giovedì 30 settembre 2021

Nasce una nuova collana, di soli ebook: LE SCINTILLE



Spendiamo quegli spiccioli di follia
prima che altri affanni li portino via.
Il sogno si spegne al primo risveglio:
il giorno svela macerie o l'imbroglio.
Giammai la tela del ragno paziente, 
spettatrice d'agonia altrui indifferente,
collassa a guisa di scherzo del fato
o misericordia o miracolo inaspettato.
Il destino corre imperterrito e va
lungo la rotta tracciata per l'eternità.
L'ignoto è già stato pianificato altrove
a dispetto di idee e di voglie nuove:
prima o poi, anche sul bagnato, piove.

LE SCINTILLE: tracce per sogni elettrici
La corsa degli elettroni in un giardino magico da portare in tasca: passatempo nutriente per lo spirito in cerca di ali per un'evasione metafisica, senza effetti collaterali.
Quando le dimensioni non contano, le parole sanno farsi valere e apprezzare anche nell'era digitale.
Sono storie di esseri umani virtuali quanto basta per occupare un momento della giornata e poco spazio nella memoria dei vostri, ormai indispensabili, gingilli elettronici senza sacrificio di piante o di inchiostri.
Disponibili solo come e-book in formato MOBI o EPUB sulle apposite piattaforme.

©2021 Testi di Claudio Montini
©2021 Immagine di Orazio Nullo "Chain reaction" 

martedì 28 settembre 2021

Una storia d'amicizia, senza timore di spazio e tempo: GLI ATOMI volume 12

Claudio Montini

NEL GIORNO DI SAN PATRIZIO 

GLI ATOMI: micro-romanzi per chi va di fretta 
Volume 12

Amazon KDP - 2021 

ASIN B09H61GB7W 
e-book Mobi  (a breve anche epub per kobo-Rakuten)

Ci sono giorni che si fanno ricordare, come gli amici che si tengono nel cuore perchè hanno fatto di tutto per renderti la vita migliore, dimenticandosi di averlo fatto. Franklyn, Cosimo, Gennaro e Pietro li porteranno a tavola con loro ogni giorno di San Patrizio, come avrebbero voluto anch'essi e come hanno fatto quando hanno perduto due tra quelli più importanti: Seamus (James) Patrick e la moglie Rosalia. Una storia in terra americana, una storia di amicizia e d'amore che vanno oltre la morte, una storia vera forse a metà e forse no: la serie GLI ATOMI è al volume 12 e il tredicesimo è sulla rampa di lancio. Letteralmente. Uno dei due protagonisti sarà un astronauta mentre l'altro avrà la coda e i baffi; tuttavia sarà un felino molto particolare...
Intanto, ci tengo a farvi notare che Orazio Nullo ha composto la copertina partendo da tre sue creazioni della collezione Atelier Des Pixels 2020: sul fondo, "A little bit of hope"; al centro, "War is over"; in basso a destra, "Seasons of life".
 
P.s.: per chi non dispone di lettore kindle, a breve sarà rilasciata da Rakuten (quelli del kobo) una versione formato epub e per chi vorrà il più tradizionale cartaceo, in men che non si dica, amazon provvederà alla bisogna: date tempo al tempo e a me quello di preparare gli appositi files!! 

©2021 testo di Claudio Montini
©2021 immagine di Orazio Nullo 

domenica 19 settembre 2021

Credetemi, è accaduto...!

Spettatori, redattori e...inseguitori!
di Claudio Montini

 Non sono mai io a decidere di scrivere un libro: è la storia stessa o uno dei suoi personaggi che fa il nido nella mia testa, troppo ingombra di pensieri e ricordi e suggestioni, si trova bene, si rifocilla e mi sceglie affinché io sia il mezzo per cui il buio della notte non se la fagociti e la dissolva come l'alba fa con i sogni degli esseri umani. Mi è capitato che un personaggio, affacciatosi nel mio bailamme cerebrale, mi abbia inseguito per giorni soltanto perchè avevo deciso di cancellare la storia in cui era uno dei protagonisti, dal momento che non mi ritenevo all'altezza del compito, quello di mostrare tutta la sua caratura umana e creare un racconto credibile e piacevole da leggere. Ha insistito affinché proseguissi e il resto della "banda" è uscito da sé, come se aspettassero solo un cenno per presentarsi e recitare la loro parte fino in fondo: mi sono limitato a trascrivere con gioia, abnegazione e grande soddisfazione.

