rappresenta la migliore espressione del suo stile letterario perchè la tessitura complessiva di questa favola nera è composta di linee e punti che si allineano e si stratificano, incantandoci fino a che anche nella nostra mente prende corpo il quadro della situazione. Una riga dopo l'altra, vediamo crescere e particolareggiarsi il disegno, il mosaico di umanità e di dolore e di sentimenti e di felicità e di vita vissuta, bene o male; una riga dopo l'altra, impariamo che sarà il gioco di squadra e non il protagonismo sfrenato a salvarci dalla perdita dell'innocenza, dalle brutture della vita, dai suoi guai; una riga dopo l'altra apriamo gli occhi su questo mondo che, è vero, non sarà il migliore tra quelli possibili, ma può diventarlo a patto che tutti facciano il proprio mestiere con la testa e col cuore.
Esattamente come hanno fatto, fanno e faranno Maurizio Blini e Carlo Frilli che lo annovera nella schiera degli autori che pubblica nella collana Super Noir Bross.

©2019 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di Claudio Montini