lunedì 30 novembre 2020

Notturno: Episodio 15 - Quello che non ho e che non mi manca

Sull'orizzonte ottico non c'è

di Claudio Montini

Quello che non ho è quello che non mi manca: comando ancora una volta alla mia mano stanca di mettere in moto l'utopia. 
Siamo tutti atomi o elettroni di periferia, attratti o trattenuti da nuclei misteriosi, lontani e meschini: elargiscono promesse e stemmi, magliette e divise, stivali lucidi e bastoni, lame e proiettili in cambio della nostra paura.
Siamo ospiti parassiti di un ecosistema in cui abbiamo usurpato il vertice della piramide alimentare: stiamo semplicemente pagando il prezzo della nostra superbia e della nostra miopia.
Abbiamo barato al gioco della catena alimentare, cominciando a divorare gli anelli che ci precedevano e avvelenando quelli che ci seguivano: quando abbiamo eliminato i concorrenti o abbiamo ridotto all'impotenza gli altri pretendenti, credendo di aver capito tutto e di avere svelato il codice sorgente, ci siamo dedicati a manipolare le regole del gioco a nostro uso e consumo.
E siamo stati messi in ginocchio.
E siamo stati battuti.
E siamo stati eliminati.
Una goccia ci ha creati e una gocciolina ci ha annientati, ci ha rigettati nella polvere da cui siamo venuti o nella cenere in cui l'ignavia ci ridotti.
Il pianeta azzurro di idrogeno e azoto e ossigeno e carbonio non ha bisogno di noi che non sappiamo rispettare una regola che sia una, che turbiamo equilibri e armonie per non faticare, che nemmeno ci fermiamo a pensare.
Nulla è andato bene, nulla tornerà mai come prima: è cominciata una nuova era, tranne per i venditori di fumo e di spazi pubblicitari.
Chi vuol esser lieto, sia: del doman non v'è certezza! 
Il nostro porto di attracco non da segno di sé: sull'orizzonte ottico non c'è.

©2020 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine di Orazio Nullo "Bonfire burns through the night" - Atelier Des Pixels collection 

venerdì 27 novembre 2020

Il Grande Fiume racconta, il poeta ascolta e scrive


 Claudio Montini
ASCOLTARE IN SILENZIO COME AL CINEMA
Me lo ha detto il Po!
amazonKDP  - 2019 -

Disponibile solo su amazon

e-book (mobi)  ASIN B082C4WH6N
cartaceo ISBN 9781671689461

Un giorno che volevo rompere col passato, strada facendo, di fronte al Grande Fiume mi sono fermato. Avevo nel cuore una tempesta in un bicchier d'acqua e nella testa una gran voglia di urlare: ma ero senza forza e senza fiato di fronte alla placida energia che scorreva, ininterrottamente da secoli ormai, davanti a me. Mi rammentai della maestra che, alle scuole elementari, ci iniziò ai misteri e ai cicli della natura; in un giorno simile a quello, scoprimmo che il ciclo dell'acqua non andava dal rubinetto al buco dello scarico nella fogna ma partiva dalle montagne, attraversava le campagne (anche le nostre) e andava in braccio al mare dove il sole, che ci faceva scuri d'estate, la riscaldava fino a farla evaporare. Così saliva in cielo, non vista, si faceva nuvola che andava sulla montagna a depositare la neve, se non bagnava la terra prima di arrivarci. Il sole, ancora lui, a primavera avrebbe tolto il mantello bianco alla montagna e rinvigorito anche il Grande Fiume e i suoi fratelli per farli correre meglio al mare.
Non ci disse, la maestra, che qualcuno sceglie l'acqua per restituire la vita al Creatore quando non sa più che farsene. Ho sempre pensato che fosse un incidente, quando accade, una mancanza di rispetto per un ambiente in cui si è soltanto ospiti occasionali: il Fiume Po, Padus per i latini mentre per i greci antichi era Eridano, me lo disse in quel giorno che ero lì a contemplarlo cercando di fare il vuoto nei pensieri. Mi invitò a sedere sulla riva e mi raccontò la storia che troverete nel libro a patto che, ascoltata in silenzio come al cinema, la trascrivessi e ve la mettessi a disposizione. Detto, fatto! Buona lettura!!