©2021 testo di Claudio Montini
©2015 immagine di Orazio Nullo - Atelier Des Pixels

mercoledì 15 settembre 2021

Letti & Piaciuti: Alessandro Reali "IL QUADERNO DI GIULIA" - Le Mille E Una Pagina editore (2021)

Alessandro Reali 
IL QUADERNO DI GIULIA
Le Mille e Una Pagina Editore (2021)



LE SPINE DI UNA TORRIDA ESTATE
di Claudio Montini

Vale molto di più di quanto possa pesare sulle vostre tasche ed è maggiormente illuminante di un saggio di antropologia culturale o di uno di storia contemporanea, IL QUADERNO DI GIULIA scritto da Alessandro Reali e pubblicato presso Le Mille e Una Pagina Editore nel 2021, poiché getta luce e fotografa un periodo ben preciso della storia d'Italia e dell'angolo di Lombardia occidentale dimenticata a ridosso del Piemonte. 
Gioca in casa, dunque, Reali come Cesare Pavese e Beppe Fenoglio: chimico come Primo Levi ma di natali e studi pavesi, l'autore in Lomellina ci è cresciuto e ci vive e ci lavora, l'ha percorsa e respirata e ascoltata, captando e assorbendo e memorizzando quanto i vecchi che hanno battuto questa terra di risaie e di boschi, nei rari momenti di apertura all'aneddoto, hanno raccontato a mezza bocca perchè i giovani (o altri orecchi indiscreti) non disprezzassero il passato convinti che il futuro, il loro futuro, sarebbe stato un presente migliore ed evoluto verso un livello superiore. 
Non fatevi fuorviare dal bel disegno di Lorenza Malusà che orna la prima e la quarta di copertina: esso è perfetto nel dare corpo, gusto sapore e fascino che non passa inosservato alla donna che emerge da IL QUADERNO DI GIULIA e, allo stesso tempo, evidenziare la smarrimento di quella che, nella cornice del racconto, si trova suo malgrado ad approcciarla o incontrarla o quasi a conoscerla per la prima volta, nonostante ne sia figlia e abbia partecipato alle esequie per salvare le apparenze. 
Non vi troverete tra le mani, voi che leggete, una serie di istantanee in monocromia tinta seppia coordinate e cucite insieme a sequenze da film nouvelle vague o altro neorealismo contemporaneo europeo: troppo facile e troppo comodo anche per un giallista, o scrittore di romanzi noir se preferite, collaudato e prolifico quanto Alessandro Reali che ha all'attivo una nutrita serie di titoli, mai banali e mai ripetitivi negli schemi e nelle ambientazioni. 
Scegliendo un registro linguistico e narrativo sintetico e asciutto, ma calibrato e bilanciato alla singola molecola come le formule delle reazioni chimiche con cui ha a che fare professionalmente, tanto da rendere piacevole e fresca e assai scorrevole la lettura, l'autore di Sannazzaro de' Burgondi (PV) confeziona una delicata bordatura al memoriale di Giulia, moglie e poi vedova di un ricco e scaltro quanto gretto e meschino possidente terriero lomellino, una sorta di feudatario fuori tempo massimo assai abile nel salto sul carro dei vincitori e nell'accaparrarsi quanto di bello sia a portata delle sue mani per esibirlo come un trofeo: moglie e figlia comprese. 
Il quaderno in questione sarebbe, nelle intenzioni di Giulia, lo strumento postumo con cui ristabilire o riequilibrare un rapporto mai del tutto sbocciato con al figlia Rosella, la quale ha sempre cercato altrove la soddisfazione di quella particolare fame d'affetto o d'amore che lega gli esseri umani ai genitori o, almeno, alla terra natale; in realtà, esso si trasforma nella giustificazione dei suoi atti e dei suoi atteggiamenti di tutta una vita, quasi una richiesta di perdono e comprensione, dati gli eventi eccezionali che si è trovata a vivere nella torrida (in tutti i sensi) estate del 1944 e che hanno influenzato e modellato il resto dei suoi giorni. 
Le schegge o, meglio, le spine dell'estate di quell'anno cruciale per la maturazione dell'Italia, per l'evoluzione della sua coscienza democratica e sociale e morale, hanno graffiato a lungo la pelle e l'anima di Giulia: è una stagione difficile e drammatica e dirompente come solo l'amore e si suoi accidenti sanno essere, così slegati dalla volontà e dalle convenzioni che travolgono, con l'irruenza della gioventù, una giovane donna consapevole del suo tempo e del suo posto che si consegna a un ergastolo sentimentale per aver preso dall'amore, o dalla sua idea, solo la passione dei sensi senza mostrare il coraggio necessario a difenderlo dalla meschinità di cui sono capaci gli esseri umani. 
Inconsciamente, Giulia fa ciò che hanno fatto gli italiani nei decenni successivi: adattarsi ai nuovi capitani del bastimento e dimenticare in fretta lasciando i morti là dove giacciono, seguitando a vivere alla giornata come in tempo di guerra e senza curarsi minimamente dell'impatto devastante sulle generazioni successive, come quella di sua figlia Rosella per esempio. 
Ecco la sottile genialità e il mestiere imparato bene, attraverso buone e numerose letture, che Reali mette al servizio di questo lungo racconto, non scansionato in capitoli ma in paragrafi caratterizzati da caratteri normali per il “presente” e in corsivo per il passato contenuto nel quaderno: Alessandro non è l'uomo che entra nella testa di una donna per portarne fuori le tempeste ideali, i piani e le rotte tracciate o da tracciare, le ansie da bonaccia o i porti sicuri in cui riparare vele e scafi, ma è il regista che raccoglie questo materiale e allestisce il palcoscenico lasciando che siano le due donne a emergere dal tessuto drammaturgico. Esse sono figlie dei rispettivi tempi, segnate dalle medesime assenze e dalla stessa identica voglia di tenerezza e di umanità spicciola, che, pur essendo madre e figlia, reagiscono ai veleni e ai trabocchetti di un fato cinico e baro in modi apparentemente differenti. 
Giulia si accomoda in una maschera di normalità perbenista, algida e scialba fin che volete, ma mai del tutto disprezzata; Rosella opta per la fuga, per l'elisione delle radici onde non assorbire venefici umori di sospetto, dramma, segreto e malinconia che, immaginiamo impregnare l'ambiente famigliare, per crescere modellando la propria personalità in sintonia con questi nostri tempi moderni, guarda caso, assai più attenti all'apparire che all'essere di quanto non fossero quelli a cavallo della metà del secolo breve, il XX ultimo scorso. 
Una volta tanto, la morte non è la perdita di una vita come nei romanzi noir che caratterizzano la produzione dello scrittore di Sannazzaro de Burgondi (PV): ne IL QUDERNO DI GIULIA (Una storia lomellina) (Le Mille E Una Pagina Editore, 2021), essa ne diventa il suo postumo riscatto, il rimborso, l'epilogo di una rivolta contro le trame già scritte che regolano il consorzio umano; del resto è risaputo che la vittima principale di ogni rivoluzione sia la verità e ai colpevoli di tale delitto sia sufficiente un cambio di camicia, per esempio da nera a bianca: infatti, Alessandro Reali sfila uno ad uno i veli d'oblio e ipocrisia con cui la generazione precedente la nostra (siamo entrambi del 1966), ha ostinatamente provato a dimenticare l'asprezza della gestazione dell'odierna repubblica italiana dimostrando che molti dei suoi mali attuali hanno radici profonde, così come anche i sogni e i bisogni primari degli esseri umani siano i medesimi in ogni epoca storica nonostante guerre, malattie, ideologie contrapposte e convenzioni sociali.

