domenica 10 dicembre 2023

L'anello debole della catena - Notturno: seconda stagione - puntata 13

 

Senza curarsi del prossimo

di Claudio Montini

Non voglio voltarmi indietro.
Non posso morire adesso di nostalgia.
Non devo più misurare il tempo perduto, lo so.
Ora, mi preoccuperò soltanto di quello che mi viene incontro, lungo il cammino che ancora mi resta da calpestare.
Lo sfrutterò al meglio delle mie potenzialità affinché, posando la mia croce all'ombra di un papavero rosso o di una gialla ginestra, io possa riposare eternamente senza rimorsi e neppure rimpianti di alcun genere.
Chiedo forse troppo, mio Signore?
Navigo a vista e l'orizzonte è fosco di nebbia: sono alla deriva o irrimediabilmente fuori rotta?
Le mie parole sono forse sbagliate?
Da opporre al tuo silenzio, non ho altre che queste avanzate dopo milioni di lacrime versate, trattenute, ingoiate, essiccate dietro sorrisi di cartapesta incollati a una maschera di bronzo e cemento, dietro la quale celo la mia faccia.
L'ho detto e l'ho scritto: finalmente affronto la discesa senza alcun peso e libero da ogni attesa, se non quella che si spezzi l'anello debole della catena, subito dopo che qualcuno abbia dato il via alla caduta dell'acqua che restituisce candore alla ceramica, anticamera civile all'oblio della fogna.
Costui avrà comunque il tempo di porvi rimedio, nel mentre in cui il liquido nella cassetta torna a livello, se non lascerà cadere la catena rotta e si defilerà senza curarsi del prossimo.

©2023 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni



lunedì 27 novembre 2023

Natale con un mese di anticipo: sono... COSE CHE CAPITANO AI VIVI!! (di Claudio Montini ; Gemini grafica editore - 2023)

NATALE CON UN MESE DI ANTICIPO:
SONO... COSE CHE CAPITANO AI VIVI!!
 
 

di Claudio Montini
Il 24 Novembre 2023, per me, è stata una serata bellissima! In un bel posto, l'ex chiesa oratorio di San Rocco in Lomello, ho aperto il mio regalo di Natale e vi ho trovato dentro un sacco di amici e di bella gente che hanno reso tutto ancora più bello di quanto me lo fossi immaginato.
L'autore e Davide Zardo
Ho aperto il mio pacco di Natale e ho firmato e dedicato tante copie del libro nel quale l'editore Enrico Maestri di Gemini Grafica, con Gabriele Prinelli già rappresentante della Biblioteca Comunale di Lomello "O. De Canistris", hanno creduto e vestito con una copertina bellissima a sua volta, poichè mi ricorda certi lavori di un pittore francese del XIX secolo, Caillebotte o se non di Fattori o Renoir. E' stato il mio personale giorno di Natale: ho parlato di letteratura e di varia umanità, ho messo in mostra la mia anima e sono stato ascoltato con piacere e soddisfazione evidenti.
Sì, ora posso dirlo con convinzione: sono uno scrittore e un uomo felice, grazie a voi che tra le mani o sul comodino avete una copia di "COSE CHE CAPITANO AI VIVI" e lo leggerete come e quando più vi farà piacere.
Grazie a Davide Zardo per la professionalità e l'amicizia con cui mi ha intervistato, grazie a Pro Loco Lomello e Biblioteca e amministrazione comunale per l'appoggio e l'assistenza: siamo stati tutti proprio bene!! Evviva!!


©2023 Testo di Claudio Montini
©2023 Immagini di Claudio Montini, Gabriele Prinelli, Silvia Ruggia condivisi dai rispettivi profili Facebook

giovedì 23 novembre 2023

La montagna : il nuovo singolo di Andrea Stefanet e Matteo Melzi

Ascoltate, brava gente! 
di Claudio Montini
 
Da cuore a cuore: non c'è altro percorso da fare, non ci sono altre parole da cercare per dire la potente bellezza di un "lavoro" che diventa opera d'arte e dichiarazione d'amore per la vita, per chi ce l'ha data, per chi ci ha insegnato a camminare per i sentieri della vita e a scalare le piccole e grandi asperità che ci ha messo di fronte. Andrea Stefanet ha scritto musica e parole attingendo a piene mani dal suo cuore, dal suo vissuto, dalle sue gioie e dai suoi dolori ma, qui si vede il genio del poeta vero e genuino, ha trasformato quel materiale in un composto universale capace di adattarsi e riverberare di verità in ogni anima degna di questo nome. Chi più e chi meno, ci siamo passati da queste strettoie della vita e abbiamo tuttora il bisogno di dire "grazie" e "ti amo anche se non ti vedo" a persone fondamentali per lo sviluppo della nostra esistenza. Matteo Melzi e tutti gli altri musicisti (per esempio, Paolo Canevari e Bruno De Faveri, chitarre storiche dei Mandolin' Brothers, oppure Claudio Trovamala al violino) che hanno portato il loro contributo alla tessitura delicatissima ed elegantissima di questo brano emozionante fino alle lacrime (almeno per me), si sono liberati della sudditanza ai loro modelli estetici e si sono spesi con sincerità ed entusiasmo nel dare il meglio delle proprie peculiarità artistiche: si sente persino dall'accuratezza del suono e dal magistrale dosaggio dei volumi delle voci dei vari strumenti (voce umana compresa nel novero di quelli), opera di Paolo Marconi (al mixer e al pianoforte) e Chicco Baldiraghi (per il master).
Favoloso! Meraviglioso! Grandioso! Bello non basta a dire quanto sia commovente e prenda dentro in una maniera indescrivibile!! Che arrangiamenti spettacolari e che voci azzeccatissime: ispirate e misurate e vere, umanissime e calde come le lacrime che mi hanno fatto uscire dal cuore e dagli occhi perchè anche io ho pensato a mio padre che, fra tre anni, saranno quarant'anni che non c'è più. Bravi! Bravi! Bravi!!

©2023 Testo di Claudio Montini
©2023 Video condiviso da youtube.com/Teo's toys
 

mercoledì 22 novembre 2023

Promemoria per venerdì: a Lomello (PV)- Italy - ci sono... COSE CHE CAPITANO AI VIVI

 Claudio Montini 

COSE CHE CAPITANO AI VIVI
(2023) Gemini Grafica Editrice
Collana: La nuova generazione

ISBN 9788897742890

Amare, vivere e raccontare sono tutte cose che capitano ai vivi, poiché i morti già sanno come e perché i fatti si siano svolti a quel modo, conoscono la verità e tanto gli basta.
Inoltre, si divertono a seguire le partite di biliardo che la Vita e l’Amore giocano sul tavolo del Destino in tutto l’universo creato, perché hanno visto che le biglie e i birilli siamo noi qui ancora viventi, noi che ci illudiamo di avere bisogno dei sogni e dei pensieri e dei ricordi, noi che non ascoltiamo abbastanza e altrettanto non impariamo a sufficienza.
Margherita e Cristoforo, padre e figlia; Liliana e Tommaso, fidanzati, conviventi e colleghi di lavoro; la conturbante scrittrice sconosciuta e l’anonimo narratore dall’innamoramento facile: in nome del sentimento che muove il sole e le altre stelle, in tre storie dei nostri giorni, scopriranno di essere parte integrante di un meccanismo che non ha inizio né fine, che non ha giudizio, che non ha un moto regolare eppure funziona senza perdere colpi dalla notte dei tempi.
Imitare l’amore e andare incontro alla vita senza domandarsi quando finirà: queste, in fondo, sono le cose che capitano ai vivi, uomini o donne che siano.
Sarà presentato Venerdì 24 Novembre a Lomello (PV), alle ore 21 (più o meno), dialogando col giornalista Davide Zardo presso la ex chiesa oratorio di San Rocco, in piazza della Repubblica.
Organizza la Biblioteca Comunale "Opicino de Canistris" di Lomello (PV).

