sabato 15 novembre 2025

Paolo e Bruno - di Andrea Stefanet (2025)

Come si fa a scrivere sui sogni? Come si trovano le parole giuste per volare insieme a loro? La ricetta, la chiave, la strada, la magia che chiamiamo musica ad accompagnarci in questo eterno peregrinare l'hanno trovato Andrea Stefanet e la squadra di amici che lo circonda, lo accoglie, lo coccola, lo stimola, lo asseconda, lo ripaga del dolore e del sonno perduto a inseguire una, dieci, cento mille idee per fare qualcosa di bello per sé e per gli altri. Ezio Bosso disse che la musica è una cosa meravigliosa che si può fare soltanto insieme: Andrea Stefanet con Paolo, Bruno, Giacomo, Jimmy e tutti gli altri che girano intorno alla creazione di questo piccolo gioiello di balsamo per l'anima l'hanno capito perfettamente! In mezzo al bailamme inascoltabile e, sostanzialmente inutile al benessere e alla crescita personale, che viene diffuso ovunque, ben vengano questi "lavori" curatissimi nei suoni, nell'esposizione, nei contenuti come se fossero pezzi unici da collezione realizzati da "VERI" maestri, che sono ancora più tali perché fanno cose per loro diletto e non solo per mestiere. Ottimo slide show e buon ascolto a tutti.

©2025 Testo recensione di Claudio Montini - Musica e parole di Andrea Stefanet condiviso dal suo profilo Youtube

giovedì 13 novembre 2025

Guardare il mondo dai buchi del gruviera - 2025 - Matteo Melzi

Evviva!!! I migliori sanno alzare l'asticella e superarla con la leggerezza e l'eleganza di chi ha in mano un mestiere e la testa sulle spalle per fare di un brano musicale, passione misteriosa e affascinante per questo stesso motivo, un capolavoro che parla con semplicità e irriverenza e profondità all'anima di chi ascolta. Sì, l'anima: quella cosa impalpabile cui diamo i nomi più disparati e che invece è il motore immobile di quel gioco, apparentemente senza istruzioni, che è la vita. Io ci provo con i racconti e le poesie mentre Matteo Melzi ci riesce con la musica e le parole e sale molto più in alto di me: ascoltare per credere!!

mercoledì 12 novembre 2025

Vi porterò sulla Luna, forse entro la fine del 2026...

Né titolo, né storia: per ora, ci sono soltanto i personaggi...

di Claudio Montini



"L'acqua del mare è salata come le lacrime spese a vuoto, senza scopo e senza risultato: non lenisce il dolore, non pulisce le ferite, non restituisce il tempo perduto.
Del resto, nemmeno alla pioggia riesce tanto e lo sa benissimo e si guarda bene dal provarci a farlo: cade dalle nuvole senza bersaglio, asciutto o bagnato che sia.
Fai come credi, fai ciò che è meglio per te: al prossimo tuo non importa altro che vivere un giorno in più di tutti gli altri suoi simili, te compreso.
Ti diranno che la testa serve soltanto a portare il cappello: annuisci, ringrazia e poi fa come ti pare dal momento che, chi non ha testa, è bene che abbia gambe se vuole cavarsi d'impaccio.
In ogni caso, tanto per i vincitori che per i vinti, tranne che per i morti, domani è un altro giorno e si vedrà quali o quante croci porterà."
Pepita Bumbum non firmò il biglietto, a bella posta e anche perché la sua pessima calligrafia l'avrebbe identificata anche nel resto dell'universo: si allacciò il casco sulla tuta, connesse e avviò i sistemi di supporto vitale appesi alle sue spalle, piantò un cacciavite a stella nella parete di plexiglass e poliuretano espanso affinché trafiggesse e reggesse il messaggio finché il Ranchéro Solitario o uno dei suoi due scagnozzi, Jack Delana o Tony Calzet, ingenui e petulanti come le oche che accudivano, l'avrebbero trovato.
Nulla la poteva più trattenere a Silvabella Selenita, se non i cocktail di Harry Balbachoo all'Eagle Bar vicino allo spazioporto: sempre meglio del poster di Neil Armstrong che campeggiava a lato dell'insegna bucherellata dall'ultima pioggia di micro meteoriti.
Una bevuta, prima di salire sullo shuttle e sparire nel cosmo, non era un'idea da scartare: del resto Bandana Yamamoto sapeva cosa doveva fare.
Così, senza perdere altro tempo, si avviò alla camera di compensazione e uscì a stampare orme sulla polvere di Luna.

