Chiamata interurbana
Pronto, Orazio?
Sono nato pronto, Claudio!
Ah, sei il solito simpaticone: c'è tempo tempo tinto sul canale di Sicilia?
No, no, ma quando mai: serena notte di luna.
Le lampare se sono uscite a mare colle lampade astutate, pensa un po', tanta è la luce.
Dicono che li pesci se ne vengono a galla per conto loro e li raccattano a secchiate.
Invece a mia, per colpa del plenilunio, crescono peli per ogni dove e mi si ingrossano i canini.
Magari s'ingrossasse pure qualcos'altro, come ai vecchi tempi, quando non avevo nemmeno un capello bianco e...
Niente! Niente da fare: niente di niente!!
Isso se ne è andato in pensione prima di me e senza darsi la pena di venire a salutare!
Esse, esse, pi, pi: serve solo per...
Ho capito, ho capito benissimo a che ti serve: cosa vuoi mai? Non tutti i mali vengono per suocere... D'altronde, gli anni passano e non si viene più giovani...
Siccome te ne hai qualcuno più di me sulle spalle, avevo giusto bisogno di un consiglio spassionato, da uomo di mondo quale sei e sei stato, circa una cosa che mi accade.
Sono tutt'orecchi: vuota il sacco e non ti mangiare le parole.
Ti ho mai detto di Gennaro? Te l'ho mai nominato?
Fai mente locale e vedrai che ti ricordi di quel tale, del paese mio ma oriundo di un'Italia meno bassa della tua, sposato con quella pertica dei fagioli vestita a festa col rossetto che si dava arie da regina di Svezia...
Bionda, certo, era bionda e uno finiva addirittura per crederci che fosse svedese finché non apriva bocca e ci dava fiato.
Me li avevi pure presentati, qualche anno fa, quando mi ero messo in testa di vedere il tuo mare a quadretti: lui si sarebbe fatto zerbino, mentre lei aveva un'aria da vergine delle rocce al bagno penale.
Nemmeno le zanzare, di cui non mi avevi detto nulla, se la filavano volentieri: preferivano me, mannaggia alla miseria.
Anche se son passati un bel po' di anni e ne ho un'immagine un tantinello sbiadita, ricordo che ti dissi che quei due lì non sarebbero durati un gran che a lungo accoppiati.
Indovinasti, amico mio, indovinasti come sempre...
Avresti mica un terno da giocare al Lotto?
Se anche fosse, credi davvero che lo lascerei a te?
Manco per niente: robba mia, vientene con me!
Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga, suppongo...
Sì, la supposta è giusta.
Ma davvero quei due non stanno più insieme?
Dopo qualche anno che li incontrasti, si sono separati per il tempo di legge fino alla sentenza di divorzio, facendo ciascuno la propria vita, in paesi differenti, vedendosi solo una volta dal giudice e poi ognuno per la sua strada.
C'erano di mezzo creature?
No, fortunatamente non ne avevano messi in cantiere, no...
Lei è stata abile a far saltare il banco quando lui ha ultimato la casa, forse dietro consiglio del proprio avvocato.
Ci puoi scommettere!
L'unico a rimetterci è stato lui, insomma, perché lui di fatto ha messo le sue cose in una borsa e se ne è andato...
Tutto sommato ha fatto bene: è rinato, è rifiorito, è persino diventato più umano, più simpatico, addirittura felice.
Ma va là, esagerato! Vorresti farmi credere che il matrimonio sia la tomba dell'amore mentre il divorzio è la resurrezione dai peccati della camera da letto?
Non sarà mica che sei invidioso e ci vorresti provare pure tu?
No, no, per carità di Dio!
Per sposarsi, ci vogliono borse e borse di soldi ma per dividersi ce ne vogliono ancora di più, come diceva un vecchio saggio che pagava il mio stipendio da ragazzo.
Adesso, sono pelato come la mano e con le tasche vuote ma, ringraziando Iddio, non ho debiti in giro.
Inoltre, ormai sono più da rottamare che da accasare...
Hai appeso le velleità al chiodo?
Per le mie velleità, basta una puntina da disegno: un chiodo è già persino troppo.
Credimi: è meglio così, poiché i miei treni sono passati tutti e li ho perduti risparmiando, almeno, brutte figure.
No, caro amico, non sono d'accordo: parli da uomo ferito.
Non esistono leggi in amore...
Basta essere quello che sei.
Lascia aperta la porta del cuore...
Vedrai che qualcuna è già in cerca di te...
Senza l'amore un uomo che cos'è?
Su questo sarai d'accordo con me...
Altro che, se lo sono! Anche stavolta la storia si è ripetuta, precisa precisa, una stampa e una figura.
Senti, senti... Niente di meno!
Infatti Gennaro ha conosciuto una tizia, una donna non più ragazza, più o meno come noi, pure lei divorziata...
Ma non mi chiedere il come, il dove e il quando perché la portinaia che è in me ancora non ci è arrivata a saperlo...
Si vede che non sono fatti vostri...
“Vostri” di chi, Orazio, scusa?
Tuoi e della portinaia: di chi sennò, bedda matri?
Amoninni, cumpà che il telefonino “pesa”!
Ah, questi anziani che manco più le bocce vogliono reggere e pure le carte da briscola li fanno sudare e sbuffare.
Ebbene, se proprio lo vuoi sapere, Gennaro l'è ricascato nella ribollita, mani e piedi legati con una foglia di rosmarino: a maggio, si sposa con codesta nuova fiamma...
Ma, dico io: si po l'esse più grulli di così?
Un ti sei già scottato e scorticato a sufficienza la volta scorsa?
Ecco svelato l'arcano, qui sta il busillis: bravo, bravo!
Hai fatto bene a chiamare zio Orazio, perché lui ha proprio la soluzione che fa al caso tuo.
Davvero? Ma che scherzi? Dimmi, dimmi...
Trova un buon esorcista, anzi no, uno bravo ma bravo sul serio: poi mandaceli tutti e due perché sbagliare è umano ma perseverare è diabolico!
© 2017 – 2024 Testo di Claudio Montini
© 2024 Immagine di Orazio Nullo "Green trick" per Atelier Des Pixels gallery
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