Tre settimane a primavera
di Claudio Montini
Si chiude il mese di Febbraio, con molte meno certezze per il futuro e una paura in più: l'epidemia, a lungo negata e sottovalutata o brandita come una clava apocalittica, sta facendo più danni di quanti se ne potessero prevedere e mettendo a nudo inettitudini, carenze strutturali e mentali, meschinità quant'altre mai ne siano emerse nel secolo breve che ci siamo lasciati alle spalle da appena un ventennio e in quelli che lo hanno preceduto. Nei film della serie di James Bond, almeno in quelli in cui era ancora vivente Ian Fleming che tirava le orecchie a sceneggiatori troppo fantasiosi, c'era una organizzazione mondiale segreta dedita al malaffare la quale, per puro amore del profitto e del vil denaro, distribuiva morte e soprusi e distruzione con equanime perfidia in tutto il globo terracqueo; insomma, c'era un drago malefico e un San Giorgio britannico, ma di natali scozzesi, che lo atterrava e gli mozzava il capo restituendo pace in terra agli uomini di buona volontà, in una scala minore e laica rispetto al Divino Falegname di Nazareth che di sangue ha sparso solo il suo, vittima innocente di burocrati e ipocriti in un processo farsa e in un rimpallo di responsabilità. Fino alla fine del secondo millennio era indispensabile trovare un cattivo cui addossare tutte le colpe del mondo, non per risolvere o arginare il problema ma per morire serenamente con la coscienza tranquilla. Nel millennio nostro, quello della comunicazione in tempo reale e senza barriere di spazio e di tempo, quello dei videogiochi in cui si possono perdere anche due vite o tre e poi ricominciare facendo ingoiare alla macchina un'altra monetina, quello in cui si possono manipolare fotografie e parole e persino i ricordi piegandoli ai propri bisogni (compreso quello di dimenticare in fretta), quello del numero accettabile di morti per andare avanti a negoziare, quello del tanto erano vecchi e malati e anche inutili (meglio che se ne siano andati e abbiano smesso di pesare sulle nostre spalle e sulle nostre tasche), in questo terzo millennio appena iniziato e già tanto deteriorato non cerchiamo più di capire o di spiegare o di conoscere: cerchiamo vendetta e salvezza individuale, ridendo e saltando come scimmie impazzite mentre la foresta e la savana e la nostra stessa casa bruciano.
Il vertice dell'evoluzione animale, capace di lasciare la superficie del pianeta che lo ha pasciuto, ha intimamente sperato che la Cina arginasse da sé l'onda lunga dell'attacco di una forma di vita semplice, forse non senziente in senso stretto, ma altamente scaltra e abile a mutare se stessa per recuperare nuove risorse e territori in cui crescere e moltiplicarsi; in parole semplici, come mi insegnarono al terzo anno del liceo, un virus è un involucro composto da proteine ed enzimi che contiene catene di amminoacidi e molecole ansiose di replicarsi, affascinanti al punto tale di ingannare e spremere fino all'osso per questa loro missione tutti gli organismi più complessi che incrociano la loro rotta. Se l'avessimo rinvenuto nell'esplorazione di un esopianeta, avremmo gridato al miracolo e sbrodolato di gioia e di parole lasciando galoppare la fantasia verso improbabili incontri ravvicinati del terzo tipo esseri viventi alieni: invece l'alieno vive da milioni di anni in mezzo a noi, ha cambiato faccia e pelle ma non sistema e noi ci rendiamo conto della nostra impreparazione quando diventiamo il suo pasto o il suo terreno di coltura.
Il vertice dell'evoluzione animale, capace di lasciare la superficie del pianeta che lo ha pasciuto, ha intimamente sperato che la Cina arginasse da sé l'onda lunga dell'attacco di una forma di vita semplice, forse non senziente in senso stretto, ma altamente scaltra e abile a mutare se stessa per recuperare nuove risorse e territori in cui crescere e moltiplicarsi; in parole semplici, come mi insegnarono al terzo anno del liceo, un virus è un involucro composto da proteine ed enzimi che contiene catene di amminoacidi e molecole ansiose di replicarsi, affascinanti al punto tale di ingannare e spremere fino all'osso per questa loro missione tutti gli organismi più complessi che incrociano la loro rotta. Se l'avessimo rinvenuto nell'esplorazione di un esopianeta, avremmo gridato al miracolo e sbrodolato di gioia e di parole lasciando galoppare la fantasia verso improbabili incontri ravvicinati del terzo tipo esseri viventi alieni: invece l'alieno vive da milioni di anni in mezzo a noi, ha cambiato faccia e pelle ma non sistema e noi ci rendiamo conto della nostra impreparazione quando diventiamo il suo pasto o il suo terreno di coltura.
Abbiamo ancora tre settimane a separarci da primavera: allora vedremo quali rose avvelenate fioriranno; nel frattempo, seguitiamo a dormirci sopra o a scannarci tra di noi.
©2020 Testo di Claudio Montini
©2017 Immagine Orazio Nullo "Boomerang" Atelier des Pixels collection
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