sabato 5 aprile 2025

Quando non so cosa dire, scrivo poesie: abbiate pazienza...


IL RIFLESSO DI UN ESSERE UMANO
di Claudio Montini

Ai rumori che vengono da fuori,
non prestare attenzione particolare:
sono solo la fiacca colonna sonora
dei giorni ricopiati, ripetuti e ricalcati.
La polvere alzata dalle parole,
le mie o le tue poco importa,
ricade sempre uguale e casuale
sulle scatole piene o vuote o rotte,
mentre un altro giro di lancette
consuma una manciata di cellule
lasciando intatta l'entropia del sistema,
già prigioniero di realtà ed utopia.
Presto o tardi, verrà il giorno del giudizio
e non ci troverà pronti alla resa dei conti
perché avremo ignorato i segni dei tempi,
ubriachi di superbia e di tecnologia.
L'universo cambierà pelle e verso
non per tornare ad essere sé stesso
ma per divenire tutt'altro, idea o cosa,
inimmaginabile e indescrivibile a priori:
come un sogno mai sognato eppure vivo,
come un punto trafitto da infinite rette,
come uno spazio senza origine o confine
in cui luce, materia, gravità e tempo
intrecceranno e ordiranno nuove trame.
Questa è la sola libertà che abbiamo
per vedere, in un pezzo di specchio,
il riflesso di un essere umano.

©2025 testo di Claudio Montini
©2021 immagine di Orazio Nullo "Pandemic defeat" - Atelier Des Pixels Gallery




 

giovedì 20 marzo 2025

Pavia non è una citta invisibile ma è d'arte contemporanea

Belle suggestioni in riva al Ticino  

di Claudio Montini

Chi guarda Genova sappia che essa si vede solo dal mare (secondo Ivano Fossati):ma chi guarda Pavia cosa si dovrebbe aspettare di là dal Ponte Coperto o dalla rotonda dei Re Longobardi, con la creazione di Ettore Mo, oppure dal suo fiume che azzurro forse non lo è stato mai del tutto?
Un ragionamento, un'idea, un concetto messo per iscritto o disegnato o tirato su dalla pianura, pietra su pietra e mattone su mattone, con ciottoli di fiume e ingegnose trovate di ghisa e di legno o d'acciaio, oppure illustrato e composto coi colori e con le voci e i volti audaci ma non troppo, veri più del vero e tenaci come macchine per cucire o per guarire, soffici come torte e pietanze povere, popolari ma ricche al punto da ricordare il paradiso e rifocillare anche re sconfitti e prigionieri?

In cerca della sua forma, per non rimanere una città invisibile, satellite e dormitorio del triangolo industriale che fu e che Calvino conosceva bene essendone stato fine indagatore, a modo sua, dei malesseri che il logorio della vita moderna porta con sé e che, giusto quarant'anni fa, l'ha portato via per gli esiti nefasti di un ictus, Pavia si propone di omaggiarne a memoria con una mostra diffusa di arte contemporanea, ovvero con esposizioni in sei differenti luoghi sparsi per la città, della opere di un gruppo eterogeneo di artisti e artiste (quarantotto in tutto) operanti sul territorio pavese e anche provenienti dal Brasile, coinvolti da Cristiane Geraldelli in un gruppo di studio on line la quale cura l'iniziativa insieme a Giulia Marinoni Marabelli e Federica Rindone con la collaborazione e il patrocinio del Comune di Pavia tramite l'Assessorato alle Politiche Culturali e la promozione di Camera PV.
Dal 21 marzo 2025 al 31 Marzo 2025, dunque, FINCHE' OGNI FORMA NON AVRA' TROVATO LA SUA CITTA', NUOVE CITTA' CONTINUERANNO A NASCERE - Un omaggio a Italo Calvino sarà fruibile e visibile insieme a PAVIA IN POLAROID - Visioni uniche  nelle sedi che troverete elencate di seguito. Gli artisti sono stati invitati a leggere le pagine di Calvino (che nel 1972 pubblicò appunto LE CITTA' INVISIBILI) e poi a realizzare opere espressione della rispettiva peculiare sensibilità artistica, o poetica che dir si voglia, utilizzando tecniche produttive che vanno dalla pittura alla scultura, dall'incisione alla fotografia, nell'ambito del tema dei racconti di Calvino contenuti in quel libro.
 
