mercoledì 1 maggio 2024

Primo Maggio, festa del Lavoro: siamo tutti solo lavoratori?

Il pane degli altri


di Claudio Montini

Noi siamo quelli che stanno al loro posto,
che non alzano la voce e vanno a letto presto.
Siamo i primi ad essere colpiti e calpestati,
illusi e raggirati, sacrificati e ammazzati
senza ritegno, senza vergogna né verità
che ci ristori, almeno, la dovuta dignità.

Lo facciamo per un pezzo di pane da dividere
in tre, in quattro, in otto per il quieto vivere,
per salvare la faccia e una briciola di speranza,
perché tutto ha un prezzo, anche la pazienza
e il sudore della fronte e i calli alle mani:
meglio un uovo oggi che una gallina domani.

Lo sappiamo fin dal principio che non è giusto,
che ogni azione comporta un rischio e un costo,
che non sempre il gioco vale la candela.
Ma la vita non è una crociera in barca a vela
ed è noto che il pane degli altri abbia sette croste
dai monti e al piano, sulle spiagge e sulle coste.

©2024 Testo (inedito) di Claudio Montini 
©2016 Immagine di Orazio Nullo "Job and service victims memorial monument" - Atelier Des Pixels collection
 


 

giovedì 25 aprile 2024

Venticinque aprile 2024: festa nazionale italiana della Liberazione

Alla libertà e alla democrazia

di Claudio Montini

Volenti o nolenti, tutti quanti noi italiani del terzo millennio abbiamo dedicato un pensiero in questa giornata a coloro che SI SONO UNITI e SI SONO SACRIFICATI ( non ho scritto in stampatello a caso) perché la sorte e il futuro dell'Italia INTERA fossero migliori e più giusti per tutti.
Il 25 aprile quegli italiani hanno ucciso e appeso per i piedi una menzogna per credere in un sogno, appena nato dal sangue dei fratelli e delle sorelle, affinché nipoti e pronipoti non ripetessero gli errori appena commessi dai padri, dagli zii e dai nonni.
Ci siamo cullati nell'illusione che non potesse accadere di nuovo, per ben oltre settant'anni, nessuna generazione successiva esclusa.
Se adesso non apriamo gli occhi immediatamente, se non ricominciamo a ricordare con rigore e lealtà tutti i fatti di quel periodo, finiremo per ripetere esattamente gli stessi sbagli commessi nei primi vent'anni del secolo breve, quello scorso, il ventesimo: le condizioni politiche e morali ed economiche, pur con tutte le debite proporzioni calcolate, affatto edificanti né confortanti sono pericolosamente simili e i sintomi di derive malsane e malate sono, purtroppo, già evidenti.
Buon anniversario della liberazione dal nazifascismo, buon anniversario alla libertà e alla democrazia.

©2024 testo di Claudio Montini
©2021 Immagine di Orazio Nullo "Partnership" - Atelier Des Pixels collection