©2023 Testo di Claudio Montini
©2023 immagine di Gabriele Prinelli dal profilo Facebook 

mercoledì 15 novembre 2023

Presentazione a Lomello(PV)!! Ci siamo, finalmente!!

Venerdì 24 Novembre, alle ore 21 (più o meno), presso San Rocco ex chiesa oratorio in piazza della Repubblica a Lomello (PV), la piazza grande del paese per intenderci, mi troverete lì con una delle mie creature: la prima con un editore tradizionale e la quarta prodotta nel solo 2023. Spero di non annoiarvi e vi garantisco che parleremo solo di COSE CHE CAPITANO AI VIVI. Magari scoprirete che potrebbe anche essere un bel presente per Natale: l'editore ed io ne abbiamo da vendere... (io ho un sacco di belle parole, soprattutto!!)

Claudio Montini
(immagine creata da Gabriele Prinelli e condivisa dal profilo Facebook)

domenica 12 novembre 2023

Lo spazio tra carta e matita - Notturno: seconda stagione - puntata 12

Non si recinge l'anima

di Claudio Montini


Quanto spazio c'è tra carta e matita? 
Il cielo infinito, il mare mai quieto, la terra e la vita, il vino e il pane, il grano e l'acqua, il dono e il ringraziamento, l'amore con tutte le sue facce ma anche altrettante maschere: tutto e il suo contrario trova spazio lì, appunto tra carta e matita, senza troppa apparente fatica e nemmeno reciproco fastidio.
Eppure quando si toccano, si muove l'universo alla velocità del pensiero e resta tra le dita per non perdersi mai più o volare via come i giorni della vita.
Sfidano il tempo e l'oblio e basta uno sguardo per ricominciare, per ripartire, per riaccendere la scintilla della magia.
Che, poi, sia detta tutta e fuori dei denti, non è quella ma è la nostra fatica quotidiana dei ritagli di tempo, rubato al sonno e allo svago, quella di noi che siamo poeti e narratori che la fraintendono e la scambiano per un gioco esclusivo, riservato a pochi e foriero di un prestigio effimero, ideale, impalpabile.
Infatti, neppure chi dice di amarci e si limita a viaggiarci accanto, curandosi d'altro, accredita all'urgenza espressiva o artistica la dignità d'un lavoro a tempo pieno, remunerativo, monetizzabile.
Studiare, indagare, illustrare o delineare i contorni e i confini di questo spazio immanente, intangibile e irrilevante per la realtà come per il resto del mondo, è il solo espediente che ci rimane per emergere dalla massa indistinta degli esseri viventi, è il solo modo per sentirci vivi e utili ma non indispensabili allo sviluppo, alla fortuna e alla evoluzione del genere umano: è il solo modo che noi poeti e narratori e raccontatori di belle storie, piene di belle parole, in bella calligrafia, abbiamo per non farci mettere anelli al naso e catene ai polsi o alle caviglie dei pensieri e dell'anima.
Neanche un radiologo riesce a guardarti dentro e vedere chi sei quanto un'artista...

©2023 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni

sabato 11 novembre 2023

Aggiornamento riguardo a COSE CHE CAPITANO AI VIVI


 Aggiornamento dell'ultimo minuto: la legatoria l'ha consegnato alla casa editrice e, dunque a mio parere, è nato oggi 11/11/2023: l'undicesimo giorno, dell'undicesimo mese, dell'undicesimo anno che mi considero e professo e mi sento uno scrittore o, meglio, un raccontatore di storie scritte per assentarsi una manciata di minuti dal logorio della vita moderna co poche briciole di sogni nello sguardo. Grazie Gabriele Prinelli e Enrico Maestri di Gemini Grafica Editore (che è anche autore della copertina oltre che titolare della casa editrice stessa)!!

L'immagine mi arrivata tramite messenger di Facebook per gentile interessamento di Gabriele Prinelli: dire che sono felice, credo che sia poco. Quando lo avrò tra le mani, toccherò il cielo con un dito!

Claudio Montini

venerdì 10 novembre 2023

Siamo prossimi al parto: la prima volta con un editore tradizionale!

LA SOLA VIA D'USCITA...
di Claudio Montini

La copertina sarà, più o meno, così: infatti, sull'ala ora a destra troverete le linee essenziali del contenuto, mentre su quella ora a sinistra (parzialmente tagliata dall'inquadratura, troverete un'altrettanto essenziale biografia dell'autore di COSE CHE CAPITANO AI VIVI - Gemini Grafica Editore ovvero lo scrivente Claudio Montini.
L'uscita è prevista per la metà del mese di Novembre 2023 (quasi quasi ci siamo!!) mentre una presentazione del volume è ipotizzata, a Lomello (PV), nella seconda parte dello stesso mese verosimilmente per l'ultimo venerdì: tuttavia, state tranquilli che ne riparleremo ancora.
 Amare e vivere e raccontare sono tutte cose che capitano ai vivi, poichè i morti già sanno come e perchè i fatti si siano svolti a quel modo, conoscono la verità e tanto gli basta. Inoltre si divertono a seguire le partite di bigliardo che la Vita e l'Amore giocano sul tavolo del Destino in tutto l'universo creato, perchè hanno visto che le biglie e i birilli siamo noi qui ancora viventi, noi che ci illudiamo di avere bisogno dei sogni e dei pensieri e dei ricordi, noi che non ascoltiamo abbastanza e altrettanto non impariamo a sufficienza. 
Imitare l'amore e andare incontro alla vita senza domandarsi quando finirà: questa è la soluzione e anche la sola via d'uscita.

©2023 Testo e immagine di Claudio Montini gentilmente concessa dall'editore

lunedì 30 ottobre 2023

FUORI CONTESTO: storie sognate come vere - LUPO SENZA BANDIERA di Claudio Montini

Claudio Montini

LUPO SENZA BANDIERA

ASIN B0CLYMMN3J (mobi) amazon.it + amazon.com
ISBN 1230007003424 (epub2) kobo.com

Paperback/cartaceo
ISBN 9798865651222 solo su amazon.it + amazon.com

Anno di edizione 2023

Istinto di sopravvivenza e amore si incontrano e si riconoscono nel regno animale, assai più di quanto si possa immaginare.
Esseri umani e lupi condividono entrambi e mutuano gli uni dagli altri, da millenni, comportamenti utili che la petulante razionalità pretende di catalogare entro l'una o l'altra specie.
Tempo perduto, ovviamente, poichè le strade del Signore sono infinite come quelle dell'Amor che muove il Sole e le altre stelle: infatti, esse, passando per Varzi e Passo del Brallo nella parte meridionale della provincia di Pavia, un cuneo che contiene una porzione di dorsale appenninica settentrionale, fanno in modo che si incrocino le rotte di due schegge scagliate dalla Seconda Guerra Mondiale incontro al futuro e alla coda del secondo millennio, Beniamino e Loredana, un uomo e una donna con un passato doloroso e difficile da dimenticare, con un gran desiderio di libertà, emancipazione e di vita ma senza illusioni o promesse eterne, senza bandiere di alcun genere.
Come il lupo che prende solo ciò che gli serve per vivere, vite animali altrui comprese, elegge a propria terra promessa quel territorio che gli consente di soddisfare le sue necessità e predilige la compagnia dei suoi simili solo per non aver noie, almeno fino al giorno in cui la Madre Luna getterà il ponte per attraversare il confine tra questo e l'altro mondo.
Il ragazzo della Stella di Davide, uscito vivo da un campo di sterminio e che voleva imbarcarsi da Genova per la Palestina, puntando tenacemente a sud seguendo l'antica via del sale, a mille metri di altitudine troverà la propria terra promessa, grazie a un lupo e a due vecchi che lo adotteranno come figlio.
La bambina nata due volte, prima dal ventre della madre e il mese successivo dalle macerie della palazzina in cui vivevano, unica superstite a causa dell'ultimo (inutile) bombardamento dal cielo su Pavia ad opera dell'aviazione angloamericana, preso il diploma da infermiera, fugge dalla città e dalle suore che hanno gestito il suo presente da orfana per costruirsi un futuro da donna libera, in una Italia nuova e consapevole, fino ad approdare e vivere a Varzi, in un appartamento a poche centinaia di metri dell'ospedale in cui presta servizio.
Si incontreranno lì, Loredana e Beniamino, mentre i due vecchi usciranno di scena una dopo l'altro, il lupo farà perdere le sue tracce e gli anni scorreranno come l'acqua che muove, ancora, la ruota del mulino dove vivono la loro storia di vita e d'amore, poco più in alto del Passo del Brallo.
Si ameranno senza chiedersi nulla in cambio, gestendo i propri spazi e le proprie esistenze in autonomia, affinché ogni volta che si fossero incontrati, a Varzi o al Brallo, tutto fosse bello e magico e intenso come la prima volta.

