mercoledì 17 settembre 2025

Sentenze da scrivano di campagna - episodio 2

Uno sputo in un occhio
di Claudio Montini

La verità delle cose è nascosta nei dettagli, nelle pause, tra le righe e nelle sfumature colte durante un battito di ciglia, come una frase banale ma furi luogo oppure un'ardita allusione o uno sciocco doppio senso.
C'è chi la vede e chi no: poi ci sono gli altri.
Quelli che si contentano di frettolose spiegazioni, adottando la versione più comoda, quella più rassicurante, quella moralmente più accettabile.
Vale a dire che se la verità è brutta, sporca e cattiva tanto da fare paura e ribrezzo, si finisce per costruirne una alternativa, più morbida per certi aspetti, che non atterrisca più di tanto e che si possa dimenticare in fretta una volta messo sotto chiave il presunto colpevole: anche senza prove schiaccianti o la cosiddetta "pistola fumante".
Tutto il resto è noia, morbosa noia: anche per le vittime che non possono parlare né ritornare in vita a reclamare giustizia o, almeno, tirare uno sputo in un occhio ai propri carnefici.

©2025 testo di Claudio Montini
©2017 Immagine di Orazio Nullo "Flying seed" Atelier Des Pixels gallery

sabato 16 agosto 2025

Letti & Piaciuti: OMICIDIO ALLA MARINA DEI CESARI di Gabriele Prinelli - Gemini Grafica Editrice (2025)

