L'effervescente Biblioteca Mirabello Scala di Pavia ospita, il 7 Novembre 2025 alle ore 18, una brillante narratrice dal multiforme ingegno, Marina Crescenti, per illustrare e dare conto e notizia della sua più recente produzione. Anche un giallo è un romanzo ed è un'opera letteraria che ha la medesima dignità di tutte le altre che l'hanno preceduta o che si occupano di altri temi: anzi, un poliziesco è meglio di un saggio sociologico, in primis, perchè è meno noioso e, in secundis, perchè consente una critica diretta e schietta alle storture e alle magagne della società moderna con un linguaggio affatto aulico, non omologato, non da specialisti ma più vicino ai veri destinatari di tutti i prodotti degli intellettuali, o presunti tali, che si candidano ad essere autorità morali e culturali: noi, il popolo comune, la maggioranza silenziosa (perchè impegnata, una volta tanto, a tenere lo sguardo sulle righe di una pagina invece che sulle piastrelle di silicio e terre rara e plastica). Anche se non potrò andarci, dico "EVVIVA!" e auguro buona lettura e buon divertimento a tutti. ©2025 testo di Claudio Montini - immagine condivisa dal profilo Facebook di Marina Crescenti
sabato 1 novembre 2025
A Pavia, un appuntamento letterario da non perdere (se possibile...)
giovedì 30 ottobre 2025
Suggerimento di lettura o idea regalo...
venerdì 24 ottobre 2025
In ricordo di un poeta amico...
Scrivi sopra un sasso di pietra dura
queste parole a specchio della mia paura
non è facile salire sulle spalle della cultura
ma fare senza rende la vita una sterile pianura.
Non cercatemi né qui né altrove.
Non pensatemi, né oggi né domani.
Non biasimatemi mai più di ieri:
ho davvero finito d'offender Dio.
Ho sprecato più di quel che abbia ricevuto
e ho smesso di chiedere perdono e aiuto.
Scrivi sopra un sasso di pietra dura
queste parole a specchio della mia paura:
non è facile salire sulle spalle della cultura,
ma fare senza rende la vita una sterile pianura.
Avevo tutto il necessario apparentemente
per condurre una mano ricca e vincente,
ormai neppure ho gli occhi per piangere:
infatti, in un istante, li ho chiusi per sempre.
Era ora, era scritto, era tempo che finisse.
Scrivi sopra un sasso di pietra dura
queste parole a specchio della mia paura:
non è facile salire sulle spalle della cultura
ma fare senza rende la vita una sterile pianura.
Sono l'eco di cento canzoni dimenticate
dalla punta delle falangi del suonatore
che pigia ogni volta gli stessi pulsanti
per raccogliere effimeri complimenti:
appunto è tanta, troppa fatica per nulla!
©23/10/2022 (poesia) -24/10/2025 (prosa) Claudio Montini
venerdì 17 ottobre 2025
Due perfetti sconosciuti - seconda puntata - inedito in divenire
di Claudio Montini
©2025 Testo di Claudio Montini
©2021 Immagine di Orazio Nullo "People in the street" - Atelier Des Pixels collection
mercoledì 15 ottobre 2025
Interludio elegiaco? Sì, forse...
si perdono nei meandri del silenzio.
L'oscurità non serve a nascondersi:
è sul palcoscenico degli occhi chiusi
che si recitano cose avulse dalla realtà.
La notte, semmai, farà il suo dovere:
ora dopo ora, minuto per minuto, passerà.
Da che mondo è mondo, è così che fa:
come quando eravamo atomi senz'anima,
senza orgoglio, senza amore e senza storia.
Verrà la morte ma non avrà i tuoi occhi:
perciò avrà fretta di passare oltre,
che i clienti, alla fine, sono proprio tanti
e la fila non si muove, non va avanti.
©2024 Immagine di Orazio Nullo "Dream crumbs in the eyes" - Atelier Des Pixels
lunedì 13 ottobre 2025
Due perfetti sconosciuti - prima puntata - inedito in divenire
Il primo appuntamento
©2025 Testo di Claudio Montini 
©2021 Immagine di Orazio Nullo "People in the street" - Atelier Des Pixels collection
sabato 11 ottobre 2025
Da solo... di Andrea Stefanet
mercoledì 17 settembre 2025
Sentenze da scrivano di campagna - episodio 2
La verità delle cose è nascosta nei dettagli, nelle pause, tra le righe e nelle sfumature colte durante un battito di ciglia, come una frase banale ma furi luogo oppure un'ardita allusione o uno sciocco doppio senso.