©2023 Testo di Claudio Montini
©2023 Immagine di Orazio Nullo

GLI ATOMI micro-romanzi per chi va di fretta: " IL DAZIO DELLA BENEVOLENZA" - volume 17

Claudio Montini

IL DAZIO DELLA BENEVOLENZA

GLI ATOMI micro-romanzi per chi va di fretta  -  Volume 17 -   ed. 2023

ASIN B0CLH2PS6C (mobi) amazon.it + amazon.com
ISBN 1230006978495 (epub2) kobo.com

Paperback/cartaceo ISBN 9798864998892 
Independent Published su amazon.it + amazon.com

I miracoli avvengono anche quando non ce li aspettiamo più, proprio perchè lassù Qualcuno ci ama nonostante gli eventuali scherzi del destino. 
Chi non si rassegna alla malasorte e vende cara la propria pelle adattandosi alle situazioni, improvvisando senza millanteria ma contando su ciò che ha disposizione e sulle sue forze, prima o poi, riesce a conquistare la quota e anche la salvezza. 
Siamo nella parte finale del Secondo Conflitto Mondiale, nel secolo XX: Giuseppe scappa dal treno destinato al campo di prigionia in Germania e, a piedi e a tappe forzate, raggiunge una piccola valle isolata della Confederazione Elvetica dove trova riparo fino al termine della guerra, quando farà rientro in territorio italiano unendosi a sbandati e reduci appena liberati dai vincitori alleati anglo-nordamericani. 
Per il resto della sua vita, si ritenne fortunato più di tanti altri e devotamente grato alla Provvidenza Divina d'aver avuto e vissuto l'opportunità di essere un nonno felice. 
Forse è in questa veste e per motivi di stima nei miei confronti, ancora oggi a me incogniti, che un giorno mi raccontò questa sua esperienza di vita vissuta, durante una pausa del lavoro che stavamo portando avanti insieme. 
L'ho tenuta a lungo con me, come se fosse una lezione di vita, come un regalo da uno sconosciuto che ha visto del buono in me e ha voluto premiare la mia condotta. Soltanto quando è mancato ho cominciato a pensarla come una storia da raccontare, da elaborare, da addobbare e confezionare a futura memoria, affinché riverberasse del bene anche a tutti coloro che la leggeranno e non si perdesse nell'oblio.
Disponibile in elettronico e in carta stampata sui mercati amazon e kobo: buona lettura!!


©2023 Testo di Claudio Montini
©2023 Immagine di Orazio Nullo 

sabato 28 ottobre 2023

Diffidate di specchi sinceri - Notturno: seconda stagione - puntata numero 11

Un fastidioso mal di testa

di Claudio Montini

Siamo bicchieri di vetro bagnati da ciò che abbiamo bevuto, le gocce residue appiccicate ostinatamente alle pareti, tese a restare immobili e a non rotolare fuori, nonostante noi siamo sdraiati sulla tovaglia del tavolo che ci ha visti pranzare. 
Dismessi e fuorigioco, come le sedie allontanate e abbandonate, come le stoviglie sequestrate e mandate altrove, dove prima o poi andremo anche noi, le voci sporche di caffè o di liquore sempre più lontane: è chiaro che ogni cosa abbia preso la propria piega e la relativa strada, l'opportuna direzione.
Non abbiamo altro da fare che non sia aspettare d'essere risciacquati, ripristinati, riposti in attesa di prendere di nuovo servizio.
Non siamo nemmeno più pedine, numeri da incasellare, tessere da contare: siamo soltanto strumenti, arnesi, armamenti utili a fare massa critica ma non del tutto indispensabili: hanno già individuato alternative più affamate e docili di noi.
Siamo come due zeri che rischiano, costantemente, di essere separati da un punto o da una virgola: si sa che, a destra della virgola, lo zero solitario non ha valore e si dimentica, si perde nell'oblio, si tralascia come in un arrotondamento.
Sparisce in silenzio, lontano dagli occhi e lontano dal cuore.
Invece a sinistra di quella e di sé, per non fare la stessa fine, pretende e accoglie e ricerca e vuole quanta più compagnia d'altre cifre sia possibile per incrementare la propria importanza.
Quest'ultimo si guadagnerà soltanto un'effimera proroga: sarà come le bollicine in un calice di vino spumante che non ci ubriaca e non ci rende allegri perchè, per sua forma e natura, ne contiene troppo poco e non viene appositamente riempito troppo spesso.
Così, a noi resteranno la sete e la malinconia a cui si aggiungerà soltanto un fastidioso mal di testa.

© 2023 Testo di Claudio Montini
© 2015 Immagine di Augusta Belloni

giovedì 12 ottobre 2023

La storia ama ripetersi, ma non è mai la stessa cosa...


 
La ballata del Gepi

di Claudio Montini

Ai nostri paesi ce ne son delle più belle:
ci sono coperchi per tutte le padelle,
spilliamo vino dalle botti nelle scodelle,
soltanto per gli amici e le loro sorelle,
per il caldo ci basta l'acqua delle fontanelle,
quand'è freddo ci copriamo di lana la pelle.

Si trasmette e viene da lontano,
sa di polvere e di fumo strano,
come il tempo trascorso invano
aspettando un eroe o una mano
che vinca da solo o inventi un piano
per sollevarci il mento dal guano.

Eppure ne abbiamo visti così tanti,
pavoni vestiti a festa e ignoranti,
galletti carichi di promesse roboanti
buone solo a scaldare animi incoscienti
addebitando colpe inventate e inesistenti
a chi non ha pane, né fortuna, né denti.

Ma tacciono ancora quelli onesti e bravi
sebbene stanchi dei cattivi d'esser schiavi
della memoria dei tempi cari ai loro avi:
quelli del purgatorio scampato se pagavi,
se delle urla dal filo spinato non ti curavi,
se di ripetere litanie solo ti preoccupavi.

Ai nostri paesi ce ne son delle più belle:
ci sono coperchi per tutte le padelle,
spilliamo vino dalle botti nelle scodelle,
soltanto per gli amici e le loro sorelle,
per il caldo ci basta l'acqua delle fontanelle,
quand'è freddo ci copriamo di lana la pelle.

Tutti vogliono la mucca e il vitello,
non si spezza un sogno sul più bello,
ma a fine mese è vuoto il borsello.
Giriamo il mondo a volo d'uccello
contorcendo i pollici sullo sgabello:
Sul palcoscenico c'è il nuovo modello.

Da capitano, punta il dito all'orizzonte
proprio là dove non si vede niente:
solo una linea, né oceano, né continente.
Promette nuove stelle da oriente,
mentre si avvelena e muore l'occidente
girando la testa altrove, indifferente.

Ecco per voi il sovrano della paura:
l'amore esiste ma, a lungo, non dura;
la cultura è noiosa e non fattura;
che l'errore sia altrui, è cosa sicura;
confidiamo anche nella magistratura,
per liberarci dell'opposta sozzura.

