domenica 27 febbraio 2022

LE SCINTILLE: tracce per sogni elettrici - volume 6: UN PUNTO BLU ALLE NOSTRE SPALLE

Claudio Montini
UN PUNTO BLU ALLE NOSTRE SPALLE
LE SCINTILLE: tracce per sogni elettrici
Volume 6 - (2022)

kdp amazon (MOBI) ASIN B09SXDJPJ8 
kob/rakuten (EPUB2) ISBN 1230005443086

Ai confini della realtà, in un ospedale militare estremamente sofisticato quanto nascosto ad occhi indiscreti, un gatto dialoga con un astronauta che non può più volare perchè intossicato dagli isotopi radioattivi e da altre sostanze, sprigionatesi dai rifiuti pericolosi smaltiti sulla faccia nascosta della Luna, che ha trasportato nell'ultima parte della sua carriera. I voli spaziali interplanetari non sono terminati con la fine del programma Apollo della NASA, ma sono proseguiti in sordina e lontani dagli occhi delle masse mondiali: così Jerry, italiano di nascita ma orfano di guerra e figlio adottivo di una coppia statunitense, dopo essere stato pilota militare “prestato” ai servizi segreti, diventa pilota per una azienda spaziale privata che si occupa di smaltire rifiuti pericolosi e nocivi sul satellite naturale del pianeta Terra. Sottovalutando i rischi per poter volare tra le stelle, finisce accanto al suo comandante nello stesso nosocomio con la stessa diagnosi e la medesima fatale prognosi: il maggiore Tom partirà prima di Jerry che affronterà l'ultimo lancio nello spazio ignoto in compagnia del gatto Miccium non prima di aver visto, insieme a quest'ultimo, una puntata speciale di uno spettacolo musicale e televisivo in voga nell'ultimo ventennio del XX secolo. Col felino che canta, balla e parla la lingua degli uomini, Jerry si lascerà senza remore alle spalle il punto blu nell'universo dove ha conquistato il “suo sogno americano”.

©2022 Testo di Claudio Montini
©2022 Immagine di Orazio Nullo

Il colore non è solo luce: è vita, parola, poesia. Anche a Pavia!

C'è vita nell'universo? 

di Claudio Montini

La risposta è affermativa anche quando si tratti soltanto dell'universo culturale di una città affatto grande, come estensione e popolazione, ma con una storia bimillenaria e una solida ultracentenaria tradizione universitaria.
Dunque, anche a Pavia, da troppi considerata periferia dell'impero succube della rutilante Milano, c'è vita e colore e luce e calore.
Tra pochissimi giorni si esaurisce l'opportunità per scrittori e poeti di aderire alla Decima edizione de "Il mio verso libero", domenica 20 marzo 2022 dalle ore 16 alle ore 18, presso l'Urban Center di Palazzo del Broletto, in piazza della Vittoria nella ex capitale del regno longobardo. Premesso che la partecipazione è gratuita, va detto che le iscrizioni si chiudono con la fine del mese di febbraio e i posti sono una decina per poeti e/o scrittori che desiderino leggere o fare leggere dai soci dell'associazione culturale "Arte 17", organizzatrice dell'evento, una delle proprie composizioni: quindi siamo agli sgoccioli col tempo... Per completezza di informazione, va anche sottolineato che l'evento celebra in anticipo la giornata mondiale della poesia (21 marzo), ma è inserito in una mostra che apre i battenti il giorno 11 marzo 2022, è aperta sino al 24 marzo 2022  ed è intitolata I POETI DEL COLORE  dedicata a illustratori, pittori e grafici.
Maggiori informazioni si possono richiedere a arte17.pavia@gmail.com .
Tuttavia, l'associazione culturale Arte 17 offre ai narratori e ai poeti l'opportunità di consegnarle, in conto vendita, copie delle proprie opere per eventuali richieste da parte dei visitatori della mostra che, dall'11 al 24 marzo, sarà aperta quotidianamente: in pratica un servizio di esposizione e marketing senza precedenti per opere letterarie, al costo dei soli diritti di segreteria (tra l'altro, per quindici giorni, estremamente contenuti) e senza nulla dovere all'associazione stessa. 
Ma dove la trovate una piccola "bookmesse", in una location storica, unica (il cuore del centro storico di Pavia) e circondata dalla bellezza dell'arte vissuta con passione?
A Pavia, signore e signori, a Pavia.... C'è vita nell'universo!!

