mercoledì 14 ottobre 2020

Letti & Piaciuti: I PROBLEMI DELLA SIGNORA PICH di Gianna Baltaro - 2003 - Ed. Angolo Manzoni

Gianna Baltaro 

I PROBLEMI DELLA SIGNORA PICH
Edizioni Angolo Manzoni
2003


di Claudio Montini

L'invidia e il rancore sono la miscela esplosiva che, con il denaro come innesco, spinge i pistoni degli ingranaggi con cui si muove il teatrino delle marionette umane. Passano le mode, cambiano i tempi, accelerando e rallentando ma mai ribaltandosi e rivoluzionandosi, eppure gli ingredienti e le strategie sono sempre gli stessi: lo sa bene Gianna Baltaro che, raccogliendo I PROBLEMI DELLA SIGNORA PICH nella Quattordicesima indagine del commissario Martini (Edizioni Angolo Manzoni, 2003), li mette in scena in una Torino del secolo scorso, anni '30 o giù di lì, affatto fascista e ancora molto umbertina, in cui la cortesia e la buona creanza non avevano ancora ceduto alla diffidenza e all'arroganza della trasgressione ad ogni costo. 
A sconvolgere l'ordine costituito del quadro sociale dell'ex capitale del Regno con un piede (o forse tutti e due) nel passato e lo sguardo dritto ma cauto sul futuro, ci pensano due luttuose fatalità che si concretizzano nell'omicidio dell'amministratore della Fondazione Speranza e nell'incidente stradale che pone fine all'esistenza terrena della sua presidentessa, la signora Elisabetta Pich. Il fatto che si verifichino in un breve volgere di giorni l'uno dall'altro potrebbe essere una macabra coincidenza; se nonché l'autopsia sulla sfortunata automobilista rivela la presenza di sostanze tali da alterare la concentrazione alla guida, sostanze di cui la defunta non ha mai fatto uso. Dunque gli omicidi su cui indagare sono due e, il ritrovamento di un appunto della vittima sul luogo del primo delitto, fa sì cheemerga la correlazione tra i due eventi e faccia convergere le attenzioni della polizia sulla cerchia familiare della signora Pich e pure chiami in causa colui che, tessendo una paziente tela di ragno, farà cascare il colpevole in trappola senza colpo ferire, mandandone all'aria tutto il castello di azioni premeditato lungo tutta una vita. Il fine indagatore dei meandri maligni dell'animo umano in questione risponde al nome di Andrea Martini; ex commissario di polizia a capo della Squadra Mobile di Torino che, all'apice del successo e della carriera, eredita da un prozio un bel podere avviato a vigna nelle Langhe vicino a Diano d'Alba (Cn) e si reinventa, si direbbe oggi, gentiluomo di campagna e imprenditore vitivinicolo, grazie anche alle cure degli operai che da prima di lui attendevano alla vigna e alla cantina permettendogli lunghi soggiorni sotto la Mole Antonelliana dove per tutti è ancora il commissario Martini. Tanta è la stima di cui ancora gode per l'ottimo lavoro svolto come tutore dell'ordine e investigatore che l'attuale capo della Mobile è autorizzato, non solo in questo caso, ad avvalersi della collaborazione e della consulenza del predecessore dal Procuratore del Re operando con le stesse prerogative di un funzionario di polizia in servizio attivo, dato l'innato acume investigativo, la conoscenza relativa a ogni fascia sociale della città, una buona dose di empatia e un pizzico di fortuna (che non guasta mai, in ogni ambito di attività umana). 
Seguendo una intuizione flebile come un filo di fumo (e leggendo I problemi della signora Pich ne converrete anche voi), agendo in perfetta sincronia con il con il commissario Ferrando (titolare dell'inchiesta) non come Poirot e Hastings ma come Ellery Queen e il padre, cioè su un piano paritetico e distinto, l'ex commissario svelerà il nido di serpi che la defunta ereditiera Elisabetta Pich allevava in seno e di cui non è riuscita a liberarsi perchè vittima, a sua volta, della vendetta di uno scheletro ben conservato nei suoi armadi tra i ricordi di gioventù. 
Gianna Baltaro è magistrale nel confezionare questo delizioso e sottile e affascinante gioco di ruolo, un congegno che non ha nulla da invidiare ai rompicapi di mrs. Christie o monsieur Simenon o di sir Conan Doyle perchè lo realizza con una sapienza teatrale e una dettatura dei tempi scenici tali per cui sembra di ascoltare un radio dramma e addirittura di vederlo prendere corpo davanti ai nostri occhi, mentre si scorrono le righe di una prosa eccellente e mai banale o scontata o retrodatata per meglio aderire alla temperie culturale del tempo in cui si svolge l'azione. Ha un ritmo radiofonico, una chiarezza e una sintesi di modulazione che non intaccano l'efficacia immaginifica e logica della trama che si svolge secondo una progressione che avvolge e affascina tanto che risulta quasi doloroso staccarsi dalle pagine, sebbene la narrazione non sia scandita da capitoli ma spazi tipografici tipo una riga vuota che sottolinea il passaggio ad un altro quadro, un'altra scena, un'altra rimozione di un ulteriore velo che nasconda qualcuno de I problemi della signora Pich
La Torino e l'umanità che Baltaro ci consegna non ci sono più, come lei che è mancata nel 2009 dopo una lunga carriera come giornalista di cronaca nera (prima donna ad occuparsi del settore per la Gazzetta del Popolo) ed come collaboratrice di altre testate nazionali nonché promotrice di eventi culturali e letterari; tuttavia non c'è alcuna nostalgia del passato e la descrizione è limitata alle piccole cose di pessimo gusto (per dirla con Guido Gozzano) che però, vista l'attuale tendenza alla cialtroneria, sottolineano la nostra attuale povertà intellettuale e sentimentale dove per eccitare gli animi si deve ricorrere, anche in letteratura, troppo spesso alla scabrosità iperbolica e pecoreccia perdendo di vista la bellezza del mestiere di raccontare la realtà con semplicità e senza stigmi. Come si usava e si insegnava, un tempo ai giornalisti che si consumavano le suole in cerca di notizie, a dettare gli articoli al telefono: bisognava essere chiari, sintetici, precisi anche con la punteggiatura i modo tale che il collega, dall'altro capo del filo, trascrivesse correttamente ed esattamente l'articolo già pensato, riletto e composto ovvero pronto per la tipografia. 
Altro che copia e incolla: Gianna Baltaro e I problemi della signora Pich, a mio modesto parere, sono uno splendido manuale da studiare e imitare per tutti coloro, me compreso, che intendono raccontare tanto la realtà che li circonda quanto inventarsi un teatrino in cui far muovere le proprie marionette, i propri demoni o i propri sogni.

©2020 Testo e foto di Claudio Montini


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