sabato 29 ottobre 2022

Accade a Mezzana Bigli (PV): presentazione del romanzo con parole e musica...


Davide Zardo
VIGEVANO ROSSO DUCALE
i delitti di Beatrice d'Este
2021 Le mille e una pagina  


I GIORNI E LE OMBRE DEL COMMISSARIO SPADA

di Claudio Montini

Sabato 29 Ottobre, a Mezzana Bigli alle 16,30, presso quelle che un tempo erano le Scuole elementari di Stato, ora trasformato in Centro Polifunzionale (ovvero anche Biblioteca comunale), andrà in scena l'incontro con l'autore a cura di Pier Emilio Castoldi e il supporto musicale e teatrale del duo "Le Stelle Erranti".
Edgar Allan Poe e sir Arthur Conan Doyle si sono finalmente stretti la mano grazie ai buoni uffici di Agatha Christie, Renato Olivieri, Giorgio Scerbanenco e gli applausi di Vincenzo Maimone, Enrico Pandiani, Romano de Marco e un distratto (dagli esiti della incarnazione televisiva di Schiavone) Antonio Manzini; tutto questo movimento di astri del firmamento letterario di ispirazione poliziesca ha generato un flusso di ottime e potenti vibrazioni che si sono infuse e trasmesse nell'estro e nell'arte di Davide G. Zardo, agevolando la venuta alla luce di ROSSO DUCALE – i misteri di Vigevano (Ed. Le Mille E Una Pagina, 2021) che, dopo Nebbie e altri miracoli (Ed. Giallomania, 2014), antologia di racconti, rappresenta il suo esordio come romanziere a lungo metraggio senza smettere il ruolo di cronista del territorio (è, infatti, giornalista pubblicista dal 2006 e collabora con alcune testate pavesi e lomelline in particolare). Decenni dopo Mastronardi, Vigevano torna ad essere protagonista letteraria dopo esserlo stata delle cronache nazionali per fatti e polemiche poco edificanti, le quali ultime trovano eco anche nelle pagine di Zardo che se ne serve abilmente per dare più sapore di intrigo e di mistero a un giallo di stampo britannico nel senso più ampio e classico del termine, ma anche per dichiarare un'amore disperato e sconfinato per la ex capitale della calzatura (così come Pavia lo è stata per le macchine per cucire) oltre che stigmatizzare i comportamenti della classe dirigente e della società che gli gira intorno, nessuno escluso, con una prudenza degna del miglior ermetismo (CONVERSAZIONE IN SICILIA di Elio Vittorini al proposito, docet) ma pungendo con una ironia tagliente e serrata degna dei migliori passi de L'IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNEST di Oscar Wilde. A carnevale ogni scherzo vale, ma il commissario Spada prenderebbe volentieri a prestito la scala di rotture di coglioni del collega aostano, obtorto collo, Rocco Schiavone, per collocare la morte di un ex assessore alla cultura al massimo livello: un po' perchè spera vanamente che la moglie ritorni sui suoi passi e riprenda la via al suo fianco, un po' perchè l'omicidio maldestramente camuffato da suicidio si intreccia con un furto di una calzatura carica di sette secoli di storia, essendo appartenuta a Beatrice d'Este sposa giovane e sfortunata di Ludovico Sforza detto il Moro, un po' perchè circolano strane voci su una lottizzazione edilizia nei confronti di un'area naturalistica su cui insiste un'opera di ingegneria idraulica firmata da Leonardo da Vinci in persona, in difesa della quale la vittima si era spesa opponendosi strenuamente alle mire dei nuovi inquilini del palazzo comunale. Già, i guerrieri della lotta allo spreco e allo sperpero di pubblico denaro, che non fanno sconti nemmeno ai bambini negando la mensa scolastica a chi non paga puntualmente la retta o, peggio, vanta debiti arretrati senza investigare sulle cause o sulle