©2020 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di copertina di Orazio Nullo "Sixth Dimension" concessa a amazonKDP cover creator
 

domenica 22 novembre 2020

L'amore per un padre, visto dagli occhi di una figlia

Claudio Montini

I DONI DI ZIA TILDE
I racconti del signor Nessuno - volume 5

2019 amazon KDP

e-book (mobi format)
ASIN B07X7SPNTN
cartaceo (indipendently published) disponibile solo su amazon
ISBN 9781691053353

Talvolta il dialogo tra una figlia e un padre non è così facile come si vorrebbe: ci sono una enormità di fattori che possono ostacolarlo. Ma una poesia, o meglio, una vecchia filastrocca che ha attraversato molte stagioni e una coppa dell'amicizia, curioso esempio di artigianato valdostano, che si è trasformata in scrigno di ricordi di famiglia compiono il miracolo di riavvicinare due cuori che si amano e ammirano a distanza. Perchè quando una persona buona se ne va, lascia sempre dietro di sé buoni doni, semi d'amore che poche lacrime fanno germogliare e crescere anche sotto la divisa di un generale dei carabinieri e di una astronauta italiana che, fin da bambina, voleva volare nel cielo a contare quelle stelle che lo zio Gregory fotografava col telescopio e le insegnava a riconoscere prima di addormentarsi tra le braccia della zia Tilde, quando mamma era in ospedale a lottare e vincere contro il cancro che si ripresenterà, però, poco prima del giuramento come ufficiale dell'Aeronautica Militare. Soltanto alla convocazione per la prima missione, Magherita scoprirà il peso e il ruolo di Matilde nel dirigere le azioni di Cristoforo e Gregory, vecchie volpi dell'intelligence, per dare l'abbrivio alla sua carriera, sebbene i risultati raggiunti siano stati solo merito della sua volontà e delle sue capacità coltivate sin dall'infanzia.

© 2020 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di copertina creata da Orazio Nullo

mercoledì 18 novembre 2020

Letti & Piaciuti: Marco Buticchi L'OMBRA DI ISIDE (Longanesi, 2020)

Marco Buticchi
L'OMBRA DI ISIDE
Longanesi (2020)

La rivincita dell'amore sulla memoria

di Claudio Montini

I sentieri noti rivelano potenzialità  nascoste, aspetti non considerati e suggestioni non immaginate prima: perché non è il mondo a cambiare nel transito dal passato al futuro, ma il nostro modo di vedere e leggere e interpretare i segni dei tempi. Quando entra in gioco la memoria storica, labile e fallace, eppure così peculiare negli esseri umani quanto altri "difetti" di fabbricazione, ecco che i narratori hanno sterminate praterie da correre e percorrere disegnando traiettorie e rotte che affascinano il proprio uditorio, purchè lo si faccia con un metodo rigoroso e uno schema riconoscibile nella struttura senza rinunciare all'eleganza prosastica, sintattica e semantica di una lingua bella e complicata come l'italiano contemporaneo. Marco Buticchi conosce bene la materia di cui siamo fatti e di cui sono fatti i sogni, padroneggia con sicurezza ed eleganza gli strumenti per lavorarla facendo riemergere figure storiche dall'oblio, demolendone il sarcofago stereotipato in cui erano state confinate perchè la rimanessero, illuminandole da un nuovo punto di vista e restituendo loro nuovo spessore umano perchè le loro vicende diventano trama e ordito di un tessuto narrativo che scorre fluido e piacevole senza stancare mai. 

