mercoledì 15 settembre 2021

Letti & Piaciuti: Alessandro Reali "IL QUADERNO DI GIULIA" - Le Mille E Una Pagina editore (2021)

Alessandro Reali 
IL QUADERNO DI GIULIA
Le Mille e Una Pagina Editore (2021)



LE SPINE DI UNA TORRIDA ESTATE
di Claudio Montini

Vale molto di più di quanto possa pesare sulle vostre tasche ed è maggiormente illuminante di un saggio di antropologia culturale o di uno di storia contemporanea, IL QUADERNO DI GIULIA scritto da Alessandro Reali e pubblicato presso Le Mille e Una Pagina Editore nel 2021, poiché getta luce e fotografa un periodo ben preciso della storia d'Italia e dell'angolo di Lombardia occidentale dimenticata a ridosso del Piemonte. 
Gioca in casa, dunque, Reali come Cesare Pavese e Beppe Fenoglio: chimico come Primo Levi ma di natali e studi pavesi, l'autore in Lomellina ci è cresciuto e ci vive e ci lavora, l'ha percorsa e respirata e ascoltata, captando e assorbendo e memorizzando quanto i vecchi che hanno battuto questa terra di risaie e di boschi, nei rari momenti di apertura all'aneddoto, hanno raccontato a mezza bocca perchè i giovani (o altri orecchi indiscreti) non disprezzassero il passato convinti che il futuro, il loro futuro, sarebbe stato un presente migliore ed evoluto verso un livello superiore. 
Non fatevi fuorviare dal bel disegno di Lorenza Malusà che orna la prima e la quarta di copertina: esso è perfetto nel dare corpo, gusto sapore e fascino che non passa inosservato alla donna che emerge da IL QUADERNO DI GIULIA e, allo stesso tempo, evidenziare la smarrimento di quella che, nella cornice del racconto, si trova suo malgrado ad approcciarla o incontrarla o quasi a conoscerla per la prima volta, nonostante ne sia figlia e abbia partecipato alle esequie per salvare le apparenze. 
Non vi troverete tra le mani, voi che leggete, una serie di istantanee in monocromia tinta seppia coordinate e cucite insieme a sequenze da film nouvelle vague o altro neorealismo contemporaneo europeo: troppo facile e troppo comodo anche per un giallista, o scrittore di romanzi noir se preferite, collaudato e prolifico quanto Alessandro Reali che ha all'attivo una nutrita serie di titoli, mai banali e mai ripetitivi negli schemi e nelle ambientazioni. 
Scegliendo un registro linguistico e narrativo sintetico e asciutto, ma calibrato e bilanciato alla singola molecola come le formule delle reazioni chimiche con cui ha a che fare professionalmente, tanto da rendere piacevole e fresca e assai scorrevole la lettura, l'autore di Sannazzaro de' Burgondi (PV) confeziona una delicata bordatura al memoriale di Giulia, moglie e poi vedova di un ricco e scaltro quanto gretto e meschino possidente terriero lomellino, una sorta di feudatario fuori tempo massimo assai abile nel salto sul carro dei vincitori e nell'accaparrarsi quanto di bello sia a portata delle sue mani per esibirlo come un trofeo: moglie e figlia comprese. 
Il quaderno in questione sarebbe, nelle intenzioni di Giulia, lo strumento postumo con cui ristabilire o riequilibrare un rapporto mai del tutto sbocciato con al figlia Rosella, la quale ha sempre cercato altrove la soddisfazione di quella particolare fame d'affetto o d'amore che lega gli esseri umani ai genitori o, almeno, alla terra natale; in realtà, esso si trasforma nella giustificazione dei suoi atti e dei suoi atteggiamenti di tutta una vita, quasi una richiesta di perdono e comprensione, dati gli eventi eccezionali che si è trovata a vivere nella torrida (in tutti i sensi) estate del 1944 e che hanno influenzato e modellato il resto dei suoi giorni. 
