AI NOSTRI PAESI CE NE
SON DELLE PIÙ BELLE
StreetLib Selfpublishing - 2018 -
elettronico ISBN 9788829576616 (ASIN B07LFRLRTL)
cartaceo ISBN 9788829579266
© 2018 Immagini e grafica di copertina di Orazio Nullo
AI NOSTRI PAESI CE NE
SON DELLE PIÙ BELLE
StreetLib Selfpublishing - 2018 -
elettronico ISBN 9788829576616 (ASIN B07LFRLRTL)
cartaceo ISBN 9788829579266
Rapido, intenso e ruvido
di Claudio Montini
PACIUGHI IN CUCINA
(2016) StreetLib
ISBN 9786050442021 elettronico (epub/mobi)
ISBN 9788822899873 cartaceo
SALITE UNO ALLA VOLTA!
Bilancia in rivolta, Gemelli a dieta... Pesci?...in barile!
2017 Indipendently published
ISBN 9781537797625 cartaceoUna storia di amore e morte orchestrata
dal Destino, il quale fa leva sulla coscienza e sulla memoria dei
personaggi per portarli là dove è già scritto che essi debbano
andare, sebbene ciascuno di loro sia convinto di poter modificare a
proprio piacimento il corso delle cose, illuso di possedere una
superiore abilità rispetto ai comuni mortali che si abbandonano alle
piroette della dea bendata. Alla fine del ventesimo secolo, presso
la Stazione Centrale di Milano viene rinvenuto il cadavere di un uomo
in uno scompartimento di una carrozza del treno proveniente da
Trieste e diretto a Torino: è una esecuzione, non un suicidio; non
si tratta di una vittima qualsiasi, ma di uno scrittore di Pavia
dalla popolarità in crescita in Italia e in Europa occidentale in
procinto di debuttare nel mercato editoriale dell'Europa orientale,
dopo aver promosso l'edizione nelle principali lingue slave della sua
opera d'esordio durante una sontuosa presentazione presso un grande
albergo di Gorizia, sede della casa editrice artefice di tutta
l'operazione che lo ha messo sotto contratto esclusivo per celebrare
la imminente quotazione in borsa del gruppo finanziario di cui fa
parte. Una donna apparentemente risoluta e
cinica, eliminata la concorrenza ricorrendo a seduzione e piombo, ha messo in piedi una colossale lavatrice per capitali di
provenienza malavitosa a prezzi di saldo, stipulando anche patti di
non belligeranza o reciproca tolleranza con il resto del mondo del
malaffare. Ma qualcosa nella mente della donna si
rompe aprendo una breccia nel forziere in cui aveva relegato la
coscienza, insieme al rancore e altre paure: il Destino, amante senza
pietà che vuole tirare le somme senza più aspettare, rimette sulla
sua strada lo scrittore pavese, già stato una sua infatuazione
giovanile, la cui decisione di troncare la loro breve relazione era
stata la causa, a detta della donna, di molte scelte sbagliate tra
cui quella di sposare un sedicente possidente balcanico.
La vendetta rivelerà un gusto assai
sgradevole, oltre che imprevedibile. Basterà una domanda innocente, che
ne è stato dell'unico che hai amato?,
durante un'improbabile tentativo di riconciliazione religiosa, una
confessione davanti a un prete goriziano, a scatenare la follia
latente e a dare il via a un piano scellerato per una uscita di scena
eclatante, senza giudizio e senza appello. Alla fine nulla sarà come prima nè come è sempre sembrato, ma
tutti i superstiti si rassegneranno al fluire del destino lasciando
perdere l'anelito al pareggio dei piatti della bilancia della
giustizia, accontentandosi di quello al quieto vivere per i giorni
che restano. Il
destino è un'amante senza pietà perchè svela i suoi segreti e le
sue carte quando si è già compiuto.
