di Claudio Montini
Non escludo il ritorno: così intitolò il suo ultimo album, un cantante italiano che sapeva bene di essere agli ultimi giri di giostra.
Credeva, a modo suo, che ci fosse vita nell'universo e oltre la vita stessa pur sapendo che tutto ha una fine e un inizio perchè, dopo tutto l'entusiasmo iniziale, il resto è noia.
Non disse mai "gioia", no: disse e sottolineò proprio "noia" per dire abitudine, sequenza di eventi scontata e ripetuta senza anima nè voglia, perchè è giusto che sia così, come fanno anche tutti gli altri.
Ma dopo un certo periodo di tempo, gli argomenti si esauriscono come i sogni e come i desideri e le attrazioni più o meno fatali.
Restano i ricordi, i profumi, le fotografie, forse gli anelli o altri monili a ricordare legami e situazioni che ci erano parse indispensabili e si sono sciolte come gelati alla vaniglia sotto al sole di luglio o di agosto.
Come un'estate fa, come dieci o cento estati fa che più sono lontane nel tempo, più sono sbiadite nella memoria, a maggior ragione appaiono indimenticabili mentre, volutamente o meno, le abbiamo emendate degli episodi meno edificanti o più disdicevoli.
Non ricordo quasi nulla delle scorse estati perchè non mi è mai stato insegnato il mito della vacanza al mare o in montagna; altrettanto posso dire riguardo al mito della cena fuori casa, al ristorante o in pizzeria, cui ho sempre pensato come a una tortura di guerra in tempo di pace poichè bisognava sottostare una serie di regole e comportamenti e atteggiamenti ipocriti dei quali, a casa, nell'intimità della mia cuccia, facevo piacevolmente a meno. Lo stesso discorso vale per il caffè al bar e per tutto quel mondo curioso che gravita dietro l'insegna e i locali di un bar: fumo e affollamento non sono mai stati una mia priorità.
Le ho fatte le vacanze, per carità, anche in amene località diverse da casa ma di tutte loro ricordo soltanto i paesaggi, le mura, i vicoli e i palazzi, a volte il cibo, a volte il cielo sopra la testa e il tempo bizzarro, a volte solo i soldi e il tempo sprecati dietro a una moda e una fama fasulli come il fumo di una sigaretta schiacciata malamente in un posacenere.
Spesso e volentieri, ho lavorato oppure studiato tanto in estate quanto in inverno con tale intensità da non accorgermi nemmeno di avere bisogno di momenti di svago: mi accontentavo di una cartolina e dei racconti fantastici che i villeggianti erano ansiosi di condividere, sempre meglio che un documentario alla televisione o un catalogo di fotografie ritoccate.
Per questa ragione, credo che la clausura sanitaria in funzione antipandemica, a me, ha fatto un baffo e non ha spostato alcuna virgola della vita.
© 2021 Testo di Claudio Montini
© 2017 Immagine di Orazio Nullo "Bonfire burns through the night"