L'OMBRA DI ISIDE (2020, Longanesi) rappresenta un ulteriore perfezionamento della cifra stilistica e narrativa di Marco Buticchi perchè, su un solido palinsesto drammaturgico riconoscibile solo procedendo fino all'ultima parola dell'ultima pagina, egli tira le fila di tre romanzi ambientati in tre epoche storiche differenti, l'una precedente o succedente l'altra o viceversa, i quali finiscono per influenzarsi vicendevolmente con echi e memorie e implicazioni e conseguenze, affatto liquidabili come coincidenze, fino all'epilogo in epoca contemporanea che fa seguito a un fantastico viaggio nell'antichità classica e nell'era moderna storicamente intesa. Infatti, se all'esordio della vicenda ci troviamo nell'Egitto contemporaneo per una sensazionale, ma ufficiosa, scoperta archeologica in cui dovrebbe essere coinvolta solo Sara Terracini e non il di lei marito, Oswald Breil ex agente e capo del Mossad, pensionato di lusso col vizio di salvare il mondo, man mano che scorrono le pagine ci troviamo a vivere l'ultima stagione dell'Egitto tolemaico e quella burrascosa seguita all'omicidio di Giulio Cesare che aprirà la strada alla cosiddetta “pax augustea” di Cesare Ottaviano; questo è il pretesto per sottolineare che la fascinazione degli europei occidentali per il Vicino Oriente e quello scorcio di Africa, incredibilmente ricco e fastoso nonché evoluto, ha radici ben più profonde di quello che pare esplodere e diffondersi nel periodo post illuminista e post napoleonico vissuto dal vecchio continente, grazie anche al diffondersi della massoneria e della curiosità verso riti esoterici. 
L'OMBRA DI ISIDE si stende dunque su queste epoche non a nascondere gli oscuri maneggi dei suoi adepti per accaparrarsi oro e poteri di vita e di morte sui propri simili, bensì a sottolinearne la malvagità universale e il disprezzo per la vita umana altrui: mali di cui gli europei, forse i più voraci in tal senso, non si emenderanno mai. Tuttavia, quella stessa ombra, illumina anche la figura di Cleopatra VII, ultima regina d'Egitto, amante di Giulio Cesare e Marco Antonio, attraverso la dedizione e l'abnegazione della soldatessa scelta dal padre a vegliare sulla sua incolumità e che ne curerà, nei minimi dettagli, le ultime volontà e la sepoltura. Il lettore, non già  intimorito dallo spessore del volume o dal suo prezzo (dettaglio non trascurabile, in questi tempi di vacche magre), si troverà di fronte a un romanzo in cui sono protagoniste le donne e la loro capacità di sacrificarsi, di amare e di riconoscere il valore di entrambe le cose più di quanto non sappiano fare gli uomini, distratti dalla bramosia del possesso: Teie, guerriera del gruppo delle Cinnane ovvero guardie scelte a difesa del Faraone, Cleopatra, ultima regina d'Egitto bella e scaltra, Sarah, moglie indomita del grande Giovanni Belzoni cercatore di fortuna e d'antichità egizie, Sara Terracini che traduce l'epigrafe composta da Teie in onore della memoria della sua regina, Toba Oshman che toglie le castagne dal fuoco ai coniugi Breil e al loro pur efficientissimo braccio destro Bernstein, grazie al suo passato di incursore in una squadra speciale della Marina Militare israeliana. Del resto, Iside è la dea che sovrintende alla maternità, alla fertilità, alla fortuna ed è femmina ovvero l'altro principio su cui si basa la vita e la sua trasmissione in tutto l'universo: molti credono che adorandola, adulandola, blandendola ella si lasci sottomettere e manipolare ma in realtà rimane indomita e indipendente perseguendo una propria linea di condotta che non coincide coi desideri maschili. 
L'OMBRA DI ISIDE (Longanesi, 2020) di Marco Buticchi, romanzo uno e trino, non è solo un formidabile passatempo intelligente ma una vera opera d'arte che interroga, stuzzica, arricchisce e sveglia i neuroni del lettore intorpiditi da troppa navigazione nei mari elettronici e virtuali; infatti, nella sua tensione al verosimile, essa ci parla dei valori universali su cui si basa tutto il concetto che abbiamo di cultura e civiltà perchè essi, nel bene e nel male, sono sempre uguali in ogni epoca che l'umanità ha vissuto o vivrà esattamente come quello più imprevedibile e importante di tutti: l'amore, in tutte le sue declinazioni e sfaccettature, che si prende la rivincita sulla memoria. 
La memoria labile, effimera e distorta creata dai vincitori ma restaurata, frammento per frammento, dagli esploratori del tempo tesi a comprendere ciò che è stato per aumentare scienza e coscienza delle proprie radici, al fine di vivere più consapevolmente il presente e costruire un futuro migliore in cui ci sia ancora posto per la nostra bella lingua italiana.

