Alessandro Reali
IL QUADERNO DI
GIULIA
Le Mille e Una Pagina Editore (2021)
Vale molto di più di quanto possa pesare sulle vostre tasche ed è
maggiormente illuminante di un saggio di antropologia culturale o di
uno di storia contemporanea, IL QUADERNO DI GIULIA
scritto da Alessandro Reali e pubblicato presso Le Mille e Una
Pagina Editore nel 2021, poiché getta luce e fotografa un
periodo ben preciso della storia d'Italia e dell'angolo di Lombardia
occidentale dimenticata a ridosso del Piemonte.
Gioca in casa, dunque, Reali come Cesare Pavese e Beppe Fenoglio:
chimico come Primo Levi ma di natali e studi pavesi, l'autore in
Lomellina ci è cresciuto e ci vive e ci lavora, l'ha percorsa e
respirata e ascoltata, captando e assorbendo e memorizzando quanto i
vecchi che hanno battuto questa terra di risaie e di boschi, nei rari
momenti di apertura all'aneddoto, hanno raccontato a mezza bocca
perchè i giovani (o altri orecchi indiscreti) non disprezzassero il
passato convinti che il futuro, il loro futuro, sarebbe stato un
presente migliore ed evoluto verso un livello superiore.
Non fatevi fuorviare dal bel disegno di Lorenza Malusà che orna la
prima e la quarta di copertina: esso è perfetto nel dare corpo,
gusto sapore e fascino che non passa inosservato alla donna che
emerge da IL QUADERNO DI GIULIA e, allo stesso tempo,
evidenziare la smarrimento di quella che, nella cornice del racconto,
si trova suo malgrado ad approcciarla o incontrarla o quasi a
conoscerla per la prima volta, nonostante ne sia figlia e abbia
partecipato alle esequie per salvare le apparenze.
Non vi troverete tra le mani, voi che leggete, una serie di
istantanee in monocromia tinta seppia coordinate e cucite insieme a
sequenze da film nouvelle vague o altro neorealismo contemporaneo
europeo: troppo facile e troppo comodo anche per un giallista, o
scrittore di romanzi noir se preferite, collaudato e prolifico quanto
Alessandro Reali che ha all'attivo una nutrita serie di titoli, mai
banali e mai ripetitivi negli schemi e nelle ambientazioni.
Scegliendo un registro linguistico e narrativo sintetico e asciutto,
ma calibrato e bilanciato alla singola molecola come le formule delle
reazioni chimiche con cui ha a che fare professionalmente, tanto da
rendere piacevole e fresca e assai scorrevole la lettura, l'autore di
Sannazzaro de' Burgondi (PV) confeziona una delicata bordatura al
memoriale di Giulia, moglie e poi vedova di un ricco e scaltro quanto
gretto e meschino possidente terriero lomellino, una sorta di
feudatario fuori tempo massimo assai abile nel salto sul carro dei
vincitori e nell'accaparrarsi quanto di bello sia a portata delle sue
mani per esibirlo come un trofeo: moglie e figlia comprese.
Il quaderno in questione sarebbe, nelle intenzioni di Giulia, lo
strumento postumo con cui ristabilire o riequilibrare un rapporto mai
del tutto sbocciato con al figlia Rosella, la quale ha sempre cercato
altrove la soddisfazione di quella particolare fame d'affetto o
d'amore che lega gli esseri umani ai genitori o, almeno, alla terra
natale; in realtà, esso si trasforma nella giustificazione dei suoi
atti e dei suoi atteggiamenti di tutta una vita, quasi una richiesta
di perdono e comprensione, dati gli eventi eccezionali che si è
trovata a vivere nella torrida (in tutti i sensi) estate del 1944 e
che hanno influenzato e modellato il resto dei suoi giorni.
Le schegge o, meglio, le spine dell'estate di quell'anno cruciale per
la maturazione dell'Italia, per l'evoluzione della sua coscienza
democratica e sociale e morale, hanno graffiato a lungo la pelle e
l'anima di Giulia: è una stagione difficile e drammatica e
dirompente come solo l'amore e si suoi accidenti sanno essere, così
slegati dalla volontà e dalle convenzioni che travolgono, con
l'irruenza della gioventù, una giovane donna consapevole del suo
tempo e del suo posto che si consegna a un ergastolo sentimentale per
aver preso dall'amore, o dalla sua idea, solo la passione dei sensi
senza mostrare il coraggio necessario a difenderlo dalla meschinità
di cui sono capaci gli esseri umani.
Inconsciamente, Giulia fa ciò che hanno fatto gli italiani nei
decenni successivi: adattarsi ai nuovi capitani del bastimento e
dimenticare in fretta lasciando i morti là dove giacciono,
seguitando a vivere alla giornata come in tempo di guerra e senza
curarsi minimamente dell'impatto devastante sulle generazioni
successive, come quella di sua figlia Rosella per esempio.
Ecco la sottile genialità e il mestiere imparato bene, attraverso
buone e numerose letture, che Reali mette al servizio di questo lungo
racconto, non scansionato in capitoli ma in paragrafi caratterizzati
da caratteri normali per il “presente” e in corsivo per il
passato contenuto nel quaderno: Alessandro non è l'uomo che entra
nella testa di una donna per portarne fuori le tempeste ideali, i
piani e le rotte tracciate o da tracciare, le ansie da bonaccia o i
porti sicuri in cui riparare vele e scafi, ma è il regista che
raccoglie questo materiale e allestisce il palcoscenico lasciando che
siano le due donne a emergere dal tessuto drammaturgico. Esse sono figlie dei rispettivi tempi, segnate dalle medesime
assenze e dalla stessa identica voglia di tenerezza e di umanità
spicciola, che, pur essendo madre e figlia, reagiscono ai veleni e ai
trabocchetti di un fato cinico e baro in modi apparentemente
differenti.
Giulia si accomoda in una maschera di normalità perbenista, algida e
scialba fin che volete, ma mai del tutto disprezzata; Rosella opta
per la fuga, per l'elisione delle radici onde non assorbire venefici
umori di sospetto, dramma, segreto e malinconia che, immaginiamo impregnare l'ambiente famigliare, per crescere modellando
la propria personalità in sintonia con questi nostri tempi moderni,
guarda caso, assai più attenti all'apparire che all'essere di quanto
non fossero quelli a cavallo della metà del secolo breve, il XX
ultimo scorso.
Una volta tanto, la morte non è la perdita di una vita come nei
romanzi noir che caratterizzano la produzione dello scrittore di
Sannazzaro de Burgondi (PV): ne IL QUDERNO DI GIULIA (Una
storia lomellina) (Le Mille E Una Pagina Editore, 2021),
essa ne diventa il suo postumo riscatto, il rimborso, l'epilogo di
una rivolta contro le trame già scritte che regolano il consorzio
umano; del resto è risaputo che la vittima principale di ogni
rivoluzione sia la verità e ai colpevoli di tale delitto sia
sufficiente un cambio di camicia, per esempio da nera a bianca:
infatti, Alessandro Reali sfila uno ad uno i veli d'oblio e ipocrisia
con cui la generazione precedente la nostra (siamo entrambi del
1966), ha ostinatamente provato a dimenticare l'asprezza della
gestazione dell'odierna repubblica italiana dimostrando che molti dei
suoi mali attuali hanno radici profonde, così come anche i sogni e i
bisogni primari degli esseri umani siano i medesimi in ogni epoca
storica nonostante guerre, malattie, ideologie contrapposte e
convenzioni sociali.
© 2021 Testo e fotografia di Claudio Montini
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