©2025 Testo di Claudio Montini - inedito - all rights reserved
©2019 Immagine di Orazio Nullo " A glance to a black hole" - Atelier Des Pixels gallery



venerdì 7 novembre 2025

Due perfetti sconosciuti - terza puntata...non consecutiva!! - inedito in divenire

Doverosa premessa
di Claudio Montini

 La storia di due perfetti sconosciuti subisce una improvvisa accelerazione: questo è quanto leggerete di seguito. In realtà, tra questa e le due precedenti puntate succede molto altro che, per ovvie ragioni, non ho alcuna intenzione di rivelare poiché il materiale sta lievitando nella mia fantasia e traccia rotte di sviluppo cui non avevo affatto pensato agli esordi: in altri termini, i due personaggi che si sono affacciati tra il 13 e il 17 di ottobre hanno portato con sé, inaspettatamente per me, tutto il loro vissuto e sono intenzionati a farlo pesare nello svolgimento di quello che, ormai, non ho vergogna a definire come il mio prossimo romanzo, se non d'amore, almeno di vita vissuta da altri ma immaginata da me medesimo. Dunque, questo è soltanto uno dei capitoli, né il primo né, l'ultimo o il terzultimo: prendetelo così com'è: il libro intero, forse nel 2026, sarà decisamente molto più interessante
Buona lettura!

