sabato 26 dicembre 2020

Letti & piaciuti: Vincenzo Maimone "SICILIA TERRA BRUCIATA" - Fratelli Frilli Editori (2016)

Vincenzo Maimone

SICILIA TERRA BRUCIATA

Fratelli Frilli Editori  (2016)

SFUMATURE DI TINTA FOSCA

di Claudio Montini

 I titoli dei libri, a volte, sono fuorvianti sebbene sia noto all'orbe terracqueo che essi siano il biglietto da visita degli stessi. Ne possono addirittura determinare la fortuna: del resto, insieme all'immagine di copertina, sono la cosa che rimane impressa in modo indelebile nella memoria del pubblico, sia che si tratti di osservatori distratti che di lettori appassionati, accaniti e acuti. Come con le arance e le arancine o gli arancini, il vero spettacolo, il tesoro, il miracolo buono e gustoso sta sotto la scorza, sotto la superficie esterna e coinvolge tutti i cinque sensi, o meglio, l'anima intera o lo spirito o l'indole o la psiche del consumatore: così è anche SICILIA TERRA BRUCIATA di Vincenzo Maimone pubblicato da Fratelli Frilli Editore nel 2016! 
Già il titolo va letto senza pausa e senza virgola, come se fosse una sfumatura di colore o una tinta particolare e peculiare di un'opera pittorica: ma la “polpa” che si addenta sin dalle prime righe (che rimandano la mente all'esordio di METAMORFOSI di Franz Kafka) annuncia che non andremo incontro all'ennesimo, malinconico e rassegnato atto d'accusa circa i mali dell'isola più grande del Mediterraneo bensì alla constatazione del degrado dell'Italia intera e odierna, andato in scena negli ultimi quarant'anni con le medesime modalità da Courmayeur a Lampedusa o da Gorizia a Cagliari. 
Vincenzo Maimone, filosofo laureato a Messina e professore associato in Filosofia Politica presso l'Università di Catania, descrive una parte che conosce bene, Acireale (CT) poiché lì sono le sue radici, per tracciare un quadro di tutto lo Stivale Italico e dell'atteggiamento mentale degli abitanti del medesimo adoperando quella tinta così ben evidenziata dal titolo del romanzo. 
Come se fosse un medico legale dello spirito e del pensiero, attraverso i suoi personaggi, incide e seziona la realtà aprendo gli occhi al lettore meno distratto e rivelando agli altri quale sia la motivazione del persistere di una cattiva opinione in coloro che osservano l'Italia da fuori, da lontano, dall'estero. Nell'esordio del tredicesimo capitolo (troppo lungo da citare il passo, vi invito a fare vostro il libro e leggerlo: c'est plus facìle!), c'è la prova di quanto vado affermando, ovvero, c'è la chiave sociologica con cui aprire una delle porte possibili per accedere al giardino magico e gustare lo splendore della lingua italiana, la profondità della riflessione e della speculazione, il grande senso della misura nel descrivere l'animo umano tanto nelle sue vette quanto nei suoi abissi. 
SICILIA TERRA BRUCIATA non è soltanto la rappresentazione dell'atavica lotta tra bene e male o tra giustizia e prepotenza o vita e morte che muove dal precedente LA VARIABILE COSTANTE (2014, Fratelli Frilli Editori); non è soltanto la caccia all'omicida seriale che giustifica la sua brutalità col pretesto di una vendetta contro coloro che ritiene colpevoli della propria inettitudine e del proprio fallimento come persona; non è soltanto un romanzo giallo in cui la paura, il dolore, la cattiveria striano la storia di ombre inquietanti e graffi neri col solo scopo di assicurare evasione a buon mercato ai lettori dai relativi travagli quotidiani. 
Esso rappresenta, a mio modesto parere, un salto di qualità verso l'alto della letteratura gialla o poliziesca o noir che dir si voglia: un salto fuori dagli steccati del passatempo intelligente fin che si vuole, ma di scarso valore, tipico dell'ossessione classificatrice ed etichettatrice dei nostri tempi. 
SICILIA TERRA BRUCIATA di Vincenzo Maimone è vita vissuta da galleria di tipi umani in una cittadina che si chiama Acireale, ma potrebbe essere Vigàta di Camilleri o Racalmuto di Sciascia; è vita vissuta che si fa romanzo per meglio operare una critica schietta alla nostra intera società (alla moda più di Voltaire, penso a CANDIDE, che di Kant prediletto dal professore catanese) dove l'incapacità, tanto abusivamente chiamata in causa da troppe bocche per non destar sospetto, non regge più come alibi alla prova del tempo e alla persistenza del danno. Infatti, la strategia della provocazione di disastri collettivi per incrementare il profitto individuale, sfruttando i labirinti della burocrazia, ha portato al progressivo crollo dei valori di civile convivenza: vale l'apparenza e non la sostanza, meno che mai competenza ed esperienza, il nome o il titolo altisonante, le illazioni e gli slogan come quello per cui la colpa dei nostri guai è imputabile ad altri fuorché a noi. 
Così si alimenta la cattiveria dei pavidi, degli invidiosi e degli inetti che, purtroppo, viene pagata da vittime innocenti, casuali, comunque estranee alle vicende che portano alla scellerata deflagrazione della serenità e del futuro. 
Per questo motivo, c'è bisogno più che mai di romanzi che non si limitino a fare leva su desideri e ansie represse, portandoci in mondi lontanissimi dalla realtà di tutti i giorni, soffocandoci di parole che mostrano soltanto l'edonismo e l'egoismo culturale dei loro autori; abbiamo bisogno di narratori come Vincenzo Maimone e di romanzi come SICILIA TERRA BRUCIATA e di editori coraggiosi e caparbi come i fratelli Frilli da Genova: perchè leggere è un piacere sottile e leggero che non addolcisce la realtà ma aiuta a viverla meglio, aiuta a tenere il cervello sempre ben inserito e attivo, aiuta ad essere persone e cittadini e uomini e donne più consapevoli dei nostri mezzi.

©2020 testo e immagine di Claudio Montini

domenica 20 dicembre 2020

Togliete la ghiaia dalle vostre scatole craniche

Messaggio per capre e umani di buona volontà

di Claudio Montini

Ringraziate il cielo che state fuori da un letto d'ospedale e da un reparto di rianimazione, invece di belare come capre impazzite ad ogni minchiata vomitata dai megafoni di stato! Il vaccino non vi salverà: piuttosto, domandate ai vostri idoli cosa diavolo posso prendere se mi sento addosso qualche sintomo; domandata di fare test rapidi GRATUITI e non a pagamento; domandate perchè non hanno assunto a tempo indeterminato medici e infermieri facendo carta straccia della burocrazia. Dopo mesi e mesi di fermo forzato, avete ben tanti soldi da spendere in bar e ristoranti e negozi vari? Siete rimasti senza mutande rosse per capodanno? Allora vuol dire che i soldi li nascondete nel materasso, per non pagare le tasse; ma se non pagate le tasse, gli stipendi ai politici con la ghiaia nel cervello li paga la malavita e, guarda caso, sono proprio quei politici che non avete votato perchè tanto non cambia nulla... Allora, bambini, compito per Natale: prima di aprire la bocca, verificare che il cervello sia inserito, specialmente se vi viene la "fregola" di scrivere sui social e far polemica per portare a casa qualche "like" in più.
©2020 Testo di Claudio Montini
©2020 Immagine di Orazio Nullo "Nature revenge"

domenica 13 dicembre 2020

L'occhio e la sua parte - inedito: regalo natalizio per i lettori del blog

L'occhio e la sua parte
racconto inedito in regalo ai lettori del blog

di Claudio Montini

Anche l'occhio vuole la sua parte: e se la prende tutta! Non smette di seguire il profilo dei capelli e del viso; scivola dalle spalle al petto e dai fianchi, lungo le gambe dritte come l'autostrada del sole in Emilia, arriva fino ai piedi. Di nuovo, risale immaginando tornanti torniti e torridi tormenti, forse si lascia andare a inconfessabili piccanti commenti, studiando ogni moto e ogni posa, immaginando chissà che cosa: l'istinto animale maligno dei lussuriosi o la frustrata libidine ancestrale dei timidi e degli onesti, o tutte e due le cose, scaldavano il sangue e la fantasia del titolare di quell'occhio. Tuttavia non erano soli, ma degli altri occhi non è pervenuta notizia di reazioni di sorta.