©2022 Testo di Claudio Montini
©2016 Immagine di Orazio Nullo "From bridge to bridge"

sabato 26 febbraio 2022

Utopia o premonizione? Estratto da "L'EREDITA' DI ZOSYMER" - Le scintille volume 3

Il diario del combattente

estratto da "L'eredità di Zosymer" (2021) 
Le scintille: tracce per sogni elettrici - volume 3

 di Claudio Montini

Caro diario,

oggi è il 28 Febbraio 2048 ed è un giorno diverso da tutti gli altri che mi perseguitano con la loro solita routine. 
E' un giorno speciale... 
Ora che ci penso, è da poco più di trent'anni che non è più così, perchè allora in questo giorno è scoppiata la guerra in tutto il mondo. 
Quella che Einstein, Fermi e Oppenheimer si rifiutarono di immaginare, pur sapendo bene a cosa avessero dato vita coi loro studi e i loro esperimenti. 
Mi ricordo ancora tutto, come se fosse successo ieri: avevo solo sedici anni ed ero un normale studente, come tanti altri. 
Era il periodo delle elezioni, c'era ancora la democrazia e chi credeva che con una croce su un pezzo di carta si potesse migliorare le cose; le televisioni parlavano solo di quella stramaledetta politica: di tutti quei politici mangia soldi, di Berlusconi, di Bersani, del succhia sangue Monti e non bastava! 
C'era anche un comico che aveva smesso di fare il suo mestiere, cioè fare ridere, che sbraitava di una rivoluzione immaginaria e viva solo nella forfora della massa di barba e capelli che gli incorniciavano la faccia. Inoltre c'era anche la crisi economica che gravava ormai su ogni angolo del pianeta, accompagnata dalla corruzione, dalla prostituzione, dall'illegalità e dal più semplice, occulto e geniale sistema schiavistico: il signoraggio bancario. 
Il denaro era sovrano e giudice ultimo di vita e di morte; chi custodiva, muoveva e faceva crescere il denaro, a seconda della convenienza del momento, poteva elevare agli altari una nazione o un continente intero e, nello stesso tempo e con lo stesso tratto di penna o click di mouse, strangolarne nel fango della miseria un altro senza la minima pietà verso donne, vecchi e bambini, senza consumare munizioni. Le banche erano le padrone del mondo e i banchieri i nuovi dittatori, in giacca e cravatta e scarpe lucide, affabili come un coccodrillo che fa finta di aver già fatto colazione mentre calcola quanto ci metterà a digerirti, pensando a una tana tranquilla dove farlo. 
Gli altri intanto avevano già i prosciutti davanti agli occhi, il telefonino sempre acceso e appiccicato all'orecchio e il telecomando in mano, erano sempre più ignoranti e sempre più bestie. Nessuno vedeva lo scempio, nessuno lo riconosceva: alle persone interessava solo avere cibo, acqua, casa e, proprio come le bestie, fare sesso solo per volgarità, e quei pochi curiosi che indagavano sul sistema sociale, sparivano misteriosamente. Per distrarre l'attenzione del mondo, sorgevano contrasti e conflitti locali che si sopivano solo con la minaccia di ricorrere agli arsenali nucleari, sempre efficienti e mai smantellati. 
Pochi mesi, forse un anno, dopo quel periodo d'instabilità, finalmente i partiti fecero pace, gli Stati evitarono di farsi la guerra e le religioni trovarono persino il modo di convivere, ma era solo un'illusione, la bella copertina di quello che sarebbe capitato in seguito.... 
Lo stesso giorno di tre anni dopo, gli ex paesi socialisti dichiararono guerra agli USA e agli alleati UE. Fu una guerra tremenda, anche se di appena cinque anni, che privò la terra delle sue risorse, i cittadini della pace e della poca ricchezza per regalargli il terrore. 
