giovedì 13 agosto 2020

Notturno - Episodio 12: facciamo finta che tutto vada bene

Tempo di ferie

di Claudio Montini

Adesso è tardi per tutto: per le scuse, per i rimproveri, per i suggerimenti e per le dimostrazioni di affetto o di stima. 
Se non si è capito che nulla poteva essere più come prima, che c'erano soltanto due strade, due possibilità e nessuna opzione da scegliere, ora è troppo tardi per lamentarsi e piangere sul denaro versato in progetti che non si realizzeranno mai.
Il mondo occidentale e quello orientale, che copia il primo convinto di avere i numeri dalla sua parte per il successo, hanno fallito miseramente ma non vogliono ancora ammetterlo.
Nessuno si salverà, nè da solo né in compagnia dei sodali con cui si spartisce le torte dei disperati.
Siamo appesi a un filo di acido ribonucleico capace di prendersi gioco di tutti i microscopi, di tutti i reagenti, di tutte le sostanze sintetizzabili.
Possiamo soltanto prolungare la nostra agonia e renderla meno dolorosa.
Vorremmo almeno sapere quali sono i sintomi, una volta per tutte, non soltanto la contabilità dei morti o degli infetti.
Silenzio; nessuna risposta; nemmeno una riga: soltanto sproloqui di presunti sapienti.
Ci hanno chiesto di non perdere la calma, quando la situazione era ormai disperata.
Ci hanno chiesto di chiuderci in casa, quando la situazione era fuori controllo per avere punti certi dove prelevare i cadaveri.
Ci hanno chiesto di aspettare un medico, quando nemmeno lui avrebbe saputo che fare per difendersi da noi e per indagare se fossimo infetti.
Sto ancora aspettando che qualcuno bussi alla mia porta per chiedermi quale sia lo stato della mia salute, mi faccia un test qualsiasi per dichiararmi sano o malato e mi dica cosa prendere.
Lo Stato, la Salute Pubblica e le sue declinazioni, sono latitanti nonostante i contributi versati.
Lo Stato che vuole il mio voto per continuare a prosperare alle mie spalle, è latitante.
Forse neppure sa che esisto, nè si domanda come faccia a campare e pagare mutui e forniture.
Facciamo finta che vada tutto bene.

©2020 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine di Orazio Nullo "Bonfire burns through the night" Atelier Des Pixels collection

Gli episodi precedenti sono disponibili da Gennaio 2020 : scorrete il menù a tendina apposito e buona lettura!

lunedì 10 agosto 2020

Ferragosto 2020

Mi raccomando, cerca un bel posto
per trascorrere il Ferragosto.
Non voglio andare lontano,
basta che sia a portata di mano.
Lasciami sognare.
Lasciami volare.
Lasciami riposare.
Sarà soltanto un giorno,
sarà solo un andata e ritorno,
ma dimenticare ogni tormento
cambiando aria, asfalto e cemento
scioglierà il sasso buio e gelato
che il fato, in petto, ha trapiantato.
Lasciami sognare
prima che sia la notte eterna a calare.
Lasciami volare
prima che le ali si vadano a staccare.
Lasciami riposare
prima che le forze mi possano lasciare.
Mi raccomando, cerca un bel posto
per goderci in pace il Ferragosto.

©2020 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Claudio Montini

domenica 2 agosto 2020

La fine dell'innocenza: Bologna, 2 Agosto 1980

Il conto del sangue sprecato
di Claudio Montini

Piove ad agosto e sembra che l'anticiclone africano voglia prendersi una pausa, lasciando entrare un fronte temporalesco nato sull'Atlantico. Piove sul "2 Agosto, alle 10 e 25 alla stazione di Bologna" e sulla memoria, smarginata e sbiadita, di quelle vite che mani senza volto si sono prese per mettere in difficoltà, piegare, impaurire, condizionare uno Stato libero, democratico e costituzionalmente parlamentare con l'intento di farne un Cile o un' Argentina o un Libano nel cuore del Mediterraneo e alla base dell'Europa. Era il 1980 e avevo quattordici anni: non immaginavo che quarant'anni dopo sarei ancora stato qui, in questo strano Paese allungato nel mare nostrum dei Latini, a domandarmi chi abbia veramente lasciato o installato (alla teoria della valigia dimenticata nella sala d'aspetto di seconda classe non ci credo affatto, nemmeno per sbaglio) l'esplosivo necessario a produrre una devastazione del genere che si vede nei filmati girati all'epoca dei fatti. Troppo preciso lo scoppio, il danno inferto alla stazione e non ai treni: il piazzale ingombro, sì, di macerie ma proiettate in modo da consentire un minimo intervento dei mezzi di soccorso (si adoperò persino un autobus cittadino per il trasporto dei feriti e dei moribondi, se non ricordo male). Troppo scientificamente calcolato il momento e il luogo, al netto dei depistaggi dei servizi di sicurezza, così come troppo sfacciata la o le presunte rivendicazioni con relative incriminazioni. La verginità, o se preferite, l'età dell'innocenza l'avevamo perduta con il caso Moro perchè le "ammazzatine" di mafia erano echi lontani di boati che si fermavano sullo stretto di Messina: la Campania e la Puglia erano ancora "insulae felices" di mare e pizza e mozzarella e grano duro come ce le raccontavano i sussidiari di scuola elementare o testi geografia delle medie. Quel giorno, molti della mia generazione capirono che non c'erano solo guardie e ladri, buoni contro cattivi, l'ordine e la legge, il bianco e il nero o il buio e la luce: si trovarono, grandi e piccini, messi di fronte all'esistenza della penombra, del buio e del silenzio, del grigio in tutte le sue sfumature, del "si fa ma non si dice", del "si sa ma non deve saperlo nessun'altro", dell'ufficiale e dell'ufficioso. Quel giorno, quel due agosto millenovecentoottanta alle dieci e venticinque, così come oggi quarant'anni e numerosi processi dopo, scoprimmo che c'erano tante Italie che vivevano nelle stesse strade e negli stessi palazzi e nelle stesse case nostre ma che non avevano i nostri stessi interessi, i nostri stessi sogni, la nostra stessa voglia di vivere; c'erano tante Italie che non avrebbero esitato a scannarsi e a scannare innocenti sull'altare dei propri disegni criminali, criminogeni e folli.
A pagare il conto del sangue sprecato, sarebbe toccato comunque alla gente comune.

©2020 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di Orazio Nullo "Chief of last railway station" - Atelier Des Pixels collection