giovedì 12 dicembre 2024

Il carretto fiorito e il proverbio finito - episodio 4

Ne vado fiero e non mi maledico
di Claudio Montini

Nei tuoi occhi innocenti passano ombre e lampi di luce colorata di cui vorrai sapere di più, un giorno molto lontano da ora.
Ne so troppo poco del mondo per spiegartelo in questo momento, per insegnartelo strada facendo, per lasciarti la convinzione che, nonostante tutto il male possibile, esso possa essere un bel posto dove vivere e prosperare quando vedrò le tue spalle allontanarsi dalla polvere in cui mi confonderò, annullerò e dissolverò.
Sei una donna indipendente, consapevole e sensibile: ricordalo sempre a chiunque provi a cingerti le spalle sussurrando frasi d'amore, le più infide e pericolose.
Difendi, con le unghie e coi denti, la tua libertà e la tua dignità e la tua intelligenza: non basta mai amare e poi fare ciò che si vuole, lo sapeva bene anche Agostino vescovo e santo.
Come lui, sono stato un uomo fortunato per avere incrociato la tua rotta ed aver navigato insieme o accanto a te, per qualche istante luce, lungo le direttrici del tempo e dello spazio descrivendo una curva o un qualsiasi altro insieme di punti coerenti e coordinati di cui, probabilmente, non resterà traccia nel tessuto dello spazio-tempo.
Ho imparato molto da te e ti ho insegnato pochissimo: sono in debito e posso soltanto ringraziarti per la calorosa, profonda, ricca e saporita umanità che mi hai donato senza voler altro in cambio che non fosse affetto, rispetto, qualche dolcetto e nessuno scherzetto.
Infine, ho scelto te, non una donna qualsiasi, per amico e giammai me ne sono pentito: è il solo meraviglioso, splendido e clamoroso disastro di cui vado fiero e non mi maledico.
Altre e diverse stelle veglieranno sui nostri passi o sui nostri inciampi, altre lacrime e sudori e gocce di sangue bagneranno il carretto fiorito che passa quando il proverbio è finito.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo "Wizards of Oz" by Atelier Des Pixels Gallery

giovedì 5 dicembre 2024

Da questa finestra sul mare (feat. Gauzzi Fabio) di Marco Alexander Gardella (2024)

Un sogno!! Una meravigliosa esperienza d'ascolto!! Finalmente si torna a cantare come si deve: si respira la vita e la vita sei tu Marco Alexander Gardella!!! Non me ne vogliano i nostri comuni amici musicisti, Matteo Melzi e Andrea Stefanet, ma erano anni che aspettavo un brano così elegante, come un valzer inglese o un foxtrot, insomma un lentone di quelli da fare innamorare anche i cubetti di ghiaccio nel whisky on the rocks, bevuto con una bella signora su una rotonda sul mare. Una scrittura elegante e mai sopra le righe, con un bel portato della voce piena, di gola e diaframma, infilata in un bell'abito da sera e pienamente a suo agio, tanto da trasmettere tranquillità, serenità, emozione pura e genuina senza eccessiva malinconia per la bella stagione passata. Insomma, un bel camino acceso, una bella poltrona comoda, una calda coperta che riscalda il cuore e l'anima accanto a una persona importante, nelle cose piccole e quelle grandi, nella buona e nella cattiva sorte, generosa e leale ma non necessariamente specchio della nostra faccia perchè, dopo tutto, è per questo che l'amiamo. Finalmente, un sogno musicale per sognare così come mi ha fatto sognare per anni Neil Diamond con "September morn": evviva la bella musica leggera che i ragazzotti nuovi dovrebbero, se non imparare, almeno ascoltare senza pregiudizi per scoprire che queste piccole opere rimangono più a lungo nella memoria delle loro cacofonie diatoniche sincopate e parossistiche.

©2024 Testo di Claudio Montini ©2024 Musica e immagini di Marco Alexander Gardella condivisi dai profili Facebook e YouTube

martedì 3 dicembre 2024

Per dire, finalmente, "Mai più vite recise"

Tinte forti per dire: "basta!"

Il vento di scirocco
di Claudio Montini


Il vento di scirocco
agita il mio ciuffo,
mescola vano e sciocco
con la voglia di un tuffo
in un mare di tinte
forti, squillanti e decise
per dire, finalmente,
“Mai più vite recise!”