condizioni o sulle ragioni, col paraocchi ideologico e propagandistico tipico dei gabellieri medievali cui il simbolo di partito si ispira: anche loro verranno smascherati dalla Nemesi, la dea riparatrice delle ingiustizie, riprodotta in un quadro custodito nel Museo Civico da cui è sparita la pianella sforzesca, con modalità che rimandano alla prima parte de IL NOME DELLA ROSA di Umberto Eco e ai finali di Chandler e Hammett, in cui i buoni "modificano" a fin di bene la scena del crimine facendo un favore a sè stessi e alla giustizia.
Tutto è bene quel che finisce bene? L'amore trionfa?
Ai posteri, pardon, ai lettori l'ardua sentenza: intanto le ombre e i giorni del commissario Spada, nostalgico milanese trapiantato a Vigevano, filosofo con la pistola e la lente d'ingrandimento alla Sherlock Holmes, si allungano e svaniscono ma non risolvono il misterioso cammeo della duchessa che, tra le righe e dietro le quinte della storia, si riappropria della pianella sottrattale da un servo devoto il giorno che venne deposta nella Certosa di Pavia; si aggira per le strade della amata Vigevano per constatare quanto i poveri, a lei così cari, siano sempre più marginalizzati da crapuloni borghesi; lascia entrambe le calzature come prova a carico del colpevole, vendicandosi così di tutti coloro che avevano avvelenato la città in cui aveva vissuto un poco di felicità e liberandosi da ogni vincolo con questa valle di lacrime. 
ROSSO DUCALE è un romanzo soltanto in apparenza semplice, lineare, scorrevole nella lettura e nella immaginazione (nel senso anglofono del termine, ovvero la creazione di immagini dal testo): in realtà è un complesso meccanismo multistrato, come la cosmologia tolemaica e aristotelica fatta di sfere inserite le une nelle altre e influenti tra loro, un filo d'acciaio teso tra due mondi paralleli su cui Davide G. Zardo cammina con estrema prudenza registrando ogni possibile fluttuazione di energia, rendendola godibile e apprezzabile anche a noi comuni mortali col puntiglio e con la grazia e la sensibilità propria dei poeti.
Il centro della costruzione rimane l'uomo: non il commissario, né la vittima, né i collaboratori, neppure il colpevole o i suoi complici; è l'essere umano e ciò che sente e che prova e che vive ad essere coprotagonista insieme alla città, che non è più soltanto teatro o fondale o quinta fissa, ma diventa soggetto da scoprire, da conoscere, da studiare rivelandosi carico e pregno di storia, di storie e di bellezza che merita più di uno sguardo di annoiata sufficienza.
Poi viene l'omaggio ai grandi giallisti del passato, adottandone lo schema narrativo: la morte violenta, l'inchiesta, la raccolta dei dettagli e delle informazioni, il ragionamento e la riunione dei presunti colpevoli e dei comprimari in una stanza, un tranello ben allestito e una disamina retorica dei fatti, un bel rasoio di Occam, che inchiodi il colpevole alle sue responsabilità lasciandogli solo la scelta tra l'ammissione di colpa o la disperata fuga. 
Il caso è risolto ma non la vita, che rimane il mestiere più complicato e la matassa più intricata da sbrogliare, poiché non risponde sempre alla logica deduttiva e non ha una dinamica lineare e non ha neppure una meta, come i pensieri privati del commissario autentica prova di prosa poetica. 
ROSSO DUCALE – i misteri di Vigevano (Le Mille E Una Pagina, 2021) va letto e riletto perchè, ad ogni volgere di pagina, si toglie un velo di bomboniera e si respira aria di poesia giungendo a un cuore di zucchero e mandorle, tanto gustoso quanto sottovalutato e troppo celato.