Furono molti a morire in nome del proprio ideale e, come me, non ci eravamo resi conto che ancora una volta eravamo dei burattini in un piano già organizzato. 
Passai ben quattro anni della mia giovane vita a marciare, strisciare, sparare e sopportare quel freddo, quel freddo che ti perseguita mentre aspetti di uccidere o di essere ucciso. Quella esperienza mi segnò molto.... 
Vedere i corpi, gli arti dei compagni colpiti che saltavano in una rossa nube; interi battaglioni cadere come mosche irrorate di insetticida e la paura di ogni giorno che superava il dolore del mio naso rosso sulla faccia bianca dal gelo. 
Quella era la missione, ultima e unica, non detta e indicibile: sopravvivere per essere pronti alla battaglia successiva; dopo molto sangue, la guerra finì solo in apparenza: i due schieramenti si concessero una tregua, l'uno all'insaputa dell'altro. Pochi si illusero che, come settant'anni prima, i politici superstiti avviassero serrate trattative per spartirsi il mondo: ogni Paese era ormai senza forze e per assicurarsi un minimo di vittoria, gli USA e la nuova URSS, la cui rifondazione aveva rianimato il bellicoso orgoglio slavo e orientale, lanciarono reciproci attacchi nucleari in tutto il mondo e, quello che accadde in seguito, fu nulla a confronto di quanto avevo già vissuto. 
Era il 15 Luglio 2022. 
Quella mattina stavamo occupando il centro di Mosca e allestivamo basi di controllo e posti di medicazione da campo; eravamo prossimi alla conquista della centrale informativa e strategica degli orientali: il cervello delle truppe avversarie e la stanza dei bottoni atomici. Ci avevano detto che la sua conquista avrebbe evitato che qualche dito troppo nervoso pigiasse il bottone sbagliato, da entrambe le parti: l'allarme di attacco nucleare in corso lacerò l'aria, raggelando il sangue nelle vene a tutti perchè, ancora una volta, i politici ci avevano preso in giro. 
In quel momento i rumori di spari, granate, esplosioni e morte cessarono coagulandosi in un silenzio assordante e ogni uomo, soldato o civile che fosse, fu preda dell'istinto di conservazione e mostrò la sua natura bestiale. 
Cessarono i combattimenti, si gettarono armi e munizioni ingombranti, mentre ogni uomo ancora valido cercava di salvarsi cercando rifugio nella metropolitana moscovita. 
Nessuno guardava all'altro e nemmeno si curava del suo prossimo, amico o nemico che fosse; solo poche centinaia di unità umane riuscirono a ripararsi, prima che il giudizio universale si imponesse sul teatro delle operazioni. 
Ebbi fortuna, molta fortuna; fui proprio uno degli ultimi a varcare la soglia mentre l'adrenalina si sostituiva alla ragione: forse per questo sono ancora vivo. 
Dopo che si chiuse l'imponente porta, l'esplosione fece il resto e, per mezzo secondo soltanto, si sentirono le urla bruciate dal dolore: poi fu solo silenzio. 
Noi pochi superstiti, intrappolati nel sottosuolo ma al riparo dalle radiazioni, ci guardammo negli occhi impauriti e potevamo solo aiutarci a vicenda perchè eravamo nella stessa trincea, con una sola ultima e sempre uguale missione possibile: sopravvivere. 
A distanza di oltre venticinque anni, una generazione si sarebbe detto cent'anni fa, questa metropolitana è diventata la nostra casa, una casa infestata da attraenti e mortali anomalie, da mutanti incredibili e feroci, figli infelici dei radionuclidi infiltrati dall'acqua e dalle nevi che hanno sferzato la terra contaminata sopra le nostre teste. 