Ai nostri paesi ce ne son delle più belle:
ci sono coperchi per tutte le padelle,
spilliamo vino dalle botti nelle scodelle,
soltanto per gli amici e le loro sorelle,
per il caldo ci basta l'acqua delle fontanelle,
quand'è freddo ci copriamo di lana la pelle.

Si alza l'onda con troppi tuffi a bomba,
occhi e orecchi aperti a ogni tromba,
ascolta ogni campana che rimbomba
e augura buon volo alla bianca colomba:
il cuore non avverte quanto incomba
la paura di cascare dentro una tomba.

Eccoci, di nuovo, dentro fino al collo
con la testa sola fuori dall'ammollo.
Non è gioco, non è festa, francobollo
a celebrare l'andata e il ritorno d'Apollo:
l'orgoglio di Caino non sarà mai satollo,
se l'aquila non smette di credersi pollo.

Ai nostri paesi ce ne son delle più belle:
ci sono coperchi per tutte le padelle,
spilliamo vino dalle botti nelle scodelle,
soltanto per gli amici e le loro sorelle,
per il caldo ci basta l'acqua delle fontanelle,
quand'è freddo ci copriamo di lana la pelle.

©2023 Testo di Claudio Montini - all rights reserved
©2020 Immagine di Orazio Nullo "Vanity fair" per Atelier Des Pixels

giovedì 5 ottobre 2023

Dopo tanto silenzio.... LE SCINTILLE: tracce per sogni elettrici - Volume 8 - "Un gesto insano"

 

Claudio Montini

UN GESTO INSANO

LE SCINTILLE tracce per sogni elettrici 
Volume 8  (2023)

disponibile in ebook MOBI e EPUB2 

amazon: ASIN B0CKH89N48
kobo: ISBN 1230006923594


di Claudio Montini

Darsi la morte è un'atto di ribellione contro il corso delle cose, contro le persone cui si imputa la maggioranza dei guai, contro l'Entità Spirituale che regge le fila e tesse le trame dell'intero universo, destino compreso. 
Non è mai un'atto di forza: è un'atto di resa, una sconfitta senza possibilità di appello. 
Per molti è un gesto incomprensibile, inconsulto, inutile; per tutti gli altri, è una disgrazia come tante altre che accadono nel mondo quotidianamente: come l'acqua di un fiume che passa e se ne va, mai uguale a sè stessa. 
Il protagonista risalirà la corrente della vita, suo malgrado, fino alla fonte da cui era partito e la restituirà a chi di dovere prima che se la riprenda, stanco di ricevere limoni e di farne limonata: anche questa, prima o poi, viene a noia e risulta indigesta. 
"[...]la libertà di cui tutti si riempiono la bocca, in attesa del terzo millennio, è la schiava cieca dell'egoismo peculiare di ogni individuo e, brandita come una clava o come un ariete, non si è mai fermata sulla soglia di quella altrui. 
Con quel pensiero lucido e acido nato spontaneamente, con quella consapevolezza, con la pace che derivò da essa per i suoi nervi, si accinse a chiudere il sipario e liberare il camerino. 
Ho detto la mia come ho potuto, ho dato più di quanto abbia ricevuto ma ho amato durante ogni singolo istante vissuto. 
Non ho più radici, non ho più amici, non ho più paura.[...]"

Buona lettura e buona navigazione!

©2023 testo di Claudio Montini
©2023 Immagine di copertina di Orazio Nullo per Atelier Des Pixels





sabato 9 settembre 2023

Figli del XX Secolo - Notturno: seconda stagione - puntata numero 10

Dorsi opposti


di Claudio Montini

Che cosa resterà di noi?
Corrispondenza che non ho evaso mai, memorie di guai scampati e risate svanite come bollicine in un calice di vino spumante: proprio quello che ci ha ubriacato al festival degli sconosciuti.
Cose che ci siamo detti, per ipocrisia.
Cose che non abbiamo pensato, per spavalderia.
Cose che non sappiamo tuttora gestire, per sciocca follia.
D'altro canto, a chi mai potrà importare della nostra condizione?
Dopo tutto, siamo prigionieri incatenati ai giorni e alle notti e non passeggeri su un sasso dal cuore di ferro, con la scorza di ossigeno e azoto, che orbita intorno a una stella che brucia insieme a tante altre nell'universo inimmaginabile, incomprensibile, irriproducibile in una sola immagine.
Siamo ostaggi di fantasmi di ieri: la cattiva memoria è un'arma di distrazione di massa, quando la forma prende il posto della sostanza.

Tu non cerchi l'amore: vuoi sazietà,
agio, sicurezza e comodità
a portata di mano in continuità.

Tu non cerchi l'amore: vuoi l'esclusiva,
il centro dell'attenzione senza trattativa,
senza rispetto per l'altrui prerogativa.

Abbi la paziente pietà di non lamentarti
dei derelitti ignari che osano corteggiarti,
avallando i tuoi stessi temi per affascinarti,
illusi di risultare vincenti al gioco delle parti.

Io, invece, l'ho visto e vissuto, consumato e perduto
perchè nella gioventù non ero maturo e compiuto,
non l'avevo apprezzato, non l'avevo riconosciuto.

Io, poi, mi sono buttato a capofitto
nel dimenticarlo, con apparente profitto,
sicuro d'avere la terra promessa in affitto.

Povero illuso, sciocco guitto e mentecatto!
L'amore se ne infischia di qualsiasi patto:
bussa alla porta nel momento meno adatto!
Così dilaga la nostalgia e il danno è fatto.

Ecco cosa resterà di noi, amanti virtuali del terzo millennio: troppo sofisticati o troppo semplici, ci incontreremo di nuovo lungo le traiettorie elettroniche, le assi e le quinte di questo palcoscenico immateriale sigillato tra plastica, vetro, silicio e altre terre rare.
Eviteremo accuratamente di riconoscerci, di salutarci educatamente, di ammettere d'essere sopravvissuti all'ultima tempesta ormonale in un bicchier d'acqua: proprio quella che ha messo di fronte le nostre schiene, separandole, mentre da un punto dell'orizzonte veniva in primo piano la parola "Fine", come nei film degli anni '50 e '60 del secolo breve.
Siamo figli del Ventesimo Secolo quanto la sabbia della spiaggia possa esserlo del mare: lo sciabordio delle onde fa ciò che vuole di ogni singolo granello, o sasso a caso e a capriccio, importandogli un bel nulla dei suoi sogni o dei suoi desideri.
Ammesso e non concesso che ne abbia mai avuti quanto noi.

©2023 Testi di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni

domenica 3 settembre 2023

Provare per credere: non vi serve altro che aspettare...

Ore di sonno 

di Claudio Montini


Spegni la luce adesso,
chiudi gli occhi e la bocca,
respira la notte lentamente,                 
nelle sfumature del buio: 
non ti serve altro che aspettare.

Se lo vorranno davvero,
saranno loro a venire da te:
porteranno ombre e nuvole,
giorni di sole e sorrisi e risate,
volti sconosciuti o amati o perduti.

Sono già al lavoro per te,
sono già pronti ad agire,
sono attenti ai dettagli,
sono informati dei fatti:
sono desideri e timori che covi.

Spegni la luce adesso,
chiudi gli occhi e la bocca,
respira la notte lentamente,
nelle sfumature del buio: 
non ti serve altro che aspettare.

Sulle dita di una mano
si contano gli amici per la vita
sui palmi solo i calli e i solchi
scavati dal bulino del destino:
chi ci vede altro è un ciarlatano!

La sabbia scivola senza sosta
e si svuota l'ampolla superiore,
inesorabilmente e senza appello
la clessidra fa il suo mestiere:
non ci resta altro che sognare. 

Spegni la luce adesso,
chiudi gli occhi e la bocca,
respira la notte lentamente,
nelle sfumature del buio: 
non ti serve altro che aspettare.