domenica 14 aprile 2024

Lettera aperta - Notturno, seconda stagione - puntata 15

Per sé stessi e per gli altri

di Claudio Montini

Caro Massimo P., poeta,

ti ho scritto quando non potevi più rispondermi e poi ho sognato di noi, una notte sul far dell'alba.
Sì, ho sognato che mi chiamavi col telefono cellulare, io rispondevo riconoscendo il tuo numero e la tua voce inconfondibile, carica di entusiasmo come ai tempi belli in cui si discuteva d'arte e di letteratura, di idee e di progetti, si congratulava con me per qualcosa che non sapevo o non ricordavo di aver fatto, detto o scritto, qualcosa di cui tu sapevi già tutto.
Ero soltanto felice di sentire che la traversata fosse andata bene, che tu fossi riuscito ad arrivare al di là del fiume e che tu avessi trovato trovato il sentiero tra gli alberi dei boschi eterni, senza troppa fatica: vale a dire che, almeno tu, fossi libero al di là del bene e del male.
Non è mai così scontato che accada e lo faccia tanto in fretta: ci sono molti fattori che trascuriamo da qui, che sottovalutiamo e che volentieri dimentichiamo fino a un istante prima di quel momento.
Tempo fa, trovai il coraggio di dipingere un quadro coi colori e i soggetti che mi avevi dato tu, affinché essi fossero le staffette del tuo viaggio d'addio e divenissero i riverberi di tutta una vita, oltre la sua naturale fine: ma non sono arrivato a terminarlo in tempo utile a mostrartelo.
L'ho tenuto prigioniero e nascosto nella mia memoria ma, ora, ho capito che avrei dovuto predisporre una cornice fatta a regola dell'arte mia per mostrare, esporre, manifestare il frutto della nostra amicizia, quella tra un poeta e un narratore, sicuramente più forte della morte di uno dei due.
Non è più tempo di trattenere, di celare, di nascondere: la bellezza in arte è come l'acqua, come il vento, come l'amore poiché essi trovano, da soli e contro ogni probabilità, ostinatamente la via per palesarsi alle donne, agli uomini, alle genti di buona volontà. 
Così è stato per noi sconosciuti e differenti ma affini.
Così sia per coloro i quali si imbatteranno nelle nostre facce e nelle nostre opere.
Così sarà per tutti quanti amino fare qualcosa di bello per sé stessi e per gli altri.

Claudio M., narratore

©2024 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni
 

lunedì 1 aprile 2024

Non solo pesce d'Aprile...

 Abbiamo chiuso il primo trimestre del 2024, ma non ho ancora intenzione di fare bilanci né di darmi pagelle: mica mi voglio deprimere subito! Non ho il tempo per farlo e, poi, sarebbe la solita voce che grida nel deserto: la depressione è come la colpa, non la vuole nessuno e nessuno la vede come propria.
Passerà anche questa volta, come tutte le altre: basterà trovare il modo di riderci sopra.
Astenetevi dai suggerimenti: di solito, li scarto a priori perché adoro sbagliare di testa mia.
Ora mi disconnetto dalla rete e vado avanti a scrivere altri racconti, altre storie di gente piccola, poco eroica, aspirante al quieto vivere che ha un sacco di dubbi e una sporta di sogni da vivere e da amare.
Prima tolgo il pane dal forno, dovrebbe essere quasi pronto, a cottura: lo metterò sopra una graticola avvolto da un tovagliolo di cotone, a raffreddare e, nel frattempo, finirò il fondello della precedente pagnotta con olio e sale (le alici le ho finite..!!). Hai visto mai che si rinfocoli il buon umore o, almeno l'ispirazione??? 

© 2024 Testo e immagine di Claudio Montini 

giovedì 14 marzo 2024

Muteranno il buio in colore

Prima della discesa


di Claudio Montini

Il tempo si prenderà 
gioco di chi aspetterà 
il momento giusto
per prendere posto,
rinviando una scelta,
impedendo che sia divelta
la maschera ipocrita
che teme l'incognita.

Erediteranno rimpianti,
gli sciacalli e i serpenti
che spolperanno le mie ossa,
già ignari reclusi nella fossa
stessa in cui li ho preceduti
nei giorni spesi e vissuti
ordinariamente, senza fretta:
chi avanza, si ferma e aspetta.

Ieri è solo un oggi già consumato,
domani è quello ancora imballato,
un tiro di dadi, un giro di lancette.
Ama e ridi settanta volte sette: 
il tamburo che hai nel petto
batterà il suo tempo perfetto
spandendo gratuite onde d'amore
che muteranno il buio in colore.

©2024 Testo di Claudio Montini - inedito - diritti riservati 
©2018 Immagine di Orazio Nullo "Road to eternity" - Atelier Des Pixels gallery

