Senza curarsi del prossimo
di Claudio Montini
Non voglio voltarmi indietro.
Non posso morire adesso di nostalgia.
Non devo più misurare il tempo
perduto, lo so.
Ora, mi preoccuperò soltanto di quello
che mi viene incontro, lungo il cammino che ancora mi resta da
calpestare.
Lo sfrutterò al meglio delle mie
potenzialità affinché, posando la mia croce all'ombra di un
papavero rosso o di una gialla ginestra, io possa riposare
eternamente senza rimorsi e neppure rimpianti di alcun genere.
Chiedo forse troppo, mio Signore?
Navigo a vista e l'orizzonte è fosco
di nebbia: sono alla deriva o irrimediabilmente fuori rotta?
Le mie parole sono forse sbagliate?
Da opporre al tuo silenzio, non ho
altre che queste avanzate dopo milioni di lacrime versate,
trattenute, ingoiate, essiccate dietro sorrisi di cartapesta
incollati a una maschera di bronzo e cemento, dietro la quale celo la
mia faccia.
L'ho detto e l'ho scritto: finalmente
affronto la discesa senza alcun peso e libero da ogni attesa, se non
quella che si spezzi l'anello debole della catena, subito dopo che
qualcuno abbia dato il via alla caduta dell'acqua che restituisce
candore alla ceramica, anticamera civile all'oblio della fogna.
Costui avrà comunque il tempo di porvi
rimedio, nel mentre in cui il liquido nella cassetta torna a livello,
se non lascerà cadere la catena rotta e si defilerà senza curarsi del prossimo.
©2023 Testo di Claudio Montini
©2015 Immagine di Augusta Belloni
©2015 Immagine di Augusta Belloni