Le spine di quella torrida estate graffiano ancora, anche la pelle dei nostri giorni.

© 2021 Testo e fotografia di Claudio Montini



martedì 14 settembre 2021

La mia monetina - quarta e ultima puntata

 L'intervista impossibile di Orazio Nullo: scrivendo ogni giorno.
Quarta e ultima puntata

(Episodi precedenti: il 31 agosto, 03 settembre e 06 settembre)


La speranza è davvero l'ultima a morire: te la racconti spesso questa bella favoletta, prima di posare il capo sul cuscino e tirarti coperta e lenzuolo sulle spalle, chiudendo gli occhi al buio e sperando di riaprirli al giorno successivo? Oppure te la sei inventata per tapparmi la bocca con un bel giro di parole?

Mi conosci da una vita eppure, come tanti altri, non hai capito un alcunché di me: sono un sognatore coi piedi piantati a terra e gli occhi aperti perchè sognare, grazie al Cielo, è ancora una attività libera e gratuita; sono un collezionista di emozioni e di suggestioni e di parole che non meritano l'oblio; sono uno che racconta storie per farsi coraggio e compagnia sperando, nella sua follia, di poter pure campare delle sue parole stampate. 
So da me di non essere un genio della letteratura, bensì un onesto e buon artigiano del pensiero espresso in lingua italiana così come ho la consapevolezza di non avere raccomandazioni o referenze da far valere, nè in ambito accademico nè in quello dell'industria editoriale italiana, in particolare. 
Non bastano un migliaio di parole, una buona grammatica di base e una manciata di brillanti idee: un narratore esordiente è sempre una mina vagante e un rischio d'impresa di cui nessuno è disposto a farsi carico, oppure a dargli ascolto, perchè non v'è la certezza di un ritorno economico. 
Trovato il mio quaderno degli scarabocchi, mi sono finalmente guardato dentro senza paraocchi, ritrovando nastri e stringhe e specchi da attraversare e intrecciare e aggiustare con le mie sole mani, le mie sole parole, le mie sole idee proprio come gli artigiani fanno, da sempre, mettendo al mondo qualcosa che sia bello, buono e utile ad almeno uno dei miei simili, oltre che al mio orgoglio. Avevo per le mani semi che trasmettevano buone e promettenti vibrazioni, avevo bisogno di un supporto in cui farli sviluppare ma li ho visti rimbalzare contro alti muri di gomma, sordi o impermeabili o meschini e cinici. 
Quello era il mio sogno e, siccome nei sogni non si perde né si cede nulla, ho deciso che l'avrei realizzato da indipendente.