COME SOLO LE BELLE STORIE SANNO FARE

di Claudio Montini


Finalmente c'è del bello e del nuovo nell'asfittico e sovraffollato panorama letterario italiano, ricco di titoli e parole e iperboli e altre stravaganze spacciate per cultura del terzo millennio: tutta roba già vista o sentita, rimasticata e di nuovo sputata malamente, riscaldata o rivisitata con abbondanti dosi di presunzione, superbia e alterigia culturale da professorini compunti, impomatati e incipriati ancora convinti di portare la luce nei campi e alle masse operaie. 
OMICIDIO ALLA MARINA DEI CESARI -Il giallo dell'estate (Gemini Grafica Editrice, 2025) di Gabriele Prinelli è il piccolo gioiello che non può mancare alla vostra biblioteca, l'eccezione che conferma la regola, la storia o la fiction che stavate aspettando, il romanzo apparentemente leggero e d'evasione che invece è ricco e gustoso dal punto di vista dello stile e dei contenuti, poiché si legge senza fatica a tutti i livelli d'istruzione e si “vede” come se si fosse di fronte a uno sceneggiato televisivo che va in onda davanti ai vostri occhi parola dopo parola, riga dopo riga, pagina dopo pagina senza perdersi in voli pindarici, minuziose descrizioni ambientali o altri stravaganze sintattiche o semantiche o linguistiche. 
Infatti l'autore, milanese di nascita e lomellese d'adozione per amore, della sintesi tipica dei poeti capaci di illustrare scenari immensi e complessi anche con una sola frase, del ritmo serrato proprio dei giornalisti e dei cronisti dei tempi andati (vale a dire quelli in cui quella professione era ancora una cosa seria), della cura e della precisione linguistica e grammaticale intesa come scelta artistica di esprimersi nel miglior italiano possibile, riesce a fare di tutto ciò i propri punti di forza e a suscitare fascino, attenzione e interesse crescenti verso l'opera sua, pur maneggiando temi ed elementi e “materie prime” tipiche e peculiari del romanzo “noir” e dell'intera letteratura “gialla” presente, passata e mondiale che, infine, risulta essere protagonista occulta o “spalla” ispiratrice del personaggio principale. 
C'è un omicidio, quello di una giovane donna rinvenuta cadavere a bordo di natante di lusso alla fonda presso il porto di una cittadina adriatica e marchigiana; lo yacht in questione appartiene a un facoltoso industriale e uomo d'affari, a sua volta, amicissimo di un esponente politico nazionale già catapultato dal proprio partito in quella regione e da quel collegio elettorale “miracolosamente” approdato al parlamento della Repubblica Italiana. 
C'è la presunta quiete della provincia italiana che viene, dunque, messa seriamente in discussione e l'avvio delle inchieste, giudiziarie e giornalistiche, interessate più al ripristino del quieto vivere o alla condanna morale preventiva tanto di vittima quanto dell'ignoto carnefice che alla ricerca di una qualche verità, legale o fattuale. 
Quest'ultima, per altro, come tessere di un mosaico divelte e portate a spasso dalle correnti del Mare Adriatico, si muove alla deriva lambendo altri territori d'indagine e di scandalo rispetto all'evento delittuoso accaduto alla Marina dei Cesari di Fano (PU), per farvi ritorno grazie a un disinteressato ma attento osservatore, un “umarell” da cantiere squisitamente letterario, poiché già bibliotecario ma ora in pensione, il quale, forte delle sue letture e degli insegnamenti che ha ricavato da esse oltre a una serie di capoversi notevoli che si è appuntato mentalmente e fisicamente, unisce i puntini del disegno cifrato e risolve il rebus mettendo in fila dati, eventi ed ipotesi. 
Come Agatha Christie docet nel finale di Dieci Piccoli Indiani, egli affida la dimostrazione della propria tesi sulla dinamica del delitto a una lettera anonima, che il direttore de Il Resto del Carlino non leggerà mai ma che aiuterà le forze dell'ordine a risolvere il caso, limitando i danni collaterali per i sopravvissuti e una sorta di giustizia tardiva per la vittima. 
Insomma, tutti guadagneranno più di quel che rischiavano di perdere e il quieto vivere stabilmente tornerà a dominare la Marina dei Cesari in Fano (PU). 
Dunque, in OMICIDIO ALLA MARINA DEI CESARI -Il giallo dell'estate (Gemini Grafica Editrice, 2025) di Gabriele Prinelli, gli ingredienti per un buon giallo leggibile e godibile in tutte le stagioni ci sono tutti: ciò che lo rende una meravigliosa, piacevole e divertente novità è la sua scorrevolezza narrativa schietta, misurata, elegante e chiarissima, mai banale né scontata e neppure stravagante a titolo gratuito, che non distrae il lettore ma lo invoglia a non staccarsi dalle pagine. 
Inoltre è notevole e deliziosa la precisione chirurgica con cui mette in mostra l'ipocrisia manichea, la superficialità, il cinismo imbarazzante congeniti nella società italiana, a partire soprattutto dai livelli intermedi e andando a salire a quelli dirigenti, cui non si oppone ma si adegua il mondo dell'informazione ormai troppo più attento al contenitore che ai contenuti e, di conseguenza, meno che mai alla verità nella ricostruzione delle dinamiche dei fatti. 
Vale a dire che le domande da porsi sono evidenti e qualcuno ci prova a interrogarsi e interrogare ma, per evitare di calpestare calli importanti o avventurarsi in un campo minato senza mappa o per altri interessi o tornaconti personali, non si sforza di aspettare risposte o di andarle a cercare come invece insegnano, a modo loro, tutti i capolavori della letteratura del passato e i loro personaggi di punta che Prinelli, lettore a sua volta, adopera con garbo e maestria per spalleggiare i ragionamenti del suo antieroe e solutore più che abile di enigmi. 
Il lavoro che l'autore ha fatto sull'idea, prima, sulla sceneggiatura, poi, sul testo, infine, è opera di cesello da orafo geniale alla Benvenuto Cellini, di sottrazione e condensazione e distillazione di essenza rara da raffinato e abile profumiere d'altri tempi: esso dona ritmo serrato e corpo e spessore di tipo teatrale a tutto l'impianto narrativo e ai personaggi, minori e maggiori, senza stravaganze né espedienti retorici o eccessi descrittivi. 
In ultima analisi, OMICIDIO ALLA MARINA DEI CESARI -Il giallo dell'estate (Gemini Grafica Editrice, 2025) è un romanzo che si legge con piacevole agilità e si “vede” nella mente con netta immediatezza sin dalle prime battute grazie alle parole scelte con cura dall'autore, Gabriele Prinelli, per sentirsi accanto a lui dietro la macchina da presa o presso una quinta del palcoscenico sul quale ha allestito questo giallo dell'estate, buono da leggere e gustare in tutte le stagioni dell'anno poiché capace, come pochi ultimamente, di materializzarsi nel lettore senza ansia e senza sforzo e senza altre noie ad ogni volgere di pagina lasciando soddisfatti e sazi come solo le belle storie sanno fare.