Ma non tutti gli isotopi radioattivi, evidentemente, vengono per nuocere: oltre ai mostri, essi hanno dato vita agli Stalker. 
Con questo termine si definiscono coloro che viaggiano nella metro e si avventurano là fuori, sulla superficie, sfidando alti livelli di contaminazione e i mostri perchè nel loro organismo si è alzato il livello di tolleranza alle radiazioni e si sono sviluppate capacità extrasensoriali, tattiche e fisiche superiori ai migliori uomini che ebbi sotto il mio comando. Sono guerrieri solitari e nomadi che vanno a caccia di tesori, ovvero tutto quello che si può recuperare dal mondo devastato per agevolare la sopravvivenza nella metropolitana; poi barattano ciò che trovano con l'ospitalità per qualche notte, cibo e una donna che non vada troppo per il sottile, ma non si legano a nessuno: la mala pianta dell'egoismo ha, di nuovo, attecchito formando fazioni che ancora una volta muoiono scannandosi fra di loro per opposte ideologie. 
Dopo tutte queste esperienze sono molto cambiato, ma sono fiero dei miei cinquantuno anni: sono durato più a lungo di tanti altri, anche se non ho più nulla da perdere. 
Oggi appartengo alla fazione dei banditi, bastardi che rubano al primo che incrocia la loro strada, solo per sopravvivere fino al giorno successivo, senza costruire nulla per il futuro... 
Sono diventato un bastardo senza gloria, una bestia proprio come tutti gli altri. 
La mia sola fortuna, oltre a quella di essere sopravvissuto alla bomba, è stata quella di avere incontrato quello strano Stalker che sembrava fosse in grado di leggermi dentro la testa e che mi ha levato da guai molto grossi, quanto un Tetraklyon assetato del mio sangue e della mia materia cerebrale, quando ero a terra e senza munizioni aspettando il colpo finale. 
Mi ha rimesso in sesto, rattoppato e istruito su come cavarmela da solo quando se ne sarebbe andato, perchè doveva fare ancora molta strada per raggiungere un posto dall'altra parte del mondo. 
Anche se non voleva compagnia, l'ho seguito per aver l'occasione di sdebitarmi ma il destino o non so cos'altro, forse un effetto secondario della bomba che ha generato l'inferno in cui mi muovo, ha provocato un terremoto che ha fatto crollare un palazzo con una enorme parabola sul tetto. 
Rimase schiacciato da quella che sembrava essere la sua ultima speranza di lanciare un messaggio a chissà chi nel cielo, a volte grigio a volte violaceo, che stava immobile sopra le nostre teste. 
Non so come, nè dove, abbia trovato la forza per cavare fuori questo aggeggio e regalarmelo, raccomandandomi di farne buon uso e scrivere tutti i giorni come mi aveva insegnato, con grande pazienza; gliene sono grato perchè ho capito che è l'unico momento della giornata in cui smetto di pensare solo a sopravvivere e ritrovo un barlume di civiltà, quella che non riuscivo ad apprezzare fino in fondo quando ero soltanto uno studente imbevuto di idee altrui e illuso di poter cambiare il mondo con un fucile in una mano e un computer palmare nell'altra. 
Non guardo più davanti a me e neppure dietro; ogni giorno ha la sua pena e la sua preda da catturare per sopravvivere, perchè questa è la sola missione che mi sia rimasta da portare a termine sebbene non sia più certo che alla fine della marcia, della battaglia, della guerra ci possa essere ancora qualcosa in piedi da conquistare.