di Claudio Montini
L'invidia e il rancore sono la miscela esplosiva che, con il denaro
come innesco, spinge i pistoni degli ingranaggi con cui si muove il
teatrino delle marionette umane. Passano le mode, cambiano i tempi,
accelerando e rallentando ma mai ribaltandosi e rivoluzionandosi,
eppure gli ingredienti e le strategie sono sempre gli stessi: lo sa
bene Gianna Baltaro che, raccogliendo I PROBLEMI DELLA SIGNORA
PICH nella Quattordicesima indagine del commissario
Martini (Edizioni Angolo Manzoni, 2003), li mette in
scena in una Torino del secolo scorso, anni '30 o giù di lì,
affatto fascista e ancora molto umbertina, in cui la cortesia e la
buona creanza non avevano ancora ceduto alla diffidenza e
all'arroganza della trasgressione ad ogni costo.
A sconvolgere l'ordine costituito del quadro sociale dell'ex capitale
del Regno con un piede (o forse tutti e due) nel passato e lo sguardo
dritto ma cauto sul futuro, ci pensano due luttuose fatalità che si
concretizzano nell'omicidio dell'amministratore della Fondazione
Speranza e nell'incidente stradale che pone fine all'esistenza
terrena della sua presidentessa, la signora Elisabetta Pich. Il fatto
che si verifichino in un breve volgere di giorni l'uno dall'altro
potrebbe essere una macabra coincidenza; se nonché l'autopsia sulla
sfortunata automobilista rivela la presenza di sostanze tali da
alterare la concentrazione alla guida, sostanze di cui la defunta non
ha mai fatto uso. Dunque gli omicidi su cui indagare sono due e, il
ritrovamento di un appunto della vittima sul luogo del primo delitto,
fa sì cheemerga la correlazione tra i due eventi e faccia convergere le
attenzioni della polizia sulla cerchia familiare della signora Pich e
pure chiami in causa colui che, tessendo una paziente tela di ragno,
farà cascare il colpevole in trappola senza colpo ferire, mandandone
all'aria tutto il castello di azioni premeditato lungo tutta una
vita. Il fine indagatore dei meandri maligni dell'animo umano in
questione risponde al nome di Andrea Martini; ex commissario di
polizia a capo della Squadra Mobile di Torino che, all'apice del
successo e della carriera, eredita da un prozio un bel podere avviato
a vigna nelle Langhe vicino a Diano d'Alba (Cn) e si reinventa, si
direbbe oggi, gentiluomo di campagna e imprenditore vitivinicolo,
grazie anche alle cure degli operai che da prima di lui attendevano
alla vigna e alla cantina permettendogli lunghi soggiorni sotto la
Mole Antonelliana dove per tutti è ancora il commissario Martini.
Tanta è la stima di cui ancora gode per l'ottimo lavoro svolto come
tutore dell'ordine e investigatore che l'attuale capo della Mobile è
autorizzato, non solo in questo caso, ad avvalersi della
collaborazione e della consulenza del predecessore dal Procuratore
del Re operando con le stesse prerogative di un funzionario di
polizia in servizio attivo, dato l'innato acume investigativo, la
conoscenza relativa a ogni fascia sociale della città, una buona
dose di empatia e un pizzico di fortuna (che non guasta mai, in ogni
ambito di attività umana).
Seguendo una intuizione flebile come un filo di fumo (e leggendo I
problemi della signora Pich ne converrete anche voi), agendo
in perfetta sincronia con il con il commissario Ferrando (titolare
dell'inchiesta) non come Poirot e Hastings ma come Ellery Queen e il
padre, cioè su un piano paritetico e distinto, l'ex commissario
svelerà il nido di serpi che la defunta ereditiera Elisabetta Pich
allevava in seno e di cui non è riuscita a liberarsi perchè
vittima, a sua volta, della vendetta di uno scheletro ben conservato
nei suoi armadi tra i ricordi di gioventù.
