di Claudio Montini
C'era un'ombra in fondo al viale di una casa che, tanto tempo prima, era stata sua e che aveva lasciato senza rimpianti, certo di non doverci mai più tornare.
Eppure, era di nuovo lì a cercare qualcosa che credeva di avere perduto o dimenticato, un dettaglio o un accessorio o un ricordo, forse un nome o un volto.
Avrebbe potuto domandare un'indicazione, un suggerimento, un'informazione a quell'ombra dal profilo umano, immobile nella penombra del viale, al limite della sua vista però difficile da evitare poiché coincidente col punto focale della prospettiva: ma non aveva alcuna intenzione o voglia di farlo perché si trattava esattamente dell'appuntamento con l'ignoto che, già fissato a sua insaputa fin dalla nascita, non sarebbe stato procrastinato.
La discesa, del resto, era già cominciata e quel viale dei passi perduti ne faceva parte.
Si dice che l'assassino, non si sa per quale malsano ragionamento, ritorni sul luogo del delitto e si mescoli ai curiosi, domandando opinioni e mendicando notizie.
Sarebbe stato meglio per tutti, se fosse partito di nuovo sebbene il futuro fosse ormai alle spalle e non potesse pare altro che dimenticare il male fatto, anche inavvertitamente, o rimpiangere il bene ricevuto, inaspettatamente o immeritatamente, ma mai abbastanza ricambiato.
Partire?
Per andare dove?
Per uscire e poi rientrare?
Per separarsi e quindi allontanarsi?
Per chiudere un portone, un capitolo, una storia e ricominciare, con la medesima faccia di bronzo, a commettere gli stessi errori altrove?
Senza l'ombra di un pentimento, di un ripensamento, il graffio di un rimorso?
Sentiva di essere una particella, dotata di massa ed energia, in balia di forze ostinate e contrarie e imponderabili, ormai non del tutto ignote anche alla scienza: tuttavia la figura irriconoscibile in fondo al viale, fece cenno di avere le risposte tanto agognate.
«Non ho più paura di te, anche se non ti conosco e, quasi certamente, non conoscerò il giorno in cui arriverai a prendermi per mano.
Hai seguito tutte le mie orme e, talvolta, hai camminato al mio fianco.
Non mancherò al nostro appuntamento, è già stato dato e fissato: ci arriverò, come al solito, per la via sbagliata o quella più complicata ma, sicuramente, quella più lunga ad ogni costo.»
L'ombra in fondo al viale, adesso di casa sua, indicò la discesa e il ponte d'argento e il cancello di ferro dorato in fondo ad essa, accettando la sfida.
«La vita, a volte, è una barzelletta scritta male e raccontata peggio: ti lascia lì dove sei, tramortito o stecchito, poco le importa della differenza, senza fare ridere oppure fare piangere nemmeno gli sciocchi o gli ignoranti, gli intelligenti o i sapienti, gli spiriti semplici e quelli sofisticati.
Rimpiango i tempi in cui c'era ancora la pietà.»
Intanto il tramonto introdusse la sera che, a sua volta, cedette il posto alla notte la quale, tuttavia, si guardò bene dal portare consiglio o sogni e si dileguò alle prime luci dell'alba, insieme alla luna e tutte le altre stelle.
Per tutto il tempo, almeno fino ai primi chiarori del giorno, l'ombra in fondo al viale del tempo perduto non fece una piega: sapeva bene fare il suo mestiere e recitare la propria parte fino in fondo, senza tentennamenti, dal momento che non è necessario correre ma basta arrivare puntuali.
L'orologio senza lancette squagliato come un gelato sullo spigolo del tavolo, gli alberi spogli, la città vuota e i burattini senza fili, senza volto, senza prospettive dichiararono conclusa la ricerca e passarono davanti ai suoi occhi mentre la sabbia della clessidra scendeva imperterrita, ignara oppure perfidamente consapevole di essere prossima ad esaurirsi.
Il figlio di una tempesta ormonale si mise la giacca, s'aggiustò il nodo della cravatta, abbottonò i polsini della camicia e prese il cappello non prima d'aver spazzolato a lucido le scarpe, allacciate con cura e pazienza: non aveva altro da fare che muovere qualche passo lungo il viale.
Lasciò un foglio bianco, senza segni, intonso sul tavolo e una matita ben appuntita a beneficio, così pensava, di chiunque si fosse trovato a fare a meno di lui.
Dopo tutto, in ogni pagina bianca c'è una poesia nascosta e, se pensi con amore e ami con intelligenza, non faticherai a leggerla.
Altrimenti lo farà l'ombra in fondo al viale di casa tua, mentre tu sarai già passato oltre e sarà troppo tardi per volerti bene.
©2025 testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni condivisa dal profilo Facebook
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