©2025 Testo e immagine di Claudio Montini 

venerdì 8 agosto 2025

Una cosa bella nella vita: una passione mai sopita

Contro l'oblio dell'età

di Claudio Montini

Non ti chiedo come stai
ci penso sempre e lo faccio mai.
Mi accontento di sapere che ci sei,
sempre più lontana di quanto vorrei.
Conosco il numero ma non ti chiamo:
se non riuscissi a dirti che ti amo,
metteremmo in fila solo i nostri guai.
A volte, davvero, mi chiedo come fai
ad essere la parte migliore di me,
cioè quel che non ho saputo dare a te,
a correre incontro alla vita
a braccia aperte e faccia divertita,
così come viene, un giorno alla volta.
La questione non si è mai risolta
rispondendomi che non sono fatti miei:
se ascoltasse, al cielo domanderei
che tu possa incontrare altri due occhi felici
di condividere ciò che sei, fai o dici.
Sarei il primo a congratularmi,
pur sapendo che rimarrà a consolarmi
un ricordo, un sorriso, forse una poesia
e poco altro che l'oblio dell'età si porterà via.

©2025 testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo  


domenica 3 agosto 2025

Ortiche di Andrea Stefanet dall'album "Il rumore del vento"


Quando il Nebraska di Springsteen e il basso Piemonte di Andrea Stefanet e soci si incontrano, si somigliano e non hanno alcunchè da invidiarsi perchè sprigionano la stessa energia creativa! Ascoltare per credere!!
Claudio Montini

mercoledì 9 luglio 2025

L'ombra in fondo al viale - Notturno, seconda stagione: puntata n. 23

Troppo tardi per volerti bene

di Claudio Montini

C'era un'ombra in fondo al viale di una casa che, tanto tempo prima, era stata sua e che aveva lasciato senza rimpianti, certo di non doverci mai più tornare.
Eppure, era di nuovo lì a cercare qualcosa che credeva di avere perduto o dimenticato, un dettaglio o un accessorio o un ricordo, forse un nome o un volto.
Avrebbe potuto domandare un'indicazione, un suggerimento, un'informazione a quell'ombra dal profilo umano, immobile nella penombra del viale, al limite della sua vista però difficile da evitare poiché coincidente col punto focale della prospettiva: ma non aveva alcuna intenzione o voglia di farlo perché si trattava esattamente dell'appuntamento con l'ignoto che, già fissato a sua insaputa fin dalla nascita, non sarebbe stato procrastinato.
La discesa, del resto, era già cominciata e quel viale dei passi perduti ne faceva parte.
Si dice che l'assassino, non si sa per quale malsano ragionamento, ritorni sul luogo del delitto e si mescoli ai curiosi, domandando opinioni e mendicando notizie.
Sarebbe stato meglio per tutti, se fosse partito di nuovo sebbene il futuro fosse ormai alle spalle e non potesse pare altro che dimenticare il male fatto, anche inavvertitamente, o rimpiangere il bene ricevuto, inaspettatamente o immeritatamente, ma mai abbastanza ricambiato.
Partire?
Per andare dove?
Per uscire e poi rientrare?
Per separarsi e quindi allontanarsi?
Per chiudere un portone, un capitolo, una storia e ricominciare, con la medesima faccia di bronzo, a commettere gli stessi errori altrove?
Senza l'ombra di un pentimento, di un ripensamento, il graffio di un rimorso?
Sentiva di essere una particella, dotata di massa ed energia, in balia di forze ostinate e contrarie e imponderabili, ormai non del tutto ignote anche alla scienza: tuttavia la figura irriconoscibile in fondo al viale, fece cenno di avere le risposte tanto agognate.
«Non ho più paura di te, anche se non ti conosco e, quasi certamente, non conoscerò il giorno in cui arriverai a prendermi per mano.
Hai seguito tutte le mie orme e, talvolta, hai camminato al mio fianco.
Non mancherò al nostro appuntamento, è già stato dato e fissato: ci arriverò, come al solito, per la via sbagliata o quella più complicata ma, sicuramente, quella più lunga ad ogni costo.»
L'ombra in fondo al viale, adesso di casa sua, indicò la discesa e il ponte d'argento e il cancello di ferro dorato in fondo ad essa, accettando la sfida.
«La vita, a volte, è una barzelletta scritta male e raccontata peggio: ti lascia lì dove sei, tramortito o stecchito, poco le importa della differenza, senza fare ridere oppure fare piangere nemmeno gli sciocchi o gli ignoranti, gli intelligenti o i sapienti, gli spiriti semplici e quelli sofisticati.
Rimpiango i tempi in cui c'era ancora la pietà.»
Intanto il tramonto introdusse la sera che, a sua volta, cedette il posto alla notte la quale, tuttavia, si guardò bene dal portare consiglio o sogni e si dileguò alle prime luci dell'alba, insieme alla luna e tutte le altre stelle.
Per tutto il tempo, almeno fino ai primi chiarori del giorno, l'ombra in fondo al viale del tempo perduto non fece una piega: sapeva bene fare il suo mestiere e recitare la propria parte fino in fondo, senza tentennamenti, dal momento che non è necessario correre ma basta arrivare puntuali.
L'orologio senza lancette squagliato come un gelato sullo spigolo del tavolo, gli alberi spogli, la città vuota e i burattini senza fili, senza volto, senza prospettive dichiararono conclusa la ricerca e passarono davanti ai suoi occhi mentre la sabbia della clessidra scendeva imperterrita, ignara oppure perfidamente consapevole di essere prossima ad esaurirsi.
Il figlio di una tempesta ormonale si mise la giacca, s'aggiustò il nodo della cravatta, abbottonò i polsini della camicia e prese il cappello non prima d'aver spazzolato a lucido le scarpe, allacciate con cura e pazienza: non aveva altro da fare che muovere qualche passo lungo il viale.
Lasciò un foglio bianco, senza segni, intonso sul tavolo e una matita ben appuntita a beneficio, così pensava, di chiunque si fosse trovato a fare a meno di lui.
Dopo tutto, in ogni pagina bianca c'è una poesia nascosta e, se pensi con amore e ami con intelligenza, non faticherai a leggerla.
Altrimenti lo farà l'ombra in fondo al viale di casa tua, mentre tu sarai già passato oltre e sarà troppo tardi per volerti bene.