©2021 Testo di Claudio Montini da un soggetto di Gabriele Balzano 

©2021 Immagine di Orazio Nullo

sabato 19 febbraio 2022

Fate l'amore, non fate la guerra: nemmeno in Ukraina!

Non fate l'onda
(la Storia si ripete)


Si trasmette da lontano
sa di polvere e di fumo
come il tempo scorso invano
aspettando un eroe o una mano
che vinca o inventi un piano
o che sollevi il mento dal guano.

Ne abbiamo visti così tanti
vestiti a festa e ignoranti,
carichi di promesse roboanti,
incendiare animi impazienti
addebitando colpe inesistenti
a chi è senza pane e senza denti.

Ma anche quelli onesti e bravi
sono stanchi d'esser schiavi
dei tempi cari solo propri avi,
del purgatorio scampato se pagavi,
se del filo spinato non ti curavi,
se d'obbedire solo ti preoccupavi.

Non tuffatevi a bomba
che poi fate l'onda
siamo dentro fino al collo
nel letame e sale il livello.
Non è mica sempre festa:
qui ci giochiamo la testa.

Tutti vogliono la mucca e il vitello,
non si spezza un sogno sul più bello,
ma a fine mese è vuoto il borsello.
Giriamo il mondo a volo d'uccello
contorcendo i pollici sullo sgabello:
Sul palcoscenico c'è il nuovo modello.

Punta il dito all'orizzonte
dove non si vede niente,
né oceano, né continente.
Promette nuove stelle da oriente,
mentre si avvelena l'occidente
quando gira la testa indifferente.

Ecco per voi il sovrano della paura:
l'amore esiste ma non dura;
la cultura è noiosa e non fattura;
che l'errore sia altrui, è cosa sicura;
confidiamo anche nella magistratura,
per liberarci dell'opposta sozzura.

Non tuffatevi a bomba,
che poi fate l'onda;
siamo dentro fino al collo
nel letame e sale il livello.
Non è mica sempre festa:
qui ci giochiamo la testa.

©2021 Testo di Claudio Montini
©2017 Imagine di Orazio Nullo "Boomerang" - Atelier Des Pixels collection

sabato 12 febbraio 2022

Quinta puntata - Un lavoretto pulito pulito

Il tempo e i topi 
racconto a puntate  

di Claudio Montini

Quinta puntata

Il giovane lo servì di barba e capelli, senza nemmeno dargli il tempo di realizzare: col braccio teso e un sorriso di cemento ghiacciato e le lenti brunite dalla luce crescente del giorno, dette il via alla corsa dei due soci a stelle e strisce, il signor Smith e il signor Wesson, o meglio, di due confetti al piombo dalla bomboniera da loro ideata e perfezionata.
I colpi andarono a segno così come aveva immaginato: alle spalle del vecchio fiorirono due nuvole di materiale organico, dalla testa e dal centro della schiena, in asse con i fori che si aprirono sulla fronte e sullo sterno; la carcassa, ormai del tutto inanimata, barcollò per un residuo di forza cinetica dovuto all'impatto dei proiettili e agli ultimi brividi trasmessi dai nervi, quindi si inarcò all'indietro precipitando lungo il declivio con non poca polvere e sassi e terriccio che contribuirono a celare il cadavere alla vista poco attenta. 
Meglio così: non ci sarà bisogno di aspettare la ruspa.
Due autoarticolati compattatori con rifiuti misti, meglio se solidi urbani... 
Sì, con una buona percentuale di materiale umido e organico... 
Sarebbero perfetti per un lavoretto pulito pulito...
Uccelli e topi ne vanno pazzi: il resto lo avrebbe fatto il tempo.
Quello che non avevano avuto né suo fratello né, tanto meno, i suoi genitori: ora giustizia era stata fatta, ora poteva lasciare che la leucemia riunisse la famiglia.
Non aveva altro da perdere, non aveva più altro scopo o interesse.


©2021 Testo di Claudio Montini (inedito)
©2022 Immagine di Orazio Nullo "Against all odds" - Atelier Des Pixels