C'è chi la vede e chi no: poi ci sono gli altri.
Quelli che si contentano di frettolose spiegazioni, adottando la versione più comoda, quella più rassicurante, quella moralmente più accettabile.
Vale a dire che se la verità è brutta, sporca e cattiva tanto da fare paura e ribrezzo, si finisce per costruirne una alternativa, più morbida per certi aspetti, che non atterrisca più di tanto e che si possa dimenticare in fretta una volta messo sotto chiave il presunto colpevole: anche senza prove schiaccianti o la cosiddetta "pistola fumante".
Tutto il resto è noia, morbosa noia: anche per le vittime che non possono parlare né ritornare in vita a reclamare giustizia o, almeno, tirare uno sputo in un occhio ai propri carnefici.
©2017 Immagine di Orazio Nullo "Flying seed" Atelier Des Pixels gallery
sabato 16 agosto 2025
Letti & Piaciuti: OMICIDIO ALLA MARINA DEI CESARI di Gabriele Prinelli - Gemini Grafica Editrice (2025)
di Claudio Montini
Finalmente c'è del bello
e del nuovo nell'asfittico e sovraffollato panorama letterario
italiano, ricco di titoli e parole e iperboli e altre stravaganze
spacciate per cultura del terzo millennio: tutta roba già vista o
sentita, rimasticata e di nuovo sputata malamente, riscaldata o
rivisitata con abbondanti dosi di presunzione, superbia e alterigia
culturale da professorini compunti, impomatati e incipriati ancora
convinti di portare la luce nei campi e alle masse operaie. 
OMICIDIO ALLA
MARINA DEI CESARI -Il giallo dell'estate (Gemini
Grafica Editrice, 2025) di
Gabriele Prinelli è il piccolo gioiello che non può mancare alla
vostra biblioteca, l'eccezione che conferma la regola, la storia o la
fiction che stavate aspettando, il romanzo apparentemente leggero e
d'evasione che invece è ricco e gustoso dal punto di vista dello
stile e dei contenuti, poiché si legge senza fatica a tutti i
livelli d'istruzione e si “vede” come se si fosse di fronte a uno
sceneggiato televisivo che va in onda davanti ai vostri occhi parola
dopo parola, riga dopo riga, pagina dopo pagina senza perdersi in
voli pindarici, minuziose descrizioni ambientali o altri stravaganze
sintattiche o semantiche o linguistiche. 
Infatti l'autore, milanese di nascita e lomellese d'adozione per
amore, della sintesi tipica dei poeti capaci di illustrare scenari
immensi e complessi anche con una sola frase, del ritmo serrato
proprio dei giornalisti e dei cronisti dei tempi andati (vale a dire
quelli in cui quella professione era ancora una cosa seria), della
cura e della precisione linguistica e grammaticale intesa come scelta
artistica di esprimersi nel miglior italiano possibile, riesce a fare
di tutto ciò i propri punti di forza e a suscitare fascino,
attenzione e interesse crescenti verso l'opera sua, pur maneggiando
temi ed elementi e “materie prime” tipiche e peculiari del
romanzo “noir” e dell'intera letteratura “gialla” presente,
passata e mondiale che, infine, risulta essere protagonista occulta o
“spalla” ispiratrice del personaggio principale. 
C'è un omicidio, quello di una giovane donna rinvenuta cadavere a
bordo di natante di lusso alla fonda presso il porto di una cittadina
adriatica e marchigiana; lo yacht in questione appartiene a un
facoltoso industriale e uomo d'affari, a sua volta, amicissimo di un
esponente politico nazionale già catapultato dal proprio partito in
quella regione e da quel collegio elettorale “miracolosamente”
approdato al parlamento della Repubblica Italiana. 
C'è la presunta quiete della provincia italiana che viene, dunque,
messa seriamente in discussione e l'avvio delle inchieste,
giudiziarie e giornalistiche, interessate più al ripristino del
quieto vivere o alla condanna morale preventiva tanto di vittima
quanto dell'ignoto carnefice che alla ricerca di una qualche verità,
legale o fattuale. 