© 2022 Testo di Claudio Montini   Immagine condivisa via Facebook

giovedì 20 ottobre 2022

Atto di fede - Notturno, seconda stagione - Puntata n. 2

ATTO DI FEDE


 Cinque minuti dopo l'ultimo secondo, ci stupiremo di essere ancora vivi e congederemo col sorriso stampato sul viso, come l'effigie di ceramica che va a sbiadire in un cimitero o in un cassetto dimenticato da tutti.
Salvati o perduti, liberi o prigionieri, assolti o condannati, premiati o puniti: cosa mai potrà importarcene se saremo atomi frenetici pronti ad essere rimescolati, ricombinati e ricostituiti in altre forme di energia e di vita.
Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma... Per chi ci crede ancora!

©2022 Testo di Claudio Montini   ©2014 Immagine di Augusta Belloni

domenica 16 ottobre 2022

Letti & Piaciuti: LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI di Pier Emilio Castoldi - Ed. Le Mille e Una Pagina (2021)

 Pier Emilio Castoldi

LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI

Le Mille e Una Pagina Editore  (2021)
 

Una bella storia d'amore, morte e libertà

di Claudio Montini

Un capolavoro è tale, specialmente in letteratura, se al termine della lettura si è disposti a rileggerlo da capo e per intero, come se fosse la prima volta che si vada oltre la copertina. 
LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI (Le Mille e Una Pagina Editore, 2021), composta e diretta da Pier Emilio Castoldi con rara maestria, eleganza e ciglio asciutto, è un capolavoro per un elevato numero di ragioni e tutte squisitamente letterarie: per la trama; per gli scenari tanto immaginari e così altrettanto veri; per la lingua curatissima eppure di facile ascolto; per il ritmo e il tono e lo stile della narrazione capace di essere lirica e didascalica, senza indulgere troppo nell'una o nell'altra cosa e senza perdere fascino e magia; per il profilo netto e intellegibile dei personaggi maggiori e minori che compongono il coro di questa tragedia greca e che, come quello, declamano la morale universale sottesa in tutta la storia e rivelata, solo alla fine, dall'unico personaggio davvero degno di essere definito essere umano perchè capace di amare oltre ogni apparenza, oltre ogni pregiudizio, oltre ogni ombra. 
Se ve la vendono come la storia di un pazzo che sogna di riavvolgere il tempo, convinto di trovare il punto in cui le cose hanno cominciato ad andare male, quasi sicuro di ripararle e farle andare per il verso giusto, non credeteci: Teo Morini è un sognatore ma non è un pazzo, è un'anima pura e fragile ma lucida e capace di amare il suo prossimo al punto tale da aborrire l'idea farlo soffrire in qualunque modo, uno spirito generoso e giusto e libero che la vita ha tormentato fin troppo. 
Castoldi, con LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI, offre al lettore una bella storia d'amore, morte e libertà in pieno stile neorealista ma nel senso primigenio del termine, ovvero di stile opposto a quello finto e sofisticato dell'era dei telefoni bianchi, della retorica di partito e di massa dello storicismo e del narcisismo calato nella letteratura d'evasione come una cappa soffocante ogni entusiasmo per la lettura e la fantasia. 
Gli anni in cui si svolge la storia sono proprio quelli in cui nasce e si sviluppa quella corrente cinematografica e letteraria, c'è un fiume e un piccolo paese di pianura come ce ne sono tanti: ma, appunto, recuperando lo spirito degli esordi del neorealismo e saldandolo con il gusto per la musicalità intrinseca della frase scritta e detta, compiendo cioè la stessa operazione che il progressive rock ha tentato sul finire degli anni Sessanta del XX secolo, l'autore lomellino di nascita riesce a confezionare un periodare ritmico e sinfonico e armonico, mai greve e mai banale e mai noioso, capace di riconciliare con la bella letteratura italiana anche il più svogliato e recalcitrante dei lettori entusiasmando ed emozionando, allo stesso tempo, quelli più avvezzi a volare via dalle brutture della realtà quotidiana tuffandosi tra le righe di un libro. 
LA CURIOSA STORIA DEL TEO MORINI (Le Mille e Una Pagina Editore, 2021) non si può riassumere, sarebbe un delitto che non si merita: è una storia di una fluidità, una scorrevolezza, una piacevole lievità (simile alla più magistrale delle sfogliatelle o del più fragrante millesimato con bollicine) che non si può fare altro leggerla liberando la mente da qualsiasi pregiudizio, liberando il cuore da ogni stereotipo, lasciandosi cullare dalla successione dei quadri narrativi esattamente come si fa con una sinfonia: la magia della letteratura accadrà da sé e sentirete echi di Pavese, Bacchelli, Fenoglio, Piero Chiara, Guareschi, Zavattini fino ad arrivare ad Andrea Vitali, passando persino per Pasolini cui sarebbe piaciuto, forse, il soggetto per un film ma avrebbe anche applaudito il risultato raggiunto da Pier Emilio Castoldi, ovvero quello di avere reso attuale e aggiornato lo stile e i temi cari alla tragedia greca, al romanticismo di fine Ottocento, alle tensioni di tutto il Novecento in cerca di una nuova modalità di comunicazione riguardo alle due anime contrapposte nello spirito del genere umano. 
Non c'è nostalgia per il passato, non c'è giudizio, non c'è il messaggio rivoluzionario a tutti i costi: c'è l'umanità coi suoi pregi e i suoi difetti, tutti rappresentati; c'è il sogno per chi vuole sognare; ci sono lacrime di commozione per la tenerezza e il garbo e il pudore con cui si racconta l'amore, così come si racconta il dispiacere per non avere capito in tempo; c'è la consapevolezza che comunque la vita va avanti, come la strada oltre il ponte oppure oltre una curva o un punto in cui è accaduto qualcosa che ci ha fatto male: bisogna non avere paura di passare oltre e correre incontro al futuro.

©2022 testo e foto di Claudio Montini 





 

domenica 2 ottobre 2022

Lucio Dalla - La sera dei miracoli (Video Live)


Nelle tempeste, istintivamente ci si aggrappa a qualsiasi cosa che abbia una parvenza di solidità, anche una canzone può essere un scoglio o un galleggiante che ti tiene a galla. Riuscire a mantenere lo spirito che avevi prima di varcare quella soglia, nonostante le rose e le spine che ti hanno comunque graffiato la pelle e l'anima, è un atto di coraggio e una scommessa sul futuro che merita ammirazione. Io preferisco me stesso di adesso, non quello di allora, nonostante la stanchezza e il peso della croce che mi porto appresso: non ho ancora speso del tutto la mia monetina e sento che non è ancora giunto il momento di interrare la croce col mio nome sopra. Mi ostino a vivere, mi ostino a sperare, mi ostino ad aspettare che la sera dei miracoli sia quella che ancora deve arrivare. (testo di Claudio Montini)