Quarta puntata - Di padre in figlio

Il tempo e i topi 
racconto a puntate  

di Claudio Montini

Quarta puntata

«Guarda, ragazzo... Perdonami, mi ci devo abituare... Figliolo! Sì, figliolo: tutto questo, un giorno, sarà tuo. Lo ha detto anche il notaio, no? Ci ha messo il bollo di Stato: ora sei mio figlio a tutti gli effetti...»
Il vecchio gonfiò il petto d'aria e d'orgoglio: al giovane parve somigliare sempre più a un rospo anziano scampato troppe volte a pneumatici e predatori, un batrace ripugnante alla vista da calciare senza complimenti giù per la rupe, un foruncolo abnorme da schiacciare per liberare la faccia della terra dal suo infetto marciume, un grumo sporcizia in grado di contaminare e spegnere la vita circostante.
Egli pareva immerso nel suo elemento vitale, ritto con le braccia spalancate ad abbracciare l'orizzonte sul cui filo, sul crinale opposto sempre più simile a un falso piano, si agitavano i caterpillar che spalmavano la massa globulare e informe, al medesimo tempo, di cui autoarticolati e compattatori della nettezza urbana senza sosta liberavano i propri cassoni.
Era tornato a dare di nuovo le spalle al giovane cui non era sfuggito il momento di sospensione, la pausa retorica, il senso di attesa per una spiazzante battuta che chiudesse in modo definitivo il discorso.
Il giovane attese paziente e pronto che terminasse l'estasi del vecchio e che si voltasse a sferzarlo con la prosopopea di chi si crede dispensatore di vita, morte e giustizia.
Questi portò le braccia a descrivere archi, poggiando le mani sulle proprie anche e scosse la testa come se annuisse.
«Sì, sei... Mio figlio! Sì, tutto questo, dunque, un giorno sarà tuo: ma dovrai passare sul mio cadavere!»
Si voltò facendo perno sul piede destro tutto intero, il busto appena inclinato in avanti a sottolineare il sogghigno beffardo con cui aveva pronunciato la sentenza.
«Allora sarà il caso di dare una mano al destino.»

...continua...

©2021 Testo di Claudio Montini (inedito)
©2022 Immagine di Orazio Nullo "Against all odds" - Atelier Des Pixels

 

Terza puntata - Un tocco di teatro

Il tempo e i topi 
racconto a puntate  

di Claudio Montini

Terza puntata

Il giovane indossò i guanti, serrò il silenziatore e attese accanto alla vettura che la voce del morituro lo chiamasse, le braccia dietro la schiena e la mano sinistra serrata sul polso destro la cui mano era tutt'uno con l'arma. 
Perchè dovrei rinunciare al piacere di vedere spegnersi la luce nei suoi occhi mentre il signor Smith si fa strada nei suoi pensieri, portandosi appresso un pezzo di calotta cranica, con il signor Wesson che si premura di attraversargli il cuore, per sicurezza, ammesso che ce l'abbia dietro al portafoglio?
«Vieni, vieni... Avvicinati pure.»
Si era voltato di tre quarti dopo che aveva richiuso i pantaloni; lo aveva visto fare solo il primo passo e, di nuovo, gli aveva voltato le spalle.
Il giovane dosò bene i passi, come se dovesse prendere una misura approssimativa: si mise a un braccio di distanza e un passo indietro, o poco meno, dal vecchio che era piantato sul ciglio dell'invaso come un generale che, da una altura strategica e riparata, osservasse una battaglia o le proprie truppe in manovra.
Se aveva qualcosa da dirgli, doveva dare per forza le spalle al baratro onde poterlo fare guardandolo negli occhi: sapeva bene che lo avrebbe fatto, desiderava sempre più ardentemente che lo facesse, sarebbe stata la ciliegina sulla torta e lui ne aveva ben due da piazzare ai piani alti.
Un tocco di teatro rende meno banale qualsiasi cosa, anche la morte di una carogna ingorda.

...continua...

©2021 Testo di Claudio Montini (inedito)
©2022 Immagine di Orazio Nullo "Against all odds" - Atelier Des Pixels