giovedì 22 febbraio 2024

Primo nuovo prodotto del 2024: LA TOVAGLIA A QUADRI

I racconti sono protagonisti...
di Claudio Montini

Una tovaglia è un complemento d'arredo spesso sottovalutato e trascurato: in realtà, esso è proprio quel dettaglio che parla di accoglienza e conforto e specialità di un oggetto d'uso comune come un tavolo, in qualunque contesto domestico o ricreativo. Anche dell'osteria più sperduta e sprovveduta, la seconda cosa che si ricorderà (poiché la prima saranno le pietanze) finirà per essere la tovaglia o la sua assenza. La Locanda Dei Quattro Venti di Oreste Procida le aveva tutte stampate a quadri colorati, accostati gli uni agli altri solo per i vertici fino a formare una alternanza di quadri vuoti e pieni di colore per tutta l'estensione del tessuto. Una di esse finirà per essere la capsula del tempo per i racconti che l'oste ha raccolto e trascritto, elaborandoli dai discorsi captati e dalle confidenze degli avventori, dimenticandoseli in una vecchia credenza abbandonata. Qualcuno, casualmente li ritroverà e, leggendoli, riporterà in vita tanto lui quanto loro dando così seguito a una sorta di testamento spirituale: alla fine, non le persone ma i racconti stessi saranno protagonisti della narrazione.
State tranquilli che avremo modo di riparlarne, con dovizia di particolari...

©2024 Testo e immagine di Claudio Montini

mercoledì 21 febbraio 2024

Lo specchio ha la mia faccia - Notturno, seconda stagione - puntata 14

Prima di inciampare di nuovo

di Claudio Montini

Detesto ripetere cose che sai già e fingi di ignorare: smettila di giocare a fare lo strizzacervelli...
Non sei credibile e nemmeno ti riesce di farlo bene perché tu sei lo specchio alla mia faccia!
Allora, rispondi: quanto vale, per te, una persona? Bada, però, che la risposta servirà più a te che a me...  
Davvero? Ne sei proprio sicuro? 
Io sono la maschera, l'involucro, la cornice dell'idea che vuoi trasmettere agli altri, a chi sta fuori di noi, a chi ci sta accanto.
Io sono l'interlocutore invisibile dei tuoi soliloqui: ti conosco meglio di chiunque altro nel mondo.
Io sono la grotta e l'eremo nel quale cerchi rifugio e conforto, per non avere paura, per non piangere di rabbia, per annichilire ogni dolore e farne letteratura o ricordo da dimenticare. 
Preferisco sempre dimenticare più che rinfacciare: la rivalsa e la vendetta sono energia e tempo sprecato. C'è più tempo che vita e l'acqua passata non macina più... 
Dare soddisfazione al mio quesito, ti darà la misura del rispetto che hai per te stesso e indicherà la direzione ai tuoi passi.
Qualunque sia la sventura o l'avventura che accompagnerà o intralcerà il tuo cammino verso il traguardo inesorabile e comune a tutte le cose, viventi o inerti, considera sempre una gioiosa ricchezza il fatto di poterla raccontare agli altri tuoi simili e sodali, dopo essertela messa alle spalle così come fai con gli errori altrui che lasci là dove si trovano. 
La forza del destino, col quale ti illudi di inanellare inebrianti e vorticose piroette sulla pista da ballo della vita, è invincibile e inarrestabile quanto la sua corsa. 
Esso è una macchina complessa e lanciata dall'infinito passato all'infinito futuro lungo una rotta già tracciata e inalterabile mentre, questa è la cosa buffa e tragica nello stesso tempo, il piede che agisce sul suo acceleratore è quello di ogni creatura e non quello di Dio, del caso o della fortuna.   
Quanto vale una persona, dunque, al di là e al netto dei pensieri e dei moti del cuore che tendono a confondersi tra loro, spesso per giustificare condotte poco esemplari? 
Come la mia, per esempio? Non saprei proprio cosa dire alla mia faccia nello specchio, così, all'improvviso: non saprei dove trovare le parole per...  
Ma falla finita, per piacere! La risposta è proprio là dove non hai cercato mai...
Non tentenneresti, non esiteresti, non dubiteresti ora, se avessi conservato in te un cantuccio incontaminato dove l'anima sia solita riposare .
Se ti voltassi indietro a vedere da dove sei partito e dove sei arrivato, se mai lo facessi almeno una volta, forse ritroveresti la via e la verità prima di inciampare di nuovo.

©2024 testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni


lunedì 12 febbraio 2024

Il Festival è finito... Gli amici se ne vanno...