Così sei diventato un “selfpublisher”, un autore che pubblica senza editore, o meglio è editore di sé stesso: non ti sembra di esagerare, di peccare di superbia? Dopo che, per tre anni consecutivi, alcuni tuoi racconti sono stati selezionati e pubblicati sul quotidiano provinciale dandoti una effimera notorietà, tra amici e conoscenti, perchè “sfidare” o ignorare l'editoria tradizionale?

Non si tratta di una sfida del genere Davide contro Golia; mi sono informato, ho cercato un contatto con editori tradizionali ma, come ti ho detto poc'anzi, ho incontrato solo sordi muri di gomma o proposte irte di paletti e trabocchetti tali da fiaccare la più genuina ostinazione artigianale. 
Il selfpublishing è un fenomeno comune in ambito statunitense e anglosassone, storicamente partito dagli ambiti universitari dove spesso i professori producevano testi propedeutici ai propri corsi e su quelli basavano la loro didattica; in un secondo tempo, con la diffusione dell'editoria dedicata allo svago popolare, sulla base delle teorie imprenditoriali liberali, è diventato una forma di business che, talvolta, ha alimentato anche quello di stampo tradizionale. 
L'editore a pagamento è un tipografo che finge di interessarsi al tuo prodotto, promette visibilità e distribuzione, pretende che si acquisti un numero spropositato di copie in anticipo ma poi si dilegua come un ladro nella notte, poiché nemmeno si cura di leggere cosa uno abbia realmente composto nella pagina: credimi, ho assistito anche a operazioni di questo genere e, per mia fortuna o intuito, vedi tu, mi sono fermato prima di pigiare il bottone di avvio della procedura. 
Avevo letto e riletto i loro farraginosi e contorti contratti (del tutto simili a quelli degli altri editori) che, dopo una estenuante raccolta di dati riguardo all'estetica e alla forma, ti sottoponevano da ritornare firmati in forma cartacea previo pagamento di una somma direttamente proporzionale alle specifiche tecniche e correlata a un numero fisso di copie da stampare. 
Fin dagli esordi, li ho evitati a piedi pari: quando leggo, tra le condizioni, che c'è un quota minima di acquisto non proseguo nemmeno la navigazione del sito. 
Invece, io volevo e tuttora voglio creare il mio libro, nel senso più ampio e letterale del verbo! Senza restrizioni o ingerenze di alcun genere, salvo quelle di una eventuale sintattica o grammaticale o tipografica; con una distribuzione nazionale anche a richiesta senza obbligo di magazzino, codice ISBN e visibilità nelle librerie virtuali; il costo di tutto questo automaticamente compreso nel prezzo di copertina insieme alla mia remunerazione dal momento che alla ideazione, alla redazione e persino alla impaginazione ho già provveduto io (copertina compresa, grazie a te!). 
Insomma la responsabilità creativa di ogni componente del libro, dalla copertina ai contenuti, dalla carta ai caratteri di stampa deve essere mia e soltanto mia: solo così potrei parlare di questo oggetto voluttuario come del “mio libro”. 
Alla piattaforma di selfpublishing chiedo di fare tutto il resto, come pubblicità in rete e distribuzione sul territorio: Amazon e StreetLib e, prima di lei, Youcanprint lo fanno e lo hanno fatto coi miei prodotti senza chiedere un centesimo preventivamente, salvo per le copie che ho richiesto per mio sfizio personale. Soprattutto, hanno risposto in pochi giorni alle mie richieste e senza il benché minimo fastidio o atteggiamento sussiegoso. Te lo ripeto, io sono un artigiano della parola e della fantasia che non vende un prodotto, lo crea e ha la presunzione che sia originale in tutti i suoi aspetti e trasmetta un messaggio che sia altrettanto peculiare, fosse anche solo per distrarre la mente dai problemi o dai dispiaceri quotidiani di un unico lettore. 
Se ciò accadesse tutte le volte che pubblico un libricino mio, se davvero accadesse questo miracolo, sarei certamente l'uomo più ricco del mondo... Almeno spiritualmente!