Nulla sapevano l'uno dell'altra, se non che erano stati invitati dal sindaco e da uno stimato critico letterario locale, già assessore con delega alla cultura nella precedente giunta, insieme ad altri cronisti e intellettuali. La condivisione di una comune passione creò una atmosfera di solidarietà tra sconosciuti tale per cui, se le sedie predisposte per il pubblico fossero anche rimaste vacanti, almeno si sarebbe spesa in una chiacchierata tra quasi amici, tra persone che danno alla grammatica e all'intelligenza e al garbo ancora il giusto peso. Eppure, celata dietro riservatezza e sorrisi gratuiti per non sembrare spaesati musoni in terra straniera, l'attrazione tra l'occhio e la sua parte era ampiamente in corso, evidente ma discreta come si conviene a un gentiluomo di campagna, palese per il numero di sguardi rubati come in un copione scritto dalle stelle e imbarazzante soltanto per invidiosi, ruffiani e benpensanti. Presero posto, al tavolo della conferenza, in posti differenti e distanti: lui al limite di un lato quasi di fronte alla platea, tutt'altro che scarna e composta di gente che conosceva da ragazzo; lei, invece, si accomodò al limite opposto circondata e protetta dal moderatore e dal padrone di casa. Per poterla ammirare, si sarebbe dovuto sporgere e non era affatto una cosa elegante: si sarebbe accontentato di ascoltarne la voce dar corpo ai pensieri.

Meno male che abbiamo due occhi: uno guarda alla Madonna e viene rapito dall'estasi per la bellezza umana così semplice da sembrare cosa divina, l'altro guarda a San Giovanni che ammonisce la fantasia di non pigliare la rincorsa per uno dei soliti voli ad esito doloroso per le terga. Infatti, quest'ultimo rammentò allo spirito che quella era una serata in trasferta, alla quale aveva avuto fino all'ultimo più di un dubbio se partecipare, dove poteva della passione per la lettura di libri, giornali, bugiardini delle medicine, istruzioni per l'uso, enciclopedie ed etichette delle bibite andando a cercare sul dizionario le parole sconosciute o altisonanti o insolite da sfoderare contro ignoranti e prepotenti. Come se fossero armi segrete e micidiali, tipo quelle dei robot dei cartoni animati giapponesi: anche se sapeva benissimo che, come quelle, non avrebbero mai fatto paura a nessuno perchè erano di carta come le pagine che divorava e materializzava nella mente, proprio grazie a entrambi gli occhi. Il piacere e la passione, coltivate negli anni, erano divenute tanto intense e forti da sfociare nella produzione propria di testi e di liriche: bastava un pezzo di carta intonso e una matita con una punta a media morbidezza. La serata divenne così un tessuto di sguardi incrociati tra anime simili che si ritrovavano, un intreccio di espressioni di poetiche e velleità artistiche, una miscela di temperamento e stile umano che, grazie al moderatore e alla elegante introduzione del sindaco primo attento spettatore, caricò gli animi di tutti presenti con ottimo propellente utile a elevarsi e volare via dalle mura della sala. 
Il miracolo, non detto ma inconsciamente atteso, si andava compiendo: l'attenzione era viva e la noia era fuggita via.

La serata, dunque, era riuscita nell'intento dei suoi organizzatori ovvero di fare qualcosa di bello per gli altri, qualcosa che dimostrasse che il paese ai confini della Lomellina non era nè morto nè moribondo ma era curioso, aperto alla conoscenza e affatto allergico alla cultura se questa veniva offerta con semplicità e chiarezza, senza atteggiamenti altezzosi o leziosi. Massimo aveva avuto una bella idea e Andrea, contando anche parecchio sul suo mestiere di insegnante oltre che sull'amore per la letteratura italiana, l'aveva messa in scena con grande intelligenza, garbo e misura: aveva dato spazio a tutti gli "artisti" con due sole domande, lasciando che loro aprissero, dapprima timidamente e poi con crescente sicurezza, i loro cuori mostrando le corde che la fantasia personale amava pizzicare per creare qualcosa di bello per gli altri, oltre che per sé stessi. Ma lui non pensava a tutto ciò: adorava persino la voce di lei che levava altri anni ad un'età che, in ogni caso, non avrebbe saputo definire o attribuirle. L'estetica gli aveva consegnato l'immagine di una donna adulta, matura nel senso migliore del termine, definita in ogni dettaglio e consapevole di sé, eppure pronta a vivere tutti i colori della vita concedendo, con ragionevole eleganza e apparente noncuranza, solo l'indispensabile al tempo che passa sulla sua pelle. Avrebbe voluto che, dopo i saluti finali del sindaco, il mondo intorno a loro sparisse d'incanto per poterla avvicinare, corteggiare, amare con tutta la forza che il cuore stava pompando via dalla sua testa verso periferie meno nobili. D'altra parte, che cos'è la vita? E' una questione di molecole ed enzimi, di fotoni e di elettroni, di desideri animali e buona educazione, di ottime idee e pessime valutazioni, di grandi aspettative e cocenti delusioni. E' anche uno sguardo, uno soltanto, notato tra un battito di ciglia e l'altro, che rimette i piedi a terra e apre gli occhi dopo il più dolce dei sogni lasciando la dea lassù, tra l'Olimpo e il cielo Empireo a muovere il Sole e le altre stelle.
"Non c'è spazio né tempo per noi: però, è stato bello pensare che cielo e terra possano toccarsi tra le righe o tra le pagine di ogni libro che leggerai o scriverai."
Lui si perse nei suoi laghi di carbone e, nello smagliante sorriso, rivisse l'addio di Rossana e di Valentina, che ritornarono padrone delle proprie vite con le medesime parole.
Così comprese che, per rendere indimenticabile quella serata, ne doveva fare letteratura così che la bellezza non si potesse mai più dissipare o disperdere.

 ... e vissero tutti, di nuovo, ciascuno a casa propria! 

©2020 Claudio Montini - testo inedito - diritti riservati all'autore
©Immagini di Orazio Nullo in ordine di apparizione:
©2018  "Destiny is merciless lover"
©2018 "Lonely star club label"
©2018 "Sail Flight"
©2018"Wishful thinking" 
© Atelier Des Pixels Collection

lunedì 30 novembre 2020

Notturno: Episodio 15 - Quello che non ho e che non mi manca

Sull'orizzonte ottico non c'è

di Claudio Montini

Quello che non ho è quello che non mi manca: comando ancora una volta alla mia mano stanca di mettere in moto l'utopia. 
Siamo tutti atomi o elettroni di periferia, attratti o trattenuti da nuclei misteriosi, lontani e meschini: elargiscono promesse e stemmi, magliette e divise, stivali lucidi e bastoni, lame e proiettili in cambio della nostra paura.
Siamo ospiti parassiti di un ecosistema in cui abbiamo usurpato il vertice della piramide alimentare: stiamo semplicemente pagando il prezzo della nostra superbia e della nostra miopia.
Abbiamo barato al gioco della catena alimentare, cominciando a divorare gli anelli che ci precedevano e avvelenando quelli che ci seguivano: quando abbiamo eliminato i concorrenti o abbiamo ridotto all'impotenza gli altri pretendenti, credendo di aver capito tutto e di avere svelato il codice sorgente, ci siamo dedicati a manipolare le regole del gioco a nostro uso e consumo.
E siamo stati messi in ginocchio.
E siamo stati battuti.
E siamo stati eliminati.
Una goccia ci ha creati e una gocciolina ci ha annientati, ci ha rigettati nella polvere da cui siamo venuti o nella cenere in cui l'ignavia ci ridotti.
Il pianeta azzurro di idrogeno e azoto e ossigeno e carbonio non ha bisogno di noi che non sappiamo rispettare una regola che sia una, che turbiamo equilibri e armonie per non faticare, che nemmeno ci fermiamo a pensare.
Nulla è andato bene, nulla tornerà mai come prima: è cominciata una nuova era, tranne per i venditori di fumo e di spazi pubblicitari.
Chi vuol esser lieto, sia: del doman non v'è certezza! 
Il nostro porto di attracco non da segno di sé: sull'orizzonte ottico non c'è.

