Per fuggire l'oblio
di Claudio Montini
Poco oltre la metà della mia vita, mi trovai appiedato e con una matita sola in mano: è stata lunga un anno quell'agonia, sebbene avessi dato il meglio di me stesso come se fosse il primo giorno. Lasciai la mia autobotte in cortile di un commerciante di autocarri, senza voltarmi: probabilmente aveva già un nuovo padrone e una nuova vita altrove, non era più un problema mio anche se non lo era mai stato. Un amico, era stato un amico oltre a essere un compagno di lavoro, il più fedele e il più generoso che io abbia mai conosciuto non solo un pezzo di acciaio e plastica e gomma. Ma non si lavora solo per passione, si lavora per fare soldi e, se non ti pagano per ciò che produci, tanto vale interrompere ogni rapporto e realizzare il più possibile vendendo i mezzi di produzione: in questo sono stato, sono e sarò sempre d'accordo con la decisione presa dal mio datore di lavoro di allora al quale debbo eterna riconoscenza per avermi dato fiducia quasi solo per la mia bella faccia. Un galantuomo nel senso più pregnante del termine e cui ho voluto bene indipendentemente dai soldi dello stipendio puntualissimo. Dunque, otto anni fa circa mi ritrovai senza un lavoro, con poche idee ma ben confuse sul futuro e tanto tempo libero: venne naturale e spontaneo domandarmi cosa sapessi fare concretamente e bene perchè passati i quarantacinque anni d'età non ti vuole più nessuno a servizio, nemmeno le ragazzine in cerca di avventure con uomini più maturi. Per quelle spese lì, del resto, non ho mai avuto il fisico: non era proprio il caso di tentare la carriera gigolò. Ho sempre amato leggere e provare a immaginare storie ispirate dalle mie letture; ho scritto poesie e racconti che nascondevo regolarmente in un cassetto: poi, un giorno di molti dopo l'ultimo lavorativo, quel cassetto si è aperto ed esse si sono presentate davanti a me, domandandomi se potevano fare qualcosa per la malinconia che seminava trappole per conto della depressione. Era piacevole rileggersi e stimolante tentare di abbellire o correggere il tiro, qua e là, di manoscritti che erano affatto ingenui o sciocchi: capii che era giunto il momento di fare ciò che più mi piaceva, da sempre, per il semplice fatto che mi faceva bene all'anima. Così ho seguitato a leggere romanzi altrui, a provare a raccontare perchè mi erano piaciuti e a scrivere racconti originali cogliendo al volo la prima frase che mi passava per la testa e seguendo il percorso che essa o la logica, di volta in volta, andavano suggerendomi: una volta steso il primo periodo sulla pagina, posti e personaggi si presentano da soli e, a volte, pretendono di essere raccontati e sviluppati. Allora, non si tratta più di guardarsi allo specchio frugando nelle tasche del vestito che invecchia giorno per giorno, ma della lotta per non essere dimenticati o per lasciare un segno in chiunque s'imbatta nelle mie parole.
© 2020 Testo di Claudio Montini
© 2018 Immagine di Orazio Nullo "Writer's nightmare" Atelier des Pixels collection
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