Scusa, ma per questo non ti basterebbe dedicarti a creare contenuti per un blog? La diffusione sarebbe ben più capillare di qualche copia regalata a parenti e amici o, al più, venduta a margine di presentazioni o mercatini per hobbisti. Che io sappia, librerie ed edicole sono sommerse di volumi omaggio e non che stanno lì a ingiallire; inoltre mi risulta che ci siano librai che rifiutano a priori gli autopubblicati: li considerano una perniciosa distorsione di un mercato di per sé asfittico e saturo, se non addirittura una aberrazione.

Se è per questo, la pensano così anche autori che conosco e si ritengono superiori definendosi scrittori perchè affidano le loro produzioni alle cure “amorevoli” di un casa editrice: negano a quelli come me persino il titolo di narratore in forma scritta. Vorrei proprio vedere se facessero la stessa cosa con uno scultore o un pittore: questi li invierebbero a defecare sulle ortiche senza troppi complimenti e senza carta igienica...

Tu, invece come ti definisci?

Io sono uno che racconta storie, un po' vere e un po' inventate, per chi non ha voglia di lambiccarsi il cervello ma gli vuole concedere un po' di riposo; non ho la verità in tasca o regole per superare le difficoltà della vita: offro una pausa a buon mercato, senza effetti collaterali nocivi, a chiunque abbia del tempo da riempire senza sprecarlo. Queste storie hanno l'ambizione di volersi fare ascoltare e apprezzare da chiunque sia in grado comprendere la lingua italiana, come se fossero amici venuti da lontano in visita e che narrano episodi vissuti e dialoghi ascoltati per puro e semplice piacere di stare insieme per qualche tempo, senza ricorrere alla solita conta dei morti e dei vivi, dei figli o dei nipoti e così via.

In effetti, si finisce sempre lì... Soprattutto con gli amici che non vedi da tempo. Ma un libro non è una persona: al limite, è qualcosa di bello che sta lì e che non fa male, come un altare di sabbia in riva al mare, o no?


No, è molto di più di un regalo ad una sposa o di un albero di Natale: è la costruzione di un amore che si fa più vicino al cielo, che ci meraviglia perchè nasce e cammina e parla e vive nel momento stesso in cui incontriamo le parole di cui è fatto. Un libro è un giardino magico da portare in tasca perchè in esso trovano posto la ragione e la fantasia, insieme alle storie scritte e a quelle ancora da scrivere: esse girano nell'aria che respiriamo, come i profumi e i suoni e i colori delle stagioni; ma altrettanto fanno nella testa della gente, anche nella mia, nutrendosi di realtà e di sorrisi, di lacrime e di sangue mescolato al sudore, di fiato sprecato e buone parole, di sogni bambini e attese deluse. 
Dunque, tocca a noi artigiani delle invenzioni fatte di parole mettere ordine al caos apparente: dobbiamo afferrare queste storie e plasmarle in racconti e poesie, in romanzi e soggetti, dialoghi e sceneggiature affinché non si disperdano nella stessa polvere cui siamo destinati. Però arrivano nelle nostre teste quando pare e piace a loro, non hanno molta pazienza come se avessero la vita breve delle farfalle e, se non le scriviamo subito, volano via a dissolversi nell'oblio e nel buio senza ritorno. Invece, quando riusciamo a fissare una loro traccia sulle nostre pagine, esse trovano la via per mettere in comunicazione la realtà e la fantasia, nutrendosi delle angustie e delle ambizioni di chi scrive e di chi legge, liberando entrambi i lati da nebbie e catene e spine e macigni con le stesse parole che ci servono per comunicare col resto del creato. 
Dal canto mio, adopero il migliore italiano che conosca, quello di più facile comprensione, con un'attenzione maniacale alla punteggiatura, alla musicalità delle frasi, alla sua correttezza logica, sintattica e grammaticale; puntando a un ritmo vivace e mai paludato o forzatamente retorico, cerco di evitare ogni tipo di ripetizione anche nei nomi dei personaggi o delle cose; mi sforzo di essere semplice e diretto per non annoiare troppo...

Bravo: bella filosofia, belle parole... Ma non pensi che siano destinate a produrre poco o nulla di concreto? Non temi che siano destinate a rimanere pie illusioni per ingannare l'attesa di giorni di gloria che non vivrai mai?


