giovedì 3 giugno 2021

La fortuna di poterlo (e saperlo) raccontare: Emanuele Cioglia e una coronaria occlusa

Tutto è bene quel che finisce bene!

di Claudio Montini
 e Emanuele Cioglia


Il racconto, agghiacciante ma lucido, di una brutta esperienza che poteva essere l'ennesimo caso di malasanità: solo un grande scrittore come Emanuele Cioglia poteva farlo, poteva renderlo così vivo e pulsante, poteva costringerci a guardare in faccia la morte mettere alla prova un essere umano. Perchè il cuore che ha fatto i capricci, che stava per smettere di dettare il tempo ai giorni e alle notti, guarda caso, era proprio il suo: quello di Emanuele e il fatto che abbia saputo farci partecipi della sua disavventura, il fatto che sia ancora qui a raccontarcelo con geniale maestria pari a quella di Lussu, Niffoi, Deledda, Vittorini e Scerbanenco ma anche di Pavese e Fenoglio, è l'avvenimento più bello di tutto il mese di Giugno 2021. Abbi cura di te, maestro di letteratura isolano e spendi fino in fondo quel soldino di talento che Colui Che Lassù Risiede ti ha dato e non ha, per ora, rivoluto indietro.

Mi balla intorno la Signora, ma non mollo...
di Emanuele Cioglia
©2021 diritti riservati 
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Un tackle, forse l’ultimo
torace pressato, forse no
solo panico, l’assurdo
mio panico che mi uccide
Tre volte all’anno.
Chiamalo il compagno
Che esce col borsone
Dal campo sintetico
Diglielo, sto male!
Libera il fiato, non
Hai niente imbecille!
Ma disturbo, disturbo
Per niente….
Giro la chiave nel quadro
Guido mentre la Luna
Pare un macigno giallo
Nel mio sterno, casa mia
Non è mai stata tanto
Lontana, altro emisfero.
Accosta, ti manca
La forza di digitare
Tre numeri: 118.
Urla, alza la mano,
Mostro panico ti
Ha già inculato
Si sta pulendo il cazzo
Nella tua morte imminente.
Chiami un automobilista
Vieni, che c’è? Mommotti,
crampi, mani rigide, corpo
in corto, ictus, vero o presunto.
Non così!
Mi butto
Dall’abitacolo
Sdraiato in strada
Con la testa nel
Predellino lato
Guida, che fa?
Così soffoca!
Mi dica i sintomi?
Sto col 118,
Panico, attacchi
Di panico, panico, attacco
di panico.
Crampi, formicolii, tutto.
Vengono con calma
Per i malati di paura
E quando vengono
S’incazzano. Si rilassi, si metta la
Mascherina, cosa vuole fare?
Accertamenti. Non crede sia meglio
Rilassarsi a casa? No. Si metta la mascherina.
Soffoco, mi legano alla lettiga, me la tolgo
Lo stesso, forse svoltano per Psichiatria
Signor Cioglia, faccia il bravo bambino!
SOFFOCO.
Respira benissimo.
SOFFOCO.
Pronto Policlinico
Vi stiamo portando
Un codice verde,
Signor Cioglia la
Mascherina, ho fatto due Pzifer,
Tenga la mascherina lo stesso
Sul naso!
Arriviamo a sirene spente,
Verde verdeggiante
Temo lunga attesa
E sto morendo
Mi balla intorno la
Signora e io danzo
Con lei saltato fuori dal
Lettino. Fetida, non meno
Di me. Signor Cioglia, la mascherina.
L’elettrocardiogramma
passa tre mani di tinta
rossa al verde. Infarto
acuto, arteria occlusa 100%.
Rosso, rosso fuoco, rosso rossissimo, rosso da morire
Una dottoressa mi ficca il tampone nel naso, reagisco
Come uno zotico scimmione, sgomito, quasi la colpisco, mi
Guarda con odio, che cafone, ma forse non si rende conto che
sta tamponando un infartato. La perdono, ho già perdonato,
tutti. Portatemi in quella benedetta emodinamica, non respiro.
Arteria occlusa, cento per cento, accelerano la barella, infermiere bardate con cuffiette arcobaleno in testa, se non altro muoio in allegria, parte il sondino, libera sangue ossigenato. È come precipitare nel burrone, senza fiato, No! Urla il medico, di sicuro mi sta dicendo non mollare, non mollo, non mollo, non mollo, ma vomito la Luna.
E.C. ©2021

©2021 Testo di Claudio Montini (preambolo)
©2021 Testo di Emanuele Cioglia dal suo profilo facebook
©2015 Immagine di Augusta Belloni per Sinapsi - Due poeti per una poesia

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