©2025 testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni condivisa dal profilo Facebook

sabato 5 luglio 2025

Sentenze da scrivano di campagna - episodio 1

Eternamente irraggiungibile... 

di Claudio Montini

Un manipolo di eroi non cambia il corso degli eventi.
Avete voglia a scandire slogan, seccandovi le fauci e graffiandovi la gola, a organizzare marce e vertici e raduni: la verità è amara ed è una sola. 
Quale? Siete ancora così ingenui e sprovveduti da non aver compreso alcuna lezione dalla Storia?
La rivoluzione dei "se" e dei "ma", senza copertura finanziaria, non si fa e non si farà finché alcun gettone non cadrà nell'apposito cassetto. 
Le belle parole sono munizioni senza ogiva né polvere da sparo: si perdono nel vento come il fumo del tabacco che brucia tra le dita, mentre il petrolio riempie un barile dopo l'altro, il rifiuto speciale una buca in una terra ignara, l'uranio arricchisce l'ennesimo tiranno e signore della paura.
Intanto, la fame e i medicinali scaduti insieme a quelli negati per calcolo economico fanno piazza pulita del superfluo materiale biologico esausto, difettoso, in esubero oppure obsoleto.
In un libro vecchio quanto il mondo e, mai come oggi abusato e misconosciuto, un saggio sconosciuto scrisse che c'è un tempo per ogni cosa, sotto al cielo che sovrasta gli uomini.
A lui non piaceva il suo tempo, a me non piace questo che stiamo vivendo: eppure, entrambi, dopo millenni, stiamo ancora cercando di rintracciare Dio per chiedergli conto del peccato che avremmo commesso per meritarci un simile castigo.
Che abbia spento il telefono? Sembra eternamente irraggiungibile...

©2025 testo di Claudio Montini
©2021 immagine di Orazio Nullo "Partnership" da Atelier Des Pixels gallery

lunedì 30 giugno 2025

Un omaggio per il giorno dei santi Pietro e Paolo...

Un ricordo di "UNA PASSIONE DI FAMIGLIA"

di Claudio Montini
 Anche se il giorno dei santi Pietro e Paolo si è già concluso, mi ostino a celebrarlo condividendo con voi un piccolo brano tratto da "UNA PASSIONE DI FAMIGLIA" , volume 11 della serie "GLI ATOMI - micro romanzi per chi va di fretta" autopubblicato un po' di anni fa. Si tratta di una storia del tutto vera anche se interamente sognata dal sottoscritto, durante un brevissimo ricovero ospedaliero e un'esperienza di pre-morte di cui rendo conto nel libro stesso.