Sì, per un certo periodo il rischio è stato piuttosto evidente anche a me: ma nulla avevo più da perdere e altro non sapevo fare che mi desse tanto orgoglioso piacere, se non scrivere. 
Mi viene alla mente una frase attribuita a Goethe.. Ho un appunto, trascritto a mano dal web su un brandello di carta riciclato da una fotocopia inutile, che tengo in bella vista sulla scrivania e che ho letto spesso, per rinfrancarmi.
Qualunque cosa tu possa fare, qualunque sogno tu possa sognare, comincia! L'audacia reca in sé genialità, magia e forza. Comincia, ora!... 
Il mio sogno, lo ripeto, è quello di ricavare dalle mie parole stampate, su un foglio di carta o di elettroni, quanto basta per vivere dignitosamente sfruttando le potenzialità della monetina che Colui Che Lassù Risiede mi ha dato. 
Forse non sono nato per fare l'operaio o il camionista; potrei essere venuto al mondo per scrivere racconti, romanzi e poesie oppure per aiutare mia moglie, colpita da ictus cerebrale con emiplegia al lato destro e afasia, a convivere al meglio con la sua invalidità permanente: chi può dirlo, se non Lui? 
Mi occupo di lei e ringrazio Lui per avermi dato in dote la scrittura creativa e la letteratura per ricrearmi, altrimenti sarei certamente incorso in un devastante esaurimento nervoso. 
Nel frattempo, imparo l'arte della pazienza:  scrivendo ogni giorno, anche con carta e matita.

- Quarta e ultima puntata -  ... G R A Z I E  per l'attenzione! ... 

(episodi precedenti: prima puntata 31/08/21; seconda puntata 03/09/21; terza puntata 06/09/21)

© 2021 Testo di Claudio Montini
©2015- 2016 Immagini di Orazio Nullo ("Abstract portrait" and Author Image)

lunedì 6 settembre 2021

La mia monetina - Terza puntata

L'intervista impossibile di Orazio Nullo: il quaderno del palombaro. 
Terza puntata  

(precedenti episodi: 31 agosto e 03 settembre)

Quel quaderno a quadretti si è rivelato essere l'amico discreto che non si dilegua mai, un'autentica ciambella di salvataggio in mezzo al mare, lo capisco bene perchè ci sono passato anche io da quelle forche caudine: siamo circondati da tante parole di vuota solidarietà unite a facce imbarazzate che, per contrasto, sembrano rimproverarti per il tuo stato. Mia madre non avrebbe perso occasione per sottolineare il suo disappunto, qualunque iniziativa prendessi per svagarmi o per cercare una soluzione al problema, come se la mia inattività le rubasse aria o pane a tradimento. Dovevo sempre inventarmi qualcosa da fare, in giardino o fuori casa per evitare i suoi silenzi pesanti: ma è successo così raramente che sono sopravvissuto e il destino mi ha portato altrove a trovare la mia fortuna. A te, invece come è andata?

Te l'ho detto: io sono un palombaro della vita e sovente vado a fondo, non sempre per mia volontà; sono un piazzato ma mai un vincente e scambio un traguardo tagliato in affanno, stravolto dalla fatica, in ritardo rispetto al gruppo dei migliori, come un buon risultato; ricomincio volentieri da capo per fare meglio e finisco per commettere sempre gli stessi errori, anche quando punto i piedi sul fondo per risalire perchè l'argano si è inceppato ma il compressore non smette di pompare aria nello scafandro: sebbene io tocchi il fondo, non ho mai avuto alcuna intenzione di scavare, né fuori né dentro né intorno. 
Ho letto il contenuto di quel quadernetto come se fosse quello di un estraneo e, dal momento che ho peggiorato di molto la mia calligrafia nel quarto di secolo trascorso dai tempi della scuola e del liceo, ho anche fatto una certa fatica a decifrare i miei “geroglifici” tra cancellature e correzioni varie. 
A quarantasei anni, sei troppo vecchio per il mercato del lavoro e troppo giovane per la pensione. 
Così, nel sottoscala della mia follia, è venuto addensandosi il sogno che ho appena cominciato a vivere, quello di diventare uno scrittore e campare delle mie parole stampate, sfruttando gli strumenti e le potenzialità offerte dalla rete internet. 
Dovevo soltanto riversare in elettronico ciò che avevo creato con carta e penna; sicuramente nuove idee sarebbero scaturite anche da quella operazione: me lo disse anche un autore che avevo conosciuto anni prima, un testo non è mai definitivo ma si presta a revisioni ad ogni lettura, come se sfidasse il suo creatore a far emergere il meglio di sé. La tecnologia avrebbe fatto il resto, per lo meno in termini di visibilità, di notorietà e magari di successo anche economico.

Eri affascinato dall'idea che un passatempo potesse diventare una professione? Oppure c'era qualcosa di più profondo, di più meditato che andava oltre il concetto della sensazione e della intuizione?