...ed io rimango qui!

di Claudio Montini

Per fortuna nostra, il Festival della Canzone Italiana si è concluso con una gran messe di ascolti televisivi e di polemiche incidentali, inopportune e totalmente fuori luogo a cominciare dai promotori delle stesse.
Adesso, finalmente, potremo tornare a deprimerci e ossessionarci coi soliti problemi che ci avvelenano l'esistenza quotidiana, i battibecchi tra galline e oche starnazzanti di ogni ordine e grado e sesso, mentre i bravi "padri di famiglia, onesti lavoratori, retti e lungimiranti imprenditori" vanno tranquillamente a mignotte, aspirano sostanze stupefacenti dal naso e stuprano indisturbati o cedono armi e sostanze stupefacenti o altri derivati del petrolio per finanziare i propri vizi e quelli dei loro pargoli.
Chi è povero e malato, chi è solo e dimenticato, chi è perseguito e perseguitato, chi è oppresso e vessato ma, per sua sfortuna o volontà altrui, non è stato inquadrato da alcun'obbiettivo televisivo o registrato da alcun microfono e mandato in onda a dispetto delle tutele, delle cautele e delle fasce protette, proprio perché è rimasto nel cono d'ombra, è condannato all'oblio perpetuo e a rendere al più presto la propria anima al creatore in modo tale che non offenda, o disturbi, o rechi scandalo al nostro quieto vivere di leoni da tastiera.
In fondo, è come a Natale: tutti buoni a parole, ma ciascuno a casa sua e lontano dagli occhi.
Ancora meglio se anche lontani dal cuore o da ciò che ne resta: la coscienza si è già estinta da tempo.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2018 Immagine di Orazio Nullo "Bitter goblet" - Atelier Des Pixels gallery

sabato 27 gennaio 2024

Mi è venuta così...


Ci sono dodici fratelli...

di Claudio Montini 

Ci sono dodici fratelli che fanno girotondo

intorno al sole e prendono per mano il mondo,

contando i passi e i sogni del corso imperituro

che va dal passato remoto all'infinito futuro.

Uno dopo l'altro, uno alla volta si succedono

a fianco del mondo mentre le cose procedono,

recando suoni e colori e aromi, ora tenui ora ricchi,

per panorami e scenari dai nomi e i temi antichi.

Uno splendente fiocco di luce nel buio del cielo

a indicare la via, la verità e la vita oltre l'ultimo velo.

Un cappello di ghiaccio e una calza stesa o appesa,

poco importa, purché piena di una dolce sorpresa.

Mille coriandoli e mascherine e risate di bambini

per richiamare dai mari del sud stuoli di rondini,

foglie e fiori nuovi sui rami prorompono a sicura

resurrezione e vigorosa rinascita di madre natura.

Rose e tulipani coloreranno, forse, aiuole e giardini

ma uova di cioccolato allieteranno grandi e piccini.

Nel mare dorato, bordato di camomille e papaveri

e di selve e prati da ruzzolare senza rimproveri,

si inseguono grilli e cicale in voli e salti e concerti

apprezzabili solo con orecchi e occhi ben aperti.

L'estate promette malto d'orzo e pane croccante

per ristorare e remunerare il sudore della fronte:

intanto avanza con ceste di ciliegie e di fragole,

di angurie spaccate e spartite sotto fragili pergole.

Passato Ferragosto, l'autunno si fa più vicino

se piove al pomeriggio e c'è nebbia al mattino.

Mentre le vigne si arricchiscono di grappoli,

dai spremere nettari per rallegrare i popoli,

il bosco dona ad occhi esperti e mani oneste

castagne, tartufi e funghi per passare le feste.

Quando i comignoli ricominciano a fumare,

viene il tempo per la terra e la botte di riposare,

con un fiore e un lume e, perchè no?, una prece

per chi vive l'eternità all'ombra di una croce,

soltanto apparentemente separato e assente

dall'affetto che si merita ogni essere vivente,

a prescindere da quanto ne sappia o possa dare.

Aprono le danze Gennaio, Febbraio, Marzo e Aprile:

Maggio, Giugno, Luglio e Agosto riempiono il fienile,

mentre Settembre, Ottobre, Novembre e Dicembre

chiudono il cerchio senza fermarsi, come sempre.

Sono dodici fratelli ma non sono affatto gemelli,

sono fatti di lune e giorni, alcuni brutti e altri belli:

pensate che tra loro c'è chi ne ha trenta, chi trentuno

ma ventotto, o ventinove ogni quattro anni, solo uno!