©2023 Testo di Claudio Montini 
©2019 Immagine di Orazio Nullo 




giovedì 31 agosto 2023

Ci sono molte cose tra cielo e terra... - GLI ATOMI volume 16 "Sessanta secondi sospesi" (2023)

Claudio Montini 

Sessanta secondi sospesi

GLI ATOMI micro-romanzi per chi va di fretta
Volume 16  (2023)

disponibile in e-book e cartaceo

kobo.com ISBN 1230006530594 (epub2)
amazon.com - amazon .it ASIN B0C7Y8WT2J (mobi)
amazon.com - amazon. it ISBN 9798398247640 (cartaceo)

In un teatro improbabile, va in scena una favola tragica con sei protagonisti impossibili, inesistenti e immaginari che recano in loro molti aspetti tipici del genere umano: ma lo spettacolo dovrebbe essere appannaggio del solo regista e organizzatore dell'universo, un'apertura di credito in misericordia per chi crede in Lui.

Nei secoli dei secoli, gli sono stati attribuiti molti nomi e poteri e tutto ciò lo ha molto divertito, anche se conosceva in anticipo ciascun finale di ciascuna storia. 
[...] Non ti sopravvivrò, almeno questo mi è stato risparmiato... 
Questa è la sola cosa di cui io possa menare vanto, se non si considera il fatto che io abbia vissuto sessanta secondi più di ogni altra creatura dell'universo.
Un minuto d'amore, alto come il cielo e profondo come il mare, insegna più di una vita a correre e cadere: tutto il resto è fatica sprecata e tempo perso. [...]
Eppure, cielo e terra si toccano nell'intersezione in cui nascono i sogni, anche dopo le peggiori disgrazie e il corollario di dubbi che il dolore amplifica e sottolinea, affinché si riaffermi la speranza in una vita migliore anche dopo quella spesa in questa valle di lacrime. 
Dopo tutto, questo è già un miracolo e chi vi ha assistito, chi lo ha vissuto, così come chi ve lo sta raccontando, non può fare altro che ringraziare la smisurata pazienza di Colui Che Lassù Risiede: un sogno non restituisce la vita ma aiuta a vederla e, forse, a viverla meglio tanto al di qua che al di là.

©2023 Testo di Claudio Montini
©2023 Immagine di Orazio Nullo


martedì 29 agosto 2023

A Lomello (PV), sua maestà torna sempre molto volentieri...

 

BENVENUTA TEODOLINDA!

di Claudio Montini

Bentornata in questo cuneo di terra, incomprensibile come il tassello che si fa all’anguria per capire se sia buona o ti abbiano rifilato una “saponetta” insipida: alla fine lo capisci solo al primo boccone della prima fetta.
E’ una terra strana, che tutti bramano ma nessuno ama; dove la Storia passa ed è passata ogni giorno, ma non si è mai fermata; è una terra senza memoria e senza cuore perché l’unico valore che non scade è aver pance e borse piene, il resto del mondo vada pure in malora.
Voi, regina Teodolinda, lo sapete bene, l’avevate già capito quando avete seppellito i vostri mariti; voi, costretta a scappare persino dalla capitale del regno, avete accettato un altro guerriero nel letto matrimoniale ancora tiepido affinché quel popolo, che era diventato il vostro amato popolo, non avesse a patire lutti e pene d’una guerra di successione: soltanto a Lomello non hanno mai smesso di ricordare le nozze col duca di Torino, momento unico in cui la Storia si è fermata a riposarsi in riva all’Agogna per ricominciare.
Bentornata in questa terra illusa e avvelenata dal commercio e dal progresso, dove non si semina più grano ma cemento armato, dove si strappano ghiaia e sabbie dal suo ventre per riempirlo di rifiuti e fanghi industriali, dove nessuno si vuole sporcare né le vesti né le mani: ci piace far fortuna senza muovere un dito, magari accodandoci ai furbi e ai vincenti, sicuramente invidiandoli a morte.
Pavia sapeva, faceva, ascoltava e curava: Pavia ha smesso anche di ricordare perché il passato è solo vecchio ciarpame da buttare.
I vecchi, inascoltati, si vendicano pretendendo silenzio anche da chi ha ancora tutta la vita da campare.
Benvenuta, Teodolinda signora di Pavia, di Lomello e di Longobardia. 
(©2011 testo Claudio Montini Selfpublisher)

Il programma completo della rievocazione delle nozze regali tra Teodolinda e Agilulfo, che va in onda da oltre un decennio (se la memoria non mi inganna...), lo potete reperire sul portale dedicato al turismo locale (quindi non solo per ciò che riguarda il secondo fine settimana di settembre, bensì per tutto l'anno in cui si può decidere di venire a visitare il borgo antico),  www.portamialomello.it mentre le prenotazioni si possono inoltrare all'indirizzo mail e al numero di telefono che vedete nella fotografia.
Sarete i benvenuti, come sua maestà...

©2023 Testo supplementare Claudio Montini  
©2023 Immagine c/o profilo Facebook di Pro Loco Lomello A.p.s.




domenica 20 agosto 2023

Letti & Piaciuti: LE SABBIE DI MARTE di Arthur C. Clarke (1951) - Oscar Mondadori (2015)

SULLE ALI DELLA FANTASIA
MA NON SOLO...

Le sabbie di Marte di Arthur Charles Clarke (1951)

