di Claudio Montini
«Ti sembro pazzo, forse? O mi preferisci malato? Oppure sciocco e ottuso e pauroso di ogni cosa che non conosco, che non capisco, che non ho visto mai prima d'ora?
Potrei essere tutte queste cose e, nel mio intimo, nessuna di esse: reciterei benissimo tutte le parti, improvvisando battute di facile presa non trascritte sul copione pur di apparire credibile, pur di fare bella figura, pur di creare aspettative destinate ad essere deluse.»
L'acqua, finalmente, scendeva calda dal rubinetto: allora, lui tacque e altrettanto fece il mezzo busto di là dal vetro che, come lui, iniziò a nascondere metà del volto sotto la schiuma bianca portata dal pennello rotondo.
Il rasoio, rigorosamente con due lame per non fare prigionieri e lasciare nulla al caso, aspettava il suo turno disteso sulla ceramica: avrebbe fatto il suo dovere e, una volta sciacquato, si sarebbe senza dubbio guadagnato un'altra settimana di servizio, prima di diventare membro della raccolta differenziata di plastica e affini poiché da lì veniva e, probabilmente, sarebbe tornato sotto forma di stampella per camicie o sacchetto per l'immondizia.
Lo specchio, dopo il pasticcio combinato con la strega matrigna e la bella addormentata nel bosco, non parlava più da tempo: si limitava a riflettere, con la luna o con il sole, lasciando l'errore altrui là dove si trova equanimemente, senza far torto a nessuno.
Un giorno, forse, si sarebbe lasciato andare in pezzi senza avvisare né scusarsi come tutte le cose stanche, esaurite, logore e vetuste: succede anche agli esseri umani più di quanto si riesca a immaginare e, ogni volta, è una sorpresa che lascia allibiti, afoni e attoniti.
D'altra parte, è una ruota che gira come quelle del carretto fiorito che chiude ogni proverbio finito: proprio come questo.
©2024 Testo di Claudio Montini
©2027 Immagine di Orazio Nullo "Wood puppet" Atelier Des Pixels gallery
©2027 Immagine di Orazio Nullo "Wood puppet" Atelier Des Pixels gallery
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