©2020 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine di Orazio Nullo "Bonfire burns through the night" - Atelier Des Pixels collection 

venerdì 27 novembre 2020

Il Grande Fiume racconta, il poeta ascolta e scrive


 Claudio Montini
ASCOLTARE IN SILENZIO COME AL CINEMA
Me lo ha detto il Po!
amazonKDP  - 2019 -

Disponibile solo su amazon

e-book (mobi)  ASIN B082C4WH6N
cartaceo ISBN 9781671689461

Un giorno che volevo rompere col passato, strada facendo, di fronte al Grande Fiume mi sono fermato. Avevo nel cuore una tempesta in un bicchier d'acqua e nella testa una gran voglia di urlare: ma ero senza forza e senza fiato di fronte alla placida energia che scorreva, ininterrottamente da secoli ormai, davanti a me. Mi rammentai della maestra che, alle scuole elementari, ci iniziò ai misteri e ai cicli della natura; in un giorno simile a quello, scoprimmo che il ciclo dell'acqua non andava dal rubinetto al buco dello scarico nella fogna ma partiva dalle montagne, attraversava le campagne (anche le nostre) e andava in braccio al mare dove il sole, che ci faceva scuri d'estate, la riscaldava fino a farla evaporare. Così saliva in cielo, non vista, si faceva nuvola che andava sulla montagna a depositare la neve, se non bagnava la terra prima di arrivarci. Il sole, ancora lui, a primavera avrebbe tolto il mantello bianco alla montagna e rinvigorito anche il Grande Fiume e i suoi fratelli per farli correre meglio al mare.
Non ci disse, la maestra, che qualcuno sceglie l'acqua per restituire la vita al Creatore quando non sa più che farsene. Ho sempre pensato che fosse un incidente, quando accade, una mancanza di rispetto per un ambiente in cui si è soltanto ospiti occasionali: il Fiume Po, Padus per i latini mentre per i greci antichi era Eridano, me lo disse in quel giorno che ero lì a contemplarlo cercando di fare il vuoto nei pensieri. Mi invitò a sedere sulla riva e mi raccontò la storia che troverete nel libro a patto che, ascoltata in silenzio come al cinema, la trascrivessi e ve la mettessi a disposizione. Detto, fatto! Buona lettura!!

©2020 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di copertina di Orazio Nullo "Sixth Dimension" concessa a amazonKDP cover creator
 

domenica 22 novembre 2020

L'amore per un padre, visto dagli occhi di una figlia

Claudio Montini

I DONI DI ZIA TILDE
I racconti del signor Nessuno - volume 5

2019 amazon KDP

e-book (mobi format)
ASIN B07X7SPNTN
cartaceo (indipendently published) disponibile solo su amazon
ISBN 9781691053353

Talvolta il dialogo tra una figlia e un padre non è così facile come si vorrebbe: ci sono una enormità di fattori che possono ostacolarlo. Ma una poesia, o meglio, una vecchia filastrocca che ha attraversato molte stagioni e una coppa dell'amicizia, curioso esempio di artigianato valdostano, che si è trasformata in scrigno di ricordi di famiglia compiono il miracolo di riavvicinare due cuori che si amano e ammirano a distanza. Perchè quando una persona buona se ne va, lascia sempre dietro di sé buoni doni, semi d'amore che poche lacrime fanno germogliare e crescere anche sotto la divisa di un generale dei carabinieri e di una astronauta italiana che, fin da bambina, voleva volare nel cielo a contare quelle stelle che lo zio Gregory fotografava col telescopio e le insegnava a riconoscere prima di addormentarsi tra le braccia della zia Tilde, quando mamma era in ospedale a lottare e vincere contro il cancro che si ripresenterà, però, poco prima del giuramento come ufficiale dell'Aeronautica Militare. Soltanto alla convocazione per la prima missione, Magherita scoprirà il peso e il ruolo di Matilde nel dirigere le azioni di Cristoforo e Gregory, vecchie volpi dell'intelligence, per dare l'abbrivio alla sua carriera, sebbene i risultati raggiunti siano stati solo merito della sua volontà e delle sue capacità coltivate sin dall'infanzia.

© 2020 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di copertina creata da Orazio Nullo

mercoledì 18 novembre 2020

Letti & Piaciuti: Marco Buticchi L'OMBRA DI ISIDE (Longanesi, 2020)

Marco Buticchi
L'OMBRA DI ISIDE
Longanesi (2020)

La rivincita dell'amore sulla memoria

di Claudio Montini

I sentieri noti rivelano potenzialità  nascoste, aspetti non considerati e suggestioni non immaginate prima: perché non è il mondo a cambiare nel transito dal passato al futuro, ma il nostro modo di vedere e leggere e interpretare i segni dei tempi. Quando entra in gioco la memoria storica, labile e fallace, eppure così peculiare negli esseri umani quanto altri "difetti" di fabbricazione, ecco che i narratori hanno sterminate praterie da correre e percorrere disegnando traiettorie e rotte che affascinano il proprio uditorio, purchè lo si faccia con un metodo rigoroso e uno schema riconoscibile nella struttura senza rinunciare all'eleganza prosastica, sintattica e semantica di una lingua bella e complicata come l'italiano contemporaneo. Marco Buticchi conosce bene la materia di cui siamo fatti e di cui sono fatti i sogni, padroneggia con sicurezza ed eleganza gli strumenti per lavorarla facendo riemergere figure storiche dall'oblio, demolendone il sarcofago stereotipato in cui erano state confinate perchè la rimanessero, illuminandole da un nuovo punto di vista e restituendo loro nuovo spessore umano perchè le loro vicende diventano trama e ordito di un tessuto narrativo che scorre fluido e piacevole senza stancare mai. 

L'OMBRA DI ISIDE (2020, Longanesi) rappresenta un ulteriore perfezionamento della cifra stilistica e narrativa di Marco Buticchi perchè, su un solido palinsesto drammaturgico riconoscibile solo procedendo fino all'ultima parola dell'ultima pagina, egli tira le fila di tre romanzi ambientati in tre epoche storiche differenti, l'una precedente o succedente l'altra o viceversa, i quali finiscono per influenzarsi vicendevolmente con echi e memorie e implicazioni e conseguenze, affatto liquidabili come coincidenze, fino all'epilogo in epoca contemporanea che fa seguito a un fantastico viaggio nell'antichità classica e nell'era moderna storicamente intesa. Infatti, se all'esordio della vicenda ci troviamo nell'Egitto contemporaneo per una sensazionale, ma ufficiosa, scoperta archeologica in cui dovrebbe essere coinvolta solo Sara Terracini e non il di lei marito, Oswald Breil ex agente e capo del Mossad, pensionato di lusso col vizio di salvare il mondo, man mano che scorrono le pagine ci troviamo a vivere l'ultima stagione dell'Egitto tolemaico e quella burrascosa seguita all'omicidio di Giulio Cesare che aprirà la strada alla cosiddetta “pax augustea” di Cesare Ottaviano; questo è il pretesto per sottolineare che la fascinazione degli europei occidentali per il Vicino Oriente e quello scorcio di Africa, incredibilmente ricco e fastoso nonché evoluto, ha radici ben più profonde di quello che pare esplodere e diffondersi nel periodo post illuminista e post napoleonico vissuto dal vecchio continente, grazie anche al diffondersi della massoneria e della curiosità verso riti esoterici. 
L'OMBRA DI ISIDE si stende dunque su queste epoche non a nascondere gli oscuri maneggi dei suoi adepti per accaparrarsi oro e poteri di vita e di morte sui propri simili, bensì a sottolinearne la malvagità universale e il disprezzo per la vita umana altrui: mali di cui gli europei, forse i più voraci in tal senso, non si emenderanno mai. Tuttavia, quella stessa ombra, illumina anche la figura di Cleopatra VII, ultima regina d'Egitto, amante di Giulio Cesare e Marco Antonio, attraverso la dedizione e l'abnegazione della soldatessa scelta dal padre a vegliare sulla sua incolumità e che ne curerà, nei minimi dettagli, le ultime volontà e la sepoltura. Il lettore, non già  intimorito dallo spessore del volume o dal suo prezzo (dettaglio non trascurabile, in questi tempi di vacche magre), si troverà di fronte a un romanzo in cui sono protagoniste le donne e la loro capacità di sacrificarsi, di amare e di riconoscere il valore di entrambe le cose più di quanto non sappiano fare gli uomini, distratti dalla bramosia del possesso: Teie, guerriera del gruppo delle Cinnane ovvero guardie scelte a difesa del Faraone, Cleopatra, ultima regina d'Egitto bella e scaltra, Sarah, moglie indomita del grande Giovanni Belzoni cercatore di fortuna e d'antichità egizie, Sara Terracini che traduce l'epigrafe composta da Teie in onore della memoria della sua regina, Toba Oshman che toglie le castagne dal fuoco ai coniugi Breil e al loro pur efficientissimo braccio destro Bernstein, grazie al suo passato di incursore in una squadra speciale della Marina Militare israeliana. Del resto, Iside è la dea che sovrintende alla maternità, alla fertilità, alla fortuna ed è femmina ovvero l'altro principio su cui si basa la vita e la sua trasmissione in tutto l'universo: molti credono che adorandola, adulandola, blandendola ella si lasci sottomettere e manipolare ma in realtà rimane indomita e indipendente perseguendo una propria linea di condotta che non coincide coi desideri maschili. 
L'OMBRA DI ISIDE (Longanesi, 2020) di Marco Buticchi, romanzo uno e trino, non è solo un formidabile passatempo intelligente ma una vera opera d'arte che interroga, stuzzica, arricchisce e sveglia i neuroni del lettore intorpiditi da troppa navigazione nei mari elettronici e virtuali; infatti, nella sua tensione al verosimile, essa ci parla dei valori universali su cui si basa tutto il concetto che abbiamo di cultura e civiltà perchè essi, nel bene e nel male, sono sempre uguali in ogni epoca che l'umanità ha vissuto o vivrà esattamente come quello più imprevedibile e importante di tutti: l'amore, in tutte le sue declinazioni e sfaccettature, che si prende la rivincita sulla memoria. 
La memoria labile, effimera e distorta creata dai vincitori ma restaurata, frammento per frammento, dagli esploratori del tempo tesi a comprendere ciò che è stato per aumentare scienza e coscienza delle proprie radici, al fine di vivere più consapevolmente il presente e costruire un futuro migliore in cui ci sia ancora posto per la nostra bella lingua italiana.

