La storia la fanno i vincenti e a loro basta che, del proprio trionfo, perduri la memoria indipendentemente dal fatto che la sequenza degli eventi e dei discorsi sia esatta e corretta e reale.
I perdenti la raccontano e la scrivono ad esclusivo uso e consumo proprio, facendo affidamento al potere lenitivo e consolatorio delle parole che vorrebbero ascoltare, tant'è che queste vengono scelte e pesate e studiate appositamente, accuratamente, attentamente.
Patire in silenzio non è mai accaduto, non è mai riuscito ad alcun essere vivente: né come stratagemma per la sopravvivenza, né tanto meno come miracolo utile alla beatificazione e alla salita agli onori degli altari.
L'illusione di sapere come siano andate le cose, di chi sia il merito o la colpa, quali siano stati i costi contro quali benefici, giustifica ma non spiega quella di ostinarsi a immaginare una processione alternativa degli eventi e la relativa teoria di esiti differenti dalla realtà contingente, apparecchiata e servita sotto il naso e davanti agli occhi.
La fuga nel sonno della ragione e nel sogno irrazionale sono le sole vie d'uscita dallo stallo dell'esibizione di pregi e difetti, talmente opinabili da essere simili a banderuole mosse dal vento dell'opportunità.
Lasciate un messaggio dopo qualsiasi segnale acustico, se ci riuscite, tanto non sarete mai richiamati né interpellati: il mondo sarà già passato di lì e il nastro sarà già stato cancellato o sovrascritto, lasciandovi attori di ieri, senza scrittura e senza copione.
Come marionette da rottamare e smaltire: da fare sparire, insomma.
©2022 Testo di Claudio Montini ©2014 Immagine di Augusta Belloni
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