venerdì 29 gennaio 2021

Ciao, Leone (26 gennaio 2006 - 28 ottobre 2018)!



Ciao, Leone!
di Claudio Montini


Sono ormai tre anni che sei uscito dalla tua cuccia di legno, dove riposavi e tenevi al caldo Simbad e Nuvolino (che ti ha vegliato fino all'ultimo e poi, due anni fa, è sparito dal cortile come solo i gatti sanno fare, in certe occasioni: forse è venuto a cercarti, roso da uno di quei mali che toccano anche a noi umani e che ci fanno così paura da non saperli nominare...) in inverno: come riuscivate a stare in tre, in un metro per ottanta centimetri e altrettanti al culmine, a uscire e entrare per i vostri bisogni nel cortile o sulla siepe senza disturbarvi a vicenda, per me rimane un mistero. E' bello rivederti in questi scatti, in questi francobolli per cartoline rubate al tempo che scorre imperturbabile e macina le nostre vite come tu facevi con ossi vecchi e nuovi che, a tuo piacimento e tua sola conoscenza del nascondiglio, sotterravi e dissotterravi quando non c'erano biscotti in vista o portalettere cui abbaiare. Mi manchi e mi mancano le nostre lunghe passeggiate in campagna, tu a correre libero e fare buchi (cercavi forse tartufi? Eri stato un cercatore di quelli in una precedente vita canina?) oppure tuffarti nei fossi imitando le ranocchie, sebbene fosse quasi impossibile farti il bagno nonostante io lasciassi scaldare per bene l'acqua al sole, mentre io pensavo ai miei racconti e intanto, passo dopo passo, lasciavo per strada una ventina di chili superflui.
Da quella domenica di ottobre, Dio come pioveva, non sono più uscito a passeggio in campagna; dal ventotto ottobre 2018, quando ti ho trovato sotto il tavolo disteso e allungato quasi sorridente ma rigido, non ho più pianto tanto quanto ho fatto mentre preparavo la tua ultima cuccia e ringraziavo il cielo, anche se lo facevo a malincuore, di avermi concesso di incontrare un vero e grande e unico amico come te in questa vita. Se mai, per tutti i miei peccati comprese le volte che l'ho invitato a defecare sulle ortiche senza carta igienica, Lui dovesse condannarmi a rinascere, mi piacerebbe che mi facesse cane che incontra un umano come me, un po' sgangherato e stralunato e sempre in cerca del giusto per tutti, uomini e cani: perchè a noi, basterebbe un'occhiata per riconoscerci anche senza annusarci, per andare lontano e sentire tra mille suoni la voce che chiama il nostro nome e tornare sui nostri passi solo per reciproco piacere. Ciao Leone, zio Claudio.

P.s.: quando arriverò, mi verresti incontro come hai fatto il cinque ottobre duemilasette? Mi hai messo, quasi le zampe al collo e la fatica di quella giornata di consegne su Asti (provincia che non conoscevo affatto) è svanita come per incanto..

©2021 Testo di Claudio Montini; immagini di Claudio Montini (©2013-2017)

martedì 26 gennaio 2021

Letti & Piaciuti: Vincenzo Maimone "LA DISTANZA PIU' BREVE" - Fratelli Frilli Editore - 2020

Vincenzo Maimone

LA DISTANZA PIU' BREVE

Fratelli Frilli Editore (2020)

HAI MAI VISTO PIOVERE IN UN GIORNO DI SOLE?