Quest'ultima, per altro, come tessere di un mosaico divelte e portate
a spasso dalle correnti del Mare Adriatico, si muove alla deriva
lambendo altri territori d'indagine e di scandalo rispetto all'evento
delittuoso accaduto alla Marina dei Cesari di Fano (PU), per farvi
ritorno grazie a un disinteressato ma attento osservatore, un
“umarell” da cantiere squisitamente letterario, poiché già
bibliotecario ma ora in pensione, il quale, forte delle sue letture e
degli insegnamenti che ha ricavato da esse oltre a una serie di
capoversi notevoli che si è appuntato mentalmente e fisicamente,
unisce i puntini del disegno cifrato e risolve il rebus mettendo in
fila dati, eventi ed ipotesi. 
Come
Agatha Christie docet nel finale di Dieci Piccoli
Indiani,
egli affida la dimostrazione della propria tesi sulla dinamica del
delitto a una lettera anonima, che il direttore de Il
Resto del Carlino
non leggerà mai ma che aiuterà le forze dell'ordine a risolvere il
caso, limitando i danni collaterali per i sopravvissuti e una sorta
di giustizia tardiva per la vittima. 
Insomma, tutti guadagneranno più di quel che rischiavano di perdere
e il quieto vivere stabilmente tornerà a dominare la Marina dei
Cesari in Fano (PU). 
Dunque,
in OMICIDIO ALLA MARINA DEI CESARI -Il giallo
dell'estate (Gemini
Grafica Editrice, 2025) di
Gabriele Prinelli, gli ingredienti per un buon giallo leggibile e
godibile in tutte le stagioni ci sono tutti: ciò che lo rende una
meravigliosa, piacevole e divertente novità è la sua scorrevolezza
narrativa schietta, misurata, elegante e chiarissima, mai banale né
scontata e neppure stravagante a titolo gratuito, che non distrae il
lettore ma lo invoglia a non staccarsi dalle pagine. 
Inoltre è notevole e deliziosa la precisione chirurgica con cui
mette in mostra l'ipocrisia manichea, la superficialità, il cinismo
imbarazzante congeniti nella società italiana, a partire soprattutto
dai livelli intermedi e andando a salire a quelli dirigenti, cui non
si oppone ma si adegua il mondo dell'informazione ormai troppo più
attento al contenitore che ai contenuti e, di conseguenza, meno che
mai alla verità nella ricostruzione delle dinamiche dei fatti. 
Vale a dire che le domande da porsi sono evidenti e qualcuno ci prova
a interrogarsi e interrogare ma, per evitare di calpestare calli
importanti o avventurarsi in un campo minato senza mappa o per altri
interessi o tornaconti personali, non si sforza di aspettare risposte
o di andarle a cercare come invece insegnano, a modo loro, tutti i
capolavori della letteratura del passato e i loro personaggi di punta
che Prinelli, lettore a sua volta, adopera con garbo e maestria per
spalleggiare i ragionamenti del suo antieroe e solutore più che
abile di enigmi. 
Il lavoro che l'autore ha fatto sull'idea, prima, sulla
sceneggiatura, poi, sul testo, infine, è opera di cesello da orafo
geniale alla Benvenuto Cellini, di sottrazione e condensazione e
distillazione di essenza rara da raffinato e abile profumiere d'altri
tempi: esso dona ritmo serrato e corpo e spessore di tipo teatrale a
tutto l'impianto narrativo e ai personaggi, minori e maggiori, senza
stravaganze né espedienti retorici o eccessi descrittivi. 
In ultima analisi, OMICIDIO ALLA MARINA DEI CESARI -Il giallo
dell'estate (Gemini Grafica Editrice, 2025) è un
romanzo che si legge con piacevole agilità e si “vede” nella
mente con netta immediatezza sin dalle prime battute grazie alle
parole scelte con cura dall'autore, Gabriele Prinelli, per sentirsi
accanto a lui dietro la macchina da presa o presso una quinta del
palcoscenico sul quale ha allestito questo giallo dell'estate, buono
da leggere e gustare in tutte le stagioni dell'anno poiché capace,
come pochi ultimamente, di materializzarsi nel lettore senza ansia e
senza sforzo e senza altre noie ad ogni volgere di pagina lasciando
soddisfatti e sazi come solo le belle storie sanno fare.
©2025 Testo e immagine di Claudio Montini
venerdì 8 agosto 2025
Una cosa bella nella vita: una passione mai sopita
Contro l'oblio dell'età
ci penso sempre e lo faccio mai.
Mi accontento di sapere che ci sei,
sempre più lontana di quanto vorrei.
Conosco il numero ma non ti chiamo:
se non riuscissi a dirti che ti amo,
metteremmo in fila solo i nostri guai.