Edizione speciale Oscar Mondadori 2015

di Claudio Montini

Raccontare una storia è come salire su un'astronave per viaggiare nel tempo e nello spazio: è lo strumento più inafferrabile, più inattaccabile, inossidabile di cui l'uomo di ogni epoca storica sia stato in grado di dotarsi. 
Il ragionamento è valido anche nella prospettiva degli ascoltatori o dei lettori, poichè consente loro di essere contemporaneamente in due distinti punti dell'universo, reale o virtuale che sia. 
Gli ingredienti, le strutture, gli schemi, al netto della lingua peculiare del narratore stesso, sono i medesimi dagli esordi o, se preferite, dall'invenzione della necessità di trasmettere alle generazioni successive la memoria o la testimonianza della propria esistenza: cambiano i contesti storici, forse gli scenari o i fondali contro cui recitano la loro parte i vari personaggi ma i temi rappresentati sono sempre uguali, pur risentendo del gusto o delle mode contingenti all'epoca in cui le storie mitiche e i poemi e i romanzi vengono prodotti. 
Anche LE SABBIE DI MARTE (1951, prima edizione UK "The sands of Mars"; 1952 prima edizione italiana per i tipi di Arnoldo Mondadori Editore in Milano, nella collana Urania) di Arthur Charles Clarke non sfugge a questo paradigma di massima sebbene sia stato il titolo che ha inaugurato una fortunatissima collana di romanzi di fantascienza, o meglio, di narrativa avventurosa con ambientazione scientifica e tecnologica, I romanzi di Urania, i quali hanno spesso e volentieri anticipato scenari e sviluppi determinatisi nei decenni successivi, usando la leva immaginifica e fantastica sulla mole di dati e scoperte e invenzioni che la corsa allo spazio e allo sfruttamento dell'energia atomica mettevano a disposizione di narratori brillanti e ben addestrati da una solida cultura letteraria classica. 
LE SABBIE DI MARTE non è soltanto un romanzo di fantascienza, tempietto per appassionati del genere e dell'inverosimile così come dell'eccezionale ma impossibile, da relegare a prodotto di serie "B" o a passatempo da ombrellone in spiaggia: è un romanzo nel senso più pieno del termine e figlio legittimo dei suoi tempi, con una vicenda sicuramente calata in un una realtà più lontana nel tempo e nello spazio (l'azione si svolge in un domani non specificato e addirittura sulla superficie di un'altro pianeta del sistema solare) che, tuttavia, si rivela specchio della natura umana così come lo sono stati i prodotti degli autori britannici e francesi e anche italiani pubblicati negli ottant'anni che hanno preceduto la sua uscita. 
Clarke, noto ai più per essere l'autore del racconto 2001: odissea nello spazio (divenuto romanzo solo alcuni anni dopo la realizzazione dell'omonimo lungometraggio diretto da Stanley Kubrick), pagina dopo pagina, si rivela come uno squisito autore britannico ottocentesco poco vittoriano, privo di sussiego e paludamenti retorici (merito anche della traduzione di Maria Gallone, per l'edizione speciale del 2014 nel catalogo degli Oscar Mondadori?), cioè ricco di agilità e freschezza e ritmo incalzante ovvero una scioltezza e scorrevolezza narrativa invidiabile anche dai narratori moderni e contemporanei, incapaci (a mio parere) di imitare il suo stile esatto come un'equazione di Maxwell (con cui aveva dimestichezza dati i suoi studi universitari compiuti grazie a una borsa di studio per meriti di guerra: per inciso, Arthur Clarke aveva servito nella RAF come addetto al radar e aveva anche contribuito al miglioramento dell'efficienza dello strumento stesso) miscelato alla immediata fruibilità o sagacia del miglior Dickens o del più ispirato Oscar Wilde. 
Infatti, l'occhio indagatore o di ripresa non è puntato sulla macchina o sullo spazio extraterrestre o sulla paura dell'una o dell'altra cosa, bensì sulla rinata curiosità dell'essere umano e sulla sua propensione a spostare in avanti il confine e in alto il limite delle proprie capacità, facendo sì che diventi casa e patria anche un mondo lontanissimo, totalmente diverso da quello natio, spesso ostile e ignoto e apparentemente vuoto rispetto ai canoni con cui si definiscono gli organismi viventi. 
In estrema sintesi, questo è anche il compito del protagonista, giornalista e scrittore di romanzi di fantascienza (quale ironia: non della sorte ma tipicamente e sottilmente britannica!), incaricato dai mezzi d'informazione terrestri di documentare i progressi della colonizzazione marziana e della qualità dei viaggi interplanetari di linea destinati a collegare stabilmente i due pianeti: infatti egli è imbarcato sull'astronave a propulsione atomica battezzata col nome greco del pianeta rosso, Ares. 
Viaggio e soggiorno saranno formativi e rivoluzionari per lo scrittore in questione, poiché riuscirà a fare pace col suo passato e a intravedere un nuovo futuro per sé proprio lì, lontano dalla Terra. 
Il messaggio di LE SABBIE DI MARTE è quanto mai esplicito, come si usava in molte opere del romanticismo inglese e del positivismo francese di fine XIX secolo: il progresso tecnologico e il radioso futuro che ci attende aiuteranno la specie umana a superare tutte le difficoltà e le brutture cui è andata incontro nel recente passato, compresa la II guerra mondiale e il difficile dopoguerra che ne è seguito sia sul piano economico che politico. 
Non si deve dimenticare che il libro esce a soli sei anni dalla fine degli eventi bellici più devastanti del secolo breve, i quali hanno stremato l'economia e la popolazione dell'Impero britannico, non solo quelli dei nemici sconfitti: c'è voglia di riscatto, di libertà, di benessere da ritrovare insieme a cose nuove da sognare, perchè no? 
Come tradizione anglosassone, per cui le opere letterarie degne di questa etichetta, devono avere una morale, devono insegnare qualcosa, devono indicare una via d'uscita lecita verso la felicità del genere umano: questo compito implicito, Arthur C. Clarke lo svolge egregiamente avvolgendo il lettore, tanto contemporaneo quanto posteriore a lui stesso, in un una trama avvincente ma anche sobria e agile al punto che anche il lettore più distratto, o discontinuo, ritroverà sempre il filo del discorso e inquadrerà la scena in atto, come se stesse assistendo a teatro a una rappresentazione dai tempi serrati e gli arredi e le scene essenziali ma funzionali agli sviluppi della vicenda narrata. 
Alla fine, si esce e si uscirà dal teatro e dalle pagine di LE SABBIE DI MARTE (1951) di Arthur Charles Clarke (1917-2008), con la netta sensazione di aver capito meglio qualcosa di noi stessi come elementi della civiltà degli esseri umani più che come semplici spettatori di una escursione oltre i confini della realtà, a bordo delle ali della fantasia.

©2023 Testo di Claudio Montini
©2023 Immagine di Orazio Nullo

venerdì 4 agosto 2023

La nostra fortuna - Notturno: seconda stagione - puntata numero 9

L'intelligenza è contagiosa...
di Claudio Montini

La nostra fortuna è quella di vivere in questo tempo ingrato, sbandato, trafelato: vogliono farci credere che la disgrazia e la tragedia siano dietro l'angolo, non so chi siano di preciso, ma stanno seminando paura e ribrezzo con crescente successo.
Eppure si balla e si va in vacanza, si fa l'amore e lo si immagina, si nasce e si muore, si mangia e si beve, si patisce e ci si ribella, si grida e si tace, si ride e si piange senza vergogna, senza pudore, senza rispetto per la memoria, per la dignità, per sé stessi.
Il mondo continua a girare come la ruota di un mulino, colpita e spinta dall'acqua del destino che corre al mare del futuro che a sua volta, diventa passato e non macina più: è un giro di valzer abbracciati a uno sconosciuto chiamato destino, per comodità di linguaggio più che per sapiente necessità.
Finchè saremo tutti, piccoli o grandi, belli o brutti, alti o bassi, magri o grassi, uno o centomila per colore, in grado di sognare, di inventare segni o suoni o parole o tutte queste cose insieme, di trasmettere e tramandare o anche soltanto di raccontare qualcosa a qualcuno, nulla ci farà più del male: nemmeno il rischio di morire, perchè sapremo farci ricordare tanto dagli amici che dagli sconosciuti.
A volte, sempre meno della stupidità, l'intelligenza è contagiosa...

©2023 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni

mercoledì 2 agosto 2023

Lavori in corso?... No, in italiano!!


Piccoli lavori, ostinatamente, in corso... Pardòn, in italiano: c'est plùs facìle!!
di Claudio Montini

Ieri sera ho terminato il viaggio in compagnia di Loredana e Beniamino, su al Passo del Brallo (PV): è stato bellissimo entrare nelle loro vite e guardare con i loro occhi, più o meno, quarant'anni di storia patria vissuti ai margini, o se preferite, ai confini della Storia con la esse maiuscola, quella che resterà sui libri perchè già passata sui giornali o sui grandi mezzi di comunicazione. Sì, mi sono fatto gli affari di gente comune, come faccio sempre quando mi viene di scrivere un romanzo breve: gente che ama, che fatica, che scampa a un lager nazista o viene estratta neonata e viva dalle macerie dell'ultimo (inutile) bombardamento alleato su Pavia, che scappa dalla città in cerca della terra promessa, ostinatamente a sud e la trova al Passo Del Brallo (Brallo di Pregola-PV) o a Varzi (PV), grazie alla Luna, a un lupo e una jeep in un campo...
Ora lo lascio riposare, come si usa con i dolci... E intanto "lavoro" su quello successivo che ho già imbastito!!

sabato 29 luglio 2023

Siate liberi di leggere...