Usciremo dall'emergenza,
sì, un giorno, prima o poi:
devi avere pazienza.
Oltre il ponte degli eroi,
c'è il viale dei ciliegi
perennemente in fiore:
lì non hai privilegi,
se non hai dato amore
chiedendo in cambio nulla
se non la stessa uguale
evanescente bolla
che vola e non fa male.

Chiamami col mio nome:
saprò farmi notare,
senza pensare al come.
Basterà fischiettare
quella vecchia canzone
che ha aperto gli occhi
all'intera nazione
piegata sui ginocchi,
stremata dalla guerra.
Con le ciglia asciutte,
i piedi piantati a terra,
canterò per tutti e tutte.

Il vento di scirocco
agita il mio ciuffo,
mescola vano e sciocco
con la voglia di un tuffo
in un mare di tinte
forti, squillanti e decise
per dire, finalmente,
“Mai più vite recise!”

Io sillabo a matita,
su bianchi dorsi intonsi
già usati e a fine vita,
sogni ma non responsi
di oracoli o versi criptici,
soltanto per diletto,
senza scopi pratici
se non donare affetto.

Il vento di scirocco
agita il mio ciuffo,
mescola vano e sciocco
con la voglia di un tuffo
in un mare di tinte
forti, squillanti e decise
per dire, finalmente,
“Mai più vite recise!”

©2024 Testo di Claudio Montini (inedito)
©2024 Immagine di Rosalba Conte condivisa dal suo profilo Facebook, per gentile concessione


venerdì 8 novembre 2024

Il carretto fiorito e il proverbio finito - episodio 3

PROPRIO A DESTRA DELL'ULTIMA PAROLA

di Claudio Montini

Chi ha tempo, non aspetti tempo: quello giusto non arriva mai sebbene anche un orologio rotto e fermo da un'eternità, almeno due volte al giorno, sappia indicare l'ora esatta.
Un vecchio saggio mi disse che, per comandare, bisogna essere capaci di fare mentre l'altro, con una tazzina di caffè fredda e vuota, seduto in balcone mi ammonì che doveva passare la nottata poiché ogni cosa ha il suo tempo per maturare, cuocere e farsi consumare.
Li ho ascoltati per pura cortesia, per rispetto all'anzianità ma non li ho seguiti: sono bravissimo a sbagliare facendo di testa mia!
Ho poche idee ma ben confuse e nemmeno il becco d'un quattrino per procurare loro un biglietto per viaggiare dalla fantasia alla realtà.
Ho scarpe grosse che hanno fatto troppi passi falsi verso sirene e falsi miti.
Ho un cervello per un terzo bacato, per un'altro terzo suonato dagli schiaffi del passato mentre l'ultimo terzo è ingolfato di sogni mostruosamente proibiti.
Se mi dessero un soldino di rame o di ottone per ogni sorriso che ho suscitato, non sarei certo più ricco di adesso che ho una matita in mano e un pezzo di carta bianca pieno di me, delle mie parole e dei miei pensieri che i tuoi occhi hanno intuito, avvertito e seguito fino a questo punto: sì, quello posto immediatamente a destra dell'ultima parola.
Infatti, è passato un carretto fiorito e il proverbio è così finito.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo "Into diamonds ocean" - Atelier Des Pixels Gallery

Il carretto fiorito e il proverbio finito - episodio 2

PORTERANNO VIA QUALCOSA RIDENDO

di Claudio Montini

Nella stagione dei disinganni, troppe galline cantano senza aver mai fatto un uovo in tutta la vita che si sono lasciate alle spalle.
Se sei a terra sdraiati e dormici sopra perchè avrai bisogno di tutte le tue forze per alzarti di nuovo: mettiti al riparo, piuttosto nasconditi se è il caso, ma non dare al nemico la soddisfazione di vederti piangere o sanguinare o di lamentarti in qualunque altro modo.
La userà per colpirti e ferirti senza toccarti, per piegarti e annientarti soffocandoti, prima nel tuo orgoglio e poi nel tuo sangue.
Nessuno verrà a salvarti o a medicarti senza ricompensa, così come nessuno scenderà dal carro del vincitore per farlo.
L'hai fatto anche tu, a suo tempo: sai benissimo come funziona il meccanismo perverso secondo cui agiscono i lupi travestiti da agnelli.
Poi ci sono gli squali, le piovre, le sanguisughe, le serpi in seno, iene e sciacalli che ti chiamano amico piuttosto che parenti e presunti amanti, civette incipriate e corvi del malaugurio pronti a ghermire la tua pelle, ogni singola libbra della tua carne, i tuoi occhi e le parole, persino il tuo ricordo, per giocarsi tutto questo tirando dadi come i legionari ai piedi delle croci del Golgota: senza pietà per l'altrui sorte, ognuno si porterà via qualcosa ridendo.
Ma anche per loro, passerà il carretto fiorito e il proverbio sarà finito.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2024 Immagine di Orazio Nullo "Not in my name" - Atelier Des Pixels Gallery