©2024 Testo di Claudio Montini
©2016 Immagine di Orazio Nullo "Tomorrow compass"

venerdì 19 gennaio 2024

Racconto invernale ripescato dagli esordi: buona lettura!!

I MERCANTI DI NEVE

di Claudio Montini


Questo racconto ha, più o meno, dieci anni e risente dei limiti di uno scrittore esordiente: ho mutato, nel corso del tempo, gusto e stile, tuttavia mi sembrava ancora adatto per il periodo... Siate clementi con lui e con me, che l'ho scritto; la fotografia è mia e di anni, probabilmente, ne ha diciassette: l'ho scattata con una rudimentale fotocamera digitale vinta con la tessera punti dell'acquisto del carburante quando, al volante di un glorioso IVECO 135-17 Turbo, autocisterna per gpl, credevo di essere soltanto un camionista... Buona lettura!!

Gennaio indossa, spesso, un cappello di ghiaccio che il sole di metà mattina si diverte a sciogliere, in cambio di una sottile nebbia che il vento di tramontana spazza, solo per il piacere di mostrare i fianchi delle montagne, imbiancati nella notte.
La vecchina volante che riempie calze di dolciumi solo ai bimbi buoni, delle bisbocce di Natale e San Silvestro lascia solo teste dolenti, bottiglie e tasche vuote portandosi via tutto il resto, anche la voglia di ritornare a lavorare.
Nemmeno quest'inverno somiglia al precedente e a quelli del passato, in cui il circolo polare artico sembrava divertirsi a collezionare allegre scampagnate a latitudini sempre più prossime all'equatore;
Intendiamoci: Gennaio sembra voler rispettare i suoi appuntamenti tradizionali, a dare retta ai modelli matematici che gli intenditori di nuvole compulsano e consultano proni, strombazzando ai quattro venti catodici e satellitari effimere certezze smentite dalla finestra di casa e da un buon lunario.
La neve e il ghiaccio non l'ha affatto fatta mancare, là dove serve a far campare la gente.
Dove, appunto, chi ha i soldi trova anche il tempo di spendere l'uno e gli altri salendo e scendendo dai pendii innevati, ubriaco di vin brulè e polenta da corsa, perchè la roba buona i montanari non la danno a tutti: meno che mai agli alpinisti della domenica, farciti di superbia tecnologica, che in due giorni credono di dominare le cime e sfidare la mano che tira i fili del destino.
In pianura, invece, neve pochissima e un pochino più di nebbia, giusto per non lasciare senza argomenti tutti coloro i quali hanno trovato nell'insoddisfazione la loro ragione di vita e si dannano l'anima per renderne partecipe il prossimo.
Meglio così, pensò, aprendo la finestra della camera da letto per scambiare i miasmi notturni con la brina del tetto di fronte; salutò la salvia che rimaneva bella e rigogliosa, nonostante la stagione, protetta com'era, questo era il segreto, dall'angolo del muro di cinta e dalle fronde del "pinetto": che tale ormai non era più sfiorando i due metri in altezza e contando un metro abbondante per la base del cono descritto dai suoi rami; lanciò anche uno sguardo compassionevole al fico e all'ortensia spogli da tempo, coltivando in sè la speranza di vederli resuscitare ai primi voli di rondini.
Meglio così, freddo asciutto e senza neve, soprattutto per chi deve viaggiare per necessità, tipo lavoro o visite mediche; per puro svago, pareva che nessuno si muovesse in inverno: gli imprevisti stradali, sempre in agguato, facevano più paura con la bassa temperatura.
Da qualche tempo, viaggiare era diventato un fastidio necessario di quest'epoca che si nutriva di fretta; il maltempo non faceva che acuire il dispiacere di dovere di muovere le chiappe dal calduccio del proprio nido; ciò era dovuto alla massa di incoscienti, presuntuosi, scellerati e maleducati che la facilità di conquista, o peggio di acquisto, di una patente di guida aveva riversato sulle strade: così, non solo dovevi badare a non fare stupidaggini al volante, ma anche intuire tutte le fesserie che attraversavano la scatola cranica, spesso prossima al sottovuoto spinto, degli altri utenti della strada che si eleggevano padroni della stessa e si incoronavano valorosi assi del volante.
Presto e bene, al posto dei fendinebbia le case automobilistiche avrebbero montato mitragliatrici a nastro per il traffico urbano, mentre per i fuoristrada gli accessori più gettonati potrebbero essere le piccole batterie di Stinger terra-aria portatili o i cari vecchi Milan filoguidati anticarro, con sistemi di puntamento e tiro integrati al navigatore satellitare di serie e comandi di sparo al volante.
