Enrico Pandiani
LONTANO DA CASA
collana Le Stanze
Adriano Salani Editore
(2021)
di Claudio Montini
Cosa fanno i grandi
narratori per essere tali? Osservano, studiano e assorbono l'intera
realtà senza sconti e senza remore; elaborano le informazioni, anche
quelle sgradevoli, filtrandole attraverso la logica e la fantasia e
l'immaginazione affinchè tutti possano vedere, rendersi conto,
conoscere ciò che si nasconde dietro le medaglie, le ricche vetrine
e le rutilanti cartoline con cui l'occidente ostenta la propria
civiltà democratica.
I narratori, i creatori
di storie di finzione e dei personaggi immaginari che le animano,
sono le sentinelle della nostra coscienza drogata e stordita dal
fracasso dei mezzi d'informazione perchè, attraverso le parole con
cui compongono le storie che producono, pur divertendoci e
distraendoci, ci costringono a vedere quanto male ci sia intorno a
noi e quanta fatica faccia il bene a farsi strada per affermarsi e
restituire dignità agli esseri umani.
Enrico Pandiani
appartiene a questa schiera e lo dimostra, una volta di più, con
LONTANO DA CASA (Salani
Editore, collana LE STANZE, 2021) in
cui ci propone una storia di periferia torinese che non termina
quando si esaurisce la scorta di proiettili ma, come in una tragedia
greca o una shakespeariana, viene ristabilito l'equilibrio tra
giustizia e destino con la sconfitta dei malvagi e l'onore postumo
alle vittime che, a vario titolo, hanno contribuito al buon esito
della vicenda e alla salvezza dell'involontario eroe o protagonista o
perno e motore degli eventi.
L'ex capitale italiana
dell'industria pesante e dell'automobile in particolare svela,
attraverso le parole misurate e semplici ed eleganti di Pandiani, il
magma umano che si muove e si arrangia e si ostina a cercare la
propria fortuna o, al più, un francobollo di terra dove piantare
radici, che sopravvive lontano da piazza Statuto o la Gran Madre o la
Mole, cioè nella periferia post industriale e dismessa della
Barriera, coacervo di etnie e culture e lingue e disperazioni e varie
altre povertà.
In questo teatro, va in
scena una storia da cronaca nera che più nera non si può ma che fin
dagli esordi non lascia indifferenti perchè incide la soglia
dell'orrore e reclama, istintivamente, giustizia per la vittima
mandando a quel paese ogni stereotipo e ogni preconcetto ideologico:
un uomo di colore, certamente africano e quasi sicuramente immigrato,
viene rinvenuto privo di vita e di vestiti e martoriato di ferite
quanto San Sebastiano; a riconoscerlo viene chiamata una giovane di
origini iraniane che insegna italiano agli immigrati e il resto della
giornata lo spende a favore di chiunque abbia bisogno, anche solo di
una parola di conforto.
Quella è la punta
dell'iceberg che sconvolgerà la sua esistenza e porterà il lettore
a scoprire un mondo che telecamere e microfoni e riflettori
difficilmente e rarissimamente intercettano: Pandiani è magistrale a
puntare lo sguardo asciutto, apparentemente distaccato perchè
spietato, chirurgico nella sua precisione e nella scelta di
concedersi caratterizzazioni linguistiche da cinema neorealista che
non scadono mai nella macchietta ma completano la caratura dei
personaggi, sull'intera vicenda ottenendo una felice scorrevolezza
narrativa.
Non c'è una parola fuori
posto, non una di troppo, non una ripetizione: che lo si legga tutto
d'un fiato o che ne si centellini la fruizione, compatibilmente coi
propri impegni e le proprie forze, ad ogni ripresa si è
immediatamente nel cuore dell'azione e tutto il quadro torna
perfettamente a fuoco, volando da un capitolo all'altro come Tarzan
faceva nella jungla atterrando sempre nel punto giusto.
Riecheggia, in LONTANO
DA CASA di
Enrico Pandiani per i tipi di Salani Editore (collana LE
STANZE, 2021),
la medesima domanda cui Primo Levi ha cercato risposta per i sommersi
e per i salvati ponendola a noi, posteri contemporanei dalla memoria
corta: come si fa a rendere giustizia a qualcuno che per la società
non esiste?
Ovverosia, quanto è difficile nella nostra società contemporanea
chiedere e ottenere rispetto, avere diritto ad un'opportunità o,
persino, riuscire a farsi ascoltare per dare luogo a un dialogo tra
esseri senzienti e alleviare la solitudine specialmente quando si è
lontani, non solo da casa, ma da tutta quella rete di affetti e
relazioni che rendono la vita un bene da non sprecare?
Non è una questione di tolleranza o di integrazione o di elemosina:
è una questione di umanità, di tornare ad essere umani, sebbene sia
difficile riuscire a immaginare quanto in basso possano arrivare i
nostri simili; invece di tendere una mano, la si serra intorno a un
arma, a un sasso, a pugno per avventarsi e urlare contro qualcuno,
finendo per costruire muri e sancire alleanze con cui battere e
umiliare il nemico, isolandolo fino alla fine dei sui giorni o
cacciandolo come selvaggina.
Questa
è la domanda, il messaggio, il pungolo alle nostre coscienze che
Enrico Pandiani pone nel cuore di LONTANO DA CASA
edito
nel 2021 da Salani nella collana Le
Stanze.
La risposta è lì, sotto gli occhi di chi avrà la gioia e la
fortuna di leggere per intero quest'opera d'arte in cui lo scrittore
torinese lascia in panchina i suoi personaggi storici ( Pierre
Mordenti, con Les Italiens, o Zara Bosdaves con il suo
tulipano nero, un po' amante e un po' angelo custode).
Essa è più vicina al nichilismo di Hemingway che al razionalismo di
Kant; vale a dire che, un dio buono e giusto potrebbe spazzare via
tutto il male e chi lo pratica, ma poi anche l'esistenza del bene non
avrebbe più alcun senso: dunque, ammesso e non concesso che esista,
Dio rimanga pure dov'è ad osservare il moto frenetico di questo
mondo.
©2022 Testo e immagini di Claudio Montini
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