sabato 4 aprile 2020

Arrivederci, zia: fai buon viaggio.

Mi hanno regalato vecchie fotografie, preziosissime per me perchè cariche di affettuosi ricordi di persone e tempi che se ne sono andati, che sono rimasti indietro lungo il sentiero alle mie spalle, che l'hanno fatto in silenzio e senza clamore. Una di queste l'ha fatto qualche giorno addietro e la cosa che dispiace sopra ogni altra è quella di non averla potuta salutare come si deve, come piacerebbe ad ogni cristiano genuino, come sarebbe piaciuto a lei: nella sua chiesa secondo il rito di Santa Romana Chiesa, attorniata da nipoti e figli a salutarla sulla soglia della nuova vita col Figlio dell'Uomo e di Dio. La sua presenza nelle nostre vite è stata come quella del samaritano protagonista della famosa parabola, con il suo stile e la sua eleganza semplice, concreta e discreta come il suo nome palindromo e bellissimo (se avessi avuto una figlia, non avrei esitato a chiamarla "Anna") perchè di un nome così mi sono sempre fidato e non mi sono mai sbagliato. Nemmeno quando avevo due mesi di vita, come si vede nella fotografia dell'agosto 1966. Ciao zia Anna: ovunque tu sia, salutaci tutti coloro che hai incontrato di nuovo.

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