©2020 Testo di Claudio Montini  - Immagine Google Images Database

sabato 14 novembre 2020

La fuga del cavaliere gelido

Claudio Montini

DA UNA STELLA SOPRA UNA CIMA INNEVATA

2019 amazonKDP 
Serie "I racconti del Signor Nessuno"

disponibile in formato elettronico
solo per Kindle (mobi) ASIN B07RSLWC6Y
disponibile in cartaceo ISBN 9781098594466

[...] 
Per la sua età era considerato un vecchio molto in gamba, uno da ammirare per il vigore con cui aveva avanzato negli anni e per il fatto che avesse scelto di vivere da solo lassù; poche erano le sue sortite al villaggio e ancora meno erano coloro i quali sapevano che era stato un'uomo d'armi a cavallo e a piedi, in terre lontane e misteriose come il mare che si sarebbe dovuto attraversare per raggiungerle. [...]
[...] Sperava che quella fosse sua ultima primavera o, al massimo, l’ultima estate: riteneva che la sua missione fosse finita da tempo, dal giorno in cui ebbe licenza di ritirarsi dal mondo e di farsi dimenticare; le persone cui aveva voluto bene lo avevano preceduto nel sonno eterno, tragicamente e contro la loro volontà così come quelle destinate là per mano e volontà sue: la guerra ha le sue regole e chi sceglie il mestiere delle armi non ha il permesso di indugiare sugli scrupoli di coscienza, dovendo badare alla sopravvivenza; infine, la sua solitudine affollata dagli incubi dei ricordi e i pungoli dei rimorsi non interessava altra anima viva. [...]
[...] La tiepida brezza che, salendo verso la cima innevata, accarezzava prati e ruscelli e rocce, intrufolandosi nelle folte chiome di abeti e larici blandendo persino ruvidi cespugli, sembrava sussurrare il nome del vecchio soldato modulandosi in una voce proveniente dal passato, quello più remoto, fatto di latte caldo e carezze. Sul viso, le rughe si composero in un sorriso: aveva capito tutto e, quindi, attese in piedi tra le aiuole degli amati fiori che si avvicinassero portando con loro le ombre della sera, mentre il ciuco sgranocchiava faticosamente un'altra mela. Forse c'era qualcuno che sarebbe venuto a prendere anche lui, magari un altro quadrupede dalle lunghe orecchie già nel paradiso degli asini: del resto, l'inferno è solo per gli esseri umani che si ostinano a guadagnarlo piuttosto che risparmiarlo. Non mancava proprio nessuno: e l'asino parlò così. 
«Sin dal giorno che arrivasti al villaggio, eri di nuovo sulla via per la casa del Padre di Tutte le Creature: io ero lì che ti stavo aspettando, anche se non sapevo quanto lunga sarebbe stata la strada che avremmo fatto insieme. Ora siamo all'ultimo tratto, quello che conosco meglio; non ponete altro tempo in mezzo: seguitemi, è già tutto pronto, siamo attesi.» [...]

©2019 Testo di Claudio Montini (citazione dall'originale)
©2019 Design copertina Orazio Nullo - Immagini amazonKDP Cover Creator

lunedì 9 novembre 2020

La notte d'agosto degli amanti soltanto accennati


 Claudio Montini

SETTEMILA GIORNI E UNA NOTTE

2017 amazon KDP 

ebook mobi format
disponibile solo su amazon
ASIN B071H1FG48

Serie I RACCONTI DEL SIGNOR NESSUNO

[...]  In fondo a sé, aveva paura a chiamarlo ancora una volta amore perchè l'aveva sepolto in un cassetto, insieme ad un anello con un altro nome, un giorno, un mese, un anno all'interno incisi. Era quello a mandarlo in crisi? Oppure era stato quel bacio in cui persino il tempo era ammutolito e aveva azzerato vent'anni di assenza dalle reciproche vite, convinti d'aver distinto le proprie strade e cancellato le proprie piste? La risposta venne come un lampo viaggiatore, come energia effimera che illumina idee brancolanti nel buio e indica loro un canale, una via, una strada per mostrarsi agli occhi del mondo e prese la forma di una poesia.

Sciolgo i pensieri nell'inchiostro
Aspetto che combaci ogni incastro:
Riverso sulla carta un alchemica cantilena,
Affidando a un’idea antica il sollievo della pena.

Settemila giorni passati e persi,
Adulti invecchiati in modi diversi,
Riproviamo a raccogliere i cocci sparsi,
Amici maturi che vogliono solo aiutarsi.