A volte, davvero, mi chiedo come fai
ad essere la parte migliore di me,
cioè quel che non ho saputo dare a te,
a correre incontro alla vita
a braccia aperte e faccia divertita,
così come viene, un giorno alla volta.
La questione non si è mai risolta
rispondendomi che non sono fatti miei:
se ascoltasse, al cielo domanderei
che tu possa incontrare altri due occhi felici
di condividere ciò che sei, fai o dici.
Sarei il primo a congratularmi,
pur sapendo che rimarrà a consolarmi
un ricordo, un sorriso, forse una poesia
e poco altro che l'oblio dell'età si porterà via.
©2024 Immagine di Orazio Nullo
domenica 3 agosto 2025
Ortiche di Andrea Stefanet dall'album "Il rumore del vento"
Quando il Nebraska di Springsteen e il basso Piemonte di Andrea Stefanet e soci si incontrano, si somigliano e non hanno alcunchè da invidiarsi perchè sprigionano la stessa energia creativa! Ascoltare per credere!!
mercoledì 9 luglio 2025
L'ombra in fondo al viale - Notturno, seconda stagione: puntata n. 23
©2025 testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni condivisa dal profilo Facebook
sabato 5 luglio 2025
Sentenze da scrivano di campagna - episodio 1
Eternamente irraggiungibile... 
©2021 immagine di Orazio Nullo "Partnership" da Atelier Des Pixels gallery
lunedì 30 giugno 2025
Un omaggio per il giorno dei santi Pietro e Paolo...
©2020 Immagine di Orazio Nullo diritti riservati
domenica 1 giugno 2025
Pro memoria da "FUORI TEMPO MASSIMO" di Claudio Montini (Independently published - 2024)
Una
bibita fresca
Stava bene lì,
finalmente in equilibrio, con la confusione e le voci che si
sovrapponevano ai grilli e alle cicale che, alla faccia dello smog e
dei semafori e del traffico, ripetevano senza sosta il loro concerto
dedicato a madre natura con le coreografie dei piccioni e dei passeri
e delle rondini.
Aironi, ibis e cavalieri
d'Italia preferivano il mare a quadretti: dei nidi umani e dei loro
inquilini non sapevano che farsene e non si fidavano affatto.
Per darsi un contegno e togliersi dall'imbarazzo di uno sguardo profondo in cui, per un istante interminabile, le loro anime si erano scambiate di posto e avevano scorrazzato dietro le loro maschere pubbliche, Massimo aprì la Moleskine e gli consegnò tutte le parole di questo pensiero mentre Chiara intratteneva le pettegole di quartiere con cenni e saluti, secondo un codice segreto e ben collaudato, non senza richiamare all'ordine il pargolo fischiando come un arbitro di basket cavilloso ad ogni sua eccessiva esuberanza.
Infilava indice e pollice ai lati della bocca, il pieno ai polmoni e via: Andrea l'avrebbe riconosciuto tra mille e altrettanti si sarebbero voltati per vedere chi fosse il detentore di quel perentorio richiamo; per alcune delle presenti non era una cosa elegante, non era da donne ma da pastori, per altre era una alternativa all'urlo a gola strozzata che terrorizza anche la Cina, per tutti era una tecnica difficile o impossibile da replicare, ivi compresa la successione di gesti con cui comunicava a distanza la sua inappellabile volontà.
Riposta l'agendina, la tasca opposta vibrò e suonò: il telefono cellulare lo avvisava dell'appuntamento con la dottoressa, il medico che aggiusta i cervelli sfasati.
Meno male! Capita a fagiolo! Non sapevo proprio cosa dire per rompere il silenzio senza scadere nei soliti cliché, i migliori anni della nostra vita, che lavoro fai, come ti trovi, chi ti apre lo sportello, cosa fai stasera o domani o nel fine settimana...
Scrutò lo schermo fingendosi accigliato e sorpreso; poi la guardò per scusarsi, inclinando la testa da un lato, assumendo una buffa espressione e ricorrere a una frase di circostanza.
Chiara sorrise maliziosa quanto mai e lo prese in contropiede.
«Il dovere chiama! L'ora d'aria è finita, il timeout è scaduto...»
«Come dici? Oh, questo? No, no...
Non è come pensi, no...
Del resto, io sono un'uomo libero, te l'ho detto quest'estate e l'inverno, poi, fa di me un uomo vegetale...
Forse è per questo che sto bene qui, al parco: anzi, oggi sono stato meglio di tante altre volte...»