Le loro anime divennero una sola


Salirono le scale, evitarono volutamente l'ascensore come se fossero due perfetti sconosciuti e non già una coppia di amanti frementi, eccitati, ansiosi di concedersi, sciogliersi, perdersi l'uno dentro l'altra e viceversa in un abbraccio di pelle nuda e lenzuola anonime.
C'era una sottile inquietudine che disturbava l'aura magnetica dei loro spiriti, più che mai tesi ma anche pronti ad affrontare quella ulteriore prova, quella naturale e urgente evoluzione della loro relazione verso una comunione, una convergenza verso l'ignoto, una cessione di sé mai permessa né offerta ad altri mai prima.
Per alcuni esseri umani, fare l'amore è poco più che un esercizio ginnico con cui occupare il tempo libero oppure un fastidioso quanto improcrastinabile impegno contrattuale, simile a una bolletta del gas o della luce, quando non venga addirittura assimilato a un male necessario o accessorio di cui si farebbe volentieri a meno.
Secondo un'altra corrente di pensiero, si tratta di un traguardo o una meta o un risultato da cogliere e mettere in bacheca oppure, al contrario, è lo sparo di partenza per un percorso affatto lineare che sfidi il tempo e, in virtù della reiterazione dell'atto stesso, trovi di volta in volta in quella pratica le ragioni per non interrompere il viaggio che riporterebbe alla Casa del Padre Celeste, qualunque sia il nome che gli si voglia attribuire, ciascuno a tempo debito e a modo proprio.
L'ansia sottile nasceva dal fatto che non erano più ragazzini alla prima cotta amorosa né giovani di belle speranze ma adulti attempati, consapevoli di camminare lungo una frontiera che avevano soltanto immaginato e, forse, anche un po' temuto: varcarla era, dunque, un atto simbolico prima che fisiologico e urgente ma che non andava sprecato o svilito o sottovalutato consumandolo, magari maldestramente e frettolosamente, su di un prato o una spiaggia o sui sedili di un'automobile con un soffitto di stelle e la luna che stanno a guardare.
Superate le cinquanta primavere, che da sole hanno un non piccolo peso, dettagli e sfumature sono importanti e finiscono per fare la differenza tra rimorsi e ricordi nel bilancio con le opportunità che, inevitabilmente, via via vanno scemando: le donne lo sanno da sempre mentre gli uomini impiegano almeno dieci anni in più di vita per capirlo e imparare a prendere la vita come viene, prendendo quel che c'è e lasciando gli errori altrui là dove si trovano.
In quel decennio di ignavia, di apatia e di smarrimento, i maschietti o si rifugiano nelle abitudini oppure si sentono affaticati da qualunque cosa e affatto curiosi di ciò che supera l'orizzonte delle proprie braccia, rassegnandosi a stupirsi di nulla e ad accontentarsi di poco finché non si spezza il filo dell'esistenza e del respiro.
Lucio percorse quella china e rischiò di assuefarsi ad essa finché, durante una delle sue passeggiate lungo i carri decumani di Pavia o dal canale Naviglio al fiume Ticino in cerca delle ragioni che lo inducevano ostinatamente a restare nella patria delle occasioni mancate, non si specchiò nei dipinti di Priscilla durante una mostra collettiva in una galleria pubblica che dava su piazza della Vittoria.
Con quelle immagini, lui aveva trovato chi era riuscito a dare corpo alle ombre imprigionandole nei colori, a definire contorni e forme e stati della materia oscura che anche lui sentiva montare dentro senza riuscire a dominarla o determinarla con gli strumenti matematici e logici che conosceva bene, a zittire il rumore del mondo restituendo luce e bellezza all'idea figlia di un sogno ad occhi aperti.
Aveva smesso i panni del naufrago perduto nello spazio e nel tempo, si era sentito meno solo e gli era parso di avere ritrovato il libretto delle istruzioni per l'uso della vita.
Era tornato più volte, più o meno alla stessa ora, lungo l'intero periodo dell'esposizione ignorando via via il resto del catalogo e lei non poté fare a meno di notarlo.
Qualcosa le si spezzò dentro, una piccola crepa nel cristallo della teca in cui aveva rinchiuso certi pensieri, certe illusioni, certi sogni: si concesse la follia di immaginare che fosse, finalmente, sulla scena della propria vita fosse entrato l'attore che stava aspettando da troppo tempo.
Sembrava attonito e rapito dai suoi lavori sospesi alle pareti o poggiati su cavalletti di legno: era come se stesse leggendo un testo da imparare a memoria e, a volte, pareva volersi tuffare dentro le tele o semplicemente sostituirsi alla cornice.
Eppure si muoveva con misura, con eleganza, con sicurezza e rapidità feline e, più di una volta, le riuscì soltanto di vedere la sua schiena allontanarsi e uscire, maledicendosi per aver atteso troppo nel provare a salutarlo e a invitarlo a prendere un volantino pieghevole o un biglietto da visita.
Poi, nel registro dei visitatori, il volume sul quale loro potevano vergare impressioni e note circa la rassegna, l'ultimo giorno trovò una frase che la colpì più dell'indirizzo di posta elettronica posto in calce come firma.
Grazie per avere abbassato il volume del rumore del mondo coi colori, fino a zittirlo.
Lei ha restituito luce e bellezza alle idee figlie di sogni ad occhi aperti.
Sul retro di un biglietto da visita trascrisse l'indirizzo telematico, si sentiva debitrice almeno di un ringraziamento verbale cui abbinò l'invito a incontrarsi per prendere un caffè in centro città, dietro suggerimento di una vocina filtrata proprio dalla teca incrinata.
Lui aveva risposto alla missiva elettronica e accettato l'appuntamento, tutto sommato, con una perfetta sconosciuta quanto altrettanto era per lei: così il sipario sul sogno ad occhi aperti si era levò e la relazione accelerò in funzione del fatto che il loro orologio biologico fosse ben più che maturo, al di là di ogni ragionevole dubbio e di ogni giovanile incertezza.
Erano figli del loro tempo e consapevoli della loro età ma non più padroni del proprio tempo, forse in via di esaurimento: inconsciamente e indipendentemente l'uno dall'altra, desideravano solamente chiudere in bellezza la curva delle rispettive traiettorie nella corsa dal passato remoto all'infinito futuro, sia che fossero parabole o iperboli.
Cosa c'era di più bello di una storia d'amore, di passione carnale gratuita, di attrazione sentimentale e intellettuale scaturita da un'idea che si fa opera d'arte?
Il mondo avrebbe seguitato a girare nella sua orbita intorno a una stella che brucia ed esplode senza dissolversi anche dopo di loro: ma ora esso stesso era chiuso fuori dalla stanza di quell'albergo che Priscilla conosceva bene, che per il primo periodo trascorso a Pavia aveva chiamato casa sicura e rifugio e nido, che non aveva mai del tutto smesso di frequentare soprattutto quando non voleva farsi trovare da chicchessia, quando voleva sparire per respirare o per riposare.
Erano dunque soli tra quelle quattro mura, l'uno di fronte all'altra, consapevoli dei propri desideri e dei sogni e delle aspettative riguardo allo scambio d'amorosi sensi di cui avvertivano la naturale urgenza che, tuttavia, ancora non si sentivano pronti a vivere nelle rispettive residenze.
Se le cose fossero, per mille una ragione, andate a rotoli tra loro o se tutto il resto si fosse rivelato davvero noia come cantava il Califfo Romano, sarebbe stato più semplice chiudere tutte le parentesi aperte e lasciare il risultato dell'equazione sulla lavagna dell'oblio: il tempo, che non sarà un galantuomo ma sa fare il suo mestiere, l'avrebbe ripulita da par suo.
Era un momento cruciale per entrambi e per la loro storia, di quelli in cui non si possono sbagliare nemmeno le parole: invece lei volle giocare d'azzardo fingendo un pudore di cui aveva deciso di sbarazzarsi dal momento in cui aveva incrociato lo sguardo di Lucio.
«Sarò sincera con te: io non sono mai stata con un uomo...
Così intimamente, intendo...»
«Ah, ma se è per quello, nemmeno io!
A saperlo prima, mi portavo uno smoking e un papillon o una cravatta: sai, alle “prime” si deve andare vestiti a festa...»
Lo disse talmente serio che lei rimase allibita per un milionesimo di secondo: poi, l'ironia fece breccia e ne risero entrambi.
Priscilla si avvicinò, si strinse a lui e gli appoggiò le mani sul petto sfoderando il sorriso più smagliante e ammiccante che possedeva, accompagnato da un dolce imperativo.
«Baciami, scioccone!»
Lucio non se lo fece affatto ripetere e non sprecò nemmeno un nanosecondo: seguì l'istinto senza pensare e l'inquietudine si dissolse mentre, dalle labbra in poi, le loro anime divennero una sola.