di Claudio Montini

Spesso ammiriamo la capacità, di alcuni reduci e sopravvissuti ad eventi tragici o catastrofici o luttuosi o variamente criminali, di lasciarsi alle spalle la brutta esperienza per ricominciare a vivere senza nemmeno immaginare quanta fatica e sofferenza costi a loro. 
Pochi narratori si sono avventurati su un terreno tanto incerto e scivoloso, poiché ricco di variabili e sfumature nonché luci e ombre persino per gli specialisti indagatori dell'animo umano, quanto lo è quello del superamento di un trauma e la relativa ricostruzione esistenziale. 
Vincenzo Maimone, col pretesto del tutto apparente di rispondere alle istanze suggerite dai risvolti e dagli sviluppi della trama dell'opera immediatamente precedente (SICILIA TERRA BRUCIATA, Fratelli Frilli Editore, 2016), in LA DISTANZA PIU' BREVE (Fratelli Frilli Editore, 2020) prosegue la sua indagine autoptica sui meandri oscuri e sulle risorse razionali, istintive e animali degli esseri umani scoprendo che, tanto le une quanto le altre, si situano e si incontrano e si attivano nello scorrere implacabile della vita e dei giorni partendo dalla dimensione metafisica posta tra memoria e sentimento.  
Siete capaci di immaginare uno spazio più ristretto e intimo, un punto del cosmo in cui la materia di cui sono fatti anche i sogni sia più densa e compatta di quella di un buco nero, una distanza più breve freneticamente attraversata da lampi ad altissima energia in grado di stimolare, positivamente o negativamente, la vostra esistenza? 
Certo che lo siete e il professor Maimone, pagina dopo pagina e una riga dopo l'altra, vi indica e rivela e dimostra quale sia LA DISTANZA PIU' BREVE, non già dall'alto della cattedra di professore associato in Filosofia Politica presso l'Università di Catania, forte della sua laurea in Filosofia, ma dall'interno di tutti i suoi personaggi che smettono di essere “pupi” manovrati dall'alto in un teatrino di legno e cartapesta colorata per diventare figure terrene dotate di un mondo interiore che lui registra e rende senza sconti o giudizi. 
Un omicida seriale gode nell'assistere allo scempio provocato nella vite dei superstiti, altrettanto quanto si pasce della vista dei trofei espunti ed estorti alle proprie vittime, in quanto ciò rientra nel piano della sua vendetta; quando si rende conto di non aver affatto portato a termine la scellerata missione, annientare la felicità altrui con incubi e timori, accresce la propria acrimonia contro i presunti colpevoli del suo stato e si lancia in una impresa cui soltanto la morte può mettere fine. 
Invece, la vita o il destino o il fato hanno un peculiare senso della giustizia, diverso da quello degli esseri umani: sono ostinati ad andare avanti e superare i propri limiti in cerca di nuovi stimoli, nuovi amori, nuove mete che guariscano e chiudano le ferite del presente e i traumi del passato, senza dimenticare ma tentando nuovamente di afferrare la felicità. 
Così il Bene e il Male chiuderanno i loro conti in sospeso nel solo modo che conoscano da millenni, mentre i protagonisti chiuderanno il Finale di partita, cui ammicca il sottotitolo, con nuove consapevolezze e una salutare presa di distanza, un distacco utile a farle sedimentare e maturare. 
Non è una fuga dal dolore, non c'è consolazione che tenga, nemmeno l'oblio che si concede troppo spesso a fatti brutti di questa nostra bella penisola: è la vita che va avanti, non si distrugge né si perde, ma si trasforma anche per chi crede di disporne a suo piacimento. 
Accompagnandoci lungo LA DISTANZA PIU' BREVE (Fratelli Frilli Editore, 2020), anche la lingua e lo stile letterario di Maimone si evolvono e maturano ulteriore verosimiglianza e scioltezza, fragranza di vivere quotidiano e spessore spirituale solo dove e quando serve al tessuto narrativo, grazie all'attenzione quanto mai vigile e rigorosa ma delicata per i particolari più efficaci a illustrare un quadro intero in una o poche frasi, sebbene esso sia ricco di dettagli e implicazioni: il resto del lavoro, automaticamente, lo compie l'immaginazione del lettore proiettando sequenze e sensazioni proprio in quel teatro di posa situato tra la memoria e il cuore. 
Lì si vedrà la pioggia venire giù in una giornata di sole, esattamente come guardano al futuro e vedono la vita tutti i sopravvissuti e i reduci e gli scampati alle tragedie che l'hanno sconvolta: le vittime vivranno, come sosteneva Cicerone, nella memoria degli amici e degli amati.

©2021 Testo e immagine di Claudio Montini


venerdì 15 gennaio 2021

Letti & Piaciuti: Massimo Pistoja "POESIE D'AMORE" - Intermedia Edizioni (2020)


 Massimo Pistoja

POESIE D'AMORE

Intermedia Edizioni  (2020)

UN GIARDINO MAGICO IN TASCA

di Claudio Montini

Le poesie sono ciambelle di salvataggio gettate da marinai generosi e lungimiranti nel vuoto cosmico entro cui turbinano, cozzano , rimbalzano le esistenze e le convenzioni degli esseri viventi. I poeti sono cacciatori di lucciole e scintille capaci di illuminare ogni via d'uscita perchè non smettono, nemmeno un solo istante, di alimentare il lume della ragione: salgono sulle loro fragili, eteree, improbabili scialuppe in cerca della bellezza, dello stupore, dell'amore troppo spesso dato per scontato, frainteso, ingannato e lo immortalano con le parole di tutti i giorni. 
Ecco, questa è la forza di Massimo Pistoja in Poesie d'Amore (Intermedia Edizioni, 2020), tappa più recente di un percorso iniziato nel 2014 con I Colori della Vita, ribadito poi nel 2016 con Il tempo di una carezza e nel 2017 con Il Bacio che non ti ho mai dato, sempre presso Intermedia Edizioni: avere ripulito da incrostazioni e residui vari, lasciati da cioccolatini e melodie di facile presa (quando non sciocche cacofonie), l'energia che muove la materia tanto dell'universo macroscopico quanto di quello microscopico vestendola di un parlato quotidiano che la rende afferrabile, assimilabile, accettabile e ineluttabile anche agli animi più aridi e distratti, cinici e superbi, cupi e sordi. 
Il poeta vigevanese non è solo in quest'impresa per ardimentosi sognatori, poiché a segnare le cesure tra un componimento e l'altro sono i disegni a matita di grafite opera di Paolo Vecchio: si tratta di immagini monocromatiche realizzate con estrema attenzione ai dettagli e alle sfumature di luce e ombra, tanto da sembrare fotografie in bianco e nero, suggestive quanto certi lavori di Cartier-Bresson o di Helmut Newton negli anni '70 del XX secolo. 
Vecchio, titolare e padrone assoluto della tecnica di figurazione in chiaroscuro, spinge le sue creazioni oltre il limite della verosimiglianza e, persino, oltre i limiti fisici della ripresa fotografica dotandole di intensità espressiva ed emozionale tale da spianare la strada alle parole di Pistoja, dare eco e sostegno alla loro voce (quella del poeta e delle sue parole) e creare l'ambiente ideale nel quale loro sprigionano tutta la propria benefica e taumaturgica essenza, sin dalla copertina. 
Così POESIE D'AMORE di Massimo Pistoja (Intermedia Edizioni, 2020), tra le vostre mani e sotto i vostri occhi, diventa un giardino magico da portare in tasca e una terapia a basso costo ma ad altissima efficacia contro i veleni e il logorio della vita moderna assai più di una scatola del noto cioccolatino con nocciola, del bicchiere di un noto amaro a base di carciofo, di un ciclo di sedute dallo strizzacervelli. 
Comprare (e leggere) per credere perchè l'amore va a nozze con le parole dei poeti, perchè tutti si fermano ad ascoltare, perchè tutti vogliono e cercano un sogno per continuare a sperare: tra queste pagine lo potreste addirittura trovare...

