L'intervista impossibile di Orazio Nullo: il cassetto dei sogni.
Seconda puntata
(episodio precedente 31 agosto)
Già, il mondo è bello perchè è vario. Ma che cosa ti ha spinto a mostrargli ciò che andavi creando per vincere paure ed altre amarezze? Quando è diventato urgente rivelare la tua natura artistica e mostrare che non era solo un bel gioco?
Devo fare una premessa: io vengo da una cultura in cui gli artisti o gli sportivi professionali, fondamentalmente, sono persone poco serie, dei giocherelloni retribuiti per fare cose improduttive o inconcepibili o di puro divertimento, dunque effimere e vuote come uova di cioccolata. Le “cose serie” sono studiare fino al diploma, trovare un impiego operativo o amministrativo, fabbrica o ufficio poco importa, per mettere via soldi per la casa, per la sposa, per i figli: l'estro artistico o culturale o intellettuale è roba da tempo libero, al limite, se ce n'è e se ne rimane ma non potrà mai darti il pane per campare. Aspettative legittime, non dico il contrario: addirittura, per buona parte della mia vita mi ci sono adeguato e ho ripiegato su di esse quando ho capito che non sarei mai riuscito a cavare un ragno dal buco con gli studi universitari. Probabilmente è un problema psicologico e metodologico che si è sviluppato e innestato in una serie di contingenze tali per cui ho lasciato perdere velleità accademiche e sono rientrato nella massa operaia, quella che si asciuga la fronte di fatica e spera di vivere una bella storia d'amore per mettere su casa e fare bambini su cui riversare le medesime speranze di riscatto.
Scusami
se ti interrompo, ma mi sembra di capire che ti sei arreso al fato
cinico e baro con una certa fretta, che ti sei rapidamente
rassegnato...
Ho fatto scelte non del tutto convinte, va bene? O assai poco
consapevoli, se preferisci, perchè dettate dalla necessità di
appagare sogni e desideri altrui: in generale, vivo meglio se sono
circondato da persone sazie e contente, anche a costo di rimetterci
in serenità ed equilibrio. Almeno, mi lasciano in pace molto più a lungo di quanto non
farebbero se mi ostinassi apertamente a seguire il mio istinto,
anarchico ma non troppo, che mi porta spesso a navigare in direzioni
insolite rispetto al comune sentire.
D'accordo,
fino a qui la premessa e va bene: ma non hai risposto affatto alle
mie domande...
Speravo proprio di non doverlo fare: in fondo, cosa importa a chi mai
leggerà queste, o altre mie parole, sapere di quando si sia accesa
la lampadina della scrittura e quando la sua luce si sia fatta così
intensa e calda da spingermi a proiettarla fuori di me, nonostante
fossi circondato e sommerso da una moltitudine di altre ben più
fulgide? Credo di non avere nulla di speciale se non il piacere, la capacità e l'ostinazione di parlare chiaro e gradevole e diretto, insieme a quello di giocare con i
suoni e i significati per fare qualcosa di bello per gli altri.
Invece
lo dovresti fare proprio per quel motivo lì: siamo parte di un
meccanismo infinitamente più grande e complesso di quanto mente
umana possa immaginare, in cui il perfetto funzionamento di ogni
minuscola rotella contribuisce al suo regolare moto perpetuo. Anche
parlando di sé, si fa qualcosa di bello per gli altri...
Tutto
sommato, ho avuto tanta fortuna e fatto altrettanta fatica, ho
conosciuto un bel numero di belle persone e uno esiguo di soggetti da
lasciare perdere; ma ho pure scoperto che la mia dolce metà amava la
lettura e i libri quanto me: così abbiamo iniziato ad acquistarli,
leggerli e regalarli. Dopo anni
dalla scuola, ho ritrovato il gusto e il piacere della lettura, ho
migliorato il mio lessico e la sintassi e anche la grammatica, ho
scoperto quanta libertà ci fosse tra le righe, così a portata di
mano e senza effetti collaterali. Le parole
erano le stesse della vita di tutti i giorni ma si mettevano in fila
da sole e tanto bene e tanto ordinate che la voglia di creare
qualcosa di originale, di personale, di unico e di nuovo è risorta
da sè. L'anonimato
operaio mi andava stretto, ma c'era una casa e una famiglia da
mandare avanti e i sogni, così come le velleità, si mettono in
secondo piano e si tira avanti; oppure si comincia a prendere appunti
e a scrivere note e scarabocchi sulle pagine di un quaderno a
quadretti vinto a una pesca di beneficenza tanti anni prima: mi
piaceva la copertina con tutti i suoi ghirigori di figure geometriche
colorate, era come avere una fotografia di quello che si agitava
nella mia testa e di ciò che sarebbe accaduto, in seguito, alla mia
vita. Infatti, mi
sono ritrovato senza lavoro perchè anche l'azienda da cui dipendevo
era rimasta senza contratto e senza incarico, in un periodo di vera e
propria recessione economica sebbene non conclamata ma del tutto evidente. Per alcuni
mesi, ho tentato di ritornare in pista contando sulle amicizie e sul
mercato, ma mi sono via via sentito come un pinguino all'equatore,
alla deriva sull'ultimo pezzo d'iceberg e senza alcun tipo di
conforto, nemmeno dalla mia compagna. Poi, toccato
il fondo della depressione strisciante che prende tutti i
disoccupati, mi sono reso conto di avere un'occasione unica: avevo il
tempo di rileggere ciò che avevo scritto e accantonato nel
celeberrimo cassetto dei sogni mostruosamente proibiti; di
ristrutturarlo nella trama e nella lingua o semplicemente ritoccarlo
qua e là; magari emozionandomi e piacevolmente sorprendendomi di
aver confezionato pezzi scorrevoli, semplici ma non banali e in una
lingua italiana rispettata al millimetro.
- Seconda puntata - continua.... (31/08/2021 primo episodio)
© 2021 Testo di Claudio Montini
©2015- 2016 Immagini di Orazio Nullo ("Abstract portrait" and Author Image)
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