di Claudio Montini
La canzone del partigiano morto per la libertà... Chissà quanti di loro l'avranno cantata prima di mettere il colpo in canna o lanciare una granata o svenire per le sevizie degli interrogatori? Chissà quanti l'avranno fischiettata marciando per le strade di Milano dietro Parri, Valiani e Longo, Pajetta, Pertini? Chissà quanti l'avranno imparata per non far vedere che rosicavano dentro, per essersi messi dalla parte sbagliata, per non essere stati lesti a salire sul carro del vincitore? Chissà quanti non hanno nemmeno potuto impararla, perchè messi al muro e crivellati di piombo o infoibati o .... Meno male che c'è chi la canta ancora come l'avrebbero cantata loro che sognavano, volevano, lottavano per un mondo più libero e più giusto e più uguale, per qualche briciola di speranza, per un poco di più del niente che si spartivano tutti i giorni e della fame e del fumo negli occhi e del freddo. Perchè, se è vero che c'era anche chi stava bene o benissimo e chi stava male o malissimo, è anche vero che noi oggi stiamo molto meglio e ci lamentiamo della mancanza di cose che loro nemmeno si sarebbero mai immaginati di avere o vedere. Nelle medesime condizioni, noi saremmo morti subito mentre loro ci hanno dato modo di essere qui, adesso, per fare la differenza e non per stare sugli allori ciechi come pulcini nella paglia, a piagnucolare perchè non possiamo ubriacarci e sperperare quattrini trastullandoci come citrulli.
©2021 testo di Claudio Montini
©2012 foto di Claudio Montini - Pavia, monumento alle mamme dei partigiani e dei caduti per la Resistenza