Il carretto fiorito e il proverbio finito - episodio 1

LO SPECCHIO DEL BAGNO 
 di Claudio Montini

«Ti sembro pazzo, forse? O mi preferisci malato? Oppure sciocco e ottuso e pauroso di ogni cosa che non conosco, che non capisco, che non ho visto mai prima d'ora?
Potrei essere tutte queste cose e, nel mio intimo, nessuna di esse: reciterei benissimo tutte le parti, improvvisando battute di facile presa non trascritte sul copione pur di apparire credibile, pur di fare bella figura, pur di creare aspettative destinate ad essere deluse.»
L'acqua, finalmente, scendeva calda dal rubinetto: allora, lui tacque e altrettanto fece il mezzo busto di là dal vetro che, come lui, iniziò a nascondere metà del volto sotto la schiuma bianca portata dal pennello rotondo.
Il rasoio, rigorosamente con due lame per non fare prigionieri e lasciare nulla al caso, aspettava il suo turno disteso sulla ceramica: avrebbe fatto il suo dovere e, una volta sciacquato, si sarebbe senza dubbio guadagnato un'altra settimana di servizio, prima di diventare membro della raccolta differenziata di plastica e affini poiché da lì veniva e, probabilmente, sarebbe tornato sotto forma di stampella per camicie o sacchetto per l'immondizia.
Lo specchio, dopo il pasticcio combinato con la strega matrigna e la bella addormentata nel bosco, non parlava più da tempo: si limitava a riflettere, con la luna o con il sole, lasciando l'errore altrui là dove si trova equanimemente, senza far torto a nessuno.
Un giorno, forse, si sarebbe lasciato andare in pezzi senza avvisare né scusarsi come tutte le cose stanche, esaurite, logore e vetuste: succede anche agli esseri umani più di quanto si riesca a immaginare e, ogni volta, è una sorpresa che lascia allibiti, afoni e attoniti.
D'altra parte, è una ruota che gira come quelle del carretto fiorito che chiude ogni proverbio finito: proprio come questo.

©2024 Testo di Claudio Montini
©2027 Immagine di Orazio Nullo "Wood puppet" Atelier Des Pixels gallery

domenica 3 novembre 2024

Nord chiama sud - Notturno, seconda stagione - puntata 19


Chiamata interurbana

di Claudio Montini

Pronto, Orazio?

Sono nato pronto, Claudio!

Ah, sei il solito simpaticone: c'è tempo tempo tinto sul canale di Sicilia?

No, no, ma quando mai: serena notte di luna.

Le lampare se sono uscite a mare colle lampade astutate, pensa un po', tanta è la luce.

Dicono che li pesci se ne vengono a galla per conto loro e li raccattano a secchiate.

Invece a mia, per colpa del plenilunio, crescono peli per ogni dove e mi si ingrossano i canini.

Magari s'ingrossasse pure qualcos'altro, come ai vecchi tempi, quando non avevo nemmeno un capello bianco e...

Niente! Niente da fare: niente di niente!!

Isso se ne è andato in pensione prima di me e senza darsi la pena di venire a salutare!

Esse, esse, pi, pi: serve solo per...

Ho capito, ho capito benissimo a che ti serve: cosa vuoi mai? Non tutti i mali vengono per suocere... D'altronde, gli anni passano e non si viene più giovani... 

Siccome te ne hai qualcuno più di me sulle spalle, avevo giusto bisogno di un consiglio spassionato, da uomo di mondo quale sei e sei stato, circa una cosa che mi accade.

Sono tutt'orecchi: vuota il sacco e non ti mangiare le parole.
Ti ho mai detto di Gennaro? Te l'ho mai nominato?

Fai mente locale e vedrai che ti ricordi di quel tale, del paese mio ma oriundo di un'Italia meno bassa della tua, sposato con  quella pertica dei fagioli vestita a festa col rossetto che si dava arie da regina di Svezia...

Bionda, certo, era bionda e uno finiva addirittura per crederci che fosse svedese finché non apriva bocca e ci dava fiato.