Si comincia con un vernissage presso la Chiesa di Santa Maria Gualtieri, già spazio espositivo in Pavia, venerdì 21 Marzo alle 18:30.
Una buona idea per un'aperitivo diverso dal solito, no? Si prosegue anche nel fine settimana successivo, in cui viene aperta la rassegna PAVIA IN POLAROID: atro vernissage e altro regalo.
Di seguito pubblico, grazie al profilo Facebook del Comune di Pavia, l'elenco sedi e orari relativi sottolineando il fatto che tra quelle vi sono anche ben due librerie e una sartoria che fungono da luogo espositivo: un'idea che sarebbe bello vedere replicata più di frequente.
Ah, dimenticavo: per gli "smanettoni", c'è anche un'apposito siti internet istituzionale in cui andare alla caccia di tutte quelle cose che mi sono dimenticato di scrivere. Buona lettura e buona visione, tanto della città di Pavia quanto (e soprattutto) delle opere degli artisti.

SEDI e ORARI

Chiesa di Santa Maria Gualtieri
orari di apertura:
lun-ven 15:30-20:00 | sab-dom 10:00-13:30 e 15:30-20:00
VERNISSAGE: venerdì 21 marzo, ore 18:30

Palazzo Broletto - Spazio SID
mostra Pavia in Polaroid - Visioni uniche
orari di apertura:
sabato 29 e domenica 30 marzo 10:00-13:30 e 15:30-20:00
VERNISSAGE: venerdì 28 marzo, ore 18:30

Libreria Il Delfino piazza Cavagneria 2/4
visitabile negli orari di apertura del negozio

Libreria Cardano via Cardano 48/52
visitabile negli orari di apertura del negozio

Sartoria di Elda Papa via dei Liguri 25
visitabile negli orari di apertura del negozio

https://www.comune.pavia.it/.../finche-ogni-forma-non...

©2025 testo di Claudio Montini (fonte profilo Facebook Comune di Pavia)
©2025 immagine condivisa dal profilo Facebook del Comune di Pavia

Girasoli (2025) di Rosalba Conte 
(Per gentile concessione dell'autrice)

 

giovedì 13 marzo 2025

Mi porto avanti con il lavoro - Notturno, seconda stagione: puntata n. 21

Epitaffio per quando sarà il mio turno 


di Claudio Montini

Una parola non detta,
una mano non stretta,
una voce cui non ho dato retta.

Ecco, loro peseranno tutto:
quel poco che ho costruito
con il troppo che ho distrutto,
quando avrò finito
di offender Dio
sbagliando a modo mio.

Niente lacrime né singhiozzi
per chi cerca lune nuove nei pozzi,
invece di cavalcare bolidi e razzi.

Ho intrecciato nuvole e fili d'erba,
ho lasciato in pace la frutta acerba,
ho fatto sempre la cosa meno furba.
Mi rammarico poco ma non mi pento
d'aver soffocato ogni dolore o lamento
in una risata o una poesia a tradimento.

©2025 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni condivisa su Facebook

domenica 9 marzo 2025

I preti sono dispari - Matteo Melzi (2025)

Ancora un centro pieno: una produzione che va presa nella sua integrità, non si possono scindere parole o musica poiché il livello è sempre molto, piacevolmente ed elegantemente alto in entrambi i campi tematici. Al di là dell'accuratezza del suono, figlio di questi nostri tempi in cui la tecnologia permette, a chi ha già l'arte nelle sue dita, la possibilità di realizzare ottimi prodotti anche in ambito non professionale ma non più dilettantistico, la ricchezza e la prelibatezza e lo stile impeccabile dei contenuti semantici e sintattici stupiscono sin dal primo ascolto: se da un lato, Fabrizio Fanari e Paolo Marconi e Chicco Baldiraghi e tutto il resto della squadra, che affianca e supporta Matteo Melzi, lo sostengono e lo mettono in grado di esprimere tutta la forza e le potenzialità della sua voce, è anche vero che lui ci mette l'anima anche nel parole e melodie che non lasciano indifferenti ma stimolano l'ascolto e il riascolto. Si ha quasi paura di essersi perso un passaggio importante e, allora, si pigia di nuovo il tasto "play" e ci si lascia incantare da un'opera d'arte non solo bella esteticamente ma anche profonda e carica di significati: comun buon vino o un brandy o una qualsiasi pietanza, dolce o salata, che induca alla meditazione e al, conseguente ma quasi mai scontato, ristoro o ricreazione dell'anima. Evviva!! Complimenti!! Da Ascoltare per credere!! Claudio Montini.

