di Claudio Montini
Nessuno
dei due emise un suono: Beniamino non espresse alcun timore, non
aveva addosso l'odore della paura, tenne fissi e fermi i suoi occhi
nei miei.
Compresi
le ragioni della sua calma: aveva visto e vissuto cose che andavano
oltre la più cattiva delle immaginazioni, cose che nel bosco non si
erano mai viste quantunque anche Madre Natura spesso non vada troppo
per il sottile, affidandosi sempre alla logica ferrea della sopravvivenza
del più forte, del più veloce o del più adatto piuttosto che alla
misericordia o alla pietà per conseguire e stabilire i suoi
equilibri.
Aveva
visto e vissuto il male gratuito e l'assoluto disprezzo per la vita,
ridotta a un numero o a un pezzo di materia senza diritti né anima,
forse utile a qualcosa ma non indispensabile e nemmeno sacro, quindi
tranquillamente sacrificabile.
Era
un abisso cupo e tormentato che scorsi soltanto in pochi cacciatori
convinti di essere più furbi di noi e che tornarono a casa coi
vestiti laceri, senza le nostre pelli, a ringraziare il cielo di
poterlo raccontare.
Lui
era salito fin lassù in cerca del passo che lo conducesse, per
l'antica via del sale, alla città e alle terre davanti al mare:
aveva sentito dire di una nave che sarebbe salpata alla volta della
terra promessa dal Signore ad Abramo, aveva sentito dire che era
tempo della dispersione era finito, aveva sentito dire che era il
momento di rifondare il Tempio nella terra dei padri.
Io
ero sceso al limite inferiore del bosco per capire cosa fosse tutto
quel trambusto, la cui eco giungeva fino alla vetta dalle tane degli
uomini, per intuire se ne potesse derivare altro male per il mio
branco, per conoscere quale altra follia avesse mai infettato il
mondo degli uomini.
Nella
radura in cui ci incontrammo, c'erano sparsi rottami arsi e resti di
cadaveri che noi prima di lui avevamo già spolpato, in mancanza di meglio ma non di fame.
Lo
osservai comporre le ossa e coprirle, emettendo suoni che non avevo
mai inteso dagli altri bipedi; poi si appropriò di cose ormai
inutili per loro ma non per lui che, forse, voleva capire dove fosse
arrivato e quanto mancasse alla meta che si era prefissato.
Quindi
mi vide ma non disse nulla, non tremò, non sudò.
Alzò
gli occhi al cielo e abbassò il capo, si mise in ginocchio: io mi
sedetti sui miei quarti posteriori e puntai il naso, a mia volta, al
cielo ululando sottilmente.
Domandavo
allo straniero, intruso, forestiero quali fossero le sue intenzioni e
cosa l'avesse condotto fin lì, anche se sapevo benissimo che non
avrebbe mai inteso.
Uomini
e lupi hanno smesso da troppe stagioni di dialogare e ancora di più
di rispettarsi, riuscendo a malapena ad imitarsi.
Mi
lasciò scrutare nelle sue iridi, un fugace affaccio sulla sua anima
e sulle briciole di sogni e speranze che, ostinatamente, si
aggrappavano ad essa.
Tesi
il busto in avanti e il muso si appuntì verso una direzione oltre le
spalle di quel ragazzo scappato dall'inferno, spaesato e stanco: non
era un pericolo per me né per il mio branco ma poteva essere una
cosa buona per i suoi simili.
Per
qualche misterioso motivo, girò la testa e indirizzò lo sguardo a
cercare il punto che la mia posa sembrava volesse indicare: così
vide il prato e il campo e la casa di sasso con la ruota di legno che
girava quando era a bagno nel torrente, quella in cui vissero i due
vecchi che attesero invano il ritorno di un figlio mandato lontano a
combattere col fucile e una penna nera sul cappello.
Non
era figlio del bosco e doveva tornare al suo branco, tra gli uomini:
si alzò sulle sue due zampe, portò una mano a palmo aperto sul
petto e mi voltò le spalle prendendo il sentiero che portava, lo
sapevo per certo, verso il camino fumante e la ruota di legno che già
girava, spinta dal torrente che saltellava allegro verso la pianura.
Dopo
tre passi, si fermò e si voltò salutandomi con quegli stessi gesti,
grato e incredulo per tanta fortuna.
Non
mi mossi ma alzai il naso al cielo per invitarlo a prendere la sua
via, mentre lui abbassò il capo per nascondere quelle gocce
trasparenti che attraversarono il viso.
© 2023 Testo di Claudio Montini - diritti riservati all'autore
© 2016 Immagine di Orazio Nullo per Atelier Des Pixels
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