©2025 Testi di Claudio Montini
©2021 Immagine di Orazio Nullo

sabato 1 novembre 2025

A Pavia, un appuntamento letterario da non perdere (se possibile...)

 Nell'ambiente ideale per quelli che la cultura è una bella cosa
di Claudio Montini

 L'effervescente Biblioteca Mirabello Scala di Pavia ospita, il 7 Novembre 2025 alle ore 18, una brillante narratrice dal multiforme ingegno, Marina Crescenti, per illustrare e dare conto e notizia della sua più recente produzione. Anche un giallo è un romanzo ed è un'opera letteraria che ha la medesima dignità di tutte le altre che l'hanno preceduta o che si occupano di altri temi: anzi, un poliziesco è meglio di un saggio sociologico, in primis, perchè è meno noioso e, in secundis, perchè consente una critica diretta e schietta alle storture e alle magagne della società moderna con un linguaggio affatto aulico, non omologato, non da specialisti ma più vicino ai veri destinatari di tutti i prodotti degli intellettuali, o presunti tali, che si candidano ad essere autorità morali e culturali: noi, il popolo comune, la maggioranza silenziosa (perchè impegnata, una volta tanto, a tenere lo sguardo sulle righe di una pagina invece che sulle piastrelle di silicio e terre rara e plastica). Anche se non potrò andarci, dico "EVVIVA!" e auguro buona lettura e buon divertimento a tutti. ©2025 testo di Claudio Montini - immagine condivisa dal profilo Facebook di Marina Crescenti

giovedì 30 ottobre 2025

Suggerimento di lettura o idea regalo...

Sessanta secondi sospesi durante Halloween, a maggior ragione!!

di Claudio Montini

Per stare in tema Halloween, vi consiglio questa mia creazione per la collezione "GLI ATOMI-micro romanzi per chi va di fretta", intitolata SESSANTA SECONDI SOSPESI: si trova agilmente su amazon.com sia come ebook che in cartaceo.
Vi regalo un breve estratto tratto da questa favola tragica allestita in un teatro improbabile, ma reale, come il paese (o borgo, come in maniera irritante, a mio parere, si usano definire le piccole località e i villaggi dello Stivale Italico) dove sono cresciuto, vale a dire Sairano di Zinasco (come lo definivano mio padre e mio nonno), in provincia di Pavia.
In questo teatro, come in tanti altri luoghi sulla Terra, grazie a Dio, cielo e terra si toccano nell'intersezione in cui nascono i sogni, anche dopo le peggiori disgrazie e il corollario di dubbi che il dolore amplifica e sottolinea, affinché si riaffermi la speranza in una vita migliore anche dopo quella spesa in questa valle di lacrime.
[...] Non ti sopravvivrò, almeno questo mi è stato risparmiato...
Questa è la sola cosa di cui io possa menare vanto, se non si considera il fatto che io abbia vissuto sessanta secondi più di ogni altra creatura dell'universo.
[...] E' un regalo concepito e offerto da Dio per non soffocare la speranza, per dare una risposta quasi consolatoria all’ultima domanda che ciascuna creatura sensibile e senziente si pone, quella prima del suo giudizio insindacabile.
Il tempo si ferma e lo spazio si deforma quanto basta a fare in modo che i piani paralleli della vita si tocchino senza annichilirsi: un'ulteriore occasione per un congedo sereno, lo spazio per un "arrivederci" senza rimpianti, la concessione di uno sguardo disincantato alla propria memoria. [...]
Un minuto d'amore, alto come il cielo e profondo come il mare, insegna più di una vita a correre e cadere: tutto il resto è fatica sprecata e tempo perso. [...]
Buona lettura a chi vorrà ordinarlo e anche a chi si limiterà a leggere questo post!