©2020 Testo di Claudio Montini  - Immagine Google Images Database

sabato 14 novembre 2020

La fuga del cavaliere gelido

Claudio Montini

DA UNA STELLA SOPRA UNA CIMA INNEVATA

2019 amazonKDP 
Serie "I racconti del Signor Nessuno"

disponibile in formato elettronico
solo per Kindle (mobi) ASIN B07RSLWC6Y
disponibile in cartaceo ISBN 9781098594466

[...] 
Per la sua età era considerato un vecchio molto in gamba, uno da ammirare per il vigore con cui aveva avanzato negli anni e per il fatto che avesse scelto di vivere da solo lassù; poche erano le sue sortite al villaggio e ancora meno erano coloro i quali sapevano che era stato un'uomo d'armi a cavallo e a piedi, in terre lontane e misteriose come il mare che si sarebbe dovuto attraversare per raggiungerle. [...]
[...] Sperava che quella fosse sua ultima primavera o, al massimo, l’ultima estate: riteneva che la sua missione fosse finita da tempo, dal giorno in cui ebbe licenza di ritirarsi dal mondo e di farsi dimenticare; le persone cui aveva voluto bene lo avevano preceduto nel sonno eterno, tragicamente e contro la loro volontà così come quelle destinate là per mano e volontà sue: la guerra ha le sue regole e chi sceglie il mestiere delle armi non ha il permesso di indugiare sugli scrupoli di coscienza, dovendo badare alla sopravvivenza; infine, la sua solitudine affollata dagli incubi dei ricordi e i pungoli dei rimorsi non interessava altra anima viva. [...]
[...] La tiepida brezza che, salendo verso la cima innevata, accarezzava prati e ruscelli e rocce, intrufolandosi nelle folte chiome di abeti e larici blandendo persino ruvidi cespugli, sembrava sussurrare il nome del vecchio soldato modulandosi in una voce proveniente dal passato, quello più remoto, fatto di latte caldo e carezze. Sul viso, le rughe si composero in un sorriso: aveva capito tutto e, quindi, attese in piedi tra le aiuole degli amati fiori che si avvicinassero portando con loro le ombre della sera, mentre il ciuco sgranocchiava faticosamente un'altra mela. Forse c'era qualcuno che sarebbe venuto a prendere anche lui, magari un altro quadrupede dalle lunghe orecchie già nel paradiso degli asini: del resto, l'inferno è solo per gli esseri umani che si ostinano a guadagnarlo piuttosto che risparmiarlo. Non mancava proprio nessuno: e l'asino parlò così. 
«Sin dal giorno che arrivasti al villaggio, eri di nuovo sulla via per la casa del Padre di Tutte le Creature: io ero lì che ti stavo aspettando, anche se non sapevo quanto lunga sarebbe stata la strada che avremmo fatto insieme. Ora siamo all'ultimo tratto, quello che conosco meglio; non ponete altro tempo in mezzo: seguitemi, è già tutto pronto, siamo attesi.» [...]

©2019 Testo di Claudio Montini (citazione dall'originale)
©2019 Design copertina Orazio Nullo - Immagini amazonKDP Cover Creator

lunedì 9 novembre 2020

La notte d'agosto degli amanti soltanto accennati


 Claudio Montini

SETTEMILA GIORNI E UNA NOTTE

2017 amazon KDP 

ebook mobi format
disponibile solo su amazon
ASIN B071H1FG48

Serie I RACCONTI DEL SIGNOR NESSUNO

[...]  In fondo a sé, aveva paura a chiamarlo ancora una volta amore perchè l'aveva sepolto in un cassetto, insieme ad un anello con un altro nome, un giorno, un mese, un anno all'interno incisi. Era quello a mandarlo in crisi? Oppure era stato quel bacio in cui persino il tempo era ammutolito e aveva azzerato vent'anni di assenza dalle reciproche vite, convinti d'aver distinto le proprie strade e cancellato le proprie piste? La risposta venne come un lampo viaggiatore, come energia effimera che illumina idee brancolanti nel buio e indica loro un canale, una via, una strada per mostrarsi agli occhi del mondo e prese la forma di una poesia.

Sciolgo i pensieri nell'inchiostro
Aspetto che combaci ogni incastro:
Riverso sulla carta un alchemica cantilena,
Affidando a un’idea antica il sollievo della pena.

Settemila giorni passati e persi,
Adulti invecchiati in modi diversi,
Riproviamo a raccogliere i cocci sparsi,
Amici maturi che vogliono solo aiutarsi.

Saliremo insieme la cima giusta:
Ad aspettarci troveremo amici in festa.
Rivedremo chi è partito troppo presto:
Allagando di gioia pura il cuore e ogni gesto.
[...]

Per l'amore c'è tutto il tempo che si vuole quando non hai nient'altro a cui pensare; dopo i vent'anni è tutto maledettamente più complicato anche se eccitante e, magari, dura poco o niente. [...]
Quanto sarebbe durato e dove l'avrebbe portata, non lo sapeva dire e a lei non importava, poiché si godeva il senso di appagamento e completezza che volere bene a un uomo le dava; lui viveva come un miracolo inatteso e immeritato quella storia, sebbene clandestina e lontana anni luce dal suo abito mentale e morale: era una resurrezione e un risarcimento per i bicchieri d'aceto avuti in cambio di valanghe d'amore. [...]
La notte d'agosto non suggerì loro previsioni né consigli; li lasciò vivere perchè si scambiavano del bene senza rubarlo ad altri: per entrambi, era soltanto un altro giro di valzer abbracciati a uno sconosciuto chiamato destino. [...]

©2017 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine amazon cover create service for amazon-KDP /personalizzata da Orazio Nullo

domenica 8 novembre 2020

Il gatto che ama la televisione


 Claudio Montini

IL GATTO E L'ASTRONAUTA
(2017) 

Indipendently published - KDP
cartaceo - ebook (mobi format)

Disponibile solo su amazon (per ora!)