Me li avevi pure presentati, qualche anno fa, quando mi ero messo in testa di vedere il tuo mare a quadretti: lui si sarebbe fatto zerbino, mentre lei aveva un'aria da vergine delle rocce al bagno penale. 

Nemmeno le zanzare, di cui non mi avevi detto nulla, se la filavano volentieri: preferivano me, mannaggia alla miseria.

Anche se son passati un bel po' di anni e ne ho un'immagine un tantinello sbiadita, ricordo che ti dissi che quei due lì non sarebbero durati un gran che a lungo accoppiati.

Indovinasti, amico mio, indovinasti come sempre...

Avresti mica un terno da giocare al Lotto?

Se anche fosse, credi davvero che lo lascerei a te?

Manco per niente: robba mia, vientene con me!

Mastro don Gesualdo di Giovanni Verga, suppongo...

Sì, la supposta è giusta.

Ma davvero quei due non stanno più insieme?

Dopo qualche anno che li incontrasti, si sono separati per il tempo di legge fino alla sentenza di divorzio, facendo ciascuno la  propria vita, in paesi differenti, vedendosi solo una volta dal giudice e poi ognuno per la sua strada.

C'erano di mezzo creature?

No, fortunatamente non ne avevano messi in cantiere, no...

Lei è stata abile a far saltare il banco quando lui ha ultimato la casa, forse dietro consiglio del proprio avvocato.

Ci puoi scommettere!

L'unico a rimetterci è stato lui, insomma, perché lui di fatto ha messo le sue cose in una borsa e se ne è andato...

Tutto sommato ha fatto bene: è rinato, è rifiorito, è persino diventato più umano, più simpatico, addirittura felice.

Ma va là, esagerato! Vorresti farmi credere che il matrimonio sia la tomba dell'amore mentre il divorzio è la resurrezione dai peccati della camera da letto?

Non sarà mica che sei invidioso e ci vorresti provare pure tu?

No, no, per carità di Dio!

Per sposarsi, ci vogliono borse e borse di soldi ma per dividersi ce ne vogliono ancora di più, come diceva un vecchio saggio che pagava il mio stipendio da ragazzo.

Adesso, sono pelato come la mano e con le tasche vuote ma, ringraziando Iddio, non ho debiti in giro.

Inoltre, ormai sono più da rottamare che da accasare...

Hai appeso le velleità al chiodo?

Per le mie velleità, basta una puntina da disegno: un chiodo è già persino troppo.

Credimi: è meglio così, poiché i miei treni sono passati tutti e li ho perduti risparmiando, almeno, brutte figure.

No, caro amico, non sono d'accordo: parli da uomo ferito.

Non esistono leggi in amore...

Basta essere quello che sei.

Lascia aperta la porta del cuore...

Vedrai che qualcuna è già in cerca di te...

Senza l'amore un uomo che cos'è? 

Su questo sarai d'accordo con me...

Altro che, se lo sono! Anche stavolta la storia si è ripetuta, precisa precisa, una stampa e una figura.

Senti, senti... Niente di meno!

Infatti Gennaro ha conosciuto una tizia, una donna non più ragazza, più o meno come noi, pure lei divorziata...

Ma non mi chiedere il come, il dove e il quando perché la portinaia che è in me ancora non ci è arrivata a saperlo...

Si vede che non sono fatti vostri...

“Vostri” di chi, Orazio, scusa?

Tuoi e della portinaia: di chi sennò, bedda matri?

Amoninni, cumpà che il telefonino “pesa”! 

Ah, questi anziani che manco più le bocce vogliono reggere e pure le carte da briscola li fanno sudare e sbuffare.

Ebbene, se proprio lo vuoi sapere, Gennaro l'è ricascato nella ribollita, mani e piedi legati con una foglia di rosmarino: a maggio, si sposa con codesta nuova fiamma...

Ma, dico io: si po l'esse più grulli di così?

Un ti sei già scottato e scorticato a sufficienza la volta scorsa?
Ecco svelato l'arcano, qui sta il busillis: bravo, bravo!

Hai fatto bene a chiamare zio Orazio, perché lui ha proprio la soluzione che fa al caso tuo.

Davvero? Ma che scherzi? Dimmi, dimmi...

Trova un buon esorcista, anzi no, uno bravo ma bravo sul serio: poi mandaceli tutti e due perché sbagliare è umano ma perseverare è diabolico!



© 2017 – 2024 Testo di Claudio Montini

© 2024 Immagine di Orazio Nullo "Green trick" per Atelier Des Pixels gallery