Seconda puntata - Non badò alle spalle

Il tempo e i topi 
racconto a puntate  

di Claudio Montini

Seconda puntata

Osservò ancora più divertito e orgogliosamente soddisfatto la corsa del liquido che ruzzolava sul piano inclinato e scosceso e si dissolveva assorbito dalla polvere bruna
Aveva marcato il suo territorio, alla faccia della presunzione dello Stato di cui era cliente e fornitore nello stesso tempo ma non in egual misura: lì comandava lui e poteva tanto stringere quanto sciogliere le corde della cavezza perchè, sia la grande metropoli che la regione intera, non sarebbero sopravvissute a un'eventuale blocco dei conferimenti.
Sarebbero sorti nuovi monumenti surreali e maleodoranti ad ogni crocicchio di strade, sarebbero sciamati da terra e cielo animali voraci e feroci in cerca di cibo a buon mercato, sarebbe stata la fine della civiltà urbana che aveva inventato acquedotti e terme e cloache sotterranee: su questa paura aveva basato il letto del fiume di denaro che alimentava la sua fortuna ed era la seconda parte del messaggio che voleva trasmettere al giovane e a chiunque li stesse osservando in quegli istanti.
Se ne avesse avuta l'intenzione, avrebbe potuto colpirmi giusto adesso: io avrei fatto così, sarebbe stato più semplice e rapido. Ma ognuno ha il suo stile e, comunque, non si è mai esposto in campo aperto: nonostante i nostri sforzi, miei in particolare, siamo entrambi dei sorvegliati speciali a piede libero. Lo farà, ma non oggi e non sarà lui a farlo: per questo l'ho portato qui, dove è impossibile piazzare un tiratore scelto.
Sorrise di nuovo, il vecchio felino predatore della savana, circa la propria sagacia e non badò a ciò che accadeva alle sua spalle.

...continua...

©2021 Testo di Claudio Montini (inedito)
©2022 Immagine di Orazio Nullo "Against all odds" - Atelier Des Pixels

Prima puntata: Sul ciglio della balza di terra

Il tempo e i topi
racconto a puntate
di Claudio Montini
Prima puntata

Il vecchio guidava da cane, ma il giovane non tradì alcuna smorfia di fastidio e dolore assecondando le oscillazioni del veicolo.
La Smith&Wesson col silenziatore premeva le costole e lo schienale del sedile ma l'aveva riposta con saggezza in una posizione che, oltre a non dare troppo nell'occhio, arrecava un fastidio sopportabile.
Non a lungo, certo: tuttavia era una spesa tranquillamente pagabile, anzi, un impegno lietamente onorabile date le remunerative conseguenze dell'azione che il giovane si accingeva a mettere in atto.
La vettura si arrestò a lato di un crocevia, in cima al crinale nudo di polvere e di sassi: sul volto del vecchio si accese un sorriso da ingordo in visita all'ammasso delle sue fortune.
La discarica non aveva mai smesso di funzionare, si era rifatta il trucco più volte e aveva seguitato ad accogliere pattume e segreti della città, ingrassando le sue tasche di crediti e contanti e favori da riscuotere.
Fedele a lui solo e disponibile a chiunque pagasse senza batter ciglio, perchè comunque indispensabile nonostante i treni per la Germania e i termo-valorizzatori che superavano lo stadio delle promesse elettorali, i paletti delle valutazioni ambientali e i giudici dei tribunali amministrativi regionali.
Bruciali pure i rifiuti, fanne luce e calore per quella stessa gente che li produce, ma le ceneri e i filtri delle ciminiere da qualche parte li dovrai pure buttare...
Perchè non farne la coperta o l'involucro o il tappeto di materia inerte sotto il quale nascondere il pattume che avanza dal passato, magari, miscelandolo con le macerie che il terremoto ha generosamente prodotto?
Ora, facendo mente locale a questo pensiero buttato per caso in pasto agli altri squali seduti intorno a un tavolo lontano da occhi e orecchi indiscreti, durante uno di quei tanti convivi in cui si decide per la vita o per la morte della gente comune spartendosi la torta dei soldi e del potere, al vecchio venne perfino da ridere mentre si liberava la vescica sul ciglio della balza di terra e sassi tufacei e arbusti coraggiosi.

...continua...

©2021 Testo di Claudio Montini (inedito)
©2022 Immagine di Orazio Nullo "Against all odds" - Atelier Des Pixels



giovedì 3 febbraio 2022

Nel sotto scala della mia follia...