«Le suore dell'asilo sostenevano che stare al sole fa bene al calcio delle ossa, specie nei bambini, ma il sole di primavera fa bene ad ogni cosa: perchè risveglia la vita, i colori...»
… Gli ardori mai sopiti degli amori inconfessati, senza fortuna e senz'altra consolazione che la fantasia, l'immaginazione.
Eppure oggi siamo stati più vicini che mai: mi accontento di questa piccola fiammella, questa tremula illusione.
«Se lo dicevano già loro, deve esserci del vero: vorrà dire che, da oggi in poi, ci verrò più spesso per correre ancora il rischio di incontrare così tanta bella gente.»
A un orecchio distratto poteva sembrare una frase da romanzo d'appendice, invece lui si rese subito conto d'essere stato tanto sincero quanto non lo era stato mai: si alzò, salutò da lontano il bimbo e strinse la mano di lei con un impercettibile inchino che non mancò di turbarla piacevolmente; l'affettazione da primo novecento italiano era di gran lunga la sua favorita rispetto alla grettezza gratuita contemporanea, specialmente quando veniva scambiata per trasgressione o, peggio, per naturale evoluzione dei costumi.
Non era una vergine di ferro, non era più da un pezzo, non c'era alcun aspetto dell'intimità e dell'umanità che fosse ignoto, se non altro per sentito dire: tuttavia, c'è modo e modo per gestirli, per vivere le pulsazioni naturali.
Cioè, anche alla zia piacerebbe provare di nuovo...
Se è vero, come è vero, che nulla accade per caso...
Stiamo a vedere: domani è un altro giorno!
Anche a me... Anzi, di più...
«Se ti può consolare, però, ha detto che è stato bene qui, sulla nostra panchina.
Ha visto tanta bella gente e tornerà ancora.»
«Ah sì? Bene! Allora potremmo venirci anche noi più spesso, no, cioè, io volevo dire che ci puoi venire anche quando sono via, dai nonni, così voi due potete parlare liberamente...
Così potete dirvi tutte quelle cose che i bambini, come me, non dovrebbero ascoltare o imparare dai grandi.»
Era serio e placidamente consapevole delle parole uscita dalla sua bocca, il piccoletto, tanto che incassò lievemente la testa nelle spalle e allargò le mani coi palmi all'insù tenendo stretti i gomiti ai fianchi, per sottolineare la ragionevole ovvietà del suo pensiero e strappando un sorriso cordiale alla zia.
Davvero questo “angioletto” ha soltanto cinque anni?
Alla sua età, per me, il mondo degli adulti era un pianeta fuori dal sistema solare...
E nemmeno sapevo cosa fosse un pianeta!
«Grazie per il suggerimento, Andrea: ti prometto che ci penserò sopra. A me è venuta una gran sete: andiamo a vedere se Oreste ha già tirato fuori la macchina della menta e del tamarindo?»
«Zia... Ma tu sai leggere anche nel pensiero!! Sei la più bella zia del mondo, dai andiamo, andiamo che ho sete anche io!»
Magari mi lasciasse anche prendere un sacchetto di patatine...
Quelle con la sorpresa dentro...
Quelle che nonna non vuole perché dice che mi rovinano l'appetito e i denti e sono troppo unte e...
Uffa!
Ma adesso dovrebbe essere ora di merenda, no?
Ecco: le offro anche a lei così ne prende due sacchetti...
«Invece tu sei proprio una piccola volpe!
Mi fai leggere solo quello che ti fa comodo, caro il mio bel bricconcello!
Coraggio: dammi la manina e, un piede dopo l'altro in men che non si dica, saremo al cospetto dell'omino della caffettiera.»
Con due folti baffi nerissimi, il viso dai lineamenti regolari e vagamente orientali, retaggio di antenati della Magna Grecia, il cappello e la camicia candidi, la cravatta corta sulla pancia con una caffettiera stilizzata ben in vista, un sorriso sempre aperto e pronto, il gestore del punto ristoro pareva essere uscito dagli schermi della televisione della terzultima parte del ventesimo secolo, al termine di un filmato pubblicitario con protagonista la celeberrima moka piemontese.
Chiara aveva sempre avuto quell'idea e Andrea l'aveva sposata così come si accettano le regole della casa che ti ospita: dopo un po' di tempo, le si danno per scontate.
Era andata così anche per il manovale siciliano che non era più tornato oltre lo stretto di Messina, dopo aver regalato quindici mesi di gioventù con le stellette allo stato.