Si tratterebbe, in fondo, della mera ratifica del fatto che sull'asfalto si consuma una guerra tra disperati, inseguiti e braccati dal demone della fretta, incuranti di pioggia, nebbia o neve: come se non ne avessimo già abbastanza di stronzi assassini come quelli che si mettono al volante ubriachi o, peggio, strafatti di una qualsiasi sostanza psicotropa?
Ma che razza di pensieri avvelenati gli venivano la matti-na presto?
Erano i primi sintomi della trombopirlosi senile?
Oppure erano dovuti al fatto che, essendo nato sotto al segno dei Gemelli, uno dei due era partito per la tangen-te a cercare il senno dell'altro, allo stesso modo in cui Astolfo sulla Luna cercava quello del prode Orlando, cantato dall'Ariosto come furioso per infondata gelosia?
Molti dei suoi interlocutori abituali avrebbero risposto positivamente alla seconda, giusto perchè gli volevano bene: si sa che alla trombopirlosi non c'è rimedio.
Sorrise tra sè e sè anche di questa considerazione e si concentrò sulla colazione, rimpiangendo il panettone che aveva lasciato di nuovo il posto alle fette biscottate.
Fino a Pasqua, c'erano buone probabilità di recuperare qualche centimetro di linea sul parallelo che passava per le anche e l'ombelico, lasciando a terra qualche chilo di zavorra: così era contenta anche la nutrizionista che sognava un'ambulatorio in riva al mare, per rosolarsi al sole tra una visita e l'altra.
Quanti anni erano passati dall'ultima volta che era stato al mare?
Parecchi, invero, ma una cosa è vivere per villeggiatura in un posto e altra cosa è viverci e lavorare.
Da turista, quello vedi è solo una faccia della medaglia, sovente quella più lucida, è sempre un giorno di festa e c'è un'altrove in cui tornare.
E' più semplice avere nostalgia del sole, del mare, del dolce far niente piuttosto che indovinare quando i tre mercanti di neve presenteranno il loro conto alla pianura ubertosa: fare la fatica di ragionare e ricordare la saggezza dei vecchi sono pratiche fuori moda.
Eppure tutti gli anni sono lì, tra capodanno e i giorni della merla, Mauro, Marcello e Antonio a ridosso del primo quarto della luna di Gennaio, a scrollare il loro cappello di ghiaccio e a rimboccare le coperte a Madre Natura affinchè si riposi per bene fino a primavera.
Ma non passando da alcun telegiornale, nemmeno per colpa di qualche sfortunato imprudente che si è fatto male, nessuno ascolta i corvi avvisare che il cielo è pronto a fioccare.
Soltanto un vecchio professore di Varese, che dettava al telefono le previsioni del tempo per il giornale radio regionale delle sette del mattino, non mancava mai di menzionare i tre santi e le pillole di sapienza popolare: un po' per devozione personale, un po' perchè, insieme alla matematica, l'aiutavano ad azzeccare anche le previsioni a lungo termine.
L'unico accessorio decente dei mezzi che aveva avuto in mano era sempre stata la radio e non aveva mai mancato di sintonizzare il primo canale, ascoltando quel bollettino meteo mentre scaldava il motore; più di una volta aveva sperimentato l'esattezza delle previsioni, riuscendo a dribblare i tre mercanti di neve, cioè completando le consegne prima che i mantelli dei tre santi coprissero le terre che attraversava.
In fondo, si considerava un marinaio di terraferma: se i navigatori riconoscono il mare e le sue coste a occhio e a naso per non perdersi tra le onde, anche lui aveva i suoi stratagemmi per portare sempre a casa la pelle sua e quella del mezzo che guidava.
Nel mettere la data all'ultima bolla della giornata, si rese conto d'aver esaurito le chiamate dell'intera settimana, vuotato l'autobotte e d'aver di fronte un sabato libero in quella che di solito era alta stagione, per chi consegna prodotti petroliferi da riscaldamento.
Con un occhiata al calendario appeso in cabina, tra i due sedili, constatò che Sant'Antonio e compagni erano da due giorni alle sue spalle e si rallegrò, nonostante il cielo basso e grigio, di non aver ancora visto scendere nulla.
Mauro volle firmare la bolla in casa perchè la "padruna", quella santa donna di Marcella che aveva atteso il ritorno dalla Russia per sopportarlo nei quarant'anni successivi, aveva appena fatto i biscotti e il caffè e, almeno per questa volta, lui non si poteva rifiutare.
Obbedì e Marcella lo lasciò andare solo quando accettò di portare a casa una manciata di brasadè, i biscotti secchi a mo' di ciambella dalla ricetta segreta, che faceva solo per i nipoti.
Rientrò a casa con calma, evitò le "api impazzite" che sciamavano fuori dalla raffineria tre secondi dopo la sirena delle cinque e mezza, parcheggiò in cortile un'attimo prima che i primi cristalli punteggiassero il parabrezza: adesso l'inverno era ufficialmente arrivato, come sempre.