Gianna Baltaro è magistrale nel confezionare questo delizioso e
sottile e affascinante gioco di ruolo, un congegno che non ha nulla
da invidiare ai rompicapi di mrs. Christie o monsieur Simenon o di
sir Conan Doyle perchè lo realizza con una sapienza teatrale e una
dettatura dei tempi scenici tali per cui sembra di ascoltare un radio
dramma e addirittura di vederlo prendere corpo davanti ai nostri
occhi, mentre si scorrono le righe di una prosa eccellente e mai
banale o scontata o retrodatata per meglio aderire alla temperie
culturale del tempo in cui si svolge l'azione. Ha un ritmo
radiofonico, una chiarezza e una sintesi di modulazione che non
intaccano l'efficacia immaginifica e logica della trama che si svolge
secondo una progressione che avvolge e affascina tanto che risulta
quasi doloroso staccarsi dalle pagine, sebbene la narrazione non sia
scandita da capitoli ma spazi tipografici tipo una riga vuota che
sottolinea il passaggio ad un altro quadro, un'altra scena, un'altra
rimozione di un ulteriore velo che nasconda qualcuno de I
problemi della signora Pich.
La Torino e l'umanità che Baltaro ci consegna non ci sono più, come
lei che è mancata nel 2009 dopo una lunga carriera come giornalista
di cronaca nera (prima donna ad occuparsi del settore per la Gazzetta
del Popolo) ed come collaboratrice di altre testate nazionali
nonché promotrice di eventi culturali e letterari; tuttavia non c'è
alcuna nostalgia del passato e la descrizione è limitata alle
piccole cose di pessimo gusto (per dirla con Guido Gozzano) che però,
vista l'attuale tendenza alla cialtroneria, sottolineano la nostra
attuale povertà intellettuale e sentimentale dove per eccitare gli
animi si deve ricorrere, anche in letteratura, troppo spesso alla
scabrosità iperbolica e pecoreccia perdendo di vista la bellezza del
mestiere di raccontare la realtà con semplicità e senza stigmi. Come si usava e si insegnava, un tempo ai giornalisti che si
consumavano le suole in cerca di notizie, a dettare gli articoli al
telefono: bisognava essere chiari, sintetici, precisi anche con la
punteggiatura i modo tale che il collega, dall'altro capo del filo,
trascrivesse correttamente ed esattamente l'articolo già pensato,
riletto e composto ovvero pronto per la tipografia.
Altro che copia e incolla: Gianna Baltaro e I problemi della
signora Pich, a mio modesto parere, sono uno splendido
manuale da studiare e imitare per tutti coloro, me compreso, che
intendono raccontare tanto la realtà che li circonda quanto
inventarsi un teatrino in cui far muovere le proprie marionette, i
propri demoni o i propri sogni.
©2020 Testo e foto di Claudio Montini
Lungo la via per l'eternità, se ne incontrano a bizzeffe e nessuno di loro è uguale al precedente o al successivo: sono gli ostelli con camere ammobiliate per viaggiatori immaginari. Anche se qualcuno si arroga il diritto di rivendicarne la proprietà, essi sono come i pensieri oppure i sogni, i desideri, le voglie inconfessate, indicibili, inesplicabili: esistono e si trasmettono e resistono alla forza di volontà, agli abusi del potere e alle ingiurie del tempo. Sono spiriti liberi e curiosi quelli che dimorano in questi ostelli, dando aria e vita alle camere ammobiliate in cui voi, che come me aprite le porte una dopo l'altra, potete soltanto guardare e ascoltare come spettatori dinanzi a un diorama animato e sonorizzato. Se vi lascerete guidare dalle parole, se vi abbandonerete fiduciosi al loro fluire, se non chiederete loro più dell'innocente evasione che possono procurare, allora vi resteranno luccicanti briciole di sogni nello sguardo mentre vi assentate per una manciata di minuti. Questo motel immaginario ha quindici stanze da visitare per conoscere, per capire la complessità dell'animo umano, per sognare fuori dagli schemi: ora tocca a voi....
©2015 Testi di Claudio Montini
©2015 Immagine di Orazio Nullo e Augusta Belloni
di Orazio Nullo
©2012 Testo di Claudio Montini
©2012 Immagine di Orazio Nullo
di Claudio Montini