Le schegge o, meglio, le spine dell'estate di quell'anno cruciale per la maturazione dell'Italia, per l'evoluzione della sua coscienza democratica e sociale e morale, hanno graffiato a lungo la pelle e l'anima di Giulia: è una stagione difficile e drammatica e dirompente come solo l'amore e si suoi accidenti sanno essere, così slegati dalla volontà e dalle convenzioni che travolgono, con l'irruenza della gioventù, una giovane donna consapevole del suo tempo e del suo posto che si consegna a un ergastolo sentimentale per aver preso dall'amore, o dalla sua idea, solo la passione dei sensi senza mostrare il coraggio necessario a difenderlo dalla meschinità di cui sono capaci gli esseri umani. 
Inconsciamente, Giulia fa ciò che hanno fatto gli italiani nei decenni successivi: adattarsi ai nuovi capitani del bastimento e dimenticare in fretta lasciando i morti là dove giacciono, seguitando a vivere alla giornata come in tempo di guerra e senza curarsi minimamente dell'impatto devastante sulle generazioni successive, come quella di sua figlia Rosella per esempio. 
Ecco la sottile genialità e il mestiere imparato bene, attraverso buone e numerose letture, che Reali mette al servizio di questo lungo racconto, non scansionato in capitoli ma in paragrafi caratterizzati da caratteri normali per il “presente” e in corsivo per il passato contenuto nel quaderno: Alessandro non è l'uomo che entra nella testa di una donna per portarne fuori le tempeste ideali, i piani e le rotte tracciate o da tracciare, le ansie da bonaccia o i porti sicuri in cui riparare vele e scafi, ma è il regista che raccoglie questo materiale e allestisce il palcoscenico lasciando che siano le due donne a emergere dal tessuto drammaturgico. Esse sono figlie dei rispettivi tempi, segnate dalle medesime assenze e dalla stessa identica voglia di tenerezza e di umanità spicciola, che, pur essendo madre e figlia, reagiscono ai veleni e ai trabocchetti di un fato cinico e baro in modi apparentemente differenti. 
Giulia si accomoda in una maschera di normalità perbenista, algida e scialba fin che volete, ma mai del tutto disprezzata; Rosella opta per la fuga, per l'elisione delle radici onde non assorbire venefici umori di sospetto, dramma, segreto e malinconia che, immaginiamo impregnare l'ambiente famigliare, per crescere modellando la propria personalità in sintonia con questi nostri tempi moderni, guarda caso, assai più attenti all'apparire che all'essere di quanto non fossero quelli a cavallo della metà del secolo breve, il XX ultimo scorso. 
Una volta tanto, la morte non è la perdita di una vita come nei romanzi noir che caratterizzano la produzione dello scrittore di Sannazzaro de Burgondi (PV): ne IL QUDERNO DI GIULIA (Una storia lomellina) (Le Mille E Una Pagina Editore, 2021), essa ne diventa il suo postumo riscatto, il rimborso, l'epilogo di una rivolta contro le trame già scritte che regolano il consorzio umano; del resto è risaputo che la vittima principale di ogni rivoluzione sia la verità e ai colpevoli di tale delitto sia sufficiente un cambio di camicia, per esempio da nera a bianca: infatti, Alessandro Reali sfila uno ad uno i veli d'oblio e ipocrisia con cui la generazione precedente la nostra (siamo entrambi del 1966), ha ostinatamente provato a dimenticare l'asprezza della gestazione dell'odierna repubblica italiana dimostrando che molti dei suoi mali attuali hanno radici profonde, così come anche i sogni e i bisogni primari degli esseri umani siano i medesimi in ogni epoca storica nonostante guerre, malattie, ideologie contrapposte e convenzioni sociali.

Le spine di quella torrida estate graffiano ancora, anche la pelle dei nostri giorni.

© 2021 Testo e fotografia di Claudio Montini



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