Ciao Carletto!
di Claudio Montini
"Ogni cosa a suo tempo e ogni cosa ha il suo posto" avresti detto chiudendo uno di quei nostri colloqui senza parole, durante i quali avrei pagato tutto l'oro del mondo per assistere al turbine di pensieri che vorticavano dentro quel tuo enorme cuore. Lo so, lo so bene che c'era posto per tutti e che avevi una strada da indicare per ciascuno di noi: persino se fosse stata quella per quel paese a espletare bisogni fisiologici solidi sopra un tappeto di rigogliose e puntute ortiche, ti avremmo incontrato a metà strada appoggiato alla tua biciclcetta, con le maniche della camicia bianca arrotolate, la Marlboro fumigante all'angolo della bocca come Marlowe o John Wayne, pronto a spiegarci col palmo e la gnutticatura (come Camilleri farebbe dire a Montalbano) che la direzione giusta era un'altra fino a prenderci per la collottola come gattini e rimetterci sul giusto sentiero. Magari aggiungendo un poderoso "46" di collo pieno sulle natiche, come un rinvio di Giuliano Sarti per Mazzola, come incoraggiamento. Ma se cadevamo, eri subito pronto ad aiutarci nel rialzarci: se, poi, ci facevi la ramanzina, era solo per essere certo che avessimo imparato la lezione che la vita ci aveva dato. Mantenere il sangue freddo, ragionare e risolvere il problema, al limite, tamponare la situazione e mettersi al sicuro: dopo, ci sarebbe stato tutto il tempo per recriminare e cavillare e questionare (in questo eri un maestro, come nello sdrammatizzare!). Io ci ho provato e ci provo ancora ad essere così, anche se non ho avuto la possibilità (forse era destino che andasse così) di scattare una fotografia simile a questa di oltre cinquant'anni fa. Ciao Carletu, ciao papà!
© 2020 Testo di Claudio Montini - foto 1968 Claudio e Carlo a Celle Ligure (SV)
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