©2025 testo di Claudio Montini - Video da youtube.com

mercoledì 5 marzo 2025

Evviva: non sono solo parole, Giorgio Corona!

Giorgio Corona 
SCRIVERO' PER TE
JRM BOOK FUSION - 2025

In cerca di svago dalle brutture quotidiane

di Claudio Montini

Anni fa mi appuntai un proverbio cinese ascoltato o visto scritto, per caso, durante un documentario trasmesso in televisione: “Un libro è come un giardino magico da portare in tasca”.
Mi piace credere che anche Giorgio Corona abbia avuto modo di imbattersi in questo motto di sapienza orientale, o meglio, se anche ciò non fosse avvenuto, altresì ho l'intima convinzione che in lui il concetto fosse congenito cioè naturalmente depositato nel suo animo, stante la sua passione per la letteratura e per la lettura, per la scrittura creativa e per la composizione di poesie in modo particolare senza disdegnare il racconto breve.
Ci siamo incrociati sui “social” e reciprocamente stimati, leggendoci l'un l'altro, dove lui, con il garbo e la discrezione e l'eleganza e la grazia propria dei veri maestri ha scritto di libri letti, citandone passaggi e risvolti di copertina, alternandoli a composizioni proprie tanto in prosa e in poesia accompagnati dalle copertine delle prime edizioni tascabili, tanto care anche a quelli della mia generazione (che poi è anche la sua), oppure da opere pittoriche scovate qua e là nel web o nelle collezioni di immagini sue, private, delicate e importanti e gustose.
Finalmente, si è deciso a raccogliere il meglio della sua produzione e a convogliarla nelle pagine di un volume che, sin dalla copertina e dal titolo, non vi lascerà affatto indifferenti: SCRIVERO' PER TE (JRM BOOK FUSION, 2025) è già tutto un programma che si apre con la bella immagine realizzata appositamente da Carmela Blandizzi e curata graficamente da Manuel Messana, mentre il coordinamento letterario è a stato cura di Rita Nappi, Giorgio Andreato e Janez Messana.
Non si scrive per diletto né per disperazione: si scrive per volare e per sentirsi vivi, per seguire virtù e conoscenza.
Non si scrive per sé o per gli altri: lo si fa, finalmente, perché si è deciso di fare ciò che ci piace dal momento che ci fa bene, come sosteneva Goethe.
Se poi, a parere di Charles Dickens, quelle cose scritte fossero in grado di migliorare, anche per un solo istante, la vita di un individuo soltanto, l'autore avrebbe realizzato un capolavoro.
Varcate con fiducia la soglia di questa galleria dell'anima di Giorgio Corona, del suo mondo interiore che si esprime con eleganza elegiaca e accuratezza pittorica impressionistica, senza lasciare nulla alla vaghezza degli intenti, alibi perfetto per una lettura frettolosa e distratta.
Poeti o narratori si nasce, non si diventa: si mettano il cuore in pace tutti i venditori di manuali e lozioni miracolose poiché, da che mondo è mondo, anche trovare le parole giuste per dire di sé facendo sì che altri in esse si rispecchino e si ritrovino, è un dono che gli dei concedono con molta parsimonia.
In SCRIVERO' PER TE di Giorgio Corona, vi troverete di fronte a pagine ricche e calde di umanità e di note, colorate e a margine, che esalteranno l'esperienza di contatto e fruizione della materia di cui sono fatti i sogni, anche quelli più dolorosi e scabrosi, lasciandovi un ventaglio di retrogusti sui quali non ha mai l'esclusiva la malinconia bensì la consapevolezza di amare la vita senza paura, senza nascondersi dietro una maschera, senza voltarsi dall'altra parte.
Sarà come se lui fosse lì, presente accanto a voi, per accompagnarvi in una scampagnata fuori dal tempo e lontano dai guai quotidiani scrivendo, appunto, per ciascuno di voi che sfoglierete le pagine composte con uno stile che non lascia nulla al caso, che fa della semplicità e della chiarezza e della scorrevolezza il proprio punto di forza, insieme alla genuinità e all'originalità del narrare una vita vissuta con tutta l'anima tramite una lingua italiana amata, rispettata in tutti i suoi passaggi sintattici e semantici, restituendo dignità e valore e bellezza ed efficacia ad ogni singola parola.
Inevitabilmente, qualcosa scivolerà via mentre qualcos'altro si impiglierà nella memoria, nel cuore o nell'anima: tuttavia, io sono certo che la freschezza di SCRIVERO' PER TE ristoreranno più d'un intelletto o di uno spirito libero in cerca di svago dalle brutture quotidiane.