©2013 Testo di Claudio Montini
©2007 Fotografia di Claudio Montini

domenica 7 gennaio 2024

Benvenuto 2024: terza e ultima puntata!

 Il regno delle bugie e delle mezze verità

di Claudio Montini


- Terzo e ultimo episodio -

La fretta è una cattiva consigliera e il mare mi risputò più volte sulla spiaggia: forse quel giorno non era dell'umore giusto, ma si impara anche così ad annusare l'aria e sentire da dove tira o dove vorrebbe andare.
Coi treni e con gli anni funziona allo stesso identico modo, dal momento che passano e se ne vanno quasi mai aspettandoci: io ho preso un treno alla volta e ne ho persi altri cento perché, saliti in carrozza, si chiudono le porte e si parte senza ritorno attraversando campi e vigne da cui non sono uscito senza pena, se non al prezzo del sudore di sette camicie, con pochi colpi di fortuna e altrettanti trofei, acciacchi assortiti e altri guai.
A san Silvestro, l'anno ha staccato il suo ultimo biglietto e se ne è andato coi botti, come quelli che l'hanno preceduto, per chi se li è cercati e goduti, per chi li ha visti e invidiati, per chi li ha esecrati e maledetti: tutti senza memoria, questo è lo scherzo del destino e il succo dell'inganno di Capodanno.
Se il buon giorno si vede dal mattino, quest'ultimo non ha più da tempo l'oro in bocca perché l'ha dato al banco dei pegni: il nuovo anno appena iniziato è simile a quello passato, tale e quale senza scampo e senza appello.
I nostri vecchi, uno dopo l'altro, sono partiti per chissà dove e i superstiti hanno imparato a farne a meno: è questa la sola vera novità per l'anno che è arrivato e per quello che verrà, nel regno delle grandi bugie e delle mezze verità.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2021 Immagine di Orazio Nullo "Mirrors game" - Atelier des Pixels gallery


Benvenuto 2024, seconda puntata!

