di Claudio Montini
Finalmente c'è del bello
e del nuovo nell'asfittico e sovraffollato panorama letterario
italiano, ricco di titoli e parole e iperboli e altre stravaganze
spacciate per cultura del terzo millennio: tutta roba già vista o
sentita, rimasticata e di nuovo sputata malamente, riscaldata o
rivisitata con abbondanti dosi di presunzione, superbia e alterigia
culturale da professorini compunti, impomatati e incipriati ancora
convinti di portare la luce nei campi e alle masse operaie.
OMICIDIO ALLA
MARINA DEI CESARI -Il giallo dell'estate (Gemini
Grafica Editrice, 2025) di
Gabriele Prinelli è il piccolo gioiello che non può mancare alla
vostra biblioteca, l'eccezione che conferma la regola, la storia o la
fiction che stavate aspettando, il romanzo apparentemente leggero e
d'evasione che invece è ricco e gustoso dal punto di vista dello
stile e dei contenuti, poiché si legge senza fatica a tutti i
livelli d'istruzione e si “vede” come se si fosse di fronte a uno
sceneggiato televisivo che va in onda davanti ai vostri occhi parola
dopo parola, riga dopo riga, pagina dopo pagina senza perdersi in
voli pindarici, minuziose descrizioni ambientali o altri stravaganze
sintattiche o semantiche o linguistiche.
Infatti l'autore, milanese di nascita e lomellese d'adozione per
amore, della sintesi tipica dei poeti capaci di illustrare scenari
immensi e complessi anche con una sola frase, del ritmo serrato
proprio dei giornalisti e dei cronisti dei tempi andati (vale a dire
quelli in cui quella professione era ancora una cosa seria), della
cura e della precisione linguistica e grammaticale intesa come scelta
artistica di esprimersi nel miglior italiano possibile, riesce a fare
di tutto ciò i propri punti di forza e a suscitare fascino,
attenzione e interesse crescenti verso l'opera sua, pur maneggiando
temi ed elementi e “materie prime” tipiche e peculiari del
romanzo “noir” e dell'intera letteratura “gialla” presente,
passata e mondiale che, infine, risulta essere protagonista occulta o
“spalla” ispiratrice del personaggio principale.
C'è un omicidio, quello di una giovane donna rinvenuta cadavere a
bordo di natante di lusso alla fonda presso il porto di una cittadina
adriatica e marchigiana; lo yacht in questione appartiene a un
facoltoso industriale e uomo d'affari, a sua volta, amicissimo di un
esponente politico nazionale già catapultato dal proprio partito in
quella regione e da quel collegio elettorale “miracolosamente”
approdato al parlamento della Repubblica Italiana.
C'è la presunta quiete della provincia italiana che viene, dunque,
messa seriamente in discussione e l'avvio delle inchieste,
giudiziarie e giornalistiche, interessate più al ripristino del
quieto vivere o alla condanna morale preventiva tanto di vittima
quanto dell'ignoto carnefice che alla ricerca di una qualche verità,
legale o fattuale.
Quest'ultima, per altro, come tessere di un mosaico divelte e portate
a spasso dalle correnti del Mare Adriatico, si muove alla deriva
lambendo altri territori d'indagine e di scandalo rispetto all'evento
delittuoso accaduto alla Marina dei Cesari di Fano (PU), per farvi
ritorno grazie a un disinteressato ma attento osservatore, un
“umarell” da cantiere squisitamente letterario, poiché già
bibliotecario ma ora in pensione, il quale, forte delle sue letture e
degli insegnamenti che ha ricavato da esse oltre a una serie di
capoversi notevoli che si è appuntato mentalmente e fisicamente,
unisce i puntini del disegno cifrato e risolve il rebus mettendo in
fila dati, eventi ed ipotesi.
Come
Agatha Christie docet nel finale di Dieci Piccoli
Indiani,
egli affida la dimostrazione della propria tesi sulla dinamica del
delitto a una lettera anonima, che il direttore de Il
Resto del Carlino
non leggerà mai ma che aiuterà le forze dell'ordine a risolvere il
caso, limitando i danni collaterali per i sopravvissuti e una sorta
di giustizia tardiva per la vittima.
Insomma, tutti guadagneranno più di quel che rischiavano di perdere
e il quieto vivere stabilmente tornerà a dominare la Marina dei
Cesari in Fano (PU).
Dunque,
in OMICIDIO ALLA MARINA DEI CESARI -Il giallo
dell'estate (Gemini
Grafica Editrice, 2025) di
Gabriele Prinelli, gli ingredienti per un buon giallo leggibile e
godibile in tutte le stagioni ci sono tutti: ciò che lo rende una
meravigliosa, piacevole e divertente novità è la sua scorrevolezza
narrativa schietta, misurata, elegante e chiarissima, mai banale né
scontata e neppure stravagante a titolo gratuito, che non distrae il
lettore ma lo invoglia a non staccarsi dalle pagine.
Inoltre è notevole e deliziosa la precisione chirurgica con cui
mette in mostra l'ipocrisia manichea, la superficialità, il cinismo
imbarazzante congeniti nella società italiana, a partire soprattutto
dai livelli intermedi e andando a salire a quelli dirigenti, cui non
si oppone ma si adegua il mondo dell'informazione ormai troppo più
attento al contenitore che ai contenuti e, di conseguenza, meno che
mai alla verità nella ricostruzione delle dinamiche dei fatti.
Vale a dire che le domande da porsi sono evidenti e qualcuno ci prova
a interrogarsi e interrogare ma, per evitare di calpestare calli
importanti o avventurarsi in un campo minato senza mappa o per altri
interessi o tornaconti personali, non si sforza di aspettare risposte
o di andarle a cercare come invece insegnano, a modo loro, tutti i
capolavori della letteratura del passato e i loro personaggi di punta
che Prinelli, lettore a sua volta, adopera con garbo e maestria per
spalleggiare i ragionamenti del suo antieroe e solutore più che
abile di enigmi.
Il lavoro che l'autore ha fatto sull'idea, prima, sulla
sceneggiatura, poi, sul testo, infine, è opera di cesello da orafo
geniale alla Benvenuto Cellini, di sottrazione e condensazione e
distillazione di essenza rara da raffinato e abile profumiere d'altri
tempi: esso dona ritmo serrato e corpo e spessore di tipo teatrale a
tutto l'impianto narrativo e ai personaggi, minori e maggiori, senza
stravaganze né espedienti retorici o eccessi descrittivi.
In ultima analisi, OMICIDIO ALLA MARINA DEI CESARI -Il giallo
dell'estate (Gemini Grafica Editrice, 2025) è un
romanzo che si legge con piacevole agilità e si “vede” nella
mente con netta immediatezza sin dalle prime battute grazie alle
parole scelte con cura dall'autore, Gabriele Prinelli, per sentirsi
accanto a lui dietro la macchina da presa o presso una quinta del
palcoscenico sul quale ha allestito questo giallo dell'estate, buono
da leggere e gustare in tutte le stagioni dell'anno poiché capace,
come pochi ultimamente, di materializzarsi nel lettore senza ansia e
senza sforzo e senza altre noie ad ogni volgere di pagina lasciando
soddisfatti e sazi come solo le belle storie sanno fare.
©2025 Testo e immagine di Claudio Montini
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