Saliremo insieme la cima giusta:
Ad aspettarci troveremo amici in festa.
Rivedremo chi è partito troppo presto:
Allagando di gioia pura il cuore e ogni gesto.
[...]

Per l'amore c'è tutto il tempo che si vuole quando non hai nient'altro a cui pensare; dopo i vent'anni è tutto maledettamente più complicato anche se eccitante e, magari, dura poco o niente. [...]
Quanto sarebbe durato e dove l'avrebbe portata, non lo sapeva dire e a lei non importava, poiché si godeva il senso di appagamento e completezza che volere bene a un uomo le dava; lui viveva come un miracolo inatteso e immeritato quella storia, sebbene clandestina e lontana anni luce dal suo abito mentale e morale: era una resurrezione e un risarcimento per i bicchieri d'aceto avuti in cambio di valanghe d'amore. [...]
La notte d'agosto non suggerì loro previsioni né consigli; li lasciò vivere perchè si scambiavano del bene senza rubarlo ad altri: per entrambi, era soltanto un altro giro di valzer abbracciati a uno sconosciuto chiamato destino. [...]

©2017 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine amazon cover create service for amazon-KDP /personalizzata da Orazio Nullo

domenica 8 novembre 2020

Il gatto che ama la televisione


 Claudio Montini

IL GATTO E L'ASTRONAUTA
(2017) 

Indipendently published - KDP
cartaceo - ebook (mobi format)

Disponibile solo su amazon (per ora!)

Miccium è un gatto che comprende e parla la lingua degli umani; vive in un ospedale militare non segnalato sulle mappe e noto solo ai servizi di intelligence. Ama guardare la televisione e in particolare un vecchio programma musicale dell'ultimo ventennio del "secolo breve", andato in onda sui networks privati italiani. Jerry è un ex astronauta, malato terminale perchè intossicato da radionuclidi, ospite del segretissimo centro medico; ha un passato doloroso e difficile lenito solo dalla convinzione di aver raggiunto, comunque, il suo sogno americano: volare con qualsiasi cosa che possa levarsi dalla superficie del pianeta, compresa una navetta spaziale ceduta dalla NASA a una misteriosa azienda privata di voli spaziali. La stessa convinzione lo tiene strenuamente in vita nonostante abbia capito di essere all'ultimo lancio: poi arriva Miccium a fargli compagnia... e suor Maria Betania, detta suor Agonia, si ritira nella cappella del rito cattolico come accade quando uno degli ospiti finisce sul tavolo dell'obitorio. Jerry e il gatto trascorreranno il pomeriggio con una puntata dello show musicale e poi...
[...] «A me è venuta sete, Jerry caro, una gran sete... Ci vorrebbe... Sì, una bella ciotola di latte intero...di mucca mucca... di quello che lascia i baffi bianchi di crema e di panna... Ah sì, me la sorbirei proprio volentieri!»
Così disse stiracchiandosi le zampe anteriori, con la testa incassata nelle spalle, il sedere alto e la coda dritta come un'antenna ma senza smettere di fissarmi negli occhi come se volesse sgusciarmi l'anima dalle orbite. 
«Facciamo così, Jerry: vieni dietro la mia coda, così ti fai un cicchetto, un bel drink anche tu... Sai? Ne hai davvero bisogno, amico mio: hai proprio una brutta cera... sembri un cadavere. Dai andiamo di sopra: ci stanno aspettando...» [...] 
Claudio Montini

© 2020 Testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine di Orazio Nullo "Television cat"

sabato 7 novembre 2020

Pooh - Anni senza fiato (Official video)

  
Arrivederci Stefano D'Orazio, batterista dei POOH: grazie per tutta la musica e le emozioni che ci hai regalato. Vivrai anche nel mio cuore oltre a quelli di Roby, Dodi, Red e Tiziana. 
Un grande artista che non ha mai smesso di essere un uomo come tutti noi.

giovedì 5 novembre 2020

Due sonetti al posto del caffè

Canto delle ali in gabbia

Spegni la mia sete di fortuna,
accendi e raddrizza ancora la luna,
di vita ne avanzo soltanto una.

Siamo granelli di luce e di sabbia
agitati e scossi da desiderio e rabbia,
brancolando erranti nella nebbia.

Risponderà, senza fretta alcuna,
il tempo al canto delle ali in gabbia,
attrazione letale dell'oscura laguna
cui non un'anima viva fuggire sappia.