L'una e l'altra cosa: il delirio artistico strinse d'assedio il mio subconscio con una missione dal sapore di parabola evangelica, forse una eco dei tempi in cui frequentavo la chiesa cattolica con maggiore assiduità. Hai presente la parabola dei talenti? Quella in cui Gesù narra la vicenda dei servi cui il padrone affida delle monete per vedere cosa ne avrebbero fatto in sua assenza, per saggiare la loro lealtà, in buona sostanza: c'è chi li investe con successo, chi invece perde tutto in buona fede, c'è chi li nasconde per timore di non essere all'altezza del compito e combinare pasticci o guai di cui non aveva nessuna voglia di pagare le conseguenze. 
Mi ero convinto di essere uno di questi ultimi, o meglio di esserlo stato per buona parte della mia vita: finalmente potevo, anzi dovevo cavare fuori la moneta, o le monete, che il padrone della casa e della vigna mi aveva affidato fino al suo ritorno e che io, invece, per paura o per la vergogna del giudizio altrui sul mio operato, avevo nascosto sotto la sabbia. Avevo fatto il bravo ragazzo, avevo fatto il mio dovere, ero stato al mio posto ma ugualmente ero stato scartato: non avevo più nulla da perdere, era tempo di spendere questa passione che mi prendeva bene dentro mentre sfogliavo un libro, lo leggevo e lo facevo mio cercando di imitarlo.

Letteralmente folgorato sulla via di Damasco, per Bacco! Hai visto la luce e hai finalmente trovato carta e penna, perchè prima brancolavi nel buio... La scrittura creativa è la tua missione per conto di Dio, come quella dei Blues Brothers?

No, è una seconda opportunità di fare qualcosa di buono lungo il cammino in questa valle di lacrime.
Io credo che, poco prima di precipitare dal paradiso passando per il ventre materno, ci venga data una piccola moneta. 

Essa sarà in grado di regolare o cambiare la nostra vita perchè contiene tutto ciò che ci riesce di fare con grande naturalezza, con piacere, con gioia. Ma, durante il volo, la moneta ci casca dalle mani e si conficca chissà dove nel terreno: così passiamo la maggior parte del tempo che ci è concesso alla sua ricerca, nel bene e nel male. Poi la vita ci bastona, ci apre gli occhi o ce li chiude a seconda del copione già scritto che ha in mano, anche se crediamo di aver trovato quel che ci serve per essere felici. 
No, amico mio, scrivere è un modo per sopravvivere, resistere e arrivare al giorno successivo; è una missione per conto mio: Dio è lassù che se la ride di tutta questa nostra agitazione e verrà un giorno, se non avrà di meglio da fare, per giudicare i vivi e i morti rifacendo tutto da capo.
Allora ci chiederà conto della monetina e di cosa ne abbiamo mai fatto, dell'amore e del dolore, dei baci e degli schiaffi, dati o ricevuti: finalmente nessuno potrà più barare. 
Goethe scrisse, un giorno, che aveva deciso di fare solo ciò che gli piaceva perchè gli faceva bene: poteva permetterselo, certo, era ricco di famiglia e addirittura nobile... 
Ma io ho deciso di fare altrettanto mettendo nero su bianco le storie che la mia fantasia partorisce, dopo essersi nutrita di altre scritte da altri: che abbia trovato la mia monetina?

- Terza puntata -  continua...    (prima puntata 31/08/2021; seconda 03/09/2021)

© 2021 Testo di Claudio Montini
©2015- 2016 Immagini di Orazio Nullo ("Abstract portrait" and Author Image)

venerdì 3 settembre 2021

La mia monetina - seconda puntata

 

L'intervista impossibile di Orazio Nullo: il cassetto dei sogni.
Seconda puntata 
(episodio precedente 31 agosto)



Già, il mondo è bello perchè è vario. Ma che cosa ti ha spinto a mostrargli ciò che andavi creando per vincere paure ed altre amarezze? Quando è diventato urgente rivelare la tua natura artistica e mostrare che non era solo un bel gioco?

Devo fare una premessa: io vengo da una cultura in cui gli artisti o gli sportivi professionali, fondamentalmente, sono persone poco serie, dei giocherelloni retribuiti per fare cose improduttive o inconcepibili o di puro divertimento, dunque effimere e vuote come uova di cioccolata. Le “cose serie” sono studiare fino al diploma, trovare un impiego operativo o amministrativo, fabbrica o ufficio poco importa, per mettere via soldi per la casa, per la sposa, per i figli: l'estro artistico o culturale o intellettuale è roba da tempo libero, al limite, se ce n'è e se ne rimane ma non potrà mai darti il pane per campare. Aspettative legittime, non dico il contrario: addirittura, per buona parte della mia vita mi ci sono adeguato e ho ripiegato su di esse quando ho capito che non sarei mai riuscito a cavare un ragno dal buco con gli studi universitari. Probabilmente è un problema psicologico e metodologico che si è sviluppato e innestato in una serie di contingenze tali per cui ho lasciato perdere velleità accademiche e sono rientrato nella massa operaia, quella che si asciuga la fronte di fatica e spera di vivere una bella storia d'amore per mettere su casa e fare bambini su cui riversare le medesime speranze di riscatto.