Miccium è un gatto che comprende e parla la lingua degli umani; vive in un ospedale militare non segnalato sulle mappe e noto solo ai servizi di intelligence. Ama guardare la televisione e in particolare un vecchio programma musicale dell'ultimo ventennio del "secolo breve", andato in onda sui networks privati italiani. Jerry è un ex astronauta, malato terminale perchè intossicato da radionuclidi, ospite del segretissimo centro medico; ha un passato doloroso e difficile lenito solo dalla convinzione di aver raggiunto, comunque, il suo sogno americano: volare con qualsiasi cosa che possa levarsi dalla superficie del pianeta, compresa una navetta spaziale ceduta dalla NASA a una misteriosa azienda privata di voli spaziali. La stessa convinzione lo tiene strenuamente in vita nonostante abbia capito di essere all'ultimo lancio: poi arriva Miccium a fargli compagnia... e suor Maria Betania, detta suor Agonia, si ritira nella cappella del rito cattolico come accade quando uno degli ospiti finisce sul tavolo dell'obitorio. Jerry e il gatto trascorreranno il pomeriggio con una puntata dello show musicale e poi...
[...] «A me è venuta sete, Jerry caro, una gran sete... Ci vorrebbe... Sì, una bella ciotola di latte intero...di mucca mucca... di quello che lascia i baffi bianchi di crema e di panna... Ah sì, me la sorbirei proprio volentieri!»
Così disse stiracchiandosi le zampe anteriori, con la testa incassata nelle spalle, il sedere alto e la coda dritta come un'antenna ma senza smettere di fissarmi negli occhi come se volesse sgusciarmi l'anima dalle orbite. 
«Facciamo così, Jerry: vieni dietro la mia coda, così ti fai un cicchetto, un bel drink anche tu... Sai? Ne hai davvero bisogno, amico mio: hai proprio una brutta cera... sembri un cadavere. Dai andiamo di sopra: ci stanno aspettando...» [...] 
Claudio Montini

© 2020 Testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine di Orazio Nullo "Television cat"

sabato 7 novembre 2020

Pooh - Anni senza fiato (Official video)

  
Arrivederci Stefano D'Orazio, batterista dei POOH: grazie per tutta la musica e le emozioni che ci hai regalato. Vivrai anche nel mio cuore oltre a quelli di Roby, Dodi, Red e Tiziana. 
Un grande artista che non ha mai smesso di essere un uomo come tutti noi.

giovedì 5 novembre 2020

Due sonetti al posto del caffè

Canto delle ali in gabbia

Spegni la mia sete di fortuna,
accendi e raddrizza ancora la luna,
di vita ne avanzo soltanto una.

Siamo granelli di luce e di sabbia
agitati e scossi da desiderio e rabbia,
brancolando erranti nella nebbia.

Risponderà, senza fretta alcuna,
il tempo al canto delle ali in gabbia,
attrazione letale dell'oscura laguna
cui non un'anima viva fuggire sappia.

Spine nella coscienza 

Sono spine conficcate nella coscienza
inciampi e ruzzoloni dell'esperienza,
schegge senza traiettoria né pazienza.

Il deserto ogni giorno si fa più grande,
la voce è insufficiente a porre domande,
se cede alle lusinghe di fazioni e bande.

Hanno provato a fiaccare la resistenza
calando cuore e testa tra pancia e mutande,
ignorando che l'istinto di sopravvivenza
rimane vigile e armato anche sulle brande. 

©2020 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di Orazio Nullo "Sleeping hours" Atelier Des Pixels

domenica 1 novembre 2020

Una sedia in riva al Ticino

 Ticino, il treno e il vecchio assente

di Claudio Montini

Il treno passò ma lui non c'era; forse sarebbe venuto il giorno dopo o quello appresso, se il tempo si fosse mantenuto, se il cielo o chi per esso si fosse dimenticato dell'inverno per un altro giorno. Già, ma quanti inverni e primavere e treni e barcè avevano visto quei vecchi occhi? Era lì da sempre, secondo me; l'unica volta che mi ero portato la macchina fotografica per fare lo scatto della vita, la foto che fa il giro del mondo e mi avrebbe proiettato nell'olimpo dei daguerrotipisti con Henri Cartier-Bresson ad accogliermi...invece, lui non c'era! Oh bella: c'era la sedia vuota e il treno che passava: basta, punto, fine. Avevano mica cominciato uno scavo al Ticinello e, allora, era andato a vedere il buco fatto con la ruspa, con tutti gli altri della bocciofila del Borgo, anziani Neca o Necchi o badilografi che avevano tirato su la città delle cento torri con secchio e cazzuola, voltando col badile montagne di sabbia e cemento, dopo le bombe degli americani? La risposta la trovai una volta ritornato sull'argine, quando mi imbattei in un pannello per le pubblicità e per gli annunci dei funerali; adesso non mettevano più soltanto nome e cognome e l'età: no, siamo diventati moderni, ci mettiamo anche una foto! Magari segnaletica come quella che aveva messo sul libretto della pensione o sulla carta d'identità che teneva nel portafoglio di cuoio, tanto per metterci dentro qualcosa. La buca stavolta l'avevano fatta quelli del Comune, ma a San Giovannino: dove si prende l'ultimo treno col vestito della festa e il soprabito di legno e di zinco! Il cielo o chi per Lui gli avevano portato, forse prima di colazione o la notte nel primo sonno, il resto degli anni spesi in questa valle di lacrime, tutto in una volta, mandandolo a riscuotere direttamente a casa di Dio e senza passare da canale a ritirare la sua sedia. Volevo portargliela là, al camposanto, per lasciarci sopra la fotografia perchè la vedesse anche lui; mi ero segnato il nome, caso mai non riconoscessi la foto sulla lapide: ma non l'ho più trovata, giù a Ticino, drera canal come avrebbe detto lui, e a momenti non trovavo nemmeno la tomba... Muore tanta gente a Pavia che lei, la città, manco se ne accorge più perchè, se non li bruciano e i parenti si tengono le ceneri dove gli pare, i morti li mettono sotto terra vicini vicini e magari uno sopra l'altro: così ci stanno più lapidi e si fanno sentieri più facili da tenere in ordine. Il marmista aveva appena finito la posa, mi disse che in cinque minuti il mastice avrebbe fatto presa e avrei potuto anche camminarci sopra senza far danni: pensava che fossi un parente... No, grazie... cioè, sono un conoscente... di passaggio... come tutti, del resto. Aspettai che se ne andasse e poi poggiai il vasetto di peonie preso per beneficenza fuori dalla Coop, facendo in modo che tenesse ferma la fotografia che avevo plastificato; sulla lapide definitiva c'era anche la foto in ceramica, con la stessa grimula cioè con la stessa faccia che avevo visto sul manifesto del funerale. Però, quando la guardai l'ultima volta prima di andarmene a casa, mi parve che il vecchio sorridesse: ma doveva esserci in giro qualche polvere sottile cui ero allergico a mia insaputa, perchè avevo gli occhi bagnati.

© 2016 Testo di Claudio Montini  - inedito
© 2016 Immagine di Orazio Nullo "From bridge to bridge" Atelier des Pixel collection

sabato 31 ottobre 2020

Ho un posto in cui tornare senza bisogno di partire

 Claudio Montini

AI NOSTRI PAESI CE NE
SON DELLE PIÙ BELLE

StreetLib Selfpublishing - 2018 -

elettronico ISBN 9788829576616 (ASIN B07LFRLRTL)
cartaceo ISBN 9788829579266

I luoghi dove si cresce e si matura, villaggi o città che siano, prendono dimora nell'anima e vivono nella nostra memoria nutrendosi dei nostri sogni e generando storie che nessuno potrà mai smentire. Esse riempiranno i giorni vuoti e quelli tristi, ci faranno evadere dalla malinconia perché solo ai nostri paesi ce ne sono, davvero, delle più belle da raccontare. Avere un posto in cui tornare, oppure uno da cui partire senza la certezza di rivederlo e, in fondo, nemmeno il rimpianto vuol dire essere ancora vivi: così sosteneva Cesare Pavese in un passaggio de La luna e i falò. Sairano non è un paese come gli altri, anzi, è smemorato come tutti gli altri; ma li batte e sta in vantaggio su di loro perchè insegna a condividere e ricordare la gioia delle piccole cose, delle abitudini, della gente che si guarda in faccia, che si rinfaccia le peggio cose ma che, quando c'è una lacrima da asciugare o un dispiacere da consolare o un morto da accompagnare e far vivere nel ricordo di tutti, non è secondo a nessuno. Sairano è un posto da cui si smania di partire per far fortuna e si spera di tornare vincitori, ma anche un posto dove si torna volentieri, foss'anche solo con la memoria, giusto per riassaporare le cose buone di una volta. Sairano è una frazione del comune di Zinasco in provincia di Pavia ma, leggendo questi dodici racconti, vi apparirà come una categoria dell'anima e un angolo nella memoria di chi li ha scritti: un bel posto dove rifugiarsi, di tanto in tanto, per ritrovare energia e armonia.