Saper già galleggiare e nuotare

di Claudio Montini 

- Secondo episodio -


La pietà e la compassione erano morte in culla da troppo tempo e sepolte col favore delle tenebre, in una notte senza luna, nella terra più lontana dagli occhi e dal cuore.
A chi gridava più forte andava la vacca e il vitello che, forse, portava in pancia se non se l'erano già giocato d'azzardo.
I venditori di morte spacciata per vita migliore, a colori, senza problemi e senza pensieri non si curano del sudore, del dolore, della fatica, della paura: non lo facevano allora, non lo fanno adesso e mai lo faranno.
Il denaro non odora di questi afrori: non ha alcuna fragranza, a dirla tutta: fruscia, tintinna, si ammucchia, si conta, si muove e si spende come se non ci fosse un domani perchè, esso stesso, aveva già provveduto ad acquistarlo, accomodarlo, arredarlo e gestirlo per riprodurlo facendo in modo che si perdano le tracce delle sue origini.
Dopo tutto, è un servo gentile che diventa padrone e tiranno più del tempo che si mangia le nostre vite: è la chiave che apre le porte delle stanze dei bottoni, è la corda per issarsi sui colli e gli scranni, infischiandosene dei portatori, dei parassiti e delle pedine minori per godersi la vista e l'altura.
Ma una volta in cima, si può soltanto scendere oppure cadere: non siamo fatti per volare, altrimenti avremmo le ali sul dorso.
Il nonno sognava tre sfere d'acciaio a sud dell'ombelico, invece di quattro ruote sotto il sedere, per potersi vantare all'osteria di essere un flipper instancabile e non soltanto un tram chiamato desiderio, raccontando aneddoti piccanti su improbabili notti di fuoco con inesistenti amanti, in posti inventati e visti mai.
Barba fatta, scarpe lucide, lingua sciolta e a Roma si va: non si era accorto che il tempo aveva stinto le camicie e che la Città Eterna era soltanto un punto nero, come tanti altri, sulla faccia curva del mondo.
Andava così e va ancora allo stesso modo nel regno dei piedi per terra, dei morti tumulati solo se freddi e rigidi, dell'uovo oggi e forse la gallina domani, ma solo se è vecchia così ci si avanza il brodo, buono per il risotto con lo zafferano o la zuppa alla pavese che sfamò, persino, il re francese sconfitto tra il Naviglio Leonardesco e il Ticino cinque secoli fa.
Aspettiamo e mormoriamo, masticando bestemmie e bocconi amari, biascicando preghiere imparate male, che il mondo, se è vero che gira come dicono professori e maestri, prima o poi passi anche qui da noi, a visitare le nostre contrade.
La luce, il telefono, il metano e l'acqua del pozzo comunale lo hanno fatto come la ferrovia e io rubo il burro da sposare al pane con la marmellata di arance, per farmi uno spuntino di mezzanotte senza rimorsi ma che mi faccia tornare bambino, seduto sulla sabbia di mare con secchiello e paletta, intento a cantare alle onde che lambiscono i piedi una supplica inventata, affinché si facciano più basse e meno spumose, si quietino quel tanto che basta a farsi abbracciare e cavalcare da un cucciolo di pianura che crede di saper già galleggiare e nuotare.

- continua... -

© 2024 Testo di Claudio Montini
©2018 Immagine di Orazio Nullo "Bitter goblet" - Atelier des Pixels gallery


venerdì 5 gennaio 2024

Benvenuto 2024!

 

Prima parte - Follie di Capodanno

di Claudio Montini

La nonna, in carriola, nascondeva sali e tabacchi sotto mucchi di cavoli da dare per merenda a nugoli di asini che sorvolavano il campo delle cento pertiche, quello diviso dalla ferrovia e dalla fabbrica del burro dove il cavallo campava aspettando che l'erba crescesse, incapaci di atterrare senza ruzzoloni sopra le aiuole in cui accedevano, talvolta ma non sempre, anche quei saltatori di fossi per il lungo che si erano mangiati, finalmente, le fette di salame sopra gli occhi.
Nel regno dei pappagalli ripetitori a vanvera, dei servi ruffiani e delle tre scimmie di gesso e di sasso, cieche e mute e sorde come paracarri di pietra verniciati di fresco e con le gemme catarifrangenti incastonate di nuovo, accadeva anche questo e non destava sospetto né scandalo alcuno: si moltiplicavano dotti e sapienti, maghi e filosofi, tribune e tribuni ammantati di specchietti per le allodole che, puntualmente, mietevano dove non avevano seminato e raccoglievano ricchi grappoli dalle loro vittime, attratte in campi e vigne da cui non sapevano più come uscire perché soggiogate da affascinanti predatori senza scrupoli, generosi elargitori di sorrisi e promesse e cambiali e rateizzazioni eccezionali ma avari o, addirittura, senza una briciola di memoria, d'onore e di lealtà.  
- continua... alla prossima puntata!! -

©2024 Testo di Claudio Montini
©2016 Foto di Claudio Montini