Excusatio non petita, accusatio manifesta

di Claudio Montini
 Da troppo tempo non scrivo più qui, me ne scuso con tutti: stavo scrivendo off-line altre due nuove storie, contemporaneamente, perchè ho scoperto che aveva ragione, una volta di più, Goethe il quale lasciò scritto d'aver deciso di fare solo ciò che più gli piaceva perchè gli faceva bene, all'anima e al fisico. Beh, lui mica doveva fare troppa fatica a campare: era nobile e ricco di famiglia, sicchè sarebbe passato dagli studi in prestigiose accademie al guardare gli altri lavorare, comandando a bacchetta qua e la.
Io scrivo racconti e romanzi, o almeno credo di farlo, per distrazione: sì, inventare e narrare vicende mai accadute a esseri umani mai esistiti mi aiuta a rilassarmi, ad accettare i colpi bassi della sfortuna e la fatica del vivere quotidiano. 
A ottobre, probabilmente, uscirà il mio primo libro pubblicato con una casa editrice tradizionale: smetterò, per una volta, i panni dello scrittore indipendente che si pubblica in autonomia.
Non è un ripiego nè un ripensamento di tutta la mia attività artistica: è soltanto il desiderio di levarmi uno sfizio, vedere come funziona davvero e provare a fare qualcosa di ulteriormente diverso.
Francamente preferisco rimanere un indipendente, ci metto meno a produrre e mandare on line un prodotto anche se il riscontro, finora, è stato piuttosto scarso: ma, chi mi conosce bene, sa che la pazienza non è una virtù della quale io sia particolarmente dotato e, probabilmente, mi perdonerà  poichè si tratta di un'avventura ancora in fieri e, dunque, i conti li potrò fare solo il prossimo anno.
Ne riparleremo, anche qui, perchè no?
Intanto, vi agevolo il titolo: "Cose che capitano ai vivi".
Sono tre storie riunite in un solo volume, accomunate dal tema dell'amore e dei rapporti tra uomini e donne, padri e figlie, potenziali amanti e dongiovanni da strapazzo...
Dentro c'è molto di me ma ci sono anche personaggi che mi sono molto simpatici e altri che sanno farsi voler bene: non ve ne pentirete, sia dell'attesa che dell'acquisto.
Intanto, ci sono tutti gli altri che ho già scritto... Degli altri due progetti, vi dirò un'altra volta: quando li avrò terminati!!
Buona lettura.

©2016 Immagine di Claudio Montini (archivio personale)
©2023 Testo di Claudio Montini

sabato 17 giugno 2023

Il passo lungo come la gamba - Notturno: seconda stagione - puntata numero 8

Magari un po' meno...

di Claudio Montini

La fortuna è cieca e poco appariscente: te ne accorgi di averla avuta intorno, o tra i piedi, solo quando l'hai perduta e lei ha comunque preso un'altra direzione.
La crema, mi disse una vecchia saggia, la crema viene a galla nel latte appena munto appena dopo la panna, ma arriva sempre: la panna, invece, qualche volta sì e qualche volta no.
Svanisce rapidamente perchè le bolle d'aria, che la gonfiano, scoppiano facilmente e frettolosamente.
Bisogna mescolare con calma e costanza, facendo tutti i gesti e passi dovuti, senza arrendersi alla fatica o allo scoramento indotto dagli invidiosi, dai malintenzionati e dai rompiscatole di ogni genere.
Bisogna avere pazienza e fare il proprio mestiere meglio che si può, né tanto né poco ma il giusto e il necessario: dell'eccesso nessuno, in realtà, sa che farsene e, spesso, nemmeno lo considera cosa buona.
Lì per lì, l'ascoltai per cortesia e rispetto, per la reverenza che ancora tributo agli anni sulle spalle e ai capelli più bianchi dei miei: posso dire che mi trovavo ancora i piedi della montagna e la vetta era avvolta dalle nuvole, dunque, lontanissima.
Mi è tornato in mente il suo sermone più volte lungo le asperità della salita: ora che ho iniziato la discesa sul versante opposto, quello finale, ancora mi domando perchè non sia mai riuscito a farlo mio.
Ho cercato la risposta nelle macerie che mi sono lasciato alle spalle, nei bilanci che non ho quadrato mai, nei lampi riflessi dagli specchietti per le allodole: alla fine ho guardato anche dentro di me e ho scoperto di custodire la risposta sbagliata, di scegliere sempre la strada sbagliata, di sostenere la tesi meno aggiornata.
Senza saltare sul carro dei vincitori, senza rincorrerlo (non avrei fiato a sufficienza, del resto...), andando dietro all'onda e facendo il passo lungo, magari un po' meno, come la gamba.

©2023 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni
 

lunedì 12 giugno 2023

Arrivederci, Berlusconi dott. Silvio... (1936-2023)

L'anima del commercio

di Claudio Montini


 Non piangerò per Silvio Berlusconi: ci sono già altri deputati a questo compito e dotati di ben più alti e meritori, nonché meritati, titoli per farlo rispetto a me, legittimamente o dinasticamente o politicamente.
Del resto, anche a lui è toccato il passaggio cui sono tenute tutte le creature di questa parte di universo: da millenni, si nasce e si cresce e si muore, ognuno all'ora sua e qualunque sia la rotta tracciata dal destino. 
Se si ha fortuna, si riesce ad essere ricordati da un paio di generazioni o forse tre oppure quattro: poi tutto sbiadisce, si smargina, si fa polvere esattamente come accade a coloro i quali non godono di tanta fortuna.
Nel caso specifico, quello di Sua Emittenza, il Cav. non più cav., il satrapo di Arcore, il Presidente allenatore (di A.C. Milan), il Biscione pigliatutto che si credeva statista, a voler essere almeno una volta onesti con sé stessi e con la personale coscienza (ammesso e non concesso di disporne, ovviamente), bisogna riconoscere che il segmento finale e discendente della sua intera parabola esistenziale lo aveva ridotto a una icona di sé stesso, una figurina patetica da album dei ricordi per nostalgici suoi coetanei.
Sebbene fosse capace di affascinare ancora qualche giovane mente senza retroterra storico, o dalla memoria corta (male diffusissimo in tutto lo Stivale Italico), così come di attrarre arrivisti senza arte né parte di ogni estrazione sociale e sesso, agli occhi di chi era stato risvegliato dagli schiaffoni di Monti, della Fornero e Draghi, rimaneva una pessima imitazione dell'imprenditore spregiudicato e fortunato che credeva di avere in tasca la ricetta per curare l'Italia e farla "...più bella e più grande che prìa" (Per dirla col famoso sberleffo di Petrolini, nel 1935, alla faccia di Mussolini).
Rimaneva, Silvio Berlusconi, un'attore superato dai tempi e ostinatamente attaccato alla ribalta mediatica ma poco consapevole della fine della spinta propulsiva che, tuttavia, proprio lui aveva imposto alla vita pubblica italiana tanto economica quanto politica.
La resa del suo organismo alle patologie con cui conviveva da tempo, avvenuta oggi dodici giugno, lo ha riportato sul piano dei mortali ma il suo spirito, il suo esempio (nel bene e nel male), non sono affatto morti con lui: ha creato dei precedenti e dei modus operandi le cui conseguenze possiamo soltanto immaginare ma che stiamo già pagando a caro prezzo noi che siamo degli "zeri", dei consumatori, degli spettatori da turlupinare e rimbambire di desideri inesistenti, impossibili e inarrivabili.
Ha fatto molto, per sé e per la sua famiglia allargatissima, ha dato pane e visibilità a un sacco di gente, ha persino provato a stare un po' di qua e un po' di là dalla legge, riuscendo a salvarsi o a non farsi troppo male perchè ha saputo scegliere con cura i propri collaboratori, a motivarli e a fidelizzarli, comprandoci tutti con un sorriso da imbonitore e promesse di benessere universale.
Ma un padrone, rimane un padrone e pensa prima alla sua di tasca, sia che questa si trovi tra la coscia e l'inguine oppure copra le natiche: non gli importa della morte poiché, se riesce ad accordarsi sul prezzo, magari dopo tre giorni è pure capace di resuscitare e ricominciare da capo.
Rigorosamente dopo i consigli per gli acquisti: lo sponsor è l'anima del commercio.