©2025 Testo di Claudio Montini - immagine dal profilo Facebook di Giorgio Corona

giovedì 27 febbraio 2025

Sì! Non ho detto "noia" ma "gioia": basta crederci un pochino di più

 

Tutto il resto può diventare gioia

di Claudio Montini


Sembra più facile a dirsi che a farsi, scrivere una canzone: ci sono regole ben precise da rispettare e io, di solito, faccio di tutto per eluderle, per gabbarle, per farmene beffe.
Ma poi, una volta trovata l'idea che ammicca e ammalia la mia fantasia, le parole che si condensano sul foglio pretendono di essere giustapposte come le tessere di un mosaico, di trovare la consonanza ritmica e tonica tale per cui la voce possa danzare senza stancarsi, di dare vita a un discorso di senso compiuto in cui riverberi la vita e la passione i moti dell'anima, di chi legge attraverso quelli di chi scrive.
Allora immaginate un dialogo tra un uomo e una donna che, da tempo, hanno uno scambio d'amorosi sensi e che provino a fare un bilancio di tutto il percorso fatto insieme.
Le donne, più sovente degli uomini, sanno esattamente cosa vogliono e anche come ottenerlo, sebbene spesso essa non sia proprio aderente ai loro sogni e prendano quel che c'è, come al mercato, nell'errata convinzione di adattarlo e conformarlo e, in fondo, di cambiarlo in meglio.
Un uomo, si sappia, lo si può cambiare soltanto finché porta il pannolino, più o meno all'età dello svezzamento, poiché dopo si convince di essere autosufficiente, addirittura intelligente, superiore e potente tanto che nemmeno le legnate, incassate a ogni piè sospinto, talvolta lo riducono a più miti consigli.
Stando così le cose, il rischio estinzione è da millenni dietro l'angolo: basta attendere e prima o poi...
Tuttavia, la vita frantuma certezze e record, positivi e negativi in egual misura, con costante e rapida pervicacia: ecco, dunque, che arriviamo all'esordio dell'uomo:

Ho ancora tanto da imparare,
una montagna da scalare,
una spiaggia dove approdare
per gridare ai venti e al mare,
alle stelle e al mondo intero,
che d'ora in poi sarò sincero.

Hai ancora voglia di me,
dopo tutti questi anni
vissuti e spesi insieme?
Poche gioie e troppi affanni,
se finisse qui la nostra festa,
sarebbero tutto ciò che resta.


Perché un uomo che s'innamora
per cinque minuti o mezz'ora,
se non capisce quand'è finita,
si perde tutto il bello della vita.


La replica di lei non si fa certo attendere: il ferro va battuto quando è ancora caldo ma va fatto con discrezione, senza dare l'impressione della maestra che sale in cattedra, della donna per amico che poche volte impara e troppo insegna.

Una donna ama e odia mattina e sera,
non dimentica e aspetta primavera,
per tirare le somme e cantare vittoria,
facendo sì che nulla esca dalla memoria.

Sì, io non posso più fare a meno
di sapere che sei nel mio mondo,
col tuo respiro forte come un treno
quando dormi o ami fino in fondo,
con la tua voce o coi tuoi passi,
uno dopo l'altro sulla sabbia o i sassi.

Ho accettato questo mio ruolo
non per calcolo ma per istinto:
lo stesso che ci vuole nel volo
per superare un limite o un recinto,
planando leggeri sulle ali del vento
incoscienti e fieri senza pentimento.


Ora che la piena è passata, che la burrasca è scemata, che la tempesta si è alleggerita e brontola lontana all'orizzonte, noi possiamo asciugarci la faccia e i capelli e i vestiti per volgere il nostro sguardo tutto intorno e, soprattutto, alle nostre spalle per intuire la nostra posizione rispetto alle stelle che, come sempre, stanno a guardare:

Siamo arrivati da strade diverse
evitando curve e insidie sommerse,
fino al porto dove ci siamo imbarcati
carichi di sogni quasi mai consumati,
tracciando loro sempre nuove rotte,
prima che l'alba stracciasse la notte.