©2021 Testo e fotografia di Claudio Montini


martedì 5 gennaio 2021

L'anno vecchio è finito, ormai, ma qualcosa ancora qui non va...

Amaro in bocca

di Claudio Montini

Tira la riga e fai il conto 
di quest'anno rotondo 
che ha chiuso il suo cerchio
fatto di spigoli nascosti,
spine impreviste e amare sorprese.

Si chiude di nuovo il sipario,
Si stende un altro sudario,
guardando al calendario
con occhio non più temerario
ma carico e colmo di attese,
giorno per giorno, mese dopo mese,
per la scienza che ripari le offese
affinché risorgano sprechi e spese.

Tira la riga e fa il conto
di quest'anno rotondo
che ha chiuso il suo cerchio
fatto di spigoli nascosti,
spine impreviste e amare sorprese.

C'è ancora chi ce la mette tutta,
c'è chi rimane a bocca asciutta,
c'è chi non la racconta giusta,
c'è chi se ne va e s'arrangi chi resta,
c'è chi crede che sia sempre festa.
Ma la commedia è davvero finita,
la maschera finalmente è caduta
la fortuna, ora, vuole essere pagata.

Tira la riga e fai il conto
di quest'anno rotondo.
Spogliati di medaglie e paramenti,
sai che non puoi fare altrimenti
per uscir vivo da simili accidenti. 

©2021 testo di Claudio Montini - inedito- diritti riservati all'autore
©2020 Immagine di Orazio Nullo "Vanity fair" - Atelier Des Pixel
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domenica 3 gennaio 2021

Notturno: Episodio 16 - La missione umana

BUONI PROPOSITI PER L'ANNO NUOVO

di Claudio Montini

Un treno non passa mai due volte per la stessa stazione, a meno che non sia previsto nei misteriosi piani del destino. 
Noi siamo passeggeri inconsapevoli che salgono e scendono, a volte senza biglietto e più spesso senza destinazione. 
Ma se, da qualche parte, è scritto che noi si debba prendere quel particolare treno, esso ci travolgerà o ci spalancherà le porte delle carrozze che traina. 
In ogni caso, saremo condotti là dove dovremo dimostrare che abbiamo mangiato per vivere e per portare a termine la missione che ci è stata affidata quando siamo precipitati in questa valle di lacrime, fosse solamente quella di vivere per mangiare e dire che è buono, è bello, è ben fatto. 
Ma come è possibile che non abbiate ancora capito??? 
La nostra missione è quella di ritrovare il soldino che abbiamo ricevuto insieme a una croce, quando siamo stati scaraventati in questa mondo senza pace e senza memoria, facendo di ambo le cose qualcosa di bello e di buono per gli altri esseri viventi che sono intorno a noi. 
La nostra missione è quella di aprire gli occhi, il cuore, le orecchie all'amore che ha tante facce e si specchiano anche in una minestra, in una manciata di parole, in un colore o in un segno, nella materia forgiata e modellata, in una voce che canta e nel complesso dei suoni di un'orchestra intera. 
La nostra missione è quella di non avere paura di essere felici e liberi nella nostra immaginazione: lì, nessuno può controllare né vincolare, né sottomettere. 
C'è un tempo per lavorare, per raccontare, per sognare; c'è un tempo per ogni cosa, anche per amare: è vita, è un dono che non si deve sprecare, è un dono che non si può rubare. 
In salute e in malattia, nella buona e nella cattiva sorte: perchè... fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir vertute e canoscenza (Dante Alighieri, da La Divina Commedia).
©2020 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine di Orazio Nullo "Bonfire burns through the night" - Atelier Des Pixels"