©2023 Testo di Claudio Montini
©2019 Immagine di Orazio Nullo "Chief of the last railway station" 
             Atelier Des Pixels collection

martedì 2 maggio 2023

La settimana enigmistica

Per solutori più che abili...!!
di Claudio Montini

Sostiene Pereira che gli spostati ancora non sanno per chi suona la campana: per il vecchio o per il mare? Le balene restino sedute perchè la risposta può averla solo il pianista sull'oceano; gli altri, tutti intenti a guardare la luna e i falò, sull'aia della casa in collina, ascoltavano uomini e no tenere una conversazione in Sicilia. Ah, gioventù bruciata!! Gli indifferenti non partono più per l'isola di Arturo, né scelgono cime tempestose ma non per orgoglio e pregiudizio, no: temono la peste del mondo nuovo tanto quanto il giorno della civetta, quello in cui trionferà il signore delle mosche.
Il gabbiano Livingstone e il piccolo principe hanno da tempo detto addio alle armi: perchè non provate, anche voi, la solitudine dei numeri primi?

© 2023 Testo di Claudio Montini
© 2022 Immagine di Orazio Nullo

lunedì 1 maggio 2023

Di qua è Aprile e di là sarà Maggio...

Tra mezz'ora finisce anche il mese di Aprile e comincia Maggio.

di Claudio Montini

Ho sempre atteso il mese di maggio con una certa ansia e una punta di apprensione: era ed è sempre stato un mese di ultimatum e di appelli alla clemenza o alla fortuna, di bilanci che non quadrano e di tentativi di salvataggio in extremis, tutti con la testa già a Giugno e alle porte dell'estate.    
Non ne ho mai vissuto uno uguale all'altro, anche meteorologicamente: a volte sembrava un'anticipo d'estate e altre si era presentava come parente stretto dell'autunno, oppure faceva i capricci come la primavera agli esordi rovinando, con acquazzoni o sciroccate o libecciate tese, tutti i fine settimana senza salvarne uno neanche per sbaglio. 
Ricordo l'anno in cui entrai per la seconda volta in Patologia Chirurgica II, alla fine di Aprile con gli alberi stranamente ancora spogli, per uscirne venti giorni dopo con un taglio sulla pancia non suturato (per ragioni tecniche e mediche che non sto a spiegare, ma si possono facilmente intuire) trovandomi una incredibile esplosione di vita verde e animale e ambientale tale da farmi dimenticare la paura di non svegliarmi dall'anestesia. In televisione, su una delle prime reti nazionali commerciali, qualche tempo prima del mio ricovero, avevano trasmesso un film statunitense con Sally Fields e non so chi altro, intitolato "Coma profondo"...
Avevo avuto l'incoscienza di guardarlo tutto!!
Tuttavia, a mia discolpa, posso dire che i sintomi dell'infezione post operatoria non avevano ancora dato segno di sé e, dopo quattro anni dall'intervento, chi andava a immaginare uno scenario simile?
Successivamente, veni a sapere che era una eventualità remota ma non del tutto escludibile...
Qualcosa come un caso ogni seicentomila...
Da allora, guardo al mese di Maggio con una certa "attenzione" nonostante sia il mese delle rose, che tanto piacevano a mia nonna paterna poiché era il suo nome di battesimo (Rosa, appunto), delle spose secondo la credenza popolare e della Madonna per chi, come me, si ostina a professarsi cattolico romano nonostante abbia strizzato l'occhio tanto al garofano rosso quanto alla falce e al martello...!!

© 2023 Testo di Claudio Montini
© 2021  Immagine di Orazio Nullo "The Key" per Atelier Des Pixels

sabato 29 aprile 2023

Il lupo senza bandiera - episodio 3

 Attraversarono il viso

di Claudio Montini

Nessuno dei due emise un suono: Beniamino non espresse alcun timore, non aveva addosso l'odore della paura, tenne fissi e fermi i suoi occhi nei miei. 
Compresi le ragioni della sua calma: aveva visto e vissuto cose che andavano oltre la più cattiva delle immaginazioni, cose che nel bosco non si erano mai viste quantunque anche Madre Natura spesso non vada troppo per il sottile, affidandosi sempre alla logica ferrea della sopravvivenza del più forte, del più veloce o del più adatto piuttosto che alla misericordia o alla pietà per conseguire e stabilire i suoi equilibri. 
Aveva visto e vissuto il male gratuito e l'assoluto disprezzo per la vita, ridotta a un numero o a un pezzo di materia senza diritti né anima, forse utile a qualcosa ma non indispensabile e nemmeno sacro, quindi tranquillamente sacrificabile. 
Era un abisso cupo e tormentato che scorsi soltanto in pochi cacciatori convinti di essere più furbi di noi e che tornarono a casa coi vestiti laceri, senza le nostre pelli, a ringraziare il cielo di poterlo raccontare. 
Lui era salito fin lassù in cerca del passo che lo conducesse, per l'antica via del sale, alla città e alle terre davanti al mare: aveva sentito dire di una nave che sarebbe salpata alla volta della terra promessa dal Signore ad Abramo, aveva sentito dire che era tempo della dispersione era finito, aveva sentito dire che era il momento di rifondare il Tempio nella terra dei padri. 
Io ero sceso al limite inferiore del bosco per capire cosa fosse tutto quel trambusto, la cui eco giungeva fino alla vetta dalle tane degli uomini, per intuire se ne potesse derivare altro male per il mio branco, per conoscere quale altra follia avesse mai infettato il mondo degli uomini. 
Nella radura in cui ci incontrammo, c'erano sparsi rottami arsi e resti di cadaveri che noi prima di lui avevamo già spolpato, in mancanza di meglio ma non di fame. 
Lo osservai comporre le ossa e coprirle, emettendo suoni che non avevo mai inteso dagli altri bipedi; poi si appropriò di cose ormai inutili per loro ma non per lui che, forse, voleva capire dove fosse arrivato e quanto mancasse alla meta che si era prefissato. 
Quindi mi vide ma non disse nulla, non tremò, non sudò. 
Alzò gli occhi al cielo e abbassò il capo, si mise in ginocchio: io mi sedetti sui miei quarti posteriori e puntai il naso, a mia volta, al cielo ululando sottilmente. 
Domandavo allo straniero, intruso, forestiero quali fossero le sue intenzioni e cosa l'avesse condotto fin lì, anche se sapevo benissimo che non avrebbe mai inteso. 
Uomini e lupi hanno smesso da troppe stagioni di dialogare e ancora di più di rispettarsi, riuscendo a malapena ad imitarsi. 
Mi lasciò scrutare nelle sue iridi, un fugace affaccio sulla sua anima e sulle briciole di sogni e speranze che, ostinatamente, si aggrappavano ad essa. 
Tesi il busto in avanti e il muso si appuntì verso una direzione oltre le spalle di quel ragazzo scappato dall'inferno, spaesato e stanco: non era un pericolo per me né per il mio branco ma poteva essere una cosa buona per i suoi simili. 
Per qualche misterioso motivo, girò la testa e indirizzò lo sguardo a cercare il punto che la mia posa sembrava volesse indicare: così vide il prato e il campo e la casa di sasso con la ruota di legno che girava quando era a bagno nel torrente, quella in cui vissero i due vecchi che attesero invano il ritorno di un figlio mandato lontano a combattere col fucile e una penna nera sul cappello. 
Non era figlio del bosco e doveva tornare al suo branco, tra gli uomini: si alzò sulle sue due zampe, portò una mano a palmo aperto sul petto e mi voltò le spalle prendendo il sentiero che portava, lo sapevo per certo, verso il camino fumante e la ruota di legno che già girava, spinta dal torrente che saltellava allegro verso la pianura. 
Dopo tre passi, si fermò e si voltò salutandomi con quegli stessi gesti, grato e incredulo per tanta fortuna. 
Non mi mossi ma alzai il naso al cielo per invitarlo a prendere la sua via, mentre lui abbassò il capo per nascondere quelle gocce trasparenti che attraversarono il viso.

© 2023 Testo di Claudio Montini - diritti riservati all'autore
© 2016 Immagine di Orazio Nullo per Atelier Des Pixels