© 2020 Testo di Claudio Montini
© 2018 Immagini e grafica di copertina di Orazio Nullo


giovedì 29 ottobre 2020

Notturno: Episodio 14 - Il rapporto umano

Rapido, intenso e ruvido

di Claudio Montini

Rapido, intenso ma ruvido quanto basti a non apparire finto, calcolato o premeditato: tale dovrebbe essere ogni rapporto tra esseri umani. 
Nulla è più durevole di un sentimento provvisorio, tanto è capace di rinfocolarsi, di autoalimentarsi, di innescarsi nei momenti in cui cedono le forze e le certezze e le difese. 
Così le tasche sono piene di sentenze inutili o tardive. 
Così le orecchie sono piene di promesse al vento che facce di cemento e ghiaia hanno spacciato per lampanti verità. 
Così gli occhi sono torbidi per i fumi dei bracieri in cui ardono vanità e velleità. 
Rapido, intenso ma ruvido quanto basti a non apparire finto, calcolato o premeditato: tale dovrebbe essere ogni rapporto tra esseri umani. 
Un battito di ciglia, un giro di lancette (qualora ancora ce ne fossero), un attimo fuggente e un particolare insignificante muteranno lo scenario e le relative conseguenze. 
Se un bel tacer non fu mai scritto, allora, non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire anche quando diffida della verità di colui che, mai, dubbi non ha. 
Rapido, intenso ma ruvido quanto basti a non apparire finto, calcolato o premeditato: tale dovrebbe essere ogni rapporto tra esseri umani. 
Ho un sacchetto di parole, in fondo si usano sempre le solite, nascosto tra le cianfrusaglie che custodisco nella valigia dei sogni, sotto al letto che accoglie le ossa e la polpa. 
In un fazzoletto di cent'anni fa, ho raccolto le lacrime segrete che il dolore, inflitto gratuitamente da chi ha confuso incoscienza con pietà e dovere con affetto, ha provocato e promosso e ignorato senza pentirsene affatto. 
Rapido, intenso ma ruvido quanto basti a non apparire finto, calcolato o premeditato: tale dovrebbe essere ogni rapporto tra esseri umani. 
Il mare non accetta più bottiglie di naufraghi: ha già troppa plastica ed altri rifiuti da digerire. 
La montagna aspetta che il cielo caschi o torni a farsi sentire.
La terra, pazientemente, aspetta di ridurre in polvere le ossa di chi la manipola, la sfrutta, la calpesta e la maltratta. 
Siamo ospiti occasionali e casuali, senza meriti né diritti, con la sola prerogativa di illuderci circa la nostra specialità.
Siamo destinati ad estinguerci? 
Sì, come tutto l'universo. 
Rapido, intenso ma ruvido quanto basti a non apparire finto, calcolato o premeditato: tale dovrebbe essere ogni rapporto tra esseri umani.

©2020 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine di Orazio Nullo "Bonfire burns through the night" Atelier Des Pixels Collection

Le puntate precedenti sono in inda a partire da Gennaio 2020, almeno una al mese: navigate a vostro piacimento nel blog... e buona lettura!

domenica 25 ottobre 2020

Radio Patela Magazine presenta...


 Claudio Montini & La Jena Sabauda

PACIUGHI IN CUCINA 

(2016) StreetLib

ISBN 9786050442021 elettronico (epub/mobi)
ISBN 9788822899873 cartaceo

di Jena Sabauda

Mio caro lettore, qui non troverai immagini dei piatti ma suggerimenti per realizzare pietanze diverse dalla solita routine, come se stessi chiacchierando con me o ti avessi dato un ricettario della nonna, di quelli che erano scritti con la matita e tra le pagine magari trattenevano qualche macchia o polvere di farina, oltre a ritagli di giornale con una ricetta particolare ma che, in ogni caso, aveva già subito delle modifiche ancora prima di arrivare alla pentola perchè mancava qualcosa in dispensa. Non è un manuale e non è un'enciclopedia: è una raccolta di ricette, è un passatempo che finirà per fare bene alla pancia, alla testa e anche al cuore....a tutta la vita, insomma! Buona lettura e buon appetito da La Jena Sabauda.

©2016 Testo di Claudio Montini (ai tasti) e Jena Sabauda (ai fornelli)
©2016 Immagine di Orazio Nullo

sabato 24 ottobre 2020

Dimagrire col sorriso sulle labbra


Claudio Montini

SALITE UNO ALLA VOLTA!
Bilancia in rivolta, Gemelli a dieta... Pesci?...in barile!

2017  Indipendently published 

ISBN 9781537797625 cartaceo

Perdere peso senza sforzo grazie ai preziosi consigli della dottoressa Maria Chiara Villa, biologa specialista di Scienza della Nutrizione: è una cronaca semiseria di una dieta annunciata, non più rinviabile. La vera rivoluzione non è nel piatto e in cosa e quanto ci metti ma è, prima di tutto dentro sé stessi: ritornare a volersi bene, ad amarsi al punto di volersi vedere più belli e darsi una regolata con pochi e semplici accorgimenti, bandendo gli eccessi e le cattive abitudini. La strada da percorrere è lunga e necessita di una buona dose di pazienza, ma i risultati arrivano senza penare troppo. 

©2017-2020 Testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine di Orazio Nullo

venerdì 23 ottobre 2020

La mia scelta: vivere!

Lavatevi spesso le mani, indossate sempre la mascherina a coprire naso e bocca (è più facile che con le mutande, ammesso e non concesso che le adoperiate per proteggere le vostre vergogne) e mantenete le distanze di sicurezza... Altrimenti arriva questo cattivone e vi sistema per le feste, magari sdraiandovi in eterno. A voi la scelta: io preferisco vivere. 


©2020 testo di Claudio Montini
©2020 Immagine "Nature revenge" di Orazio Nullo

mercoledì 21 ottobre 2020

Noi che amiamo il basket e la vita...

...saremo più forti del Covid!

di Pietro Zanaletti e Claudio Montini

Dove sono i ragazzi? Torneranno, torneranno: è scritto che sia così. Riempiranno l'aria e l'area di braccia tese e gambe flesse che disegnano parabole destinate ad un anello, sospeso come il giudizio sullo sfondamento e la stoppata o il blocco da cui tirare la più innocua delle bombe, ma la più pesante e bruciante. Torneranno più forti della nostra nostalgia per i sudori giovanili, lo stridore delle suole di gomma e il martello regolare della palla prima che spicchi il volo per la gloria o per un grido che muore in gola. Torneranno con le loro magliette o le loro canottiere di tutti i colori, una mano contro l'altra o un trio contro l'altro o uno contro uno, per vincere dal campo anche con i tiri liberi: e noi vinceremo insieme a loro.

Foto di Pietro Zanaletti (©2020 Pizeta); testo di Claudio Montini (©2020)

martedì 20 ottobre 2020

La vendetta è il confine tra amore e morte


 Claudio Montini

IL DESTINO E' UN'AMANTE SENZA PIETA'

2016  StreetLib.com

ISBN 9788892589087  elettronico 
ISBN 9788827595983  cartaceo

Una storia di amore e morte orchestrata dal Destino, il quale fa leva sulla coscienza e sulla memoria dei personaggi per portarli là dove è già scritto che essi debbano andare, sebbene ciascuno di loro sia convinto di poter modificare a proprio piacimento il corso delle cose, illuso di possedere una superiore abilità rispetto ai comuni mortali che si abbandonano alle piroette della dea bendata. Alla fine del ventesimo secolo, presso la Stazione Centrale di Milano viene rinvenuto il cadavere di un uomo in uno scompartimento di una carrozza del treno proveniente da Trieste e diretto a Torino: è una esecuzione, non un suicidio; non si tratta di una vittima qualsiasi, ma di uno scrittore di Pavia dalla popolarità in crescita in Italia e in Europa occidentale in procinto di debuttare nel mercato editoriale dell'Europa orientale, dopo aver promosso l'edizione nelle principali lingue slave della sua opera d'esordio durante una sontuosa presentazione presso un grande albergo di Gorizia, sede della casa editrice artefice di tutta l'operazione che lo ha messo sotto contratto esclusivo per celebrare la imminente quotazione in borsa del gruppo finanziario di cui fa parte. Una donna apparentemente risoluta e cinica, eliminata la concorrenza ricorrendo a seduzione e piombo, ha messo in piedi una colossale lavatrice per capitali di provenienza malavitosa a prezzi di saldo, stipulando anche patti di non belligeranza o reciproca tolleranza con il resto del mondo del malaffare. Ma qualcosa nella mente della donna si rompe aprendo una breccia nel forziere in cui aveva relegato la coscienza, insieme al rancore e altre paure: il Destino, amante senza pietà che vuole tirare le somme senza più aspettare, rimette sulla sua strada lo scrittore pavese, già stato una sua infatuazione giovanile, la cui decisione di troncare la loro breve relazione era stata la causa, a detta della donna, di molte scelte sbagliate tra cui quella di sposare un sedicente possidente balcanico. 
La vendetta rivelerà un gusto assai sgradevole, oltre che imprevedibile. Basterà una domanda innocente, che ne è stato dell'unico che hai amato?, durante un'improbabile tentativo di riconciliazione religiosa, una confessione davanti a un prete goriziano, a scatenare la follia latente e a dare il via a un piano scellerato per una uscita di scena eclatante, senza giudizio e senza appello. Alla fine nulla sarà come prima nè come è sempre sembrato, ma tutti i superstiti si rassegneranno al fluire del destino lasciando perdere l'anelito al pareggio dei piatti della bilancia della giustizia, accontentandosi di quello al quieto vivere per i giorni che restano. Il destino è un'amante senza pietà perchè svela i suoi segreti e le sue carte quando si è già compiuto.