Lei è consapevole del fatto che gli ardori e le illusioni degli esordi sono ormai esauriti, esausti, evaporati nella quotidiana consuetudine di viaggiare l'uno accanto all'altra. 
Anzi, ha capito perfettamente che i dubbi e le incertezze di lui nascono dalla congenita fragilità di ogni uomo il quale, per gonfiare i muscoli, sottrae sangue al cervello mentre una donna può permettersi il lusso di perderne un poco ogni mese, tranne quando lo destina ad ogni nuova vita che germogli in sé.
Dovendosi naturalmente e contemporaneamente occupare della sopravvivenza di due vite, la sua e quella che porta in grembo, ecco che trova la soluzione e detta l'agenda in cui “io e te” si trasforma in “noi” con semplicità e chiarezza disarmanti, come se si rivolgesse ad un bambino.
In realtà, propone un piano a lunga scadenza a un proprio pari, a un sodale cui è legata da un sentimento inestinguibile:

Navighiamo per destinazione ignota,
sospesi tra un bastone e una carota.
Lasciamo l'errore altrui là dove si trova,
affrontiamo insieme ogni ardua prova,
ridiamo senza paura dei nostri guai:
nemmeno la morte ci separerà mai.


Lui, finalmente apre gli occhi e il cuore e si unisce a lei nella strofa (o stanza, se preferite) finale nella quale anche le due voci, maschile e femminile, si intrecciano e si fondono in una voce piena e unica.

Abbiamo ancora tanto da imparare,
una montagna tosta e irta da scalare,
oceani di lacrime da attraversare
fino a una spiaggia dove riposare
le ossa rotte e le membra sfatte,
cullati da parole dolci, soavi e adatte.


Adesso entrambi sanno cosa fare delle loro vite: prenderle in mano e farne un capolavoro, come disse a suo tempo San Giovanni Paolo II.
Con rispetto, passione, pazienza e tanto amore reciproco tutto il resto può diventare gioia.


©2025 Testo di Claudio Montini (27/02/2025)
©2022 Immagine di Orazio Nullo "Tourists facilities" - Atelier Des Pixels Gallery

lunedì 24 febbraio 2025

Si sta come sugli alberi le foglie (G. Ungaretti - 1918)




Dopo tre anni, che si compiono proprio oggi, siamo ancora qui a parlare di guerra e ancora abbiamo negli occhi anche più potenti e dolorose e dirompenti immagini di morte. 
Sebbene tu non possa fartene alcunché, ti sono vicino col cuore e col pensiero e con le preghiere perché altro non posso fare, nazione ucraina.



Non si lamentano i morti,
ma urlano i loro cadaveri
agli occhi degli spettatori impotenti.

Le tragedie si compiono in silenzio,
i misfatti e i soprusi al buio o alla luce,
ma lontano da ogni cosa umana, senza testimoni.

Si scrive Bucha ma si legge anche Katyn.
Si scrive Kurdistan ma si legge anche Armenia.
Si scrive Tibet ma si legge anche Hong Kong.
Si scrive col sangue e che l'Onnipotente ne abbia pietà.

L'ascesa al calvario del terzo millennio
è appena iniziata: chi non fugge, muore danzando
ubriaco di sciocchezze e bugie e alta tecnologia

Sorgeranno tre funghi intelligenti dietro Capitol Hill
altrettanti risplenderanno sulle acque della Moscova,
il vento radioattivo spazzerà le piazze d'Europa.

Si scrive Bucha ma si legge anche Katyn.
Si scrive Kurdistan ma si legge anche Armenia.
Si scrive Tibet ma si legge anche Hong Kong.
Si scrive col sangue e che l'Onnipotente ne abbia pietà.

Nessuno si potrà più lamentare,
Nessuno avrà più occhi per vedere,
Nessuno dovrà più fingere di essere felice.
Nemmeno gli eventuali superstiti: la fine è nota.


 


©2022 Testo di Claudio Montini
©2022 Immagine di Orazio Nullo "War song" - Atelier Des Pixels gallery