Spine nella coscienza 

Sono spine conficcate nella coscienza
inciampi e ruzzoloni dell'esperienza,
schegge senza traiettoria né pazienza.

Il deserto ogni giorno si fa più grande,
la voce è insufficiente a porre domande,
se cede alle lusinghe di fazioni e bande.

Hanno provato a fiaccare la resistenza
calando cuore e testa tra pancia e mutande,
ignorando che l'istinto di sopravvivenza
rimane vigile e armato anche sulle brande. 

©2020 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di Orazio Nullo "Sleeping hours" Atelier Des Pixels

domenica 1 novembre 2020

Una sedia in riva al Ticino

 Ticino, il treno e il vecchio assente

di Claudio Montini

Il treno passò ma lui non c'era; forse sarebbe venuto il giorno dopo o quello appresso, se il tempo si fosse mantenuto, se il cielo o chi per esso si fosse dimenticato dell'inverno per un altro giorno. Già, ma quanti inverni e primavere e treni e barcè avevano visto quei vecchi occhi? Era lì da sempre, secondo me; l'unica volta che mi ero portato la macchina fotografica per fare lo scatto della vita, la foto che fa il giro del mondo e mi avrebbe proiettato nell'olimpo dei daguerrotipisti con Henri Cartier-Bresson ad accogliermi...invece, lui non c'era! Oh bella: c'era la sedia vuota e il treno che passava: basta, punto, fine. Avevano mica cominciato uno scavo al Ticinello e, allora, era andato a vedere il buco fatto con la ruspa, con tutti gli altri della bocciofila del Borgo, anziani Neca o Necchi o badilografi che avevano tirato su la città delle cento torri con secchio e cazzuola, voltando col badile montagne di sabbia e cemento, dopo le bombe degli americani? La risposta la trovai una volta ritornato sull'argine, quando mi imbattei in un pannello per le pubblicità e per gli annunci dei funerali; adesso non mettevano più soltanto nome e cognome e l'età: no, siamo diventati moderni, ci mettiamo anche una foto! Magari segnaletica come quella che aveva messo sul libretto della pensione o sulla carta d'identità che teneva nel portafoglio di cuoio, tanto per metterci dentro qualcosa. La buca stavolta l'avevano fatta quelli del Comune, ma a San Giovannino: dove si prende l'ultimo treno col vestito della festa e il soprabito di legno e di zinco! Il cielo o chi per Lui gli avevano portato, forse prima di colazione o la notte nel primo sonno, il resto degli anni spesi in questa valle di lacrime, tutto in una volta, mandandolo a riscuotere direttamente a casa di Dio e senza passare da canale a ritirare la sua sedia. Volevo portargliela là, al camposanto, per lasciarci sopra la fotografia perchè la vedesse anche lui; mi ero segnato il nome, caso mai non riconoscessi la foto sulla lapide: ma non l'ho più trovata, giù a Ticino, drera canal come avrebbe detto lui, e a momenti non trovavo nemmeno la tomba... Muore tanta gente a Pavia che lei, la città, manco se ne accorge più perchè, se non li bruciano e i parenti si tengono le ceneri dove gli pare, i morti li mettono sotto terra vicini vicini e magari uno sopra l'altro: così ci stanno più lapidi e si fanno sentieri più facili da tenere in ordine. Il marmista aveva appena finito la posa, mi disse che in cinque minuti il mastice avrebbe fatto presa e avrei potuto anche camminarci sopra senza far danni: pensava che fossi un parente... No, grazie... cioè, sono un conoscente... di passaggio... come tutti, del resto. Aspettai che se ne andasse e poi poggiai il vasetto di peonie preso per beneficenza fuori dalla Coop, facendo in modo che tenesse ferma la fotografia che avevo plastificato; sulla lapide definitiva c'era anche la foto in ceramica, con la stessa grimula cioè con la stessa faccia che avevo visto sul manifesto del funerale. Però, quando la guardai l'ultima volta prima di andarmene a casa, mi parve che il vecchio sorridesse: ma doveva esserci in giro qualche polvere sottile cui ero allergico a mia insaputa, perchè avevo gli occhi bagnati.

© 2016 Testo di Claudio Montini  - inedito
© 2016 Immagine di Orazio Nullo "From bridge to bridge" Atelier des Pixel collection