©2016 - 2020 Testo di Claudio Montini
©2016 Immagine di Orazio Nullo

mercoledì 14 ottobre 2020

Letti & Piaciuti: I PROBLEMI DELLA SIGNORA PICH di Gianna Baltaro - 2003 - Ed. Angolo Manzoni

Gianna Baltaro 

I PROBLEMI DELLA SIGNORA PICH
Edizioni Angolo Manzoni
2003


di Claudio Montini

L'invidia e il rancore sono la miscela esplosiva che, con il denaro come innesco, spinge i pistoni degli ingranaggi con cui si muove il teatrino delle marionette umane. Passano le mode, cambiano i tempi, accelerando e rallentando ma mai ribaltandosi e rivoluzionandosi, eppure gli ingredienti e le strategie sono sempre gli stessi: lo sa bene Gianna Baltaro che, raccogliendo I PROBLEMI DELLA SIGNORA PICH nella Quattordicesima indagine del commissario Martini (Edizioni Angolo Manzoni, 2003), li mette in scena in una Torino del secolo scorso, anni '30 o giù di lì, affatto fascista e ancora molto umbertina, in cui la cortesia e la buona creanza non avevano ancora ceduto alla diffidenza e all'arroganza della trasgressione ad ogni costo. 
A sconvolgere l'ordine costituito del quadro sociale dell'ex capitale del Regno con un piede (o forse tutti e due) nel passato e lo sguardo dritto ma cauto sul futuro, ci pensano due luttuose fatalità che si concretizzano nell'omicidio dell'amministratore della Fondazione Speranza e nell'incidente stradale che pone fine all'esistenza terrena della sua presidentessa, la signora Elisabetta Pich. Il fatto che si verifichino in un breve volgere di giorni l'uno dall'altro potrebbe essere una macabra coincidenza; se nonché l'autopsia sulla sfortunata automobilista rivela la presenza di sostanze tali da alterare la concentrazione alla guida, sostanze di cui la defunta non ha mai fatto uso. Dunque gli omicidi su cui indagare sono due e, il ritrovamento di un appunto della vittima sul luogo del primo delitto, fa sì cheemerga la correlazione tra i due eventi e faccia convergere le attenzioni della polizia sulla cerchia familiare della signora Pich e pure chiami in causa colui che, tessendo una paziente tela di ragno, farà cascare il colpevole in trappola senza colpo ferire, mandandone all'aria tutto il castello di azioni premeditato lungo tutta una vita. Il fine indagatore dei meandri maligni dell'animo umano in questione risponde al nome di Andrea Martini; ex commissario di polizia a capo della Squadra Mobile di Torino che, all'apice del successo e della carriera, eredita da un prozio un bel podere avviato a vigna nelle Langhe vicino a Diano d'Alba (Cn) e si reinventa, si direbbe oggi, gentiluomo di campagna e imprenditore vitivinicolo, grazie anche alle cure degli operai che da prima di lui attendevano alla vigna e alla cantina permettendogli lunghi soggiorni sotto la Mole Antonelliana dove per tutti è ancora il commissario Martini. Tanta è la stima di cui ancora gode per l'ottimo lavoro svolto come tutore dell'ordine e investigatore che l'attuale capo della Mobile è autorizzato, non solo in questo caso, ad avvalersi della collaborazione e della consulenza del predecessore dal Procuratore del Re operando con le stesse prerogative di un funzionario di polizia in servizio attivo, dato l'innato acume investigativo, la conoscenza relativa a ogni fascia sociale della città, una buona dose di empatia e un pizzico di fortuna (che non guasta mai, in ogni ambito di attività umana). 
Seguendo una intuizione flebile come un filo di fumo (e leggendo I problemi della signora Pich ne converrete anche voi), agendo in perfetta sincronia con il con il commissario Ferrando (titolare dell'inchiesta) non come Poirot e Hastings ma come Ellery Queen e il padre, cioè su un piano paritetico e distinto, l'ex commissario svelerà il nido di serpi che la defunta ereditiera Elisabetta Pich allevava in seno e di cui non è riuscita a liberarsi perchè vittima, a sua volta, della vendetta di uno scheletro ben conservato nei suoi armadi tra i ricordi di gioventù. 
Gianna Baltaro è magistrale nel confezionare questo delizioso e sottile e affascinante gioco di ruolo, un congegno che non ha nulla da invidiare ai rompicapi di mrs. Christie o monsieur Simenon o di sir Conan Doyle perchè lo realizza con una sapienza teatrale e una dettatura dei tempi scenici tali per cui sembra di ascoltare un radio dramma e addirittura di vederlo prendere corpo davanti ai nostri occhi, mentre si scorrono le righe di una prosa eccellente e mai banale o scontata o retrodatata per meglio aderire alla temperie culturale del tempo in cui si svolge l'azione. Ha un ritmo radiofonico, una chiarezza e una sintesi di modulazione che non intaccano l'efficacia immaginifica e logica della trama che si svolge secondo una progressione che avvolge e affascina tanto che risulta quasi doloroso staccarsi dalle pagine, sebbene la narrazione non sia scandita da capitoli ma spazi tipografici tipo una riga vuota che sottolinea il passaggio ad un altro quadro, un'altra scena, un'altra rimozione di un ulteriore velo che nasconda qualcuno de I problemi della signora Pich
La Torino e l'umanità che Baltaro ci consegna non ci sono più, come lei che è mancata nel 2009 dopo una lunga carriera come giornalista di cronaca nera (prima donna ad occuparsi del settore per la Gazzetta del Popolo) ed come collaboratrice di altre testate nazionali nonché promotrice di eventi culturali e letterari; tuttavia non c'è alcuna nostalgia del passato e la descrizione è limitata alle piccole cose di pessimo gusto (per dirla con Guido Gozzano) che però, vista l'attuale tendenza alla cialtroneria, sottolineano la nostra attuale povertà intellettuale e sentimentale dove per eccitare gli animi si deve ricorrere, anche in letteratura, troppo spesso alla scabrosità iperbolica e pecoreccia perdendo di vista la bellezza del mestiere di raccontare la realtà con semplicità e senza stigmi. Come si usava e si insegnava, un tempo ai giornalisti che si consumavano le suole in cerca di notizie, a dettare gli articoli al telefono: bisognava essere chiari, sintetici, precisi anche con la punteggiatura i modo tale che il collega, dall'altro capo del filo, trascrivesse correttamente ed esattamente l'articolo già pensato, riletto e composto ovvero pronto per la tipografia. 
Altro che copia e incolla: Gianna Baltaro e I problemi della signora Pich, a mio modesto parere, sono uno splendido manuale da studiare e imitare per tutti coloro, me compreso, che intendono raccontare tanto la realtà che li circonda quanto inventarsi un teatrino in cui far muovere le proprie marionette, i propri demoni o i propri sogni.

©2020 Testo e foto di Claudio Montini


martedì 13 ottobre 2020

Un motel di carta

 Claudio Montini 

CAMERE AMMOBILIATE PER VIAGGIATORI IMMAGINARI

  Youcanprint Selfpublishing
      (2015)

ISBN 
9788891197368 (paperback)


Lungo la via per l'eternità, se ne incontrano a bizzeffe e nessuno di loro è uguale al precedente o al successivo: sono gli ostelli con camere ammobiliate per viaggiatori immaginari. Anche se qualcuno si arroga il diritto di rivendicarne la proprietà, essi sono come i pensieri oppure i sogni, i desideri, le voglie inconfessate, indicibili, inesplicabili: esistono e si trasmettono e resistono alla forza di volontà, agli abusi del potere e alle ingiurie del tempo. Sono spiriti liberi e curiosi quelli che dimorano in questi ostelli, dando aria e vita alle camere ammobiliate in cui voi, che come me aprite le porte una dopo l'altra, potete soltanto guardare e ascoltare come spettatori dinanzi a un diorama animato e sonorizzato. Se vi lascerete guidare dalle parole, se vi abbandonerete fiduciosi al loro fluire, se non chiederete loro più dell'innocente evasione che possono procurare, allora vi resteranno luccicanti briciole di sogni nello sguardo mentre vi assentate per una manciata di minuti. Questo motel immaginario ha quindici stanze da visitare per conoscere, per capire la complessità dell'animo umano, per sognare fuori dagli schemi: ora tocca a voi....