Scusami se ti interrompo, ma mi sembra di capire che ti sei arreso al fato cinico e baro con una certa fretta, che ti sei rapidamente rassegnato...


Ho fatto scelte non del tutto convinte, va bene? O assai poco consapevoli, se preferisci, perchè dettate dalla necessità di appagare sogni e desideri altrui: in generale, vivo meglio se sono circondato da persone sazie e contente, anche a costo di rimetterci in serenità ed equilibrio. Almeno, mi lasciano in pace molto più a lungo di quanto non farebbero se mi ostinassi apertamente a seguire il mio istinto, anarchico ma non troppo, che mi porta spesso a navigare in direzioni insolite rispetto al comune sentire.

D'accordo, fino a qui la premessa e va bene: ma non hai risposto affatto alle mie domande...


Speravo proprio di non doverlo fare: in fondo, cosa importa a chi mai leggerà queste, o altre mie parole, sapere di quando si sia accesa la lampadina della scrittura e quando la sua luce si sia fatta così intensa e calda da spingermi a proiettarla fuori di me, nonostante fossi circondato e sommerso da una moltitudine di altre ben più fulgide? Credo di non avere nulla di speciale se non il piacere, la capacità e l'ostinazione di parlare chiaro e gradevole e diretto, insieme a quello di giocare con i suoni e i significati per fare qualcosa di bello per gli altri.

Invece lo dovresti fare proprio per quel motivo lì: siamo parte di un meccanismo infinitamente più grande e complesso di quanto mente umana possa immaginare, in cui il perfetto funzionamento di ogni minuscola rotella contribuisce al suo regolare moto perpetuo. Anche parlando di sé, si fa qualcosa di bello per gli altri...

Tutto sommato, ho avuto tanta fortuna e fatto altrettanta fatica, ho conosciuto un bel numero di belle persone e uno esiguo di soggetti da lasciare perdere; ma ho pure scoperto che la mia dolce metà amava la lettura e i libri quanto me: così abbiamo iniziato ad acquistarli, leggerli e regalarli. Dopo anni dalla scuola, ho ritrovato il gusto e il piacere della lettura, ho migliorato il mio lessico e la sintassi e anche la grammatica, ho scoperto quanta libertà ci fosse tra le righe, così a portata di mano e senza effetti collaterali. Le parole erano le stesse della vita di tutti i giorni ma si mettevano in fila da sole e tanto bene e tanto ordinate che la voglia di creare qualcosa di originale, di personale, di unico e di nuovo è risorta da sè. L'anonimato operaio mi andava stretto, ma c'era una casa e una famiglia da mandare avanti e i sogni, così come le velleità, si mettono in secondo piano e si tira avanti; oppure si comincia a prendere appunti e a scrivere note e scarabocchi sulle pagine di un quaderno a quadretti vinto a una pesca di beneficenza tanti anni prima: mi piaceva la copertina con tutti i suoi ghirigori di figure geometriche colorate, era come avere una fotografia di quello che si agitava nella mia testa e di ciò che sarebbe accaduto, in seguito, alla mia vita. Infatti, mi sono ritrovato senza lavoro perchè anche l'azienda da cui dipendevo era rimasta senza contratto e senza incarico, in un periodo di vera e propria recessione economica sebbene non conclamata ma del tutto evidente. Per alcuni mesi, ho tentato di ritornare in pista contando sulle amicizie e sul mercato, ma mi sono via via sentito come un pinguino all'equatore, alla deriva sull'ultimo pezzo d'iceberg e senza alcun tipo di conforto, nemmeno dalla mia compagna. Poi, toccato il fondo della depressione strisciante che prende tutti i disoccupati, mi sono reso conto di avere un'occasione unica: avevo il tempo di rileggere ciò che avevo scritto e accantonato nel celeberrimo cassetto dei sogni mostruosamente proibiti; di ristrutturarlo nella trama e nella lingua o semplicemente ritoccarlo qua e là; magari emozionandomi e piacevolmente sorprendendomi di aver confezionato pezzi scorrevoli, semplici ma non banali e in una lingua italiana rispettata al millimetro.

- Seconda puntata -   continua....    (31/08/2021 primo episodio)

© 2021 Testo di Claudio Montini
©2015- 2016 Immagini di Orazio Nullo ("Abstract portrait" and Author Image)