di Claudio Montini
Siamo bicchieri di vetro bagnati da ciò che abbiamo bevuto, le gocce residue appiccicate ostinatamente alle pareti, tese a restare immobili e a non rotolare fuori, nonostante noi siamo sdraiati sulla tovaglia del tavolo che ci ha visti pranzare.
Dismessi e fuorigioco, come le sedie allontanate e abbandonate, come le stoviglie sequestrate e mandate altrove, dove prima o poi andremo anche noi, le voci sporche di caffè o di liquore sempre più lontane: è chiaro che ogni cosa abbia preso la propria piega e la relativa strada, l'opportuna direzione.
Non abbiamo altro da fare che non sia aspettare d'essere risciacquati, ripristinati, riposti in attesa di prendere di nuovo servizio.
Non siamo nemmeno più pedine, numeri da incasellare, tessere da contare: siamo soltanto strumenti, arnesi, armamenti utili a fare massa critica ma non del tutto indispensabili: hanno già individuato alternative più affamate e docili di noi.
Siamo come due zeri che rischiano, costantemente, di essere separati da un punto o da una virgola: si sa che, a destra della virgola, lo zero solitario non ha valore e si dimentica, si perde nell'oblio, si tralascia come in un arrotondamento.
Sparisce in silenzio, lontano dagli occhi e lontano dal cuore.
Invece a sinistra di quella e di sé, per non fare la stessa fine, pretende e accoglie e ricerca e vuole quanta più compagnia d'altre cifre sia possibile per incrementare la propria importanza.
Quest'ultimo si guadagnerà soltanto un'effimera proroga: sarà come le bollicine in un calice di vino spumante che non ci ubriaca e non ci rende allegri perchè, per sua forma e natura, ne contiene troppo poco e non viene appositamente riempito troppo spesso.
Così, a noi resteranno la sete e la malinconia a cui si aggiungerà soltanto un fastidioso mal di testa.
© 2023 Testo di Claudio Montini
© 2015 Immagine di Augusta Belloni
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