 Video a chi scrive per leggere di tutto e di più!


di Claudio Montini

Da tempo, per sbarcare il lunario, penso che mi piacerebbe inventare programmi televisivi: anzi, mi piacerebbe crearli, scriverli e anche condurli. Ma a dirla tutta, non saprei nemmeno da che parte cominciare! Allora, oggi, nel sottoscala della mia follia, in preda a un lucido delirio depressivo, quello stato in cui scegli consapevolmente di buttarti in una impresa della quale non riesci neppure a immaginare un esito, ma che senti tua e inderogabile, complice della carta per appunti riciclata (è il dorso intonso di una fotocopia di un documento inutilizzabile) e una ottima biro dall'inchiostro nero come la notte che trovo in certi angoli dell'anima e Maria Angela cullata dalle braccia di Morfeo, quindi intenta a un profondo sonnellino pomeridiano (il che significa pace e tranquillità apparente in tutta la casa), ho buttato giù questi appunti che manderò all'editore di una televisione locale (la sola che ci sia in provincia di Pavia) sperando che non mi rubino l'idea, che non la cestinino come spam e che mi diano una chance come autore e (soluzione auspicabile) come conduttore dello show letterario. Perché i libri si scrivono, si leggono, si amano e si odiano ma non si vendono da soli: non parlano, bisogna parlarne, fare sapere al mondo che esistono e che possono fare qualcosa di buono per gli altri. Charles Dickens, che scriveva per mestiere e chiedeva spesso anticipi al suo editore senza avere nemmeno uno straccio di idea (amava la vita agiata e un poco al di sopra dei propri mezzi, come Gabriele D'Annunzio qualche anno dopo di lui), lasciò scritto che le sue storie avrebbero fatto il loro dovere e lui sarebbe stato felice come l'uomo più ricco del mondo se esse avessero alleviato le pene di uno solo dei suoi lettori. Non ho ancora ben chiaro quale sarà il palinsesto dello spettacolo letterario e divulgativo che sta coagulando nella mia fantasia: sarà la solita bolla di sapone che domattina esploderà al risveglio, resterà lettera morta, o resusciterà un format che andava in onda nel primo pomeriggio (prima della sosta tecnica delle trasmissioni fino alla ripresa con la Tv Dei Ragazzi) sul Canale Nazionale Rai fino alla prima metà degli anni Settanta del XX secolo (la televisione dei professori, dei democristiani e quella di Ettore Bernabei in bianco e nero ancora più moderna e intelligente di quella attuale, che la scimmiotta senza successo). Accontentatevi di leggere quel che segue con relativo beneficio d'inventario: se la va, ha le ruote! 

La bottega del parolaio (titolo provvisorio)

In collaborazione con i librai del territorio suggeriremo libri da leggere con una breve sinossi, affiancata dalla foto della copertina e alcune note sull'autore: tre romanzi per grandi e piccini, due saggi e una raccolta di poesie scelti nei cataloghi di grandi e piccoli editori, nazionali e internazionali, ma anche tra gli esordienti e gli autopubblicati, privilegiando gli autori e gli editori della provincia di Pavia. Ci sarà uno spazio dedicato ai classici e agli indimenticabili della letteratura italiana, dietro suggerimento anche di insegnanti e bibliotecari ed intellettuali; uno spazio, invece, sarà dedicato all'autopromozione ovvero gli autori o gli editori che vogliano presentare titoli a loro cari, acquisteranno uno spazio di max 3 minuti per presentare il proprio lavoro (l'acquisto dovrebbe garantire loro la creazione di un video promozionale da riutilizzare anche nelle puntate successive); un altro ancora parlerà dell'industria culturale in senso lato: ovvero si occuperà degli aspetti pratici, quali tipografia, grafica, editoria e distribuzione ivi compresi i ruoli delle biblioteche e le rassegne letterarie, non trascurando il calendario degli eventi prossimi venturi.
Durata per puntata prevista tra i trenta e quaranta minuti

© 2019 Testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine di Orazio Nullo "Television cat show"