Il sabato e la domenica, comprese le feste comandate, appariva con un motocarro attrezzato persino con una ghiacciaia, oltre a un variegato assortimento di dolciumi e noccioline e bibite; il resto della settimana si dava da fare con calce e mattoni.
Qualcuno cominciò a domandargli di provvedere al pranzo dei colleghi di cantiere e finì per lasciare secchio e cazzuola: la cosa non gli dispiacque affatto e gli parve di aver trovato la sua strada per il successo.
Però, i cantieri si fecero sempre più rari e qualcun altro gli suggerì di piazzarsi ogni giorno in quel parco, accontentandosi di soddisfare le piccole e grandi golosità dei frequentatori: alle carte e alla sicurezza avrebbe provveduto qualcun altro ancora.
Oreste si adattò, non domandò ma aiutò chiunque si affacciasse alla soglia del chiosco con la benedizione dei “santi in paradiso” che, per qualche ragione a lui tuttora ignota, si erano messi in capo di tutelarlo: quella era e doveva rimanere una zona franca, un'oasi nel deserto d'asfalto e sampietrini, un momento di respiro nella lotta per intascare uno spicciolo in più del proprio vicino.
«La vita è stata generosa con me: ho fatto sempre ciò che mi è piaciuto senza mai annegare nel guano; perchè dovrei essere avaro io con gli altri che stanno messi peggio di me?
Hai sete? Hai fame? Non hai un soldo in tasca per pagare?
Fa niente: però dimmelo prima, dimmelo subito, non fare il furbo, non ci provare nemmeno, non ne approfittare.
Una guerra tra poveri può solamente finire male, senza vinti né vincitori e tutti più straccioni di prima.
Il modo per saldare i debiti si manifesterà da sé ma, con buona probabilità, mi sarò dimenticato persino d'averti aiutato.
Giù, da me, dalle mie parti, si dice che bisogna fare il bene e poi scordarselo.»
Per quanto ne sapeva Chiara, che curava da anni la sua contabilità, i crediti generati a quel modo erano rientrati fino al centesimo, ciascuno coi propri tempi: ma aveva saputo anche che l'intero ammontare, arrotondato per difetto, veniva girato alla parrocchia dirimpettaia per le opere di carità ogni mese con una puntualità svizzera.
©2024 Immagine di Orazio Nullo
domenica 25 maggio 2025
Da "Cose che capitano ai vivi" (Gemini Grafica Editore - 2023)...
Imitare l'amore e andare incontro alla vita senza domandarsi quando sarà finita: queste, in fondo, sono le cose che capitano ai vivi e sono anche quelle che lasciano ai poeti e ai narratori il compito di indorare e addolcire pillole e bocconi amari da ingoiare, lungo tutto il transito nella valle di lacrime.
sabato 26 aprile 2025
Frammenti di sogno bussano alla mia finestra - Notturno, seconda stagione: puntata n. 22
di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni condivisa su Facebook
lunedì 14 aprile 2025
Pillole per sognare: estratto integrale da LA TOVAGLIA A QUADRI (2024) di Claudio Montini
siamo ostaggi di fantasmi di ieri.
La cattiva memoria è un'arma,
è distrazione di massa e di forma:
un bel tacer non fu mai scritto
chiudi gli occhi e la bocca,
respira la notte lentamente,
nelle sfumature del buio:
non ti serve altro che aspettare.
Se lo vorranno davvero,
saranno loro a venire da te:
porteranno ombre e nuvole,
giorni di sole e sorrisi e risate,
volti sconosciuti o amati o perduti.
Sono già al lavoro per te,
sono già pronti ad agire,
sono attenti ai dettagli,
sono informati dei fatti:
sono desideri e timori che covi.
Spegni la luce adesso,
chiudi gli occhi e la bocca,
respira la notte lentamente,
nelle sfumature del buio:
non ti serve altro che aspettare.
Sulle dita di una mano
si contano gli amici per la vita
sui palmi solo i calli e i solchi
scavati dal bulino del destino:
chi ci vede altro è un ciarlatano!
La sabbia scivola senza sosta
e si svuota l'ampolla superiore,
inesorabilmente e senza appello
la clessidra fa il suo mestiere:
non ci resta altro che sognare.
Spegni la luce adesso,
chiudi gli occhi e la bocca,
respira la notte lentamente,
nelle sfumature del buio:
non ti serve altro che aspettare.
©2024 Immagine di Orazio Nullo



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