©2015 Testi di Claudio Montini
©2015 Immagine di Orazio Nullo e Augusta Belloni


lunedì 12 ottobre 2020

Le parole e le briciole di sogni

Claudio Montini
BRICIOLE DI SOGNI NELLO SGUARDO 
Youcanprint Selfpublishing 
(2013)

ISBN 9788891108647

Se le dici, volano se le scrivi, restano; 
Se le pensi tutte insieme, dipingono e svelano
Le mille e mille facce d’ogni cantuccio d’universo,
Dove un aggettivo e un accento diverso
Cantano sia il brutto che il bel tempo.
Eppure le parole lasciano, senza scampo,
briciole di sogni nello sguardo.

(da La strategia del glicine, 2012 ©Claudio Montini)

di Orazio Nullo

Lo conosco da una vita, ma riesce sempre a stupirmi tanto per le vette che il suo entusiasmo è capace di conquistare, quanto per gli oscuri abissi in cui precipita la sua anima offesa da un torto, da un'errore madornale, da un'assenza di fortuna. Tuttavia, talvolta gli è parso di dare la caccia a farfalle immaginarie, sprecando tempo ed energie preziose nello sforzo lasciare una buona opinione di sé al prossimo suo. Ma, nel lampo d'uno scongiuro che mette in fuga un pensiero fosco, in una battuta ironica che lo fa ridere da solo, in uno schizzo di fantasia sulle pareti dell'anima che disegna altre quinte e altri fondali per altre storie da raccontare, lui trova canestri colmi di parole per darsi il coraggio, la pazienza e la speranza che non ha: ritroverete tutto nelle quattordici storie e una poesia contenute qui.
Lo conosco bene, da una vita: e lui lo sa. 
Sono l'ombra nascosta nello sguardo. 
Sono il sogno frustrato e abortito.
Sono una via di fuga che scarterà, 
Sono lo specchio alla sua faccia: e lui lo sa!

©2013 Testi di Claudio Montini (traduttore della nota di Orazio Nullo)
©2013 Immagine di Orazio Nullo


domenica 11 ottobre 2020

Non giudicate il regalo dalla scatola: guardateci dentro!


 Claudio Montini 

ASSENTARSI PER UNA MANCIATA DI MINUTI   
Youcanprint Selfpublishing 
(2012) 
ISBN 9788867517299


Ad alcuni la testa serve solo per portare il cappello: nella mia fanno il nido, provenienti da chissà dove, idee e memorie, frasi e profumi, posti e persone che mi sono piaciuti oltre alle menate della vita di tutti i giorni. Per sfuggire a queste ultime, fosse anche solo per una manciata di minuti, impasto tutte le altre col lievito madre della mia congenita fantasia impegnandomi a rispettare, in linea di massima, le regole della logica e della grammatica italiana. Così sono nate e, nel corso degli anni, sono state distillate le quindici storie di gente comune in cerca di attimi di felicità, di amicizia, di amore e di pace di cui avete affrontato la lettura. Sono storie di uomini, per lo più, in lotta col destino incognito e incomprensibile come le donne, defilate ma migliori di loro perché dotate di maggior senso pratico. Infine, sono storie di gente comune che ama il suo piccolo mondo ma non ne è gelosa, perché si sforza di capire le ragioni altrui, adattandosi con intelligenza ma senza sconti alla dignità. Se giungerete al capolinea senza annoiarvi, io e le mie storie siamo lieti di esservi stati utili ad assentarvi, per una manciata di minuti, dagli impegni quotidiani. Se, invece, da qui partite per sapere cosa vi aspetta...
Vi consiglio di non giudicare il regalo dalla scatola: guardateci dentro e non ve ne pentirete!!

©2012 Testo di Claudio Montini
©2012 Immagine di Orazio Nullo

sabato 10 ottobre 2020

L'offerta di sé

 


Più di ieri, meno di domani

di Claudio Montini


Eccomi: ti offro la parte solare di me,
la sola che potresti afferrare o far tua,
l'unica che lascio andare oltre il velo degli occhi
per lasciare traccia della mia rotta nel mondo.
Incrocerò la tua rotta e la farò mia,
se non ti limiterai a uno sguardo frettoloso;
ti indicherò un porto sicuro dove riparare
quando la burrasca piega alberi e vele,
quando il vento fa tremare le vene dei polsi,
spezzando il fiato e gli alberi dei marinai; 
se saprai leggere i segni dei tempi,
colmando le distanze che ci uniscono
con una parola o un gesto o un pensiero;
altrimenti vagheggerò di una terra nuova,
distesa oltre il filo dell'orizzonte e del mare,
dove ci attendono le nostre rispettive fortune
che cercheremo con le schiene opposte e lontane,
prima che si metta radici e i germogli paghino
il prezzo di una botta di vita e di uno sbaglio.
Mi dovrai guadagnare e non conquistare,
giorno dopo giorno, di volta in volta:
l'una è figlia del momento e dell'effimera fortuna,
l'altro costa fatica, sudore ed è metro del valore.
Difficilmente, raramente, forse mai curioserai
in quell'angolo di me dove tira sempre il vento
che sa di terra, di fieno, di neve, di pane e di vino;
dove il sale degli occhi asciuga le ossa di polvere
e il guscio di noce con cui scampo tempeste
attraversate senza preavviso nè premeditazione;
dove chiamo ancora rimorsi e ricordi per nome,
inebriandomi, ingenuo come allora, del loro veleno
mostrando orgoglioso ogni singola cicatrice.
Eccomi, dunque, con quel che credo di essere:
luce che scalda e suscita vita, non solo stupore
quando ce la scambiamo con gli occhi.
Diventiamo un essere solo in un istante,
basta che ti sfiori o che mi tocchi:
anche se siamo briciole di sogni in volo
nel flusso incommensurabile del tempo.
Sarò per te ogni momento degno d'essere vissuto,
il coraggio mai esibito e il singhiozzo trattenuto,
l'abbraccio regalato e il bacio meritato,
perchè domani, nei sospiri di mezzanotte,
è oggi che porta via le valigie di ieri
illudendosi che vi siano solo belle speranze.

©2020 Testo di Claudio Montini
©2020 Immagine di Orazio Nullo "Seasons of life"

sabato 26 settembre 2020

Notturno: Episodio 13 - La fiera dei sogni

Vorrei...
di Claudio Montini

Vorrei aprire la finestra per vedere il mare rincorrersi e spalmarsi, spumeggiando e ribollendo con un borbottio tamburellante sugli scogli, le falesie e il bagnasciuga.
Poi la richiuderei e me ne andrei altrove in cerca di una focaccia e bibita fresca, forse un gelato.

Vorrei stare seduto su un sasso piatto alla fine di un prato, davanti a una baita di legno, ad aspettare che finisca di cuocere il pane e il suo profumo si spanda nell'aria. L'estate degli alpeggi è più breve e netta di quella che conosce la pianura. Il minestrone è già pronto, devo solo riscaldarlo; poi, mi verserò un bicchiere di vino e finirò quel libro che ozia sul comodino.

Vorrei soltanto un pizzico di fortuna in più anche se, tutto sommato, ne ho avuta già parecchia: sono sempre caduto in piedi e sono riuscito a raccontarlo. Questa è la mia fortuna, possibile che sia così?

Vorrei avere tutte le risposte a portata di mano per non essere colto di sorpresa troppo spesso. Come nel Manuale delle Giovani Marmotte o nelle tasche di Eta Beta o nella vasca di Archimede pitagorico.

Vorrei essere capace di fare tutta da me, senza disturbare o essere un peso per alcuno dei miei simili o dei miei compagni di cammino: così lascerei fare tutto il resto al destino.

Vorrei un momento di dolce far niente, sentendo il sangue che batte nelle tempie, il sole che bussa alle palpebre e l'aria che sa di sale e di erba, di miele e di fiori, di pane e salame, di vino appena sboccato e birra giovane appena spillata, di frutta staccata dal ramo o dal rovo riempirmi i polmoni.

Vorrei che la fantasia non smettesse mai di farmi compagnia, come ha fatto nei momenti bui: alle parole ci penserò io, come sempre.

©2020 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine di Orazio Nullo "Bonfire burns through the night" Atelier Des Pixels Collection