di Claudio Montini
Quando chiuderai il passato in un cassetto, assicurati di farlo a chiave e di portarla con te, nel fondo di una tasca dei pantaloni coperta da fazzoletti di carta, accendisigari, carte di caramelle e spiccioli di rame, bulloni e viti e filo di ferro, indirizzi smarriti e fotografie stropicciate.
Se ci riesci, dimenticatela e dimentica di averla a portata di mano: sarebbe la cosa migliore da fare.
Ogni giorno ha la sua pena e non è solo un modo di dire, un luogo comune, una banalità da salotto: è il distillato concentrato di secoli di vita vissuta, di fortuna e di scalogna.
Dunque, se non sai fare altrimenti per darti coraggio, sfiorala con le dita come se fosse un amuleto ma con le mani in tasca, di nascosto, senza farsi notare.
Le cicatrici sulla schiena e le rughe che hai in faccia, sì, proprio quelle sotto alle borse degli occhi che, notoriamente, contengono nulla che non sia stanchezza e ore di sonno perdute a vanvera, tutte queste cose parleranno per te a chi vuole davvero ascoltare la tua voce e vederti per il solo piacere di spendere del tempo con te, senza inventare altre scuse per farlo.
Allora, apri una finestra sui muri della prigione che ti sei costruito o costruita lasciando entrare aria fresca e pulita e nuova: capirai subito se ne vale la pena, da solo o da sola, senza ricorrere alle mie parole vendute a buon mercato per spacciare sogni usati, opinioni non richieste e rime baciate a cuori solitari in affanno o a inguaribili nostalgici del tempo andato.
©2024 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni condivisa dal profilo Facebook
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