L'intervista impossibile di Orazio Nullo: il quaderno del palombaro. Terza puntata (precedenti episodi: 31 agosto e 03 settembre)
Quel
quaderno a quadretti si è rivelato essere l'amico discreto che non
si dilegua mai, un'autentica ciambella di salvataggio in mezzo al
mare, lo capisco bene perchè ci sono passato anche io da quelle
forche caudine: siamo circondati da tante parole di vuota solidarietà
unite a facce imbarazzate che, per contrasto, sembrano rimproverarti
per il tuo stato. Mia
madre non avrebbe perso occasione per sottolineare il suo disappunto,
qualunque iniziativa prendessi per svagarmi o per cercare una
soluzione al problema, come se la mia inattività le rubasse aria o
pane a tradimento. Dovevo
sempre inventarmi qualcosa da fare, in giardino o fuori casa per
evitare i suoi silenzi pesanti: ma è successo così raramente che
sono sopravvissuto e il destino mi ha portato altrove a trovare la
mia fortuna. A te,
invece come è andata?
Te l'ho detto: io sono un palombaro della vita e sovente vado a
fondo, non sempre per mia volontà; sono un piazzato ma mai un
vincente e scambio un traguardo tagliato in affanno, stravolto dalla
fatica, in ritardo rispetto al gruppo dei migliori, come un buon
risultato; ricomincio volentieri da capo per fare meglio e finisco
per commettere sempre gli stessi errori, anche quando punto i piedi
sul fondo per risalire perchè l'argano si è inceppato ma il
compressore non smette di pompare aria nello scafandro: sebbene io
tocchi il fondo, non ho mai avuto alcuna intenzione di scavare, né
fuori né dentro né intorno.
Ho letto il contenuto di quel quadernetto come se fosse quello di un
estraneo e, dal momento che ho peggiorato di molto la mia calligrafia
nel quarto di secolo trascorso dai tempi della scuola e del liceo, ho
anche fatto una certa fatica a decifrare i miei “geroglifici” tra
cancellature e correzioni varie.
A quarantasei anni, sei troppo vecchio per il mercato del lavoro e
troppo giovane per la pensione.
Così, nel
sottoscala della mia follia, è venuto addensandosi il sogno che ho
appena cominciato a vivere, quello di diventare uno scrittore e
campare delle mie parole stampate, sfruttando gli strumenti e le
potenzialità offerte dalla rete internet.
Dovevo
soltanto riversare in elettronico ciò che avevo creato con carta e
penna; sicuramente nuove idee sarebbero scaturite anche da quella
operazione: me lo disse anche un autore che avevo conosciuto anni
prima, un testo non è mai definitivo ma si presta a revisioni ad
ogni lettura, come se sfidasse il suo creatore a far emergere il
meglio di sé. La
tecnologia avrebbe fatto il resto, per lo meno in termini di
visibilità, di notorietà e magari di successo anche economico.
Eri
affascinato dall'idea che un passatempo potesse diventare una
professione? Oppure c'era qualcosa di più profondo, di più meditato
che andava oltre il concetto della sensazione e della intuizione?
L'una e
l'altra cosa: il delirio artistico strinse d'assedio il mio
subconscio con una missione dal sapore di parabola evangelica, forse
una eco dei tempi in cui frequentavo la chiesa cattolica con maggiore
assiduità. Hai presente
la parabola dei talenti? Quella in cui Gesù narra la vicenda dei
servi cui il padrone affida delle monete per vedere cosa ne avrebbero
fatto in sua assenza, per saggiare la loro lealtà, in buona sostanza: c'è
chi li investe con successo, chi invece perde tutto in buona fede,
c'è chi li nasconde per timore di non essere all'altezza del compito
e combinare pasticci o guai di cui non aveva nessuna voglia di pagare
le conseguenze.
Mi ero
convinto di essere uno di questi ultimi, o meglio di esserlo stato
per buona parte della mia vita: finalmente potevo, anzi dovevo cavare
fuori la moneta, o le monete, che il padrone della casa e della vigna
mi aveva affidato fino al suo ritorno e che io, invece, per paura o
per la vergogna del giudizio altrui sul mio operato, avevo nascosto
sotto la sabbia. Avevo fatto
il bravo ragazzo, avevo fatto il mio dovere, ero stato al mio posto
ma ugualmente ero stato scartato: non avevo più nulla da perdere,
era tempo di spendere questa passione che mi prendeva bene dentro
mentre sfogliavo un libro, lo leggevo e lo facevo mio cercando di
imitarlo.
Letteralmente
folgorato sulla via di Damasco, per Bacco! Hai visto la luce e hai
finalmente trovato carta e penna, perchè prima brancolavi nel
buio... La scrittura creativa è la tua missione per conto di Dio,
come quella dei Blues Brothers?
No, è una
seconda opportunità di fare qualcosa di buono lungo il cammino in
questa valle di lacrime.
Io credo che, poco prima di precipitare dal
paradiso passando per il ventre materno, ci venga data una piccola
moneta.
Essa sarà
in grado di regolare o cambiare la nostra vita perchè contiene tutto
ciò che ci riesce di fare con grande naturalezza, con piacere, con
gioia. Ma, durante il volo, la moneta ci casca dalle mani e si
conficca chissà dove nel terreno: così passiamo la maggior parte
del tempo che ci è concesso alla sua ricerca, nel bene e nel male. Poi la vita
ci bastona, ci apre gli occhi o ce li chiude a seconda del copione
già scritto che ha in mano, anche se crediamo di aver trovato quel
che ci serve per essere felici.
No, amico
mio, scrivere è un modo per sopravvivere, resistere e arrivare al
giorno successivo; è una missione per conto mio: Dio è lassù che
se la ride di tutta questa nostra agitazione e verrà un giorno, se
non avrà di meglio da fare, per giudicare i vivi e i morti rifacendo
tutto da capo.
Allora ci chiederà conto della monetina e di cosa ne
abbiamo mai fatto, dell'amore e del dolore, dei baci e degli
schiaffi, dati o ricevuti: finalmente nessuno potrà più barare.
Goethe
scrisse, un giorno, che aveva deciso di fare solo ciò che gli
piaceva perchè gli faceva bene: poteva permetterselo, certo, era
ricco di famiglia e addirittura nobile...
Ma io ho
deciso di fare altrettanto mettendo nero su bianco le storie che la
mia fantasia partorisce, dopo essersi nutrita di altre scritte da
altri: che abbia trovato la mia monetina?
- Terza puntata - continua... (prima puntata 31/08/2021; seconda 03/09/2021)
© 2021 Testo di Claudio Montini
©2015- 2016 Immagini di Orazio Nullo ("Abstract portrait" and Author Image)
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