©2025 Testo e immagini Claudio Montini

venerdì 24 ottobre 2025

In ricordo di un poeta amico...

Dedicato a Massimo Pistoja (1958-2022)
di Claudio Montini


In questi giorni, la data non me la ricordo mai perché mi fa male, tre anni fa circa, veniva a mancare una persona a me molto cara sebbene non ci fossimo mai incontrati di persona. Avevamo stima l'uno dell'altro ed eravamo dei sognatori incalliti, apprezzavamo i pittori impressionisti e gli artisti puri, ovvero quelli che facevano qualcosa di bello per gli altri e per sé stessi senza porsi il problema di una remunerazione. Lui amava la poesia perché era il modo più diretto per mostrare e organizzare le proprie emozioni, io mi sentivo più a mio agio con la prosa, con la narrativa perché volevo creare un mondo almeno giusto, se non perfetto, in cui scappare quando questo attuale diventava brutto e cattivo.
Mi affidò un sogno, il suo sogno, chiedendomi di coltivarlo e svilupparlo e farlo crescere e maturare e di mettere tutte le parole che servivano per farne un romanzo, il suo romanzo.
Lui aveva poco tempo, forse lo sapeva già ma aveva deciso di lottare fino all'ultimo chilometro e di regalarsi quella soddisfazione: un poeta che diventa narratore e trasfigura la sua vita, la nasconde tra le righe nello stesso odo in cui lo ha fatto con versi e strofe.
Accettai senza perdere un'istante e iniziai un viaggio con dei personaggi e delle trame non del tutto mie le quali, tuttavia, modificarono e migliorarono (almeno credo che sia così) il mio stile e il mio approccio a una qualsiasi storia che bussi all'uscio della mia fantasia.
Per quanto mi sia sforzato e abbia prodotto in grande quantità, non sono arrivato in tempo cioè prima che l'ospite indesiderato si prendesse la sua coscienza e il suo ultimo respiro.
Forse quel giorno, per qualche misterioso motivo, mi venne fuori dalle dita e dalla matita la poesia che segue. Buona lettura a voi e arrivederci a Massimo Pistoja (1958-2022): ovunque tu sia, spero che tu possa perdonarmi e aiutarmi a trovare la strada giusta.

Scrivi sopra un sasso di pietra dura
queste parole a specchio della mia paura
non è facile salire sulle spalle della cultura
ma fare senza rende la vita una sterile pianura.

Non cercatemi né qui né altrove.
Non pensatemi, né oggi né domani.
Non biasimatemi mai più di ieri:
ho davvero finito d'offender Dio.
Ho sprecato più di quel che abbia ricevuto
e ho smesso di chiedere perdono e aiuto.

Scrivi sopra un sasso di pietra dura
queste parole a specchio della mia paura:
non è facile salire sulle spalle della cultura,
ma fare senza rende la vita una sterile pianura.

Avevo tutto il necessario apparentemente
per condurre una mano ricca e vincente,
ormai neppure ho gli occhi per piangere:
infatti, in un istante, li ho chiusi per sempre.
Era ora, era scritto, era tempo che finisse.

Scrivi sopra un sasso di pietra dura
queste parole a specchio della mia paura:
non è facile salire sulle spalle della cultura
ma fare senza rende la vita una sterile pianura.

Sono l'eco di cento canzoni dimenticate
dalla punta delle falangi del suonatore
che pigia ogni volta gli stessi pulsanti
per raccogliere effimeri complimenti:
appunto è tanta, troppa fatica per nulla!

©23/10/2022 (poesia) -24/10/2025 (prosa)  Claudio Montini