[...]
Mi guardavo intorno e non trovavo risposte alle incongruenze, ai dubbi, alle dissonanze di quell'esperienza che interessava i cinque sensi ma non poteva essere vera.
"Sono finito in un altra dimensione? Sicuramente fuori dal tempo e dallo spazio ordinario...
Come in un teatro di posa, dove i registi realizzano i sogni che hanno immaginato...
Eppure, io li vedo bene e ogni cosa è al suo posto nel cortile, persino i profumi e le voci e le tovaglie...
Tutto somiglia tanto a quella serata della fine di giugno di tanti anni fa, non avevo ancora la patente per guidare l'automobile...
Avevo il motorino ma non avevo ragazze da andare a trovare...
Ma sì, quell'estate in cui il giorno dei santi Pietro e Paolo era ancora festa nazionale e comandata, prima di essere abolita dal governo, insieme a tante altre l'anno successivo, addirittura con la benedizione dei preti per via del nuovo Concordato..." pensai, nonostante il sonno profondo.
No, non era per quello che ricordavo l'episodio: era, piuttosto, per l'aura di terrore che circondò la figura di mia madre prima, durante e dopo la serata e che ignorai volutamente per incosciente ottimismo d'adolescente.
La cena andò in onda al sabato e mia madre Elda, che lo seppe solo il venerdì pomeriggio, era già pronta alle esequie del consorte per lunedì, martedì al massimo.
Non erano passati che cinque mesi dal terzo infarto consecutivo che lo aveva colpito e lei, che avrebbe voluto rinchiuderlo sotto una campana di vetro mobile su cuscino d'aria come un hovercraft, si convinse che quella sarebbe stata l'ultima cena di suo marito.
Carlo, infatti, si esibì nel percorso completo e non si lasciò sfuggire una sola portata: antipasti misti di salumi e sottaceti, polenta e frittura con straccetti di lombo in umido, polenta e gorgonzola, scaglia di grana padano e torta gelato, innaffiando il tutto con una bottiglia intera di lambrusco imbottigliato un mese prima, giusto una settimana dopo essere arrivato in damigiana dai dintorni di Reggio Emilia grazie all'autotreno di un'attempato autista venuto a caricare da noi un carico di ritorno, mais destinato agli allevamenti della terra del parmigiano reggiano e del prosciutto crudo, per non rientrare senza remunerazione.
Si usa, nel mondo dell'autotrasporto, evitare andate o ritorni senza carico poiché non viene né fatturato né rimborsato dalle aziende committenti; allora, si cercano o si accettano carichi per consegna verso la strada di casa: in questo caso, a quel camionista erano toccate due consegne di grano tenero presso un mulino pavese e altrettanti “ritorni” di mais per uso zootecnico.
Non ho mai saputo come sia andata, come abbiano familiarizzato: probabilmente avranno parlato di trattorie e tradizioni culinarie, fatto sta che la seconda volta, dalla cabina del camion scesero due damigiane e salirono due scatoloni di confezioni di riso, una di Arborio e una di Carnaroli, che mio padre usava regalare sotto le feste di Natale ad amici e clienti di riguardo.
Forse già sapeva che il gran finale non era tanto lontano e voleva levarsi uno sfizio, voleva godersi la famiglia nel miglior posto nel quale quel concetto si esprime con generosità e voluttà: a tavola, davanti a piatti pieni e forchette pronte e bicchieri colmi.
Conoscendo i suoi polli, forse, ci stava pensando da parecchio ma si era ben guardato dal lasciarselo sfuggire di bocca; aveva scelto con cura le parole e le mosse da fare e da ispirare; aveva atteso il momento giusto e tutti recitarono, ignari, secondo il copione che da solo aveva immaginato.
Circondato anche da figli e nipoti e un paio di amici, proprio di quelli là così discreti ma presenti e cari più dei familiari, trascorse una bella serata beata e dormì sereno quasi senza russare; il giorno dopo andò pure a messa e trascorse il pomeriggio a fare fatture e registrare carichi e scarichi: la fine arrivò soltanto tre anni e mezzo dopo, in un letto d'ospedale e non in quello di casa.
Riteneva che l'agonia di un genitore non fosse un bello spettacolo per i propri figli e, d'accordo col medico di famiglia, volle fare un'ultima cosa per loro: farsi ricoverare affinchè non ne fossero spettatori impotenti.
©2020 - 2025 Testo di Claudio Montini diritti riservati
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