GIOVANI CAMPAGNOLI ALLA FIERA DELLE VANITA'
di Claudio Montini
Aspettavamo il sabato come in ogni riviera marinara che si rispetti aspettano i turisti, meglio se stranieri, più facili da spiumare e spolpare.
Poi, al cambio della data, complici l'ennesimo drink fasullo e la relativa sigaretta spalmata sui polmoni e sui vestiti della festa, scelti apposta e con cura per non sembrare troppo rustici, immancabilmente il pensiero cattivo, l'interrogativo maligno, il dubbio corrosivo si affacciava prepotente nell'anticamera del cervello ostinatamente sveglio: "... che diavolo ci sono venuto a fare qui?
Certo, c'è vita nell'universo e la vedo ben scorrere sotto ai miei occhi, nonostante la musica e le luci stroboscopiche...
Ma devo aver mangiato troppo vetro a cena: o sono trasparente o sono il bosone di Higgs..."
La fine delle trasmissioni dalla consolle del dj o i saluti dell'orchestra era una liberatoria boccata d'ossigeno, era un desiderio taciuto di scampato pericolo, era la fine delle ostilità in una partita in cui ci sentivamo di partire con pronostici poco favorevoli e lo zero-a-zero accontentava tutti.
Buttare lo scheletro nel letto e la relativa polpa, ancora ad esso pervicacemente attaccata, era la cosa migliore da fare per santificare le prime ore della domenica.
©2021 Testo di Claudio Montini
©2020 Immagine di Orazio Nullo "Vanity fair"
©